venerdì 26 dicembre 2008

HALOGEN - newsletter


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mercoledì 24 dicembre 2008

Bruce Benderson - psicogeografia del Sesso





Pochi scrittori sono in grado di riprodurre l'insostenibile peso della realtà senza indulgere in artificiosi e plastificati giochetti di mimesi puramente simbolica.
Uno di questi è certamente Bruce Benderson.
Il suo primo libro di fiction (il termine fiction deve comunque essere inteso col beneficio di inventario) , PRETENDING TO SAY NO ( Plume, 1990 ) riprende e ricontestualizza il tema topico, qualcuno potrebbe dire l’ossessione urgente e viscerale, che muove l’intera poetica bendersoniana; una analisi sotterranea, vissuta in prima persona della scena sex-oriented di Times Square, in quella indefinibile età di mezzo che scorre tra i gloriosi anni ruggenti della Piazza e la sua decadenza, sormontata tristemente dall’ombra sinistra della giulianizzazione. Un circo di pailletes e lustrini e transessuali e ragazzi di vita che sbarcano il lunario nei club o nei dungeon sadomaso o i cinema porno i cui bagni si trasformano in furibonde scorribande di sesso orale.
Anche l’altra raccolta di brevi racconti , USER ( Dutton/Plume, 1994 ), non si discosta da questo standard; è la storia di Apollo uno spogliarellista ragazzo di vita, oppresso da una situazione finanziaria terribile, caduto nel vortice della tossicodipendenza , che si trova ad attaccare fisicamente e uccidere il suo ex amante, ora riciclatosi come buttafuori nel locale dove lo stesso Apollo lavoro. Si tratta di un atto di indipendenza totale che getta luce, attraverso una serie di flashbacks innestati ad arte, sull’oscuro e perverso mondo degli strip bar e dei cinema porno omosex. A questo punto entra in scena un curioso poliziotto, Pargero, sentimentalmente legato ad alcuni transessuali che lavorano in zona . E in cerca di Apollo è anche il quattordicenne figlio della vittima, un ragazzino genio della matematica che vive nel terminal degli autobus. Apollo, sconvolto e solo, cerca un riparo e si rifugia a casa di un amico, un anonimo gay bianco che sta morendo di AIDS.
Anche in USER, nonostante il tono fictional e l’utilizzo di nomi classicheggianti che rimandano alle tragedie shakespeariane, l’ambiente è quello che Benderson ama e di cui si circonda, gli odori, gli umori, la fauna, la pornografia, la desolazione, le insegne neon, le luci rosse, il crack, l’eroina, le contrattazioni furtive nei sottoscala.
Non e’ un caso che la sua prima opera in assoluto , tra il saggistico e il biografico, sia il testo UNITED STATES OF TIMES SQUARE ( Red Dust Inc. , 1987 ) .A proposito del suo viaggio nel sotto-mondo deviante di Times Square , che lo ha portato non a caso ad essere definito “Il Poeta del Sotto-Mondo“, Benderson dichiara : “E’ una situazione che presenta due grandi e distinti livelli di pericolo. Io sono un borghese, vengo infatti da un background culturale e sociale di classe media, che ha tentato di entrare nei meccanismi della strada. Più tempo me ne tengo in disparte, più divento un vizioso voyeur. Ma più mi immergo, più finisco con l’essere un partecipante attivo . Ed è così che col passare del tempo la mia scrittura diventa sempre più mimetica, più vera, più schiettamente legata a dati di fatto e vicende. C‘è da dire che ad un certo punto te ne senti così partecipe che tutto ciò che scrivi diventa una ripetizione del vivere, e quella è una realtà di sesso promiscuo, droga, cambiamenti repentini e costanti e attivita’ criminali. Ho dovuto reggere un bilanciamento tra il mantenere il mio pericoloso status di voyeur e quello di partecipante, affinchè la mia scrittura potesse mantenere un intrinseco valore e fosse così libidinosa ed eccitante. Me ne sono stato là, costantemente a picco sul precipizio. Durante le mie esplorazioni mi sono trovato a flirtare amorevolmente con ogni forma di degrado e di pericolo ed ad un certo punto non lo facevo più per avere materiali di cui scrivere, ma solo perchè ciò mi eccitava tremendamente. Posso dire che il dover scrivere il libro mi ha salvato, perchè mi ha riportato alla luce. Altrimenti sarebbe finita davvero male. “
Ma Benderson non è un esploratore urbano animato da pruderie moralistica. Come dice lui stesso, è un partecipante attivo.
Che vive e gode di ciò che scrive.
Dice Benderson : “ non c’è dubbio che fare sesso gay con un macho ponga quest’uomo in una situazione di grande confusione, che può tradursi in depressione e crisi da risveglio, quando la mattina seguente il sesso ci si sveglia e ci si rende conto che si è dormito con un uomo. Ad ogni modo, io cerco di metterli a loro agio, di farli sentire speciali “ e a chi gli contesta che cercare di irretire un eterosessuale sia un esercizio morboso da omosessuale profondamente irrisolto, lui replica “ Il sesso non ha nulla a che fare con la politica, non è qualcosa che devi razionalizzare, è solo qualcosa che succede “.
La vita dell’esploratore urbano, che ha deciso di apprendere dalle concrete esperienze di vita e di letto, si pone fuori dai canoni usuali di rispettabilità sociale.
Nel suo saggio SEXE ET SOLITUDE ( RIVAGES, 2001 ) , pubblicato solamente in Francia, paese dove la sua opera è apprezzata e dibattuta, Benderson si confronta con il senso di profonda solitudine e di alienazione che circonda e pervade il sesso nell’epoca contemporanea, analizzando gli incontri casuali, il sesso virtuale, le relazioni che sfumano tra i canali digitali, il consumo di pornografia, i club privati dentro cui omosessuali di ogni età e nazione decostruiscono le loro identità a vantaggio degli altri.
