lunedì 30 giugno 2008

Angst


1983 - Nascita e morte al tempo stesso di uno straordinario talento cinematografico, parto insanguinato su celluloide della migliore (o una delle migliori, dipende dai punti di vista) introspezione cinematografica sulla mente di un assassino seriale; flash sconvolti ma tecnicamente formali, a tratti pesantemente insostenibili che mostrano il ventre cavo e purulento di una mente sconvolta.
Meno underground, nei suoi stilemi e nella sua metodologia operativa, di autori come Buttgereit (soprattutto penso al suo Schramm), più autoriale rispetto ad un Henry - Pioggia di Sangue, Angst di Gerard Kargl, primo e ultimo opus del regista austriaco, si inonda di secrezione rossastra, tra atfmosfere devianti, cupe, vitree e virate, disperazione aumentata all'ennesima potenza ed angoscia post-esistenziale, omicidi mostrati come quotidianità dell'assassino, vertigine e caduta nell'abisso e tra le fauci nere del nichilismo. Film culto di Gaspar Noè, non senza motivo...

DRUMO, Il Rave nel ventre della Tenebra


lunedì 23 giugno 2008

Il mondo che abbiamo perso




(foto by A3bla)


Vedo una distesa di luci a coprire il profilo notturno della città come un serpente di lava risvegliato dopo un lungo letargo, strade immerse nella rifrazione neon e nei traffici di ogni notte che si rispetti e stelle diamantine ritagliate tra edifici di edilizia popolare, moduli abitativi grigi confusi istoriati di graffiti paleo-industriali, scene di desolazione urbana e prostitute e macchinette distributrici di caffè e bar tabacchi e fiorai e comitive di giovani fermi davanti muretti scassati e scritte e parchi coi giochi per bambini e l’erba incolta e le siringhe insanguinate, vedo intersezioni stradali prive di una logica intrinseca la tangenziale i bus e le rotaie della metro, vedo i lampi azzurrognoli delle macchine della polizia e la sagoma bianca dei taxi i fuochi delle puttane meno fortunate le fabbriche dismesse abbandonate dimenticate nel ventre povero e sordido di una Roma andata, non più Imperium immoto ed immortale ma secrezione oleosa degna di una entità post-cimiteriale in cui l’esistenza diventa lucida e stridente come un fantasma gotico messo davanti alla responsabilità di un bilancio, vedo le transazioni tossiche la polvere bianca la disoccupazione i rapper dell’incrocio le strade le autostrade il Raccordo i crocicchi i prati i campi le discoteche le cornetterie i centri sportivi le caserme i quartieri addormentati su se stessi e chiusi in un silenzio assordante la notte qui non finisce con l’alba ma continua e si ripete come un tragico disco in stand-by ed un vinile che salta sulle puntine e smozzica le parole e la melodia e il ritmo lasciandoti in bocca il gusto amaro della malinconia e poi ti dici quale sia il futuro che ti attende pensi a chi ce l’ha fatta a chi ha mollato gli ormeggi a chi invece è rimasto cristallizzato nel nulla eterno a chi marcisce nella contrita istituzionalizzazione che solo la pomposità criminologica può ascrivere al finalismo rieducativo, effervescenza sintomatica di un over-load sensoriale ed emotivo in cui tutti giocano ai felici ai duri ai potenti tra tatuaggi di comodo e modi da gangster nicaraguense ma senza i Contras e senza gli spari e solo con più frustrazione e solo più droga e senso dell’umorismo, vedo la droga cocaina crack speed erba acidi di varia natura e varia caratura ma senza la sovrastruttura ideologico-amorevole dell’esperimento percettivo perché tra queste immense periferie del cuore difficilmente troverai un Huxley o uno Junger ma nemmeno un Leary a guardare bene, troverai solo odio un odio pieno lancinante e caotico disarticolato come le zampe spezzate di un ragno, un odio che pulsa cresce vive e respira come un sinuoso cancro allo stadio terminale, tenuti al guinzaglio da uno Stato criminale che pontifica e strilla e strepita e pone ordini e comandamenti e chiede senza mai dare, senza mai dare una chance, senza mai porgere una guancia caritatevole o un orecchio quando invece si avrebbe voglia di parlare e di sfogarsi e allora quella entità astrusa e metafisica che è lo Stato diventa un ammasso fumante di merda, vedo la gloria delle bande di immigrati i traffici immondi la pornografia tubolari neon incistati su mura screpolate ed i colori sempre quelli marrone ocra grigio pallido bianco ambrato, i colori della depressione, di un carcere che esce dalla sua dimensione di contenzione e diventa istituzione totale carcere prestato all’architettura e alla edilizia abitativa, il peso della speculazione, nessun servizio se non giganteschi centri commerciali che di notte diventano una disneyland dello spaccio e della carne venduta e permutata, puttane moldave ucraine polacche rumene, minorenni e trans e tossici barcollanti tristemente vagolanti come zombies catodicamente corretti con le canottiere e l’oro brillante al collo ed i capelli ingelatinati nella parodia ontologica dell’amore al tempo di Maria de Filippi, cazzo di vita di merda che vedo, il peso insostenibile delle piazzole e delle pompe di benzina dietro cui hai lasciato tanti amici con la siringa conficcata nel braccio ed i giornalisti impietosi a fotografare e a pubblicare a beneficio della masturbazione dei viveur e dei voyeur borghesi rintanati nelle loro cazzo di case enormi scintillanti linde e pulite e polifunzionali, e preti preti che nell’omelia ricordano il significato dell’amore universale della compassione del senso del sacrificio, ma mentre quello scarafaggio cristologico si slancia nella logorrea di sifilide dello spirito penso alle altezze sopra il mare sopra tutto ciò che è umano e non è più alibi ma volontà di potenza ed odio piegato alla ragione, la ragione della distruzione totale, lo scontro cieco furioso con la bava alla bocca i roghi notturni e la pistola in mano, borgate, periferie, centro storico, segmenti d’asfalto, ferrovie, stazioni della metro, la battaglia è ovunque infuria devasta ed arde, un fuoco che non smette di bruciare e ce lo portiamo dentro, alla faccia di quelle povere teste di cazzo che si fan gargarismi con l’estremo e con le ansie e le depressioni da quattro soldi e che leggono due righe o una copertina spacciando la loro miseria morale umana ed esistenziale come arte della provocazione, oh grandiose teste di cazzo, intellettuali della provocazione, addobbati con quattro cialtronerie poco poco svasticate e altre cianfrusaglie della disperazione e ve ne andate in giro a millantare a giocare ma è tutto finto, sperma di plastica tra le gambe di un finto stupro, quello sarebbe estremo ogesuddio onnipotente, tra campi zingari e lo sciabordio sinistro del Tevere alla Magliana o nelle luci roboanti del Raccordo che piega a Nord e tra gli avallamenti industriali della Prenestina e della Casilina e nello scoppio sordo delle pistole che lasciano una scia di sangue sulla Tuscolana e all’Eur e all’Appio e ad Ostia con cadaveri crivellati e banditi di altre epoche falcidiati tra i gitanti che tornano a casa dopo una rispettabile assolata giornata di mare, la scintilla dell’insurrezione esistenziale che ci ha avvinto tutti ha lasciato dietro di sé una drammatica epopea di funerali morti compiaciuti e strumentalizzati e quel sangue quello strazio esige un suo prezzo intrinseco, vedo i murales il ricordo pesante e pensante come se dall’immaginario sottosuolo romano un ordine nuovo venga evocato per rendere onore, le scritte di vernice le mura dipinte i manifesti e le commemorazioni alcune sincere altre meno perché la plastica è ovunque non solo nelle farneticazioni di qualche estremista d’accatto, i demoni tecnologici corrono a vele spiegate silenziosamente protesi verso la ricerca del bello attraverso un demiurgico attraversamento del sordido e del patologico in questa palude, in questo deragliamento intessuto di note e accordi silenti, macinati dalla rumorosa cacofonia del dolore, questa città è diventata un porto franco per abissi nomadi e derive pagane, altari sacrileghi di sesso promiscuo tra saliscendi e in teatri porno abbandonati la ricerca dell’amore non sai se lo hai trovato e degnamente incarnato in questa lotta con le spalle al muro, vedo che va tutto bene, va tutto bene mi dicono e ci dicono che non c’è problema e tutto si sistemerà e nel mentre per non annoiarsi per confermarsi i boia che son sempre stati continuano a spararci addosso erigendo lo spesso muro dell’isolamento, le nottate trascorse a parlare a fischiettare un qualche motivo di tempi andati ballate di arditi rhodesiani e ultimi uomini bianchi in un mondo che ha eletto il minestrone dello spirito e della pigmentazione a suo canone fondativo, nottate di devasto psichico organizzazione e solitudine, birra, vino, pacche sulle spalle ed abbracci, lontananza dall’affetto, dall’amore, l’odio cieco sta dietro la porta come il migliore degli assassini, questa è ancora oggi la nostra battaglia che si dipana tra le acque immote del laghetto dell’ENI tra le frasche e gli alberi e il grigiore del cemento e tra lampioni intermittenti certo sfasciati che ragazzini zingari lerci marci putridi ma sorridenti aggrediscono a sassate, la battaglia corre a duecento chilometri orari sulla Tiburtina sulla Tuscolana sulla Via di Boccea al Trionfale e poi tra i Fori Imperiali e sulla Maestà augustea del centro e a sud all’Ostiense tra i magazzini generali e il Gazometro che come un Colosseo di planimetria contingentata emana un gas di vita nel cuore abbrutito di un campo di morte, la battaglia questa battaglia non è morta, la vernice bianca ci dice Piazza Anselmi ed io che non ho avuto passamontagna da inzuppare nel sangue ne vedo la forma precisa onorevole e rispettosa e rimango tutte le sere in beata contemplazione e vedo l’amore dietro quella mano o dietro quelle mani che hanno tracciato quei segni e quella croce circolare che svettano assieme nell’abbraccio della trincea, più che amicale, più che di comunione di intenti, quel gesto ispira gloria ed infonde calore, la loro battaglia è la nostra battaglia, gutta lapidem cavat e se al posto dell’acqua ci sarà dato il piombo vuol dire che la roccia cadrà prima frantumata sotto la speranza di un futuro che abbia consistenza e valore, amicizia, pace, consenso, una pistola, e una granata da giocarsi nell’afa di una sera d’estate o nel gelo quasi nordico di un inverno senza ritorno, forzato, costretto, vincolato ad un patto sovra-umano che per libera scelta ed ontologica predisposizione mi son detto di avere dentro di me, quella scritta è stata lavata via dalla mano normalizzatrice dell’amministrazione ma io ancora la vedo, e per quanto guardi questa città queste luci questa notte queste vite adagiate su ritmi di comoda rispettabilità borghese io non vedo altro che pozze di sangue ed i volti di Alibrandi Anselmi Di Scala Vale De Angelis, vedo loro ed i loro fantasmi e le galere e gli spari e le fughe e le necessarie vendette, vedo tutto questo perché quelle figure camminano sospese nel tempo e tra segmenti stradali e intersezioni morfologico-territoriali, camminano ed emergono e porgono il loro deferente saluto a chi è venuto prima di loro.
Non li ho dimenticati.

