sabato 16 giugno 2007

Così è cominciata



Nel futuribile manga "AKIRA" (poi trasfuso in un film/anime di grande successo), ideato e realizzato dal geniale Otomo Katsuhiro (autore anche tra gli altri del godibile "The Legend of Mother Sarah") una umanità disperata e sconvolta tenta di riacquisire una dimensione esistenziale in una civiltà annientata dall'olocausto nucleare.

Tra cimiteri post-industriali, carcasse e relitti di aerei e navi da combattimento e opachi neon di sibilline e crepuscolari metropoli, alcuni giovani vanno alla ricerca del senso della loro stessa vita e in una scena rivelatoria si trovano davanti il motivo che ha generato la guerra nucleare, sconvolto il loro mondo e che li ha catapultati in una avventura cupa e distopica. Un murales rosso sangue li avverte So It's Begun (Così è cominciata).

Racconta un professore universitario giapponese, citato nel bel libro "La bambola e il robbottone" di Gomarasca, che durante una visita alla città di Sarajevo, in piena guerra, aggirandosi tra case devastate, palazzi a colabrodo, cadaveri disseminati sul selciato, si trovò davanti una scena che avrebbe realmente cambiato la sua vita e la sua percezione del reale; su un muro, recinzione di un impianto industriale bombardato, troneggiava la scritta So It's Begun tracciata in vernice rossa ed accompagnata da un murales raffigurante Akira ed i suoi compagni. Il professore rimase immobile, a guardarlo, inebetito. Come se una porzione occulta della sua fantasia avesse fatto irruzione nel mondo reale.

La traslazione dal piano della fantasia a quello, più doloroso ed incerto, della realtà dovrebbe suggerire come ha effettivamente suggerito al professore giapponese che esiste uno scarto (che noi generalmente percepiamo) tra una pura idea e la realtà fattuale; è in quello scarto che risiede la consapevolezza di vivere una mera fantasia o, al contrario, il senso pesante della vita reale. Come il manga divenuto realtà non è profezia ma contestualizzazione della fantasia in un contesto estremamente, ed emotivamente, reale come la guerra (in cui tutto è amplificato e sublimato), così noi ci troviamo a vivere circondati da persone che hanno perso ogni capacità di discernimento tra falso e vero, tra ologramma e fattore originante, perchè quello scarto non diventa più possibile sentirlo; e ad un certo punto, la persona che dovesse vedere il murales di un manga o di un fumetto non sentirebbe più un detournamento ma crederebbe, oggettivamente, di vivere nel manga o nel fumetto.

Molti ormai vivono in un fumetto. E' chiaro. Specificamente, fumetti e avventure in cui non esiste sfumatura alcuna ed i personaggi sono dicotomicamente divisi tra buoni assoluti e cattivi altrettanto assoluti. Un mondo di certezze, di giustizia incarnata, e a senso unico. Non esiste più una giustizia o la giustizia bensì LA Giustizia, perchè il loro è un mondo popolato appunto di assoluti, di fede incrollabile, di dogmi, e chi condivide e si adegua o sposa la causa è legittimato ad esistere. Tutti gli altri invece diventano beceri fiancheggiatori del male, perdono il diritto di potersi definire esseri umani, vanno annoverati tra i colpevoli o tra i collaborazionisti; esiste un luogo, digitale, lontano da questo dove la guerra è cominciata da tempo, un luogo in cui non esiste sfumatura, non esiste grigio, ma tutto diventa necessariamente o Bianco o Nero. E se entri lì, se ti autorizzano ad entrare è solo per prendere parte al tripudio festante e alla parata.

E' da un pò di tempo ormai, sin da quando Marco Dimitri venne accusato e arrestato per crimini orribili (salvo poi essere scarcerato e prosciolto da ogni accusa, non prima ovviamente di essersi fatto un bel pò di galera; consiglio in proposito la lettura dei libri "Lasciate che i Bimbi" a firma collettiva Luther Blissett e "Dietro lo Specchio Nero" di Isabella Lai , entrambe crude ricostruzioni della vicenda, scomode e coraggiose) che mi interrogo su certi meccanismi che definire giudiziari mi sembrerebbe scorretto, forse paragiudiziari rende meglio l'idea. Mi riferisco a quel perverso meccanismo di suggestioni a catena, il cortocircuito in cui sensazionalismo mediatico, esibizionismo di certa magistratura, credulità popolare e professionisti del panico sociale stritolano e macinano le ossa di qualche poveraccio che diventa, automaticamente, colpevole per il solo fatto di essere accusato. In spregio ad ogni garanzia costituzionalmente tutelata, si rovescia il principio della presunzione di innocenza fino a farne una gravosa versione di presunzione di colpevolezza in cui l'indagato vede gravarsi sulle spalle il peso dell'onere probatorio.
Nel luogo in cui nessuno nutre dubbi, Dimitri, nonostante le assoluzioni con formula piena, continua ad essere un colpevole. Uno che si è "salvato" dalla galera perchè godeva degli appoggi giusti, aveva magari l'avvocato potente, o magari è stato proprio il Demonio che lui dice di adorare a trarlo d'impiccio. In quel luogo, appena ti si spalanca il portone del carcere oppure appena ti si notifica una denuncia tu diventi un Mostro. Un Orco, come amano dire loro. Giusto per precisare che da un lato ci sono gli uomini, dall'altro invece esseri mostruosi.