Un discorso che Benderson aveva già affrontato, ma in prospettiva parzialmente differente in TOWARD THE NEW DEGENERACY (Edgewise Press, 1997 ), un saggio in cui ad essere presi in considerazione erano i tabù, i dogmi ed i parametri su cui viene innestato il bisogno sessuale ed in cui l’autore arrivava alla conclusione che l’Underground, concepito come spazio di libertà e nicchia di agibilità per idee fuori dagli schemi, non è altro che una spinta dell’immaginario sessuale dei giovani.Benderson è inoltre estremamente preciso nell’identificare il sesso come una precisa scelta personale, lontana da qualunque connotazione collettiva o politicizzata ; “ Non riesco a capire queste polemiche sul barebacking ( sesso non protetto ). E’ una scelta individuale. Il concetto di identità personale/sessuale potrebbe essere considerata tematica politica, ma l’attività sessuale assolutamente no. Ogni tentativo di politicizzare il sesso si risolve quasi sempre in una forma di controllo, cosa che io rifiuto e rigetto. Supporto il diritto di chiunque, di chi vuole avere solo sesso protetto, di chi vuol fare barebacking, di chi sceglie di far sesso protetto in alcuni casi e non protetto in altri, di chi sceglie sempre gli stessi partner, persino di chi non vuol fare sesso. La lotta politica abbinata al sesso dovrebbe mirare esclusivamente alla liberazione dai dogmi. La mia vita sessuale è dettata da certi ritmi e motivazioni ben precise, io adoro la compagnia, la condivisione, detesto la solitudine. E devo dire che preferisco prolungare la mia esistenza, così utilizzo certe precauzioni, anche se il sesso ad un certo punto è sempre pericoloso, perche’ i preservativi si rompono, i corpi si feriscono, e molte azioni vanno aldilà di quanto si era preventivato. Ma i rischi connessi al sesso valgono la pena di essere corsi “.
Ogni rischio vale la pena di essere corso, se ci può portare in dono nuovi piaceri.
Il viaggio di Benderson parte da Times Square, zona psico-geografica trasformata in ombelico del mondo.
“ Per tutto il tempo dei miei prolungati soggiorni a Times Square, ho seguito uno standard prestabilito che iniziava in un bar popolato da ragazzi di vita, dentro cui rifarsi gli occhi e bere un drink, per poi spostare il culo in un bar divenuto tempio non ufficiale dei Machoes Latini, poi un giretto da Blarney Stone, quattro chiacchiere e non solo con divertenti gay di colore, qualche minuto in un drag club chiamato LA FIESTA, per poi terminare la giornata in un locale specializzato in Afterhours e parties decisamente meravigliosi, dentro cui puoi ancora ammirare gli interni e le scale di quando era una abitazione privata. Il fondatore del Club, il leggendario SALLY è morto di AIDS, due anni fa. A volte lo potevi vedere vestito in abiti femminili, generalmente in occasioni speciali, come poteva essere il suo compleanno, ma il più del tempo lo trascorreva a cantare in playback successi di Frank Sinatra o di Tom Jones, in pieno stile Las Vegas. Un club di taglio decisasamente metropolitano, ma con una atmosfera da paese. Una stretta comunità di persone attratte dagli stessi gusti ma provenienti da background culturali, sociali, etnici totalmente differenti. In un primo tempo sono rimasto colpito da quanto poco esso sembri un classico locale gay, nel senso tipico che siamo soliti assegnare al termine. C’è una diversificazione tra ragazzi e bambole en travesti che sembra riecheggiare una relazione simbiotica con il mondo eterosessuale.
Non troppo lontano da SALLY, sorgeva un dungeon gestito da una mia amica, una casa per dominatrici ben liete di dare una drizzatina alle schiene e ai sofisticati gusti sadomasochitici di rispettabili uomini d’ affari. A volte mi capitava di bere un drink nell’ufficio della mia amica, mentre sentivo filtrare dalle mura le urla e i singhiozzi rochi misti di dolore e piacere “ ( LOSING TIMES SQUARE ).
Il doloroso tramonto della piazza e di ciò che attorno ad essa viveva porta Benderson ad estendere la prospettiva della sua opera ad un contesto internazionale.
Nel suo romanzo-resoconto-diario di bordo THE ROMANIAN ( pubblicato dal sito internet NERVE ) assistiamo all’incontro tra lo scrittore ed un debosciato ragazzo di strada rumeno, in una ambientazione foscamente urbana. L’opera è descritta dallo stesso Benderson come “ la storia assolutamente vera di una liason omosex che è avvenuta in Romania, un paese in cui l’omosessualità è considerata un reato. E’ naturalmente anche il drammatico incontro tra le voglie di un bohemienne americano ed un morto di fame est europeo. In un certo senso fornisce un particolare punto di vista eterosessuale su questi peccatucci omosessuali, dato che il Rumeno fa sesso usualmente con molte donne. Ogni singola pagina del testo si riferisce ad avvenimenti realmente accaduti “.
Lo scrittore gira il mondo, compara le sue esperienze personali, ne traccia un ideale bilancio, capisce e descrive le peculiari idiosincrasie, gli interessi, i gusti, le esigenze, che variano a seconda delle latitudini e delle longitudini, fino a consegnarci un quadro generale degno di un Chatwin della pornografia e della corporeità sessuale.
E facendoci capire che i limiti, quelli sì, devono rimanere chiusi nelle nostre teste.