martedì 17 giugno 2008

Una Notte, nell'oscura città



(foto by A3bla)


C’è la televisione accesa nel soggiorno, una televisione che reclamizza prodotti dietetici e materassi e che sbraita gioiosamente di corteggiamenti posticci e storie d’amore vip tra calciatori e soubrette e ricostruzioni di delitti atroci consumati in provincia, quella provincia tetra e nebbiosa e fredda e impersonale in cui lui vive.
Dopo una dura giornata di lavoro, torna a casa. Può fare ciò che vuole, giocare alla playstation o mettere su un dvd o trascrivere i conti di fine mese, ma il volto angelico di sua figlia è sempre lì, nelle foto, nella sua mente.
Nella straziante memoria.
Nel ricordo della messa funebre, del corteo di macchine che ha portato la dolce ragazzina verso la tomba.
I fiori freschi sulla lapide.
Il sorriso del suo cucciolotto, una giovane vita stroncata senza davvero un motivo che non fosse la lussuria di un maniaco adulto e dei suoi giovani complici.
Il padre accende la tv e sente, nitidamente, un servizio su sua figlia, toccanti accordi di pianoforte ad accompagnare la melodrammatica voce della giornalista, le immagini così vicine e familiari ed amate, vede casa sua, la strada che percorre tutti i giorni per andare a lavoro, l’erba ben curata e rasata del cimitero in cui riposa la sua bimba.
Piange nella penombra azzurrognola del salotto. Piange perché vorrebbe stringere per un’ultima volta il suo tenero angelo volato in cielo troppo presto. Ed è una sofferenza che mai nessuno psico-farmaco potrà lenire. Le parole di conforto di amici e conoscenti e vicini e preti suonano ipocrite, false, dannatamente di circostanza.
Loro non sanno cosa sta provando. Tutte le loro idiozie di pietà e perdono e amore.
Lui piange.
Piange immobile, paralizzato dal dolore.
Non fa nemmeno in tempo ad asciugarsi le lacrime, che la televisione ha divorato il servizio e il ricordo della giovane vittima e zompetta gaia tra un trono su cui sta seduto un coglione e un interno di casa lussuosa, abitata dall’ennesima puttana il cui principale merito artistico è l’essersi fatta scopare dal produttore giusto.
E’ in momenti come quelli che un odio cieco lo pervade. Una sensazione che supera tutte le sterili chiacchiere sul bene e sul male, sui canoni della rispettabilità sociale, sulla necessità dell’integrazione e del seguire i comandamenti.
Attimi in cui avverte, percepisce un nuovo abuso consumato ai suoi danni.
L’essere diventato un personaggio di pubblico dominio. Riconoscibile, e vulnerabile. Macinato nel polpettone dei pre-serali, dove non esiste più differenza tra vittime e carnefici, tra bomber e veline, tra eroi del gossip e scrittori.
Una massaia rattristata da questa tragica storia, il cuore piegato dai servizi di Striscia la Notizia e dalle scottanti rivelazioni di Albano Carrisi, deciderà di scrivere una lettera di conforto al padre della vittima.
Ma non la indirizzerebbe al papà, no. Preferirebbe immaginare un ipotetico dialogo tra lei e la piccola, candida vittima che adesso riposa sotto terra.
Perché è così che il commento deve avvenire, direttamente tra chi lo formula e il destinatario .
La televisione è democrazia ed azzera le mediazioni. Rende grande maitre a penser chiunque.
E’ questa la lezione dei reality e dei talk show.
Scriverebbe qualcosa come :

Cara,
Tu non mi conosci. Non di persona almeno. Ho seguito l’intera vicenda che ti ha coinvolto . L’ho seguita in televisione e sui giornali. Ho letto tutto. Mi dispiace davvero molto. Adesso, ti devo confessare, è come se vi avessi conosciuto davvero, te e tuo padre . Le tue foto, il tuo sorriso. Ho deciso di scriverti, piccola mia, perché voglio tu sappia che non sei sola, e che non lo sarà certamente tuo padre . Voglio tu sappia cosa sto provando.
Nei tuoi confronti, nei confronti di papà e dell’uomo che ha organizzato la tua morte. La tua barbara uccisione.
Quel bastardo.
Come ha potuto? Non solo ha fatto del male a te e alla tua famiglia e alla nostra piccola comunità ma ha anche tradito la fiducia di sua moglie e del suo bambino.
Che faranno loro senza di lui ?
Gesù.
Non riesco neanche ad immaginare quel depravato concepire un piano per trascinarti in quel posto e cercare di violentarti. E’ orribile.
Per quei tre invece ho solo disprezzo. Sono stati dei burattini, semplicemente dei burattini senza volontà propria. Non è possibile che a quell’età un ragazzino decida consapevolmente di fare un cosa del genere.
Una cosa del genere, Cristo, sembra facile a dirlo così ed invece dietro quella cosa si nasconde la morte di una bambina. Una fine orrenda.
Ricordo come fosse ieri il giorno del tuo battesimo, piccola , ti ricordo poi in chiesa per la comunione con quel bel vestito bianco e i capelli raccolti e puliti che incorniciavano il visino e sapere che sei morta, che sei morta in quel modo, mi fa male.
Abituarsi alla scomparsa di una persona cara è dura , abituarsi alla scomparsa di una persona nel fiore dei suoi anni è quasi inaccettabile, impossibile. Non dovevano farlo. Bastardi.
Pensa sua moglie, poveraccia. A struggersi nel dolore e nel dubbio, un tarlo interiore che le scava nel cuore. E se fosse stato lui. Sul serio ? No, accidenti, è un uomo gentile, affettuoso, sempre pronto ad una parola di conforto, guarda come coccola il nostro bambino in questo sgranato film in super-otto.
Te la immagini in salotto, con le foto del matrimonio sparse sui divani e sul tavolo, i fiori appassiti che si stanno putrefacendo sul centrino, la televisione ingolfata dai frammenti felici della loro esistenza comune.
Il bambino piange. E’ una sensazione nuova, e sgradita, sentirlo piangere adesso. Prima quei vagiti non erano che il simbolo della loro unione, del loro amore. Adesso invece rappresentano solo uno sgraziato richiamo alla realtà.
Non si può perdonare un uomo così. Forse se ne può avere compassione. Ma non è cosa di noi che viviamo in questo paese. Forse solo dio saprà perdonarlo.
Da quel che ho letto hai lottato, hai reagito, non li hai lasciati fare impunemente. Immagino le tue grida, di implorazione prima, di maledizione dopo. Hai cercato di far rispettare la tua esistenza ma quei maiali non volevano saperne ed hanno abusato di te e del tuo corpicino, infierendo con coltellate e tu fuggivi col sangue che grondava e correvi nella cascina, la vista annebbiata, il dolore, la confusione, il cuore in gola, le urla disperate e supplici e le invocazioni rivolte ai tuoi genitori.
I tre aguzzini che continuavano a colpire e quel porco che ti teneva, ti teneva incatenata ad un destino orrendo.
La pagheranno.
Anche se penso che il carcere sarà poco per loro. Sconteranno le pene in silenzio e poi torneranno alle loro vite, in attesa che una nuova vittima capiti a tiro.
Li deve far sentire bene torturare una ragazzina innocente. Non posso crederci, e dopo tutto chi potrebbe crederci ?
E’ un mondo che non conosce pietà. Pregherò per te, in chiesa e a casa mia, piccolo tesoro, porterò fiori sulla tua tomba e se ne avrò tempo andrò a trovare tuo padre.
In questo grigio Autunno di sangue, è giunto il tempo di salutarci, fiorellino mio.
Ho visto con soddisfazione la comunità stringersi attorno ai tuoi. Devono farsi coraggio e tentare di superare questo brutto momento. Ce la faranno.
Ce la faremo.
Tutti insieme.