In quel luogo vorrebbero vedere applicata anche in Italia una legge come la Megan's Law, che consente alle autorità di rendere pubblici i nomi dei sex offenders (di modo che i vicini di casa sappiano chi gli vive nel circondario); la piccola Megan Kanka ha fatto una brutta fine, ammazzata da tal Jessie Timmendequas, ed i suoi genitori, comprensibilmente sconvolti dal dolore si sono messi a girare tutto il mondo (meno comprensibilmente) per veder legiferare leggi simili a quella che porta il nome del loro piccolo cucciolotto passato a miglior vita. Negli USA ogni Stato ha un suo registro centrale, in cui si procede al computo dei nominativi dei vari sex offender (che non necessariamente sono pedofili o violentatori, ci sono pure quelli da pacca sul culo), gli inconvenienti ovviamente non mancano; perchè a rigore il registro dovrebbe essere accessibile da pochi selezionati soggetti, come ad esempio i dirigenti delle scuole (per vedere se stanno assumendo un pedofilo...) ma poi nella realtà e grazie ai media i nomi circolano. E capita magari che un omonimo capiti un brutto quarto d'ora.

Nel luogo dove tutti hanno certezze (e mai nessun dubbio) il pensiero di portare lo stesso nome o il nome simile di un molestatore, di un Orco, è quasi risibile, perchè Dio non può averli forniti della stessa identità anagrafica di un losco e lercio predatore. In realtà varie vicende dimostrano il contrario.

In Inghilterra, la piccola Sarah Payne ha fatto una brutta fine. Grosso modo simile a quella di Megan. I genitori sconvolti hanno messo su una lunga laboriosa campagna di sensibilizzazione sui diritti dei bambini e contro la pedofilia, il che è giustissimo. Peccato che in questa campagna ci si siano buttati a corpo morto i giornali scandalistici, tra cui il News of the World; questo giornale in particolare da un lato ha patrocinato una campagna pubblica per l'adozione in Inghilterra di una legge simile alla Megan's Law (e si è arrivati addirittura al punto di far incontrare le due famiglie) e dall'altro ha attivato una sua autonoma iniziativa definita NAME & SHAME che consisteva, come credo riuscirete ad immaginare se sapete l'inglese, nel pubblicare fotografie, nomi e indirizzi di pedofili rimessi in libertà.

Il frutto di questa seconda campagna può essere letto sul Chicago Sun-Times del 31 Agosto 2000, sul Guardian del 6 Febbraio 2001, sul The Observer del 4 Febbraio 2001 o sull’ Independent on Sunday del 13 Agosto 2000 . Ovvero, l'invidiabile consenguenza di scatenare autentica guerriglia urbana, gerneralizzato clima di sospetto, di caccia alle streghe, di paranoie diffuse, linciaggi, ferimento e uccisioni di veri pedofili ma anche di semplici sospettati e innocenti scambiati per Mostri (magari perchè uno assomigliava alla foto o aveva il cognome tragicamente simile). Ovviamente il far sommessamente notare che se applicassimo logiche simili in Italia (con il grado di tutela della privacy che abbiamo) finiremmo per vivere nella giungla assoluta, guardandoci in cagnesco l'uno con l'altro (ma dove l'ho già visto quello? Non sarà per caso sul sito dei pedofili arrestati? già me l'immagino le occhiate torve ed indagatorie) e magari scannandoci, mi priva di ogni possibilità di accedere al luogo delle certezze assolute.

Ne sono ben consapevole. Ma non me ne dispiaccio.