sabato 13 dicembre 2008

La Pornografia e i suoi Nemici


Pochi probabilmente sanno che il termine "pornografia" nasce da un esperimento sociale, il censimento delle prostitute parigine alla fine degli anni sessanta del 1700; incaricato, un romanziere dissoluto e libertino, Restif de la Bretonne, il quale nel corso della sua vita pubblicò un consistente numero di romanzi di taglio erotico, arrivando ad essere considerato un anti-Sade, almeno nei lineamenti nodali del suo modo di concepire il Libertino, nel famoso L'anti-Justine.
Il povero de la Bretonne però fece subito una scoperta in grado di far tremare i polsi al più scaltro dei sociologi contemporanei; le giovanette inurbatesi a Parigi per svolgere il mestiere di cortigiana erano più di 20.000, un numero tale che impediva una catalogazione meticolosa. Allora, senza perdersi d'animo, l'autore optò per altra soluzione; selezionare un campione indicativo delle varie categorie di prostitute ed intervistarle con dovizia di particolari, per farsi una idea di cosa le avesse spinte a prostituirsi, quali fossero le loro aspirazioni e speranze, come trascorressero la loro esistenza parigina.
Dovendo trovare un titolo a questa curiosa indagine, de la Bretonne pensò al verbo greco "pernanai", scrivere di prostitute, uno dei verbi più controversi di ogni tempo visto che può al tempo stesso indicare una para-letteratura di pronto consumo e anche una narrativa erotica volta a sublimare i piaceri sessuali, nascondendoli tra le righe di inesauste descrizioni di amplessi; l'aspetto più divertente, e paradossale, di questa vicenda è che ad oggi la pornografia è considerata una forma esplicita di reificazione, di riduzione in schiavitù, un mondo laido, cinico ed abietto, spinto e governato da abominevoli disvalori più legati al mondo rovesciato e luciferino di Sade che del povero, criptohippie Restiffe. Infatti per l'autore de "Il Pornografo" (1769, oggi pubblicato da ES) l'atto sessuale e il libertino dovevano essere considerati dei gaudenti propugnatori di una rivoluzione sessuale ante-litteram, una sessualità positiva con tanto di parità tra i sessi nel godimento, capovolgendo l'assunto della mitologia greca fatto proprio da Tiresia secondo cui la donna godrebbe di più (e da cui originerebbe lo sfruttamento simbolico dell'uomo, invidioso di questa rendita di posizione).
La pornografia oggi è una industria, non più un genere; i tempi del povero de la Bretonne sono lontani, dispersi tra le nebbie del mutamento sociale. Non esiste una letteratura pornografica, al massimo pessimi romanzi erotici scritti in fretta, stilisticamente sciatti, frutto di una fretta compositiva che non lascia intendere nulla di buono; probabilmente l'ingresso della immagine, come segno, nel novero del godimento sessuale ha amplificato ed accelerato l'immagine di costruire pornografia per immagini. Senza mediazioni, senza forma alcuna di comunicazione indiretta, quale quella sussunta nel dato narrativo.
"La pornografia e i suoi nemici" (Il Saggiatore), titolo di questo articolo, non è una mia creazione; è un libro dello storico Pietro Adamo, un prezioso volume che ripercorre la fenomenologia della censura anti-porno. In vari articolati capitoli, Adamo ripropone e analizza i preconcetti anti-porno più diffusi, da quelli strettamente moralisti a quelli femministi (anche se il discorso del femminismo sul porno è estremamente complesso, visto che negli ultimi decenni è emerso un fronte femminista pro-porno, vedasi le opere di Nadine Strossen), i quali possono genericamente essere accorpati sotto la radice comune della isteria; il porno è accusato di produrre le più rilevanti distonie sociali, di mercificare la donna, di produrre in serie potenziali stupratori, di essere un mondo laido, popolato di magnaccia in potenza, di creare una visione distorta della sessualità.
Premesso che da questo punto di vista sono assai probabilmente il peggior difensore del porno che si possa trovare in circolazione visto che io trovo davvero eccitante l'idea che la pornografia distrugga la dignità e reifichi, devo dire che qui il discorso è diverso; il mio personale concetto di pornografia, sotosiano e sadiano fino allo stremo, si nutre di altre suggestioni, è una forma di varco percettivo nell'insostenibile peso della realtà, qualcosa di molto diverso rispetto alla pornografia comune che siamo soliti fruire. Come dice Jim Goad, "mostratemi pornografia davvero disgustosa e che umili le donne ed io la comprerò"; esatto, un avvocato non mi chiamerebbe in aula a testimoniare a favore del porno.