Limerà tutte le singole parole e i verbi, sarà assalita dal dubbio di aver utilizzato la metafora ideale o meno per il tono della lettera, non vorrebbe mancare di rispetto e allo stesso tempo non perdere la rabbia intessuta di appeal televisivo di ciò che ha scritto, rabbia per chi la merita ed infinita dolcezza per le vittime. La leggerà una, dieci, cinquanta volte, fino ad impararla a memoria, fino a poterne recitare i passaggi con enfasi teatrale. La farà leggere
al marito e ai figli e alla vicina di casa. Come prova di buona volontà. Poi prenderà il coraggio a due mani e la spedirà.
Quella stessa sera andrà a dormire felice. Sicura di essere una persona migliore.

domenica 15 giugno 2008

Stanza d'Amore rachitico



(foto by A3bla)




- Il Varco Mithraico -



Prende in considerazione l'ipotesi di un ritorno alla cerimonia solare dell'Antico Egitto, in formazioni gerachico-preordinate che nel legaccio e nelle bende e nel filo spinato trovano complemento all'espressione olimpica dell'Uomo e poco importano i segni rossi che escoriano la pelle ed istoriano la carne in un Arazzo di Bayeux anatomo-patologico.
Grondi il sangue sulla mortalità borghese, sul gusto, sul senso estetico comune e danzino le stelle infernali che ardono nel petto dei Dannati, dei soli pochi che vivono davvero e che vedono con orrore la consunzione drammaturgica ed anti-lirica dell'Esistere.
Interno-casa, penombra accennata, persiane socchiuse, un riflesso lunare e madreperlaceo investe la parete settentrionale imbiancata di fresco.
Prende la lama, e la coglie come un petalo di papavero disperso nell'Oceano Verde delle Pianure ed incide perpendicolarmente il torace, non troppo in profondità; il flusso vitale di sangue disegna circonferenze scure che ruotano come il cerchio di Esculapio, ed ora che il sole è estinto gli sguardi assopiti non possono essere turbati dall'immensità corporea e dai varchi percettivi che in silenzio si schiudono.
Fiori in solitudine, tra fiordi a picco sui flutti spumeggianti del mare del Nord, e visioni barocche che schiudono il rigore gelido della stanza, il letto, lo spoglio ed austero mobilio, un frate che punisce il troppo peccato di non aver mai peccato per ricevere il castigo divino.
Stalattiti di ghiaccio, e vetri di cristallo e riverberi soffusi e sangue, sangue mitraico che scorre dalle ferite, dai solchi che il coltello ha aperto verso l'infinito
.L'espressione di se stessi, il Dentro che promana nel Fuori, e non importano le Celebrazioni, i rituali, i Fuochi accesi che Beltane vedrà scintillare nel ventre nero della notte; solo una tela di carne, ed una foto che eterna e cristallizza l'Io confuso che sprigiona la devastazione.
Terra di Rovine, di mura ciclopiche franate come castelli di sabbia in un giorno ventoso su spiagge baltiche.
Il Dio Dioniso combatte la ricezione controllata dell'Estasi, ed il Terrore di Rudolf si sublima, trascende il gesto fine a se stesso e vive una sua allegoria mithraica.
Il Rituale vive ancora. L'etica di mille anni non conta più.


- Crocifisso di Plastica -



Si direbbe un bisturi chirurgico che scavi gallerie di pelle su un corpo crocifisso in posa plastica.
Si direbbe un complesso doloroso intriso di muta sofferenza.
Si direbbe che la centralità non ammetta compromessi e ci si domanda da dove nasca l'idea che muove la mano armata.
Si direbbe un bisogno molto più forte della mera espressione artistica, un Gigante che aumenta di proporzioni in quell'armatura barbuta.
Si direbbe malattia mentale dettata da disturbi psichici cronici.
Si direbbe che questo non necessariamente sia un male.




- Aktion I: Leibstandarte -



Il buio della notte rischiarato da una lampada ad olio di sapore kafkiano mette in mostra il corpo mutilato e sconvolto da ore di performance.
Sottofondo di liuti e di violini, una grancassa mormora rombi sordi di guerra.
La guerra combattuta contro le ombre e contro i fantasmi che agitano la mente.
Dio vive in quel sangue che scolpisce arabeschi e rubini.
Lembi di pelle nell'aroma dolciastro, quasi una vendemmia di grappoli di carne da cui spremere l'idromele rossa.



- Aktion II : Totenkopf



Mangia una pesca. E ne osserva il contorno sferico e dorato, appena venato da striature violacee e lo squarcio frastagliato del morso inferto.
Immagina un corpo umano martoriato dall'esplosione di una mina, una gamba ridotta a polpettone e una stanza bianca asettica, immersa in una luce assoluta e fastidiosa e schizzi di sangue che cadono dal soffitto come una ragnatela di rugiada rossa.
La poesia dell'alba è una aurora boreale di fisarmoniche rosate, ma dalla sua finestra vede il fumo dei gas di scarico e le auto.
Un ostello. Una camera da letto.



- Una stanza di Amore Rachitico -



I segni come cicatrici profetiche.
Una vita che si riavvolge su se stessa, senza un rumore ben definito.
Serenità che solo la follia assoluta può concedere in dono, nessuno spazio di lucidità, esperienze parentetiche destinate alla sofferenza.
Vedersi. Contemplarsi. Riuscire a somatizzare ciò che si è.
Realmente.
Indissolubilmente legati ad una condizione differente, e nella differenza è la grandezza e la miseria per quanto il mondo neghi ogni grandezza a chi non china il capo.
Cosa rimarrà dopo il Gesto ?
( Azione Assoluta )
Una grande luce, freddo più che invernale.
( Azione ancora più Assoluta )
La perfezione matematica del Dio Sconosciuto.
( Azione tendente all'Amore ).
Il Fuoco oscilla sul volto pallido della luna.




- La Costrizione delle Inutili Grazie -



Arroventato sul fornello a gas, un bisturi scende lento ed inesorabile come un torrente alpino sulle escrescenze macilente del braccio destro.
Ciò che è nascosto emerge alla luce, e l'occhio algido della camera immortala.
Riflessi bluastri, rugginosi.
IKB. Internation Klein Blue ???
Più indefinito, più personale, meno grazia nel trascinare modelle anoressiche, nel rapportarsi all'alterità e alla Grazia che dalle nuvole guarda in basso.
Non trascina altri all'infuori di se stesso su tele, e non ammette altri pennelli all'infuori di lame, e non concede pause all'infuori dei lunghi momenti di silenzio riflessivo.
Silenzio . Irreale. Impenetrabile.
Sa che il momento giunge per tutti. Ma non tutti sono coerenti; schizofrenici pagliacci che si prostituiscono alla grande Madre Puttana, una massa di inutili amebe e di avanguardisti pedofili.
Costringe la Volontà. O la Volontà costringe Lui.
Il risultato è non-gusto.