Satana ad ogni costo


L'apocalisse , credetemi, non è il giorno in cui la meretrice di Babilonia emergerà dalla terra crepata e fumante, mentre in cielo prenderanno a volteggiare i quattro cavalieri ed i sette infranti sigilli cadranno in terra; l'apocalisse c'è già stata, precisamente il giorno in cui Satana è uscito dalle pagine dei libri teologici per approdare al centro delle indagini di polizia e nelle aule di tribunale, pronto a diventare involontario consulente di parte e merce per un florido business di libri, associazioni, film.
Convinti che dietro ogni fatto di cronaca nera si celasse lo zoccolo del Capro Nero dei Boschi, sempre più cittadini in questi ultimi anni hanno deciso di spegnere il cervello e di credere incondizionatamente alla vulgata che legittima l'esistenza dell'RSA (Ritual Satanic Abuse) ; scuole trasformate in lager di perdizione, messe nere condite con centinaia di sacrifici umani, giochi di ruolo ideati per adescare i poveri ragazzini impegnati tra un dungeon e l'altro ad accumulare cariche e tesori, messaggi subliminali inseriti a tradimento nei dischi di maggior successo (rock ed heavy metal, soprattutto) e mediante il presunto meccanismo psichico del backward masking decisi a condizionare la mente dell'ascoltatore (in argomento, vedasi l'autore antesignano di questa tendenza, J P Regimbal "Il rock ‘n Roll"), tombe profanate, cannibalismo e necrofilia.
Il momento in cui tutti questi elementi da filmetto gore low-budget si saldano e diventano caso di cronaca nera, e fondamento ideologico dell'RSA, coincide con i primi anni ottanta quando negli Stati Uniti esce un libro dal significativo titolo "Michelle Remembers"; l'autore è uno psichiatra esperto in antropologia esoterica africana e in disturbi della personalità, Lawrence Pazder , che durante le sue sedute di terapia con una certa Michelle Smith (la Michelle del titolo) si vede letteralmente spalancare le porte dell'inferno, con una vivida e cruda narrazione fatta di abusi minorili subiti dalla ragazza, sette sataniche, effrazioni tombali, incidenti misteriori e suicidi indotti. Nonostante molte delle indicazioni fornite nel testo siano da subito non verificabili e conducano ad uno strano sincretismo di rituali che uniscono tra loro Santeria, Palo Mayombe, satanismo stereotipico, effettaci pseudoporno, il libro viene considerato autentico.
E proprio da qui prende le mosse la base archetipica dell'RSA. Sette occulte e potenti, annodate ai gangli vitali della società, serial killer utilizzati come braccio armato per snuff movies, campi di addestramento nelle paludi dove istradare gli adepti alla commissione di atti omicidiari, e gli immancabili messaggi subliminali. Il testo viene adottato dalla Moral Majority e dai pastori fondamentalisti cristiani, in poco tempo la narrazione dubbia e non verificata diventa un dogma che produrrà come primo effetto pratico il caso della Scuola McMartin già analizzato in un post precedente.
Debbie Nathan e Michael Snedeker nel loro "Satan' Silence" hanno significativamente condotto una investigazione, passo dopo passo, su tutte le asserzioni di Michelle, cercando qualche riscontro oggettivo; il primo luogo visitato è il Cimitero di Victoria, cittadina della British Columbia in Canada, luogo in cui a sentire Michelle sarebbero avvenuti i primi abusi. La sorpresa è che il cimitero è completamente diverso rispetto alla narrazione, il mausoleo dentro cui sarebbe stata condotta per essere oggetto delle attenzioni speciali della Setta non esiste. L'unica costruzione monumentale sorge distante ed isolata, mentre nel libro è acclusa una foto che mostra "inequivocabilmente" che il Mausoleo sorgerebbe al centro del cimitero, circondato da cappelle votive, alberi e tombe. Non solo; i Satanisti del libro, sempre secondo Pazder e la sua paziente, avrebbero preso Michelle, l'avrebbero legata ad una macchina in compagnia di una donna morta e l'avrebbero fatta schiantare in strada. Nel libro sono riportate luogo e data del presunto incidente, ma consultando tutti gli archivi dei giornali e della polizia di Victoria gli autori di Satan's Silence hanno scoperto non esservi mai stato incidente automobilistico.
Nel quotidiano inglese The Mail on Sunday del 30 Settembre 1990, il padre di Michelle , Jack Proby, all'epoca settantaquattrenne rivela di aver fatto causa al dottor Pazder per diffamazione nei confronti della madre di Michelle, defunta e descritta nel libro come una delle officianti sataniche; il problema principale, dice Proby, è che Michelle ha effettivamente sofferto in gioventù a causa di rapporti familiari ben altro che idilliaci. E questo ci porta alla Recovered Memory Therapy, una tecnica di indagine psicoanalitica che ormai è stata scientificamente sbugiardata e che pure all'epoca dell'uscita di Michelle Remembers molti psicanalisti utilizzavano. Come ha avuto modo di confermare il Professor La Fontaine al giornalista inglese Damian Thomson, nell'articolo "The people who believe that Satanists might eat your baby," The Daily Telegraph del 22 Marzo 2002, "la pedofilia è la rappresentazione più potente del male nella società contemporanea" e non dovrebbe stupire che nell'immaginario collettivo essa si sia legata, o sia stata legata coattivamente, ad ogni ipotesi di non conformismo religioso ed ideologico.
La Recovered Memory Therapy va di pari passo con la Multiple Personality Desorder, questa pure messa pesantemente sotto accusa quando ci si è resi conto che i disturbi emotivi, personali e comportamentali diminuivano sensibilmente quando il paziente veniva separato dal suo terapeuta (come dimostrato, ex multis, da Russ Dewey nel suo "Reasons for Caution about Diagnosis of MPD / DID" e da J.M Feldman in "Stranger Than Fiction: When Our Minds Betray Us"). In linea di massima, la terapia induceva una serie continua di suggestioni a catena che portavano ad una radicalizzazione delle "memorie" costruite dal paziente e , implicitamente o esplicitamente, condizionate dal terapeuta.