Ma la questione è altra; il porno produce serial killer ? Quando Ted Bundy, in una delle sue ultime deposizioni poco prima di essere fritto sulla sedia elettrica, arrivò ad incolpare di tutte le sue nefandezze il consumo di pornografia estrema, qualcuno davvero potrebbe credere che a spingere il buon Ted a fracassare qualche cranio di universitaria siano state immagini di scopate su carta o in video ? Come hanno ammesso tutti i criminologi che si sono occupati del caso, si è trattato solo di un patetico tentativo di rendersi amici i potentati cristiani in attesa di una (improbabile) grazia elargita dal Governatore.
Quanti stupratori sono prodotti dalla pornografia? Virtualmente nessuno, anzi è probabile ritenere che il porno, come surrogato di una sessualità anche bizzarra, prevenga, esattamente come la prostituzione, dalla commissione di comportamenti patologici. Non a caso, i più feroci crociati anti-porno vengono spesso beccati con le mani nella marmellata; ma potremmo anche rilevare come le battaglie anti-porno, ad esempio il caso paradigmatico della commissione Meese voluta da Reagan negli USA nei primi anni ottanta, non siano state altro che una gigantesca contraddizione in termini, ovvero un processo enorme di produzione di porno su scala istituzionale. Il rapporto che la Commissione produsse alla fine delle sue estenuanti audizioni (pubblicato dalla Rutledge Hill Press) illustra con dovizia di particolari pompini, doppie penetrazioni, sborrate in faccia, ovvero è diventato un volume intriso di pornografia; difficile dire se i fruitori del Rapporto lo usino per farsi una idea generale sul mondo del porno o per farsi una sega...
Sempre Pietro Adamo, questa volta in "Il Porno di Massa" (Raffaello Cortina Editore), segue le linee direttrici di questo processo di rimozione collettiva; il porno finisce sotto il metaforico tappeto della non-visibilità, censurato, ostracizzato, bandito ma consumato praticamente da TUTTI. Non a caso, si tratta di un genere capace di fungere da rilevatore perfezionato dell'ipocrisia sociale.
Il porno produce un modello sballato di società? Innanzitutto dovremmo pensare che la società contemporanea è sballata di suo, senza necessità di gettare colpe su un comodo capro espiatorio come la pornografia; il porno semplicemente non produce modelli. Qualcuno dopo aver visto un numero rilevante di filmati porno esce per strada convinto che tutte le donne siano facili ? Evidentemente questa persona potrebbe pensarlo anche senza mai aver visto un solo film porno in vita sua. Basterebbe leggere le illuminate pagine di J.M. Coetzee "La pornografia e la censura"(Donzelli); pur partendo da posizioni anti-porno, Coetzee arriva logicamente alla conclusione che i censori ed in genere i nemici del porno sono ancora più pericolosi dei pornografi stessi. Il che è abbastanza ovvio se consideriamo chi sono i nemici più accaniti del porno; fanatici cristiani, femministe radicali, cinici politicanti in cerca di capri espiatori di comodo, un fronte eterogeneo e bizzarro, che virtualmente litigherebbe su tutto ma non su questo.
Basta leggere i deliri di Andrea Dworkin o di Catharine MacKinnon per capire che chi nega il porno nega in primo luogo la sessualità. Non sono un grande amante del concetto di "liberazione sessuale", detesto W. Reich ed i suoi epigoni italici, ma c'è da dire che seguendo il percorso tracciato dagli anti-porno finiremmo per vivere in una società totalmente isterica e asessuata; nelle società sessuofobiche, di matrice magari cristiana, si annidano situazioni ancora più pericolose rispetto al consumo della pornografia, come ad esempio le sistematiche violenze contro i bambini perpetrate da pretame vario. E certamente dire che queste violenze possano essere conciliate ai preti dal consumo di porno sarebbe una idiozia madornale.
La pornografia è una industria capitalistica; certo, ma non solo. Esistono anche esempi di porno socialmente alternativo, in cui gli attori e le attrici socializzano i profitti, come avviene per la PROFANE PIRATE, casa di produzione alternativa composta da rocker, punk e ragazze gotiche; innanzitutto parlare di una sola pornografia ha poco senso, esistono MOLTE pornografie. Per quanto molti non lo riescano ad ammettere ci sono anche donne che amano la pornografia, sia farla che vederla, e non è detto che tutte siano coartate da maschi lerci e prepotenti.
Nemica dell'intelligenza è ogni ipotesi di generalizzazione.