- Aktion III : Orianenburg -



Serigrafie archeologiche indipendenti dalla moda del momento ornano i resti squassati di una esistenza naufraga e alla deriva, un canto che assume la consistenza di un gorgoglio gutturale.
Ci sarà una fotografia in più.
Ed una parte di corpo in meno.
La preparazione implica una musica soffusa, e penombra.
Forbici sul tavolo. Macchina fotografica pronta.
Forbici =Simbolo fallico, in una tradizione edipica. Mutilazione consensuale per raggiungere la Conoscenza suprema.
Edipo mutila se stesso. Cecità schiude porte percettive inimmaginabili.
Odino mutila se stesso nel Sacrificio autoimposto sull'Albero della Vita.
Lui mutila se stesso. Troncando la parte con il Tutto sostituisce un Individuo con l'Arte totale.
La vita è immedesimazione, gesto d'arte. E nulla può essere più coerente dell'autodistruzione rituale.
Sacrum Facere. Il suicidio non è la consapevolezza dell'inutilità, il raggiungimento del punto di non ritorno ma la sublimazione di una vera, nuova estetica che prescinde da quanto è stato fatto e da quanto sarà fatto in futuro.
Teatro stoico senza inizio nè fine.




- Il Dio Oscuro nella mente rovesciata; elementi di pornoteologia



Il pene reciso, il pube invaso da fiotti caldi di sangue e lo sguardo liquido, perso dietro sogni reali e visioni erotico-punitive.
Un Universo sadiano di distruzione sconvolge l'equilibrio del deserto che avanza. E il reale lascia spazio alla copia della Non-Esistenza, il Simulacro che origina da intersezioni lunari e femminili.
Non più maschio. Non più Femmina.
L'unico segno distintivo eliso, superamento delle identità per ricongiungersi al Mare di questo Dio Oscuro che alberga da tempo nella parte lontana e rovesciata della sua mente.

sabato 14 giugno 2008

Sono tutti Morti


Tu non sai, o fai finta di non sapere, quanto pesante sia l’aria in questo loculo, tra bagliori azzurrognoli di televisori morti, canali mai davvero sintonizzati, il lezzo della varecchina e di altri detergenti acidi deodoranti e poi pungente sinuoso nel modo serpentiforme di approcciarsi alle tue narici il sudore e la carne , ma pure piscio, e sperma e disperazione di una esistenza infranta dalla scogliera longitudinale di un peep show, la luce rossa ad intermittenza sfasciata mai risistemata perché l’uomo dietro il bancone non ha tempo né voglia troppo avvinto dalle parole crociate o da qualche stronzo passatempo, ci sarebbe bisogno di un eroe, di un eroe della debauche per un mondo perduto in ascesi repentina e meno disilluso di quanto non lo sia la pingue spogliarellista che inserisce per metaforico contrappasso la sua mano guantata nella fica degna situazione da armonica sincronia con i tuoi cinquanta centesimi scrollati di dosso e finiti nella crepa meccanica metallica argentea ma scrostata della cabina.
Non sai quanto drammatiche fossero le lacrime della spogliarellista messicana con tre figli piccoli da mantenere, di cui uno malato, il costo dei pannolini, della medicina, dell’affitto, ragazza-madre senza permesso di soggiorno sfruttata nelle sue evoluzioni sessuali mercificate e reificate come un minatore ottocentesco da rivoluzione industriale, città malsana di promesse mai mantenute, verrà il giorno del riscatto dei probi cittadini e della loro religiosa costumanza e del decoro e in quel giorno la puttana messicana sarà gorgogliante tazzine di sperma e laggiù nell’abisso in quel girone dantesco di rimembranze un cippo marmoreo ne salverà la memoria.
Oh e non sai nemmeno quanto la vietnamita, i cui avi sono stati arrostiti dal napalm sganciato da un caritatevole aereo da bombardamento anni prima, tenesse alla sua dignità, perché è questo il punto migliore di osservazione in questa palude di merda sangue degrado taxi immigrati omosessuali travestiti malattie e preti pedofili che tengono a farvi sapere quanto caritatevole sia il loro cazzo ficcato nel vostro sfintere, padre Bruce Ritter e la sua promessa il suo patto di aiuto e abuso, finestrini rotti di macchine altrettanto rotte e vetture di terza mano ed eroina e crack e patatine fritte smangiucchiate e ancora pedofili ma questa volta senza l’abito talare perché l’abito non fa il monaco ma del pedofilo dio solo sa quanto questa piazza e la sua economia abbiano bisogno, luci tenui, luci soffuse, luci verdastre, ambrati lucori diafani come la luna che splende tra i tetti ritagliati, la vietnamita succhia cazzi nell’androne buio di un cinema abbandonato e quando non è occupata in questo modo più o meno redditizio si spoglia due isolati più avanti in un locale che definire squallido sarebbe eufemistico.
Non sai quali e quanti barboni si accapiglino tra montagne di spazzatura, oceani di sacchi neri, residui del ventre gonfio della civilizzazione, puttana era pure la Statua della Libertà solo che per sventurata coincidenza tutta francese le fu posta una torcia in mano invece di un molto più adatto dildo, e quella statua che incrocia lo sguardo del viandante e del marinaio e del cittadino del cielo e di occasionali terroristi si immola tra i flutti scismatici e spumosi, quei barboni macilenti senza denti irridenti perfino sfrontati come solo chi non ha nulla può essere diranno al prossimo che è meglio il passato remoto del futuro perché davvero i punk non han fatto altro che scoprire l’acqua calda, fauci cupe di nichilismo porno-catodico e una metodologia da rissa desacralizzata e li vedi questi barboni occhi lucidi e folli AIDS epatite C herpes blatte e mille altri malesseri fisici o psichici.
Nessuno di loro si salverà, non ci sarà un Noè con tanto di arca e conigliette di Playboy al seguito; i porno di Pamela Anderson e Penthouse e la San Fernando Valley sorgono sul volto sbagliato dell’apocalisse.
Tragedia e delirio, tombe neon tra vetrine e prezzari e bestiari ed io vorrei, o mio signore, che tornassero tutti in vita, rivivessero l’ultima danza sul Titanic del porno, una sessualità deviata mi si compiace a ballare davanti ed io sommessamente timidamente mentre acquisto riviste porno e dvd e altri aberranti frutti della esistenza contemporanea vorrei far presente alle forze metafisiche che governano Disneyland di soprassedere, cerchi concentrici di psico-turismo ineffabile infettano l’anima della depravazione perché solo chi è depravato davvero può vedere la brillante gioia della purezza, e la può vedere nella metonimia caraibica dei marinai e delle puttane tra folate di vento caldo gas di scarico e le corriere ed i Greyhounds che vanno e vengono lungo una corrente da salmone ghiacciato.
Ma sono tutti morti.
Lo so io.
Lo sai tu.
Una delle poche cose di cui ha coscienza e perdio contezza, ma non spirito di osservazione se ancora i lampeggianti della polizia ti incutono timore e una sgualcita insondabile copia di Screw giace riversa in una pozza di fango vomito e sperma, l’ambientazione apocalittica di una cattedrale decomposta e la protervia esistenziale della politica, ambiente etologico di una e forse dieci e poi ancora cento scopate da scalinate e scalette e chiesa davvero con fisionomia priva di Gargoyle.
Sono tutti morti, svaniti, andati, estinti oltre quelle porte girevoli, oltre quelle cabine da peep show e poi quando hai terminato di rimembrare i bei tempi andati e la gioia e le risate e l’alcool e la devastazione e le statistiche criminali di cui sei stato fiera parte ti vedo attraversare la sala, cammini con un portamento altero e sicuro, un passo dopo l’altro in piena scioltezza come una marcia militare ed un esperimento di burlesque e poi mi dico; dove siete tutti? Più che dirlo, lo chiedo a me stesso, interiorizzando la domanda e somatizzandola nella malattia, nella solitudine, nel fiato che si condensa in nuvole di vapore e le nocche arrossate da portare alla bocca tentando di scaldarle, ancora mi commuovo capita e capiterà sempre nell’empatia del tramonto quando le ultime puttane si deporteranno sul bus verso i ghetti.
No, domani non sarà un altro giorno.
Domani sarà un altro secolo, un eone, un universo di stelle cadenti e vibratori grigi, e noi tutti ci stringeremo pregando per un futuro migliore sapendo perfettamente che non c’è futuro.
Si, adesso lo sai.