Subito dopo il successo di Michelle Remembers, i furono decine di altri libri in tema, tutti a cura di autori dell'area fondamentalista cristiana, tra cui da citare "Satan's Underground: The extraordinary story of one woman's escape" di Lauren Stratford & Johanna Michaelson e "He came to set the captives free" di Rebecca Brown.
Questi libri si contraddistinguono per i toni urlati, le descrizioni quasi splatter e culturalmente terroristiche e soprattutto per una mancanza assoluta di citazioni di fonti e di riscontri oggettivamente verificabili. Ciò nonostante grazie a seminari tenuti da sedicenti esperti e frequentati da volenterosi educatori e assistenti sociali, l'idea che il network satanico esistesse e fosse dedito ad abusi sistematici, stupri e uccisioni si diffuse come un virus (e grazie pure alla morbosità dei Media).
Ovviamente l'idea che il Male sia patrocinato dal Diavolo, oltre ad essere accurata scelta di marketing, è anche un fattore di controllo sociale e di consolazione dei probi cittadini che la mattina potranno svegliarsi candidi e puliti sapendo che omicidi, violenze, sparizioni non sono operate da persone "normali" ma da seguaci del Capro Nero. La pervasività del mito persiste, nonostante le clamorose sconfitte che i seguaci della esistenza dell'RSA hanno subito in tutti questi anni, dalla McMartin in giù e nonostante fior di investigazioni accademiche (come "The Satanism Scare") abbiano dimostrato che non esistono prove per affermare l'esistenza di un network segreto.
Nel prestigioso New York Times del 25 Gennaio 1990, il giornalista Robert Reinhold, nel suo articolo significamente titolato "How Lawyers and The Media turned the McMartin's case into a tragic Circus" ricostruisce pazientemente tutte le incredibili tappe del processo agli insegnanti della scuola materna, mettendo acutamente in luce il perverso effetto di suggestione a catena determinato da interessi di parte, esibizionismo, faide inter-personali, morbosità dei media.
Recentemente, il link tra satanismo e criminalità (segnatamente pedofilia) è tornato in auge ed è stato portato in Italia "grazie" alla solerte opera di sedicenti esperti di lotta alla pedofilia; il ponte di collegamento tra RSA anglosassone e conati italici è stato il criminologo inglese Ray Wyre, su cui probabilmente sarebbe necessario un autonomo e approfondito post. Wyre ha introdotto il modello RSA in Inghilterra quando fu chiamato in qualità di consulente in un caso di presunti abusi di massa avvenuti a Nottingham; contattato dal giornalista Tim Tate (autore dello scandalistico e sensazionalistico "Child Pornography; an Investigation", in cui figurano diverse imprecisioni, tra cui quelle sullo scrittore Peter Sotos), Wyre fornì una scaletta rivelatrice di sintomi da RSA che tate rigirò prontamente alle famiglie dei bambini "abusati". Ben presto si generò un nuovo effetto a catena coi giornali a soffiare sul fuoco e le indicazioni dei bambini divennero incredibili e fantasiose, proprio come quelle della McMartin tanto che la polizia decise di interrompere le indagini. Nessuna traccia, nessuna evidenza. Nulla.
Wyre asserisce anche che gli snuff movies siano una incontrovertibile realtà. Ken Lanning, per venti anni responsabile del Dipartimento FBI sulle sette, afferma candidamente che in tutta la sua lunga carriera non ne ha mai trovato traccia; anzi, non dice solo questo, aggiunge pure "penso che gli snuff movies siano il Santo Graal della Criminologia" ( citato in "G-men's 25-year search for Holy Grail of porn", di Stephen Naysmith, pubblicato sul Sunday Herald del 23 Aprile 2000). Nel libro "Killing for Culture" David Kerekes dimostra abbondantemente da cosa derivi la leggenda urbana degli snuff, da quali fraintendimenti, errori e prese di posizione strumentali partendo dal famigerato film "Snuff" dei coniugi Finaly passando attraverso l'epopea dei Mondo Movies e delle varie serie come Faces of Death.
Di Wyre sono anche molto discusse le tecniche di investigazione ed i piani di recupero e di trattamento di pedofili incarcerati. Per conto mio non posso che prendere atto della sua "metodologia operativa" attraverso vicende come le sue estese e reiterate interviste col pedofilo assassino Robert Black, da cui avrebbe avuto confessione che le bambine uccise da Black sarebbero 400. Black è stato incarcerato e condannato all'ergastolo per tre omicidi accertati, si teme fondatamente che abbia ucciso un'altra decina di bambine ma non vi sono assolutamente prove nè indizi (a parte le dichiarazioni di Black stesso) di un numero di omicidi così elevati.
La confessione di un serial killer dovrebbe essere valutata cum grano salis, mentre sembra che l'intenzione principale di Wyre e dei suoi epigoni italici sia quella di sparare numeri grossi per fare impressione; d'altronde Wyre, che è un criminologo, dovrebbe conoscere la vicenda di Henry Lee Lucas che in pochi anni passò dal titolo di "serial killer più feroce" a quello di "serial killer super-cazzaro", dato che si era divertito a "confessare" (recte; inventarsi) centinaia di omicidi (arrivò ad accusarsi anche di 600 omicidi, dicendo pure di aver ammazzato in Spagna, Giappone e di essere stato lui a portare il veleno per il suicidio di massa della Guyana al Tempio del Popolo di Jones). E che fu condannato invece per ben meno, lasciando il beneficio del dubbio per un numero molto ristretto di casi insoluti.
Adesso è la volta dell'Italia, tra Bestie di Satana e scuole materne.
La cosa peggiore sarà il non poter neanche giocare all'Avvocato del Diavolo, per Wyre ed i suoi seguaci potrebbe suonare come una esplicita chiamata in correità.