OROZCO - nuova edizione


Dal primo febbraio 2009, la francese IMHO rimetterà in circolazione il documentario di Tsurisaki Kiyotaka, interamente dedicato al lavoro dell'imbalsamatore colombiano Orozco - una intensa, insostenibile carrellata di eviscerazioni, decomposizione, sventramenti, vermi, sale mortuarie da terzo mondo e sorrisi cinici. Tutto rigorosamente vero.
Where life is cheap...
Al prezzo di 20 euro.

mercoledì 10 dicembre 2008

La Solitudine dell'Universo - Ancora su Sade





In una grande libreria romana si trovano copie de Le 120 Giornate di Sodoma, nella pregevole edizione ES, scontate del 50%; non so quali considerazioni i direttori delle grandi catene librarie pongano alla base delle loro scelte merceologiche, probabilmente anche la fruibilità e la vendibilità del libro-prodotto (il libro, per quanto non ci piaccia doverlo ammettere, è comunque un prodotto o almeno come tale è considerato da librai, editori e critici), ad ogni modo veder accatastate senza ordine, senza cura particolare quelle pile di libri mi ha immalinconito.
L'opera di Sade meriterebbe maggior rispetto. Il rispetto che viene accordato a tutti i testi sacri o legati ad una qualche forma di sapienza mistica, come la Bibbia, il Corano, le massime del Buddha; non vediamo Bibbie raffazzonate, buttate alla rinfusa, ammonticchiate in un angolo di una sala-sconti frequentata da sciacalli della letteratura.
Il paragone è stato azzardato diverse volte, con accenti filosofici e metareligiosi; Klossowski fu il più esplicito nel tratteggiare la similitudine tra l'opera sadiana e quella cristiana, Bataille fu decisamente più cauto (vedendo in filigrana l'essenza misticheggiante nello scatenamento sadiano, ma senza dare adito ad una equazione Sade=Anacoreta), Evola, in La Metafisica del Sesso, simboleggiò in maniera lucida lo scivolamento di Sade verso certe derive tipologicamente connaturate allo gnosticismo orientale (in maniera involontaria, ovviamente, non che Sade fosse a conoscenza del Vama Kara o di certe forme di buddhismo tibetano o dell'induismo radicale). Ma chi più, e forse meglio di altri, ha colto la sostanza del proponimento sadiano, in certa misura della "ragione sociale" sottesa a tutti i libri del Marchese è stato Mauriche Blanchot; con una massima esplicita, icastica, Blanchot annota che nell'opera di Sade si rinviene la solitudine dell'Universo.
Gran parte dell'antropologia moderna e degli studiosi di religione, da Brelich ad Eliade, hanno messo in luce un dato di fatto non confutabile; il fermento religioso nasce come schermo protettivo, per celare la grande paura del Vuoto, per cristallizzare l'orrore della solitudine dell'uomo nel Cosmo. La valenza ierofanica del mito, che non a caso è sempre ammantato di aura eccessiva, travalicante gli umani confini, è pur sempre una produzione culturale umana, che all'uomo serve per razionalizzare il passaggio nella vita; e non a caso Sade, nella sua opera, traccia il suo personale cammino, di morte e di resurrezione e di liberazione, componendo un mosaico tellurico di sentimenti che potessero in qualche misura elevarlo oltre la sua contenzione e gettarlo aldilà dei paradigmi morali. Per Sade la morale ha la stessa consistenza delle sbarre delle prigioni in cui è stato recluso; un qualcosa da cui rifuggire ma di cui, allo stesso tempo e per paradosso ben comprensibile, non si poteva fare a meno e che diventava l'unica misura del reale.
Lo spazio recluso era sintomo della sua prigionia, ma pure caldo utero confortante aldilà del quale si stendeva l'ignoto, l'hic sunt leones delle emozioni e delle risposte a domande forse mai davvero formulate; la sbarra era prospettiva concreta, tangibile, la reclusione una imposizione anacoretica, non a caso l'opera più furente e mistica di Sade, le 120 Giornate, costarono lacrime di sangue al suo autore una volta smarrite nel trambusto della Rivoluzione e furono composte integralmente durante la fase più acuta e dolorosa della sua prigionia.
La solitudine di Sade in quella cella è la solitudine dell'Uomo davanti al grande mistero della creazione, la furia, lo scatenamento, la perversione, la morte, la vita, il sangue sono componenti ontologici di un Rito, ordalico e di purificazione. Una solitudine che non deve essere colmata, un vuoto che continua a crescere, a mostrare le sue zanne e che non potrà mai essere fermato, nemmeno con uno sconto del 50%.

domenica 7 dicembre 2008

Lucker il Necrofago




Nel 1986 John MacNaughton terminava le riprese di Henry Pioggia di Sangue, ma la commissione di censura americana lo avrebbe nei fatti costretto a rigirare integralmente il suo film per via dei contenuti ritenuti inaccettabili; verrebbe da chiedersi che cosa avrebbero pensato quei censori se invece di Henry avessero dovuto giudicare l'allucinante film belga Lucker the Necrophagus, pure questo del 1986, diretto dallo sconosciuto Johan Vandewoestijne e recentemente emerso in formato dvd per la meritoria Synapse.
John Lucker è uno psicopatico amante della necrofilia, vaga senza meta cercando di trovare una qualche soddisfazione per i suoi impulsi misogini; uccide uomini in modo veloce e tortura lentamente fino alla follia le donne che rapisce, in sequenze magistralmente girate ed in cui la videocamera non risparmia assolutamente nessun particolare. Anzi, nel film c'è una componente sessuale ai limiti della pornografia per quanto dettagliate ed incisive sono le scene delle reiterate violenze sessuali; Lucker è un personaggio sordido, cinico, spietato, che gode soltanto nell'uccidere e nel far soffrire in modalità sadiche. Ma non solo; come accennato, e come si evince dal titolo, uno degli aspetti salienti è la passione necrofila.
Una delle scene più assurde è l'omicidio, lento e prolungato, di una ragazza (ben undici minuti...), a cui segue un mese di stasi durante il quale il cadavere viene lasciato a frollarsi e imputridirsi di modo che Lucker possa consumare la sua bieca attività sessuale. Al confronto con questo film, Nekromantik, Schramm e Aftermath messi assieme diventano un film dei Vanzina.