Diluvio Umano - Linkola


[ tradotto dal finlandese da Harri Heinonen e da Michael Moynihan ]
[trad. italiana F. Boco e A. Venanzoni]

Pentti Linkola propone forse i pensieri più pericolosi che l'umanità abbia mai considerato? O è l'ultima voce saggia rimasta su questo pianeta? Vivendo un'esistenza ascetica come pescatore in una isolata regione rurale della sua patria, il filosofo finlandese ha affrontato faccia a faccia la questione del posto occupato dalla specie umana nella terra che abita, e ha osato affermare l'indicibile.
Affinché il pianeta continui a vivere, l'uomo - o homo destructivus, come Linkola lo chiama - deve ridursi violentemente a una semplice frazione della sua attuale popolazione globale. La metafora del Linkola per quanto scrive è questa: "Cosa fare, quando una nave che trasporta cento passeggeri si rovescia improvvisamente e soltanto una lancia di salvataggio, con spazio per soltanto dieci persone, è stata sganciata? Quando la lancia di salvataggio è piena, coloro che odiano la vita proveranno a caricarla con più gente e ad affondare la scialuppa. Coloro che amano e rispettano la vita prenderanno l'ascia della nave e taglieranno le mani che si aggrappano ai lati della barca." Mentre il tempo procede in avanti, le previsioni e gli atti d'accusa del Linkola si fanno più arditi. Si è reso conto che le situazioni estreme richiedono soluzioni estreme."
Abbiamo ancora una possibilità di essere crudeli. Ma se non siamo crudeli oggi, tutto è perduto". Nemico giurato di cristiani e umanisti, Linkola sa che il destino della terra non sarà mai salvato da coloro che esaltano "la tenerezza, l'amore e le ghirlande di fiori". Né le popolazioni sviluppate né quelle sottosviluppate del pianeta si meritano di sopravvivere a scapito della biosfera tutta. Linkola ritiene urgente che milioni muoiano di fame o siano presto massacrati in guerre civili genocide. Gli aborti obbligatori dovrebbero essere effettuati per tutte le femmine che abbiano più di due parti. Gli unici paesi capaci di dare inizio a tali misure draconiane sono quelli occidentali, che sono però ironicamente quelli più frenati dalle dannose nozioni dell'umanismo liberale. Come spiega Linkola:"gli Stati Uniti simboleggiano la peggiore ideologia nel mondo: sviluppo e libertà". La realistica soluzione va cercata nella realizzazione di un regime eco-fascista dove brutali battaglioni di "polizia verde", liberate le loro coscienze dall'"etica dello sciroppo", siano capaci di fare tutto ciò che è necessario. In Finlandia, i libri del Linkola sono best-sellers. Il resto del mondo non può chiaramente il suo tipo di medicina, come è risultato evidente quando il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo su Linkola nel 1995. Una pila di lettere d'odio è venuta dai cristiani del porgi-l'altra-guancia, madri affettuose e addolorati benefattori. Un lettore ha protestato, "i sinceri fautori dello spopolamento dovrebbero dare l'esempio per tutti iniziando da se stessi". La risposta del Linkola è molto più logico: "se ci fosse un tasto che potessi premere, sacrificherei me stesso senza esitazione, se ciò significasse la morte di milioni di persone". Quello che segue è il più importante testo di Linkola ad essere tradotto in inglese. È un capitolo dal suo libro del 1989 Introduzione al pensiero degli anni '90.


Che cos'è l'uomo? "Oh, chi mai sei tu Uomo?" usavano chiedere i poeti dei tempi andati. L'uomo può essere definito in molti modi, ma per delineare la sua più significativa caratteristica, può essere descritto in una parola: troppo. Io sono troppo, tu sei troppo. Siamo 5 miliardi - un numero assurdo, enorme, e sempre in aumento... La biosfera della terra potrebbe sostenere una popolazione di cinque milioni di mammiferi, dando loro il cibo necessario e le frattaglie che producono, così che possano esistere nella loro nicchia ecologica, vivendo come una specie fra molte, senza danneggiare la ricchezza di altre forme di vita.
Che significato hanno queste masse, che utilità hanno? Quale nuovo significativo contributo è portato al mondo dalle centinaia di società umane simili l'una all'altra, o dalle centinaia di identiche comunità esistenti presso queste società? Che senso ha il fatto che ogni piccola cittadina finlandese abbia la stessa varietà di officine e negozi, un simile coro di uomini e un simile teatro municipale, tutti intasanti la superficie della terra con le loro fondamenta e lastre di asfalto? Costituirebbe una perdita per la biosfera - o per l'umanità stessa - se l'area di Äänekoski non esistesse più, e invece in questo stesso luogo ci fosse un irregolare e vario mosaico di paesaggi naturali, contenente migliaia di specie e declinante in pendii di alberi antichi e primitivi, e finendo con lo specchiarsi sulla superficie liscia del lago Kuhmojärvi? O sarebbe realmente una perdita se un piccolo gruppo di cittadine sparisse dalla mappa - Ylivieska, Kuusamo, Lahti, Duisburg, Jefremov, Gloucester - e la selva le sostituisse? Cosa dire riguardo il Belgio? Che utilizzo facciamo di Ylivieska? La domanda non è particolarmente raffinata, ma è rilevante.
E l'unica risposta non è che, forse, non hanno utilità questi posti - ma piuttosto che la gente della città di Ylivieska ha un suo motivo: vive là. Non sto semplicemente parlando dell'inaridimento della vita dovuto all'esplosione demografica, o che la vita e il ritmo respiratorio della terra soffrano per le feconde, metaboliche oasi verdi di cui hanno ovunque un urgente bisogno, fra le zone segnate dall'uomo. Io voglio dire inoltre che l'umanità, schizzando e partorendo da se stessa tutte queste sbavanti moltitudini produttrici di sporcizia , nel processo soffoca e infama la sua stessa cultura - un qualcosa in cui gli individui e le comunità devono spasmodicamente cercare il "senso della vita" e creare un'identità per se stessi attraverso semplici discussioni infantili. Ho speso un'estate viaggiando in Polonia in bicicletta. È un bel paese, dove piccoli bambini cattolici, deliziosamente carini, quasi interamente vestiti in seta, sbucavano da ogni angolo. Leggo da un opuscolo di viaggio che in Polonia la percentuale di popolazione perita nella seconda guerra mondiale è stata più alta di ogni altro paese - circa sei milioni, se la mia memoria non m'inganna. Da un'altra parte nell'opuscolo ho calcolato che dalla conclusione della guerra, l'aumento della popolazione ha compensato la perdita di almeno tre volte nell'arco di quarant'anni...
Nel mio viaggio successivo, sono stato nella città maggiormente bombardata al mondo, Dresda. Era terrificante nella sua bruttezza e sporcizia, martellata fino al soffocamento - un nido inquinato e riempito di fumo, in cui la prima impressione spontanea era che un'altra vaccinazione dal cielo non avrebbe fatto alcun danno. A chi mancano tutti i morti della seconda guerra mondiale? A chi mancano i venti milioni giustiziati da Stalin? A chi mancano i sei milioni di ebrei? Israele soffre di sovrappopolamento, in Asia minore la sovrappopolazione genera lotte per dei miseri metri quadri di sporcizia.
Le città nel mondo intero sono state ricostruite e riempite fino al limite di gente diverso tempo fa, le loro chiese e i monumenti ristrutturati di modo che la pioggia acida abbia qualcosa di cui nutrirsi. A chi manca l'inutilizzato potenziale procreativo di tutti i morti nella seconda guerra mondiale? Il mondo sente forse la mancanza di altre cento milioni di persone, al momento? Vi è scarsità di libri, canzoni, film, cani in porcellana, vasi? Non sono sufficienti un miliardo di abbracci materni e un miliardo di nonne dai capelli argentei? Tutte le specie hanno una capacità riproduttiva sovradimensionata, altrimenti rischierebbero di estinguersi in tempi di crisi, a causa del variare delle circostanze. Alla fine è sempre la fame che costringe a osservare un limite alla dimensione di una popolazione. Un gran numero di specie hanno meccanismi autoregolatori di controllo delle nascite che prevengono la caduta in situazioni di crisi e sofferenza per fame. Nel caso dell'uomo, tuttavia, tali meccanismi - una volta trovati - sono semplicemente deboli e inefficaci: per esempio, l'infanticidio su piccola scala praticato dalle culture primitive. Durante il suo relativo sviluppo evolutivo, il genere umano ha sfidato e allontanato la linea della fame. L'uomo è stato un selezionatore davvero esagerato e decisamente animalesco. L'umanità produce nello specifico grandi figliate sia in condizioni difficili e sfavorevoli, come ovviamente presso i segmenti più prosperi della popolazione. Gli umani si riproducono abbondantemente nei tempi di pace e ancor di più nell'immediato dopoguerra, per un particolare carattere di natura. Si può dire che i metodi difensivi dell'uomo sono senza efficacia rispetto alla fame nel controllo della crescita demografica, ma i suoi metodi offensivi per spingere la linea della fame lontano dalla popolazione in crescita sono enormemente efficaci.
L'uomo è estremamente espansivo - fondamentalmente in quanto specie. Nella storia del genere umano noi testimoniamo la lotta disperata della Natura contro un errore della sua propria evoluzione. Un antico e precedentemente efficace metodo di contenimento, la fame, iniziò gradualmente a perdere la sua efficacia, mentre progredirono le abilità tecnologiche dell'uomo. L'uomo aveva emancipato se stesso dalla sua nicchia e iniziò a prendere più e più risorse, spostando altre forme di vita. Allora la Natura comprese la situazione, capì di aver perso il primo round e cambiò strategia. Utilizzò un'arma che non era stata capace di impiegare quando il nemico era sparso in numeri contenuti; ma che ora era tanto più efficace contro la densa proliferazione delle truppe nemiche. Con l'aiuto dei microbi - o "malattie infettive" come l'uomo le chiama, nel linguaggio della sua propaganda - la Natura combatté testardamente per due mila anni contro l'umanità e realizzò molte vittorie brillanti. Ma questi trionfi rimasero localizzati, e sempre più ineluttabilmente hanno assunto il sapore di azioni di retroguardia. La Natura non era stata capace di distruggere il grado di umanità a cui gli scienziati e i ricercatori avevano lavorato, e nel frattempo erano riusciti a privare la Natura del suo arsenale.A questo punto, la Natura - non possedendo più le armi per ottenere la vittoria, ma ancora assolutamente vitale e conservando la sua autostima - decise di concedere una vittoria di Pirro all'uomo, ma nel senso più assoluto del termine. Durante l'intera guerra, la Natura mantenne la sua particolare connessione col nemico: entrambi si erano divisi le stesse fonti di rifornimento, bevendo dagli stessi ruscelli e mangiando dagli stessi prati. Senza riguardo al corso della guerra, una permanente condizione di legame prevalse a questo punto; per il tempo che il nemico non riuscì a conquistare le risorse per sé, la Natura ugualmente non ebbe la capacità di prenderle dalle grinfie dell'umanità. L'unica opzione rimasta era la politica della terra bruciata, che la Natura aveva già conosciuto in piccola scala durante la fase microbica della guerra, e che decise di condurre alle estreme conseguenze. La Natura non si è arresa alla sconfitta - l'ha chiamata un pareggio, ma al prezzo dell'autosacrificio. L'uomo non era, dopo tutto, un esterno, autonomo nemico, ma piuttosto il suo stesso tumore. E il destino di un tumore prevede che muoia con il suo stesso ospite. Nel caso dell'uomo - che siede al vertice della catena alimentare, e tuttavia manca dell'abilità di ridurre sufficientemente l'aumento demografico - potrebbe sembrare che la salvezza si trovi nella tendenza all'uccisione del vicino. L'istituzione tipicamente umana della guerra, con il relativo massacro di umanoidi, sembrerebbe contenere una base per l'auspicabile controllo della popolazione - così è, se non portentosamente contrastato, poiché non vi è cultura umana in cui le femmine giovani partecipino alla guerra. Quindi, persino una grande diminuzione di popolazione come conseguenza della guerra interessa soltanto i maschi, e dura per un periodo veramente ristretto in una generazione. La generazione successiva è più forte, e per la legge naturale del "boom delle nascite" è persino più numerosa, mentre le femmine sono fecondate da un numero ristretto di maschi. In realtà, l'evoluzione della guerra, poichè difettosa, è stata ancor più negativa: nelle fasi iniziali del suo sviluppo vi erano molte guerre di un tipo che spazzavano via un moderato numero di civili. Ma per una tragicomica contorsione dell'umano destino, al punto stesso in cui l'istituzione della guerra è sembrata capace di portarsi via quantità significative di donne fertili - come preannunciato dai bombardamenti di civili nella seconda guerra mondiale - la tecnologia militare è avanzata in modo tale che le guerre in larga scala, quelle con la capacità di provocare un sostanziale impatto demografico, sono divenute impossibili.

