martedì 20 novembre 2007

Tra i fuochi dei vagabondi





Dico; una puttana viene trovata nei pressi della vecchia stazione abbandonata, un luogo di ritrovo per barboni, drogati e donne di strada che smerciano i loro corpi, ha la testa fracassata, il cervello che le sporge fuori come un bitorzolo grigio inondato dal sangue e la polizia fotografa la sua posa plastica, fa i rilevamenti, le stende pietosamente un telo sulla faccia del cazzo prima che il coroner arrivi e la impacchetti come un sandwich.
Le puttane con la testa spaccata sono un classico. Un classico classico, meglio dei vecchi film bianco e nero sui cow boys con la sparatoria finale o quelle insulse compilation evergreen di jazz o blues o le canzoni di Elvis Presley. Le puttane con la testa spaccata stabiliscono la relazione tra donna e martello e so che uno strizzacervelli ci imbastirebbe sopra un’intera conferenza , parlerebbe di rappresentazione di una sessualità deviata che si trasforma e si connette simbolicamente alla devianza e voi provate a chiederlo a Peter Sutcliffe il cui genio introverso ha terrorrizzato l’Inghilterra e le sue docili troie assiepate lungo strade sterrate che fendono la brughiera nebbiosa e lui vi risponderebbe che è stato niente meno che Dio a dargli il compito di nettare la società da quelle peccatrici schifose e che il martello è un’estensione del volere divino.
Io ammazzo puttane a martellate semplicemente perché voglio che le loro teste schizzino in una poltiglia che ricorda il ketchup sulle patatine e che le mie mani ed il mio volto si impregnino di filamenti rossastri; in questi casi non me ne frega un cazzo dei preliminari o delle torture o dell’eccitazione, è solo una faccenda privata. Un colpo un morto.
Sutcliffe ne ha seccate tredici. Questa era la sua unica preoccupazione. Probabilmente avrebbe trovato sconveniente il mio commercio porno.
Rimorchio puttane lungo l’argine del fiume.
Donna. Negra. Un po’ in sovrappeso, e poi mantenersi belle tirate con tutto lo speed e l’alimentazione ipocalorica di terz’ordine e la famiglia i figli rompicoglioni che vogliono mangiare e lei che tutte le sere si fa bella per quanto ciò sia solo un eufemismo si mette le calze a rete stivaloni di latex trucco cipria ed esce come uno zombie dal palazzo di merda dove vive, non deve essere niente facile.
E’ fuori dal giro grosso, le puttane da sauna, le accompagnatrici che ricevono a casa loro o tramite agenzie selezionate e deve vendere il suo sesso a buon mercato liquefacendosi in un’esistenza di puro degrado.
Annuisco alle sue insensate richieste di denaro.
Oggi ho il furgone nero con targa rubata ad una dodge, ho un’intera collezione di targhe rubate. Nel caso le sue amiche si facessero venire strani propositi.
Generalmente nessuno vede nessuno quando si tratta di questi traffici, i clienti si scivolano accanto senza notarsi, cercando di rimanere il più anonimi possibile e le troie stanno là e non creano problemi e con tutte le preoccupazioni che hanno in testa figuratevi se vanno a ficcare il naso in questioni così pericolose.
Si, è probabile che una di loro legga il giornale e ci trovi un trafiletto sulla morte di una collega e sapete il panico e la prossima potrei essere io e cazzate del tipo, poi la sera stessa esce e va a mercanteggiare perché guadagnare è più importante della paura e dimenticherà ogni cosa. La polizia archivierà il caso perché la vita di una troia è sempre appesa al filo e non avendo prove o indizi di nessun tipo, perché io sono abbastanza esperto nel cancellare prove, si stringeranno nelle spalle e penseranno che in fondo se l’è cercata lei con quel mestiere del cavolo.
Le puttane del fiume non hanno protettori, sono battitrici libere e questo infastidisce tanta gente. Racket, gang giovanili. Gli eventuali sospettati sono centinaia.