August Underground





Alcuni di voi conosceranno senza ombra di dubbio la perversa trilogia girata da Fred Vogel, già allievo dell'effettista Tom Savini e regista di alcuni videoclip extreme metal (tra gli altri per i Necrophagia); per chi non la dovesse conoscere, diciamo che si tratta dell'ideale punto di congiunzione tra il gore insensato di Guinea Pig e il docudrama psicogranuloso di Henry Pioggia di Sangue, delirante spaccato simil-amatoriale della vita di due ributtanti serial killer intenti a rapire, massacrare, torturare in modi schifiltosi delle vittime casuali.
Uno dei due quasi sempre dietro la macchina da presa, sparando commenti di inaudito cinismo e massime di pura misantropia, mentre l'altro, davanti la videocamera, sevizia, scuoia, scotenna, taglia, affetta, disseziona, brutalizza non facendo grande differenza tra vittime maschili e vittime femminili, se non per la violenza carnale che viene consumata a danno di queste ultime.
Nei tre episodi che compongono la "serie", August Underground, Mordum e Penance, c'è anche una alternanza di soggetti e protagonisti, visto che nell'ultimo episodio compare una killer-donna, Christie, cosa che colora di una aura ancor più morbosa ed oscena l'intera vicenda.
In realtà potrebbe trattarsi dei soliti splatter molto grumosi, quelli a cui Chas Balun assegnerebbe il massimo nella sua scala di punteggio vomitoso, non poi così diversi da tanti epigoni precedentemente realizzati; tuttavia, aldilà degli effetti speciali che definire eccezionali sarebbe perfino riduttivo e che contribuiscono in modo enorme all'impatto emotivo dando l'impressione di avere a che fare con un autentico documentario (impressione acuita anche dal girato frammentario alla Blair Witch, con immagini sgranate e di pessima qualità), Vogel è una persona intelligente, acuta, brillante e soprattutto conosce perfettamente il senso della vera paura.
Non sono un estimatore dello splatter fine a se stesso, lo trovo vuoto e consolatorio; per questo ad esempio preferisco un Henry Pioggia di Sangue, in cui la violenza, sempre presente, è cruda, dura, ma suggerita più che esplicitamente mostrata, scorre come un fiume carsico insinuandosi freddamente e inesorabilmente nella mente dello spettatore. Lo splatter è questione di budella; mostrate, esibite, trionfani, ma alle budella dello spettatore è diretto, giusto per generare sommovimenti gastrici. Al contrario un film come Henry colpisce la mente, si incista come un tumore maligno e le metastasi della morbosità prendono a brulicare come lombrichi stagionati.
Vogel è riuscito nella mirabile impresa di coniugare questi due registri stilistici; la brutalità carnografica esibita e la violenza subliminale, suggerita da una singola frase o da un particolare apparentemente insignificante.
Trovo che una delle scene di Henry più ciniche e laide sia l'irruzione in casa dei due killer; una irruzione prolungata, crudele, in cui i due giocano perversamente con marito moglie e figlio, prolungando le torture, violentando la donna e poi uccidendo tutti. Ma la violenza, parzialmente mostrata, rimane sullo sfondo. Invece Vogel prende l'impatto carnale di quel singolo episodio e lo reitera fino allo sfinimento aggiungendoci una sequela quasi infinita di carne martoriata, sangue, nudi, merda, sperma, sevizie e crudeltà.
In Penance, capitolo conclusivo della trilogia, c'è una scena che richiama esplicitamente l'irruzione mostrata in Henry; ma qui, se possibile, si va oltre. L'ambiente familiare è natalizio, c'è un albero, ci sono addobbi, c'è un giocoso clima di festa che viene spazzato via dai due assassini, uno dei quali è una donna; ne segue un atroce carnevale di brutalità omicidiaria e di commenti di cinismo ultravioletto, come quando il killer che riprende con la videocamera chiede alla donna-killer di far scartare alla ragazzina i suoi regali e al tempo stesso di strangolarla. "Voglio vedere la vita andarsene" bisbiglia, con tono sadico.

lunedì 1 dicembre 2008

Hated Perversions





H A T E D P E R V E R S I O N S


Tracklisting:


1 Nicole 12 - Liquid Voyeur (3:39)

2 Nicole 12 - Vogue Bambini (4:56)

3 Sick Seed - Agenda (3:07)

4 Sick Seed - Matronage (4:06)

5 Bizarre Uproar - Sieg Hail (8:07)

6 Eleczema - Ice Cold Enema (3:52)

7 Eleczema Bob's Penis (4:11)

8 Grunt Will To Do Damage (4:10)

9 Taint Dedicated To Male Rape Group (5:35)

10 Dorchester Library - Incest Tales (2:38)

11 Control (3) Suffocate And Silent (7:01)



Freak Animal

Intervista con Taint






L'intervista che segue è stata realizzata alcuni anni fa, erano i tempi dell'uscita di Miso-lust; considerando che è stata pubblicata solo in modo largamente parziale e che il progetto Taint è giunto al capolinea, credo possa avere un valore documentario.