mercoledì 11 giugno 2008

Di Satanisti, Preti e Giornalisti





Nella tradizionale caratterizzazione medievale, Satana viene dipinto come il Signore delle Illusioni, sovrano dell'effimero e del profano. Dovremmo concludere in base a questo mitema, che le redazioni dei giornali italiani sono letteralmente invase da satanisti; seguaci del credo illusorio, preda di visioni sabbatiche in cui erbe magiche e pozioni sono sostituite con sigarette e la fiamma crepitante del fuoco con gli schermi luminescenti dei pc. Materiale infiammabile il satanismo quando si lega, sensatamente o forzatamente, alla cronaca nera, perché si porta dietro (e dentro) quasi ontologicamente confusione, morbosità, oscurità diffusa, impulsi omicidi e pruderie sessuale, elementi che mescolati tra loro mandano in visibilio il voyeuristico e ipocrita pubblico italiano.
Non a caso, nella scelta dei titoli sparati a caratteri cubitali e nelle parole, nei termini, nelle aggettivazioni a prevalere è sempre un sensazionalismo laido che farebbe sfigurare un naziporno anni settanta, roba davvero di "calde notti dei satanisti" e simili amenità le quali potrebbero pure strappare un sorriso se non fossero ideale ed ennesima conferma della idiozia italica. Un satanista certificato, Anton La Vey, fondatore della Chiesa di Satana e autore, ex multis, della Bibbia Satanica ha scritto che la stupidità dovrebbe essere dolorosa, e come non dargli ragione alla luce dei recenti sviluppi ?
Il fatto criminale in sé è ancora nebuloso, dai contorni liminali e sfocati, in via di acclaramento; eppure come al solito le fasi investigative ormai devono essere celebrate sulle pagine dei giornali, di modo che le condanne possano arrivare a mezzo stampa ancora prima del dibattimento e della sentenza.

E c'è ancora chi osa parlare di tempi lunghi per i processi! Lasciate che se ne occupino i giornalisti e vedrete quanta celerità, e sarà pure più divertente la giustizia colorata con le tinte scure dell'esoterismo e dell'erotismo gotico. I resti di una ragazza vengono ritrovati presso una piazzola di sosta dell'autostrada A1, in località Villanecchio, la si deve identificare, si deve acclarare come sia morta, e nonostante il quadro complessivo sia men che chiaro ecco i mass media iniziare a macinare le ossa collettive di tutto un ambiente buttando sul tavolo le solite decostruzioni di bassa sociologia.
Ironia (nera) della sorte, il giorno prima che questa notizia divenisse di pubblico dominio su Rai3 è andata in onda una delirante puntata di Enigma, programma di "approfondimento" (aggiungere altre virgolette a piacere) condotto dall'ineffabile Corrado Augias; durante le due orette di trasmissione, siamo stati ammorbati dalla solita stereotipata ed ormai avvilente (per l'intelligenza umana principalmente) vulgata intessuta di rock satanico, backward masking, paranoie cospirazioniste a base di internazionali del crimine satanico, sacrifici umani, Hitler, giochi di ruolo, Charles Manson e via dicendo.