Magari, lo immagino, un investigatore prossimo alla pensione con un matrimonio fallito alle spalle , è vicino alla verità e dice ai suoi superiori guardate che queste puttane con le teste scassate sono vittime di un serial killer e non certo di un regolamento tra gang ma il capitano non vuole l’FBI tra i piedi e soprattutto crede che il solo nome serial killer sarebbe destinato a scuotere i sogni tranquilli della brava gente e risponde grazie della dritta la terrò in seria considerazione e poi col cazzo che lo fa. Non vuole compromettere l’equilibrio cittadino, c’è sempre una scadenza importante, un’elezione o qualcosa che gli impedisce di prendere il coraggio a due mani e di proclamare a viso aperto che un cacciatore notturno ha iniziato la sua danza di morte.
Avranno fascicoli di omicidi irrisolti ma difficilmente possono collegarli tra di loro. Bambine rapite e poi rinvenute morte non legano bene con puttane con la testa rotta, troppo diverso il modus operandi direbbero i cervelloni dell’FBI.
Non voglio sfidare la polizia, quelli sono solo giochetti da sfigati che cercano disperatamente essere presi. Non torno sul luogo del delitto. Non ho una linea guida precisa, semplicemente perché posso strangolare o pugnalare o sparare indifferentemente e tutto va bene per il fine che mi sono proposto.
La negra parla. Non la finisce più. Mi infastidisce perché dice cose stupide, dozzinali, il discorso dell’odioso vicino di posto sulla metro ed io intanto guido e la porto alla stazione abbandonata del treno.
Un flebile chiarore di lampioni disegna una scacchiera tra i fuochi dei vagabondi.
Puttana.
Sarà bello aprirti il cranio e pisciarci dentro.
Dirigo il furgone verso una piazzola antistante i binari morti, riparati dal tunnel. Sento le sospensioni che scricchiolano.
La puttana continua a tempestarmi di parole e questa volta fa domande, forse trova inconsueto il luogo o ha paura perché lei è una di quelle che hanno letto delle altre troie morte e ha segretamente paura e cerca di non darlo a vedere. Vorrebbe essere rassicurata, sapere che la scoperò e basta e che lei poi potrà tornarsene a battere sul fiume ed invece non sa che non batterà più perché il suo cadavere sarà rinvenuto il giorno dopo da un tossico.
Come sono prevedibili queste donne, prevedibili e stupide.
Quelle di loro che hanno un protettore sono spinte a lavorare sempre e comunque dalla paura di non portare i soldi, e sanno che la conseguenza è un bagno nell’acqua gelida o tagli o acido o un pestaggio scientifico che demolirà i loro corpi senza intaccare le parti di cui si innamorano i clienti. Quelle che invece non hanno protettori sono costrette comunque da altre esigenze, la fame e l’indigenza, a lasciare ogni dubbio e a tuffarsi nel ventre scuro della notte.
Scendiamo, raggiungiamo una cavità nel muro della stazione. So come comportarmi.
- In ginocchio – le ordino.
Esegue. Si passa il rossetto sulle grosse labbra. Pregusta l’ordinario pompino che farà da preludio alla scopata e ai suoi venti dollari facili facili.
La sua testa. Una matassa di capelli crespi grossolonamente infiocchettati.
Le sputo addosso nello stesso istante in cui estraggo la mazzetta spaccapietre dalla cinta, veloce come uno sceriffo alle prese con un’orda di banditi e le infliggo un colpo secco e violento in piena scatola cranica.
Sento l’estremità del martello seppellirsi nel teschio sfondato, il sangue gronda a terra formando una pozza viscida.
La lascio stesa nel cumulo di rifiuti, col cervello mezzo in fuori. Mi fa schifo. E’ solo una troia priva di qualsiasi fascino.
Posso tornare a casa. Molta gente inganna la noia guardando la tv o andando al cinema o fottendo la mogliettina. Io invece ammazzo.
Torno al furgone, avvolgo il martello in un panno mimetico, accendo il motore, ingrano la prima e parto.
Ho il cuore pieno di euforia, sono eccitato e felice. Guido per le strade buie come un ragazzino al suo primo appuntamento.
Non durerà molto, e quando avrò bisogno di nuove emozioni potete stare sicuri che il mio martello sarà là ad attendermi.
Pronto e letale.

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