1) La tua più recente release, Misogynist Lust, è una collezione di vecchi pezzi opportunamente rimasterizzati e remixati; devo dire che ho trovato incredibile la violenza e la pesantezza del suono, soprattutto se si considera che si tratta di materiale in un certo senso datato, e che nonostante gli anni trascorsi e l’evoluzione di TAINT è ancora oggi in grado di spazzare via tutta la merda finto-industrial prodotta da ragazzini annoiati. Mi piacerebbe sapere che cosa ti ha portato a voler proporre differenti versioni di vecchi pezzi. E che cosa ti ha fatto optare per queste canzoni e non altre.

Ho sempre avuto una particolare predilezione per le canzoni che oggi compongono Misogynist Lust. Forse per il tono generale, per il concetto. Sta di fatto che da tempo avvertivo il desiderio di mettermi a lavorare su quelle songs, magari operando dei cambi stilistici, aggiungendo qualche rumore o togliendone altri quando non particolarmente necessari. Ci sono anche canzoni nuove nel cd. Si tratta di materiale che ho reputato adatto vista la contiguità con le tematiche affrontate.

2) Una release da tempo annunciata e poi rimandata per cause strettamente tecniche è lo split TAINT / RED LIGHT (poi Mania). So che la porzione dello split affidata a Taint è un resoconto sonoro del tour che ti ha visto protagonista a Boston e New York in compagnia di Grunt, Slogun, Bloodyminded, Control. Cosa puoi dirmi del tour ? Qualche ricordo particolarmente interessante o intrigante ?

Ho davvero parecchi ottimi ricordi di questa esperienza. Abbiamo suonato in una lercia, umida e schifosa fabbrica abbandonata di Brooklyn e durante il concerto uno dei membri di Bloodyminded è caduto in una crepa del pavimento e si è fratturato un braccio; un amico di Slogun mi ha minacciato con un coltello mentre assistevo alla performance di Bloodyminded. Mentre credo che il picco sia stato raggiunto a Providence, nel Rhode Island, dove la violenza di Grunt e Unearthly Trance, unitamente alla scelta dei video da proiettare alle loro spalle, ha fatto optare le autorità locali per un divieto in futuro di qualunque performance power electronics. L’audience che ha assistito al concerto di Grunt, come saprai, non era assolutamente preparata ad un concerto power electronics. Si sono offesi. Troppo sensibili di cuore, poveretti. Per il resto, da segnalare che quelli di Grunt sono stati, anche se molto brevi, concerti memorabili. La mia anti-esibizione a Boston è sfociata in una rissa, per motivi analoghi a quelli che hanno portato l’audience a boicottare Grunt.

3) Prima accennavo a RED LIGHT; potresti introdurre questo tuo side-project al lettore di Halogen ? Quali sono le differenze con TAINT ?

L’unica vera differenza tra Red Light e Taint è il nome. Direi che il materiale, registrato in presa diretta e in unica soluzione, senza ulteriori sovra-incisioni o processi di mixing, sarebbe potuto anche essere pubblicato sotto il nome di Taint. Ho idea che RED LIGHT rimarrà comunque inedito.

4) Chi è la Laura Smithers di cui canti nella sesta canzone di Miso-Lust ? E soprattutto chi è la ragazza che adorna la copertina del cd ?

Laura era una ragazzina dodicenne originaria di Friendswood, in Texas. Uscita per fare un po’ di jogging, venne rapita e successivamente stuprata e ammazzata. Il suo cadavere è stato trovato fatto a pezzi. La ragazza che puoi ammirare sulla copertina di Miso-Lust è una foto cortesemente speditami da un amico.

5) recentemente ho letto una intervista con alcuni inutili gruppi di industrial danzabile, e questi idioti si definivano Power Electronics. Stranamente e con mio grande dispiacere non è la prima volta che vedo questo improprio utilizzo del termine. Hai presente tutto il catalogo della Ant Zen o della Hymen, suoni elettronici ritmici leggermente rumorosi, totalmente privi dei contenuti e dello spirito della vera, autentica Power Electronics ? penso che ciò che loro non capiscono è che la Power Electronics non ha nulla a che fare con la musica, con il suono, molto di più con i contenuti. E questi contenuti farebbero rizzar loro i capelli in testa , con tutta probabilità…

Si, sono perfettamente d’accordo. Deve esserci molto di più del semplice elemento musicale per potermi interessare sul serio. E, considerati i miei gusti, direi che ciò vale per tutti i generi musicali.