Su quanto siano infondate queste voci, spesso create ad arte da raggruppamenti di fondamentalismo cristiano, ho scritto in abbondanza, tra i vari SATANA AD OGNI COSTO (su questo blog) consultabile in via di massima per una prima confutazione con tanto di bibliografia di riferimento delle principali paranoie. Di Augias, dicevo; innanzitutto i miei complimenti per la corte dei miracoli di cui si è circondato, sedicenti esperti di messaggi subliminali, esorcisti paranoidi che vedono la musica rock come eminentemente propedeutica alla cerimonia satanica, il prezzemolino del postal market filosofico Umberto Galimberti. Impagabili i servizi in cui si sono riesumati (rievocati, verrebbe da dire, ma suonerebbe troppo satanico) delitti seriali, messe nere abbastanza folkloristiche e usate giusto per titillare la morbosità sessuale degli spettatori ben disposti ormai a masturbarsi il cervello tra un Tommy e Cogne ed Erba, addirittura il tentativo papale di esorcizzare (rigorosamente a distanza…) Hitler visto come l'incarnazione del Demonio.
L'aspetto più incredibile è che nonostante si tratti di palesi, acclarate puttanate molta gente se le beve senza traccia di minimo giudizio critico; non a caso, dalla funesta unione di satanismo e abuso minorile nasce tutto un filone di paranoie alla Rignano Flaminio, paranoie strumentalmente indirizzate da certe discutibili associazioni che lottano contro la pedofilia…e che in realtà, sembrano pensare più alla loro visibilità con tanto di ritorno economico piuttosto che alla effettiva tutela dei minori.
Ma passiamo all'analisi di alcuni articoli.
Cominciamo subito con un titolo de La Nazione, il quotidiano fiorentino che sta cavalcando la tigre in modo spietato:


Nell'album segreto dei satanisti c'è anche un cadavere scarnificato


Esordio che più esplicito non potrebbe essere, direi…album segreto, satanisti e cadavere "scarnificato" (non un mero cadavere, si deve aggiungere subito un particolare raccapricciante); poi si prosegue con un ancor più esplicito


Viaggio negli orrori della setta satanica sgominata dalla squadra Mobile: ossa, messe nere, calendario dei sacrifici.


L'articolo in effetti è assolutamente impagabile, come d'altronde lascia intendere un sottotitolo che promette un viaggio negli orrori. Potrebbe essere altrimenti? La prosecuzione ha come incipit l'arcistrumentalizzato passo dell'Apocalisse contenente la nota questione simbolico-numerologica del 666.

Apocalisse, versetti 13:18: "Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della Bestia: essa rappresenta un nome d'uomo. E il suo numero è il 666


Il giornalista, con piglio geniale degno del migliore surrealismo bretoniano, propone subito un accostamento sconcertante:


La Bestia, l'Anticristo, è il 666. E chi crede alla 'cabala nera' non potrà fare a meno di notare che l'operazione della Mobile è iniziata alla sesta ora del sesto giorno del sesto mese dell'anno: ancora 666.


Quindi, tutto sommato e seguendo il ragionamento del giornalista, pure i poliziotti sarebbero dei cripto satanisti o quanto meno degli esoteristi visto che per la loro operazione han scelto una data così carica di significato magico. Curioso davvero che un dark, un gotico un metallaro, un qualunque giovane non particolarmente avvinto dal modello esistenziale alla Uomini & Donne debba rendere conto di qualunque forma di sotteso esoterico, musicale, letterario, vedendosi analiticamente decostruito sin nell'intimo delle scelte di vita quotidiana mentre il bravo e probo cittadino può coltivarsi le peggiori passioni senza che solerti saggisti ci scrivano sopra fior di minchiate come quelle sopra menzionate.
L'operazione di polizia è abbastanza estesa; 23 perquisizioni, 4 arresti, una parte consistente di Toscana (in prevalenza nel quadrante Firenze-Pistoia-Prato) messa a soqquadro, gli indagati giovani dark di età comprese tra i 20 ed i 28 anni…e proprio nella descrizione degli indagati (che dovrebbero presumersi innocenti fino a sentenza di condanna passata in giudicato, ma evidentemente la presunzione di innocenza è concetto estraneo alla "cultura" dei pennivendoli) l'articolo riprende il suo tono morboso, scendendo in arditi voli lombrosiani. Il capo della presunta setta viene descritto come "carismatico e feroce", secondo lo schema rodato di un guru folle e satanizzato alla Charles Manson le cui gesta non possono che sfociare nel crimine.
La vittima, i cui "resti scarnificati" son stati rinvenuti ai margini della frequentata autostrada, sarebbe una prostituta est-europea dell'approssimativa età di venticinque anni, il cui omicidio avrebbe costituito momento apicale di una ritualità satanica; gli inquirenti sarebbero arrivati a questa conclusione ricostruttiva dopo aver pedinato alcuni noti esponenti della scena dark fiorentina e avrebbero raggiunto la strabiliante conclusione della esistenza di un Inner Circle (che fa tanto black metal norvegese anni '90) all'interno del quale si sarebbe conosciuto questo inquietante particolare della morte della prostituta. Il giornalista ovviamente non si fa mancare dettagli come la marca della birra preferita, Delirium Tremens e vaghi riferimenti all'Assenzio che fa sempre tanto debauche…


Però il suddetto e solerte pennivendolo poi scrive


giovani seguaci di Manson o di Eminem. Il denominatore comune di tutti i perquisiti, infatti, è proprio quel tipo di musica. Quello che gli esperti chiamano un 'satanismo acido'


Sono una persona che non ama le rigide diversificazioni di genere, le etichette, le categorie, ma a tutto c'è un limite; Eminem esponente di spicco della scena dark o gotica non si può davvero sentire. Sarà lieto il giornalista di sapere che esiste un genere di musica che va sotto il nome di "hip hop", e che si tratta di un genere stilisticamente e concettualmente agli antipodi dei generi veramente "oscuri"…ellittici, sussurrati, spirituali questi ultimi, espliciti, metropolitani i primi.
Segue poi la consueta decostruzione della fenomenologia satanica, feste, riti, giorni sacri da santificare, la parafernalia estetica di drappi, candele nere, oggetti "macabri". Non manca, oggettivamente come potrebbe?, un accenno alla pedopornografia, visto che nella casa di un 23enne si è rinvenuta una certa quantità di non meglio precisato materiale pedofilo. Non manca nemmeno la solita sparata anti-internet, visto che il giornalista ci comunica


per comunicare tra loro si servono di chat difficilmente controllabili anche dagli esperti della Polposta. Luoghi di incontro per i loro riti sono le chiese sconsacrate, soprattutto quelle lungo la statale che porta da Firenze a Bologna.


Con buona pace de La Nazione, le polizie postali di mezzo mondo sono in grado di de-crittografare potentissimi software usati da gruppi pedofili (e spesso di derivazione KGB), figuriamoci se possono incontrare difficoltà nello scovare una chat nascosta…e poi quali sono queste chat? MSN ?
Altro articolo degno di nota, perché costituisce una sorta di analitica e "ragionata" analisi della storia di questo gruppo satanico, vede la luce sempre in data 8 Giugno, sempre su La Nazione. L'atto fondativo, quasi a livello statutario, dell'ensemble satanico si situa


frequentando feste dark negli ambienti vicini al club Decadence di Bologna e in altri eventi simili in Toscana come la Nuit de Sade (la notte del Marchese de Sade) che si svolge in Lucchesia o la 'festa delle bambole' nella villa Scarfantoni a Montemurlo (Prato). A queste feste si può entrare solo con invito riservato; vi partecipano anche 500-600 persone alla volta.


Quale che sia il giudizio individuale, di gusto, su queste serate, sulle persone che le frequentano, sui generi musicali proposti, NON è possibile stabilire un qualunque nesso teleologico tra la frequentazione di determinati locali e/o l'ascolto di alcuni generi musicali e la commissione di attività criminali. Naturale che per l'assopita e sessuofobica opinione pubblica sapere che i satanisti si riunivano in club dove si può anche vivere una sessualità di matrice BDSM o fetish, in cui si pratica la body art, o si ascoltano ritmi elettronici o genericamente oscuri diventa un autentico shock culturale…uno shock che però accende di una luce nuova la descrizione, la rende fruibile a livello meta letterario polarizzando l'attenzione del lettore su particolari inutili. A dar retta a La Nazione, Decadence e Nuit de Sade opererebbero come vero e proprio "consiglio di amministrazione" dei gruppi satanici, con addirittura "invito" necessario che fa tanto massoneria o Fidelio alla Eyes Wide Shut (ed oggettivamente non mi risulta sia nemmeno vero…), un Arengo di discussione e meeting-point per squinternati nero-vestiti pronti ad inebriarsi, fare sesso violento e ad ammazzare qualcuno; che personalità border-line possano frequentare queste serate non lo metto in dubbio, ma personalità borderline frequentano anche lo stadio, il cinema, le usuali discoteche, i parties esclusivi, qui il discrimine è l'atteggiamento generale, l'estetica, le tematiche affrontate che, suonando agli occhi dei profani come "estreme", diventano sinonimiche di "crimine".
Pure La Repubblica non ci va leggera, sparando ad alzo zero


dopo l'orgia una donna è stata uccisa


Nemmeno Jean Rollin o Amando de Ossorio avrebbero saputo trovare di meglio, per rendere in perfetta crasi il binomio Eros/Thanatos in salsa gotica; il giornalista qui passa in rassegna il diario di una delle ragazze fermate in cui è dato leggere


«Qualche tempo fa abbiamo fatto un rito satanico. C..è stata un..orgia alla fine della quale una donna è stata uccisa».


Curiosa la modalità attraverso cui la polizia è venuta a sapere dell'esistenza del diario:


E.. rimasto sconvolto il padre di una ventenne che vive nel Mugello quando ha letto queste parole nel diario della figlia. L..uomo ha portato la pagina alla polizia permettendo agli uomini della squadra mobile fiorentina di imboccare una pista che potrebbe risolvere un mistero risalente a due anni fa.


Di madri e padri sconvolti ne ho conosciuti parecchi, tutti quelli dei miei amici a cui capitava di leggere i miei scritti. Ricordo che una volta una di queste madri si presentò a casa mia reggendo tra le mani, con aria schifata nemmeno fosse un kleenex sporco di sperma, uno dei miei scritti che avevo fotocopiato ad uso di questa mia amica gotica; la madre in questione chiese a mia madre se sapesse di quanto deviato e malato fosse suo figlio, e lo chiese col tono tipo logicamente ascrivibile a tutte le domande retoriche e latamente apodittiche. Ai miei genitori oggettivamente è sempre importato poco di cosa scrivessi o di quali turbe potessi soffrire, certo magari avrebbero preferito vedermi alle prese con bucoliche visioni alla Artemisia Gentileschi o, per rimanere proprio in ambito letterario, con delicati arzigogoli manzoniani…in fondo come gran parte della loro generazione, il tormento letterario di cui son consapevoli è quello di Leopardi o la pargoletta mano di pascoliana memoria, già l'INNO A SATANA di Carducci li avrebbe messi a disagio, pur tuttavia non essendo dei bacchettoni o dei moralisti contriti e di cilicio vestiti non mi hanno mai messo i bastoni tra le ruote. Eppure a dar retta a sociologi, certi opinion-makers, preti, soloni televisivi, tuttologi assortiti la mia stessa personalità finirebbe per essere ben peggiore e temibile di quella dei satanisti della vicenda in esame…la mia smodata passione per i serial killer, per la pornografia, la partecipazione alla community BDSM, l'amore per Crowley e Spare, una certa scrittura deviante, e soprattutto la chiara volontà di non dover giustificare agli occhi degli altri le mie passioni e ed i miei capriccetti; seguendo le linee guida del ragionamento moralistico debordante dalle pagine dei giornali, dovrei essere peggio di Ted Bundy, eppure che io sappia non solo non ho mai ammazzato nessuno né desiderato farlo, ma nemmeno posso dire di aver mai intenzionalmente arrecato danni o dolore ad altre persone (ovvio, il bdsm non conta)…mi vien ancor più ridere, ma è riso decisamente amaro, se questi censori pubblici assisi sui loro troni avessere chanche di sentire o leggere le conversazioni che intrattengo con la mia ragazza, son certo finiremmo direttamente in prima pagina visto che lei poi ha pure frequentato il Decadence e, orrore orrore, ha tatuato un pentacolo satanico. Questo, ovvio, rende lei e rende me due spietate bestie (di Satana?)…La legittima preoccupazione di un genitore è ben altra cosa dalla costruzione di teoremi satanizzanti in cui si mescola esoterismo alla buona, musica elettronica estrema, sessualità fetish, molto spesso un genitore lontano dalla piena comprensione della vita del figlio o della figlia non comprende o non accetta la dimensione funzionale e catartica della scrittura, non vede perché non porta dentro di sé quel fuoco creatore che ti obbliga a mettere parola dietro parola, senza sosta. Intendiamoci, i ragazzi di cui si parla nella notizia potrebbero pure essere degli assassini, ma il punto non è questo (ferma rimanendo la presunzione di innocenza); il punto è che quando la cronaca nera si sposa a determinati elementi folklorici, come appunto l'estetica gotica, certa musica, ogni capacità di approccio critico alla notizia si smarrisce per via e si imboccano strade che conducono direttamente alla pornografia emozionale e alla dark fantasy. Perché il volgo non vuol essere davvero reso edotto, non vuole conoscere né capire, cerca piuttosto una gratificazione carnale, vuole la carne delle nuove vittime sacrificali e la paranoia satanica rappresenta la summa di tutto quel che di abietto esiste; il vaticano-centrismo, inteso proprio come estensione di dominio politico e culturale sulla vita sociale italiana, implica che l'avversario di Dio venga messo, spesso a sproposito, dentro ogni questione.
L'Espresso, ripercorrendo gli "otto anni satanici del gruppo dark", non manca di proporre una ragnatela di ipotesi investigative le quali ricollegano tra loro una lunga sequenza di delitti irrisolti; come insegna la vicenda delle Bestie di Satana, un nuovo pericoloso reato inizia a farsi strada, l'istigazione al suicidio. Non propriamente di nuovo conio come fattispecie normativa, ma assai poco utilizzata stante la sua fumosità; dopo che la Corte Costituzionale nei primi anni ottanta, in seguito alla notoria e controversa vicenda di Aldo Braibanti, espunse dal dato codicistico il reato di plagio, diventa ancora più difficile immaginare quali casi potrebbero integrare un caso di istigazione al suicidio. Si dovrebbe trattare di una sistematica ininterrotta sottoposizione a dominio psichico, di modo da alterare la personalità altrui e quindi poterla orientare, ma dal punto di vista concretamente probatorio sarebbe impossibile dimostrare la sussistenza di un nesso causale tra dominio psichico e gesto suicida (o omicida). Il concetto stesso di "cattivo maestro" non a caso nasce in un periodo di particolare infelicità normativa, quando la superfetazione legislativa dell'emergenza non si curava degli elementari diritti della difesa e della coerenza strutturale dei reati; quindi l'idea che qualcuno possa esercitare una influenza così penetrante e cogente da compiere reati a "mezzo di altra persona" posta in stato di soggezione assoluta è abbastanza malsana. Gli unici veri cattivi maestri di tutta questa vicenda sono i moralisti da salotto televisivo, gli intellettuali snob, i prezzolati dei vari gruppi anti-plagio e anti-sette, esorcisti, tutte persone che fabbricano continuamente il Male e i Demoni per non rimanere disoccupati...

domenica 1 giugno 2008

Il Giorno del Sangue - Day of Blood



L'altro giorno ho avuto modo di vedere, toccare con mano e (parzialmente) leggere Day of Blood , la monografia in italiano su Blood Axis; le premesse sono incoraggianti, in commercio dovrebbe uscire tra la settimana prossima e quella dopo.

# Softcover: 226 pages (heavy illustrated)
# Size: large format (mm. 190 x 240 x 15)
# Language: italian (interview in english/italian text)
# Publisher: occidental congress
# Catalog number: ufd-9808-01
# Limited edition: 500 copies
# Price: € 25,00 (plus postage)
# Publication date: june 11, 2008 (questo prendetelo con le molle, perchè alcuni distributori iniziano a smerciarlo dalla settimana prossima)

Table of Contents
# prefazione
# introduzione
# cambridge anno zero
# se tutta l'arte è propaganda
# il vangelo dell'asse
# blót in europa
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In mezzo, il Fiume verde


Gary Ridgway, uno dei più noti serial killer nella storia degli Stati Uniti, è stato arrestato nel 2001 per gli omicidi di 48 donne tra il 1981 e il 2001. In cambio della vita, Ridgway ha riconosciuto, reo confesso, tutti gli omicidi attribuitigli e ha dato al procuratore distrettuale una descrizione dettagliata della sua furia omicida.Il suo metodo era semplice: dava un passaggio alle donne, sempre delle prostitute, le portava a casa o in un luogo appartato, le uccideva e lasciava i loro corpi nel fi ume Green River vicino a Seattle,Washington. Mantenendo in apparenza una vita normale tra un omicidio e l'altro, Ridgway non avrebbe mai pensato che le sue azioni gli si sarebbero ritorte contro e avrebbero portato alla sua cattura.Adesso preparatevi ad entrare nella mente di un killer... e uscirne vivi.

Il suddetto film è diretto da Uli Lommel (già attore feticcio di Fassbinder), il Genio assoluto che ha realizzato TENDERNESS OF THE WOLVES e il raramente visto e pluri-condannato KILLER PICKTON, vere gemme per deviati mentali basati su casi di brutale cronaca nera.