6) Parliamo di quella che sembra essere una delle tue primarie fonti di ispirazione, la pornografia. Che cosa ti attrae maggiormente della pornografia ? Qualche sotto-genere preferito ? Personalmente mi piacciono questi nuovi film prodotti da Khan Tusion, che vanno sotto il nome di MEATHOLES. I film di Tohjiro, la serie Small Fuck e anche la roba di Jamie Gillis. Shitting, Sadomaso giapponese e tedesco. Generalmente video non commerciali, magari rozzi nella loro realizzazione ma onesti, diretti, violenti.

Ad essere sinceri, non mi interesso più di tutti i film che vengono smerciati. Cerco solo roba da intenditori, quella più dura, più brutale, priva di compromessi o concessioni alle esigenze commerciali. Se guardi internet, noterai una esplosione di siti porno e c’è da dire che il trend generale sembra dirigersi verso perversioni sempre più radicali. Ho davvero apprezzato la serie europea Vio-lence, i loro rape-videos sono eccellenti. E nonostante si capisca che sono finzione, mi piace il fatto che commercializzino i loro prodotti come fossero davvero criminali e illegali. Sono anche un grande estimatore dei video a base di vomito.

7) Pornografia a parte, ho sempre trovato molto interessante il modo assolutamente non ipocrita con cui affronti tematiche quali stupro, omicidio, violenza urbana, in generale diversi tipi di tabù. E’ come se cercassi di rendere reale l’informazione attraverso cui componi i cd e che ti ha ispirato. Di farne una tua personale pornografia.

Si, è una visione corretta. Far esplodere tabù, contraddizioni sociali. Ma parlare anche dei miei personali gusti. Serve tutto.

8) C’è qualche pluri-omicida che ti interessa particolarmente ?

Il mio interesse per i serial killer, come per la pornografia, dopo tutti questi anni è diventato necessariamente più selettivo. Cerco la qualità, non la quantità. Direi Robert Pickton, che a Vancouver, Canada, ha violentato e massacrato decine di prostitute, cacciandole come indifesi agnellini nella zona più malfamata del centro cittadino. Direi che quella zona del Nord America è un paradiso per i predatori sessuali. Basta fare una ricerca su Google…

9) E’ quasi pleonastico dire che gran parte dei problemi inerenti la Power Electronics sono dovuti ai contenuti violenti. Le stupide puttanelle collegiali che frignano di reificazione, di abuso. Come dicevamo prima, Grunt ha avuto i suoi problemucci a Boston. E immagino che anche tu avrai avuto i tuoi, in passato…

In realtà non ho mai avuto problemi, perché non rilascio interviste, non faccio molti concerti, non ho quasi mai recensioni . Questa è la seconda intervista di cui autorizzo la pubblicazione, in tutta la mia carriera. L’altra è stata con un tizio giapponese, anni fa . Non ho una grande esposizione, come puoi facilmente intuire . Quindi non ci sono mai controversie sui magazine o sulle fanzine. L’unico episodio che potrei citarti riguarda un mio amico che si è visto rifiutare la pubblicazione di una recensione che aveva scritto su TAINT, da parte di una rivista. Ma non siamo nemmeno sicuri che le obiezioni riguardassero TAINT. Sinceramente, io capisco le preoccupazioni e le ritrosie di chi non sopporta materiale sessualmente deviato o violento. E’ una reazione prevedibile. E anche divertente, a volte.

10) Anche Peter Sotos è una tua grande influenza. Che cosa apprezzi maggiormente del suo lavoro ?

Apprezzo moltissimo il suo stile di vita e la sua tecnica di scrittura. E’ molto piacevole. E trovo meraviglioso il suo umorismo. Davvero eccellente

11) Quali sono i tuoi gruppi power electronics preferiti ? E che musica ascolti a parte il Noise ?

I Soliti Sospetti; Grunt, Nicole12, The Rita ( harsh noise ispirato dai poliziotteschi italiani ), Brethern…a parte la power electronics, direi che i miei ascolti sono principalmente legati al black metal e al doom

12) Che genere di Arte ti piace ?

L’Arte è ok per un paio di occhiate, ma di questi tempi non puoi davvero pretendere di più vista la cronica scarsità di idee. Mi piacciono Trevor Brown, Romain Slocombe, Antoine Bernhart, Joe Coleman, Sally Mann, Stu Mead , Beth Love.

13) Il prossimo numero dell’eccellente magazine francese TIMELESS è dedicato alla gloriosa esperienza di THE SODALITY / AQUILIFER SODALITY, la nota organizzazione italiana fondata da Andrea Cernotto che nei primi anni ottanta pubblicò le cassette di Mauthausen Orchestra, oltre ad elaborare interessanti scritti. Adesso che perfino gli WHITEHOUSE sembrano aver maturato una coscienza sociale e si apprestano a diventare l’ennesimo gruppo di musica sperimentale, credi sia positivo tentare di far conoscere il vero significato dell’Industrial originario ?

Trovi persone che hanno idee ottime e i cui lavori risultano nel tempo eccellenti, nonostante possano essere apprezzati da pochissimi. Preferisco le cose che rimangono oscure, segrete, che sembrano avere davvero poco di intrigante, almeno per la massa. Non vedo l’ora che Timeless venga pubblicato.

14) Qualcosa da aggiungere ?

Se si muovono, ammazzali.