giovedì 7 giugno 2007

Sei in arresto, lo dice lo Spam




C'è una sottile linea, non necessariamente rossa, che scorre a sepapare l'incitamento alla commissione di crimini dalla tutela della serena crescita psico-fisica dei minori; come un fiume oscuro di repressione sessuale e frainteso senso di trasgressione, questa linea si nutre di parole esibite, carnali, esplicite, che arrivano servite nell'indirizzo email, verosimilmente circondate da decine di altri sensazionali annunci pubblicitari di Cialis, Viagra e pornografia da poco prezzo.
Gli Americani, le cui pubbliche autorità ne sono maestre, lo definiscono "entrapment", una sorta di gioco del gatto col topo, gli metti un pò di succulento formaggio davanti e aspetti che quello fregandosi le manine da depravato abbocchi e ti fornisca un motivo giuridicamente plausibile per arrestarlo. Che poi in concreto sia stata proprio l'autorità costituita a fornigli un "pasto caldo" è questione controversa ma su cui molti preferiscono convenientemente glissare, nel nome di superiori valori da tutelare.
In principio, i primi ad essere vittime di un metodo sistematico e quasi scientifico di entrapment furono gli omosessuali dediti a giochini cruising nei parchi e a bisboccia da glory holes, arrivava il poliziotto in borghese, credibile come Al Pacino in Cruising e sventolava una serie di pose civettuole per far capire all'occasionale partner di giochini che di carne al fuoco ce n'era parecchia; fai odorare il sangue allo squalo e lo manderai in totale frenesia, obnubilamento dei sensi e della ragione. E poi al momento giusto, mentre la checca si sbottonava per elargire il suo dono, ci si qualificava come sbirri e lo si arrestava nel tripudio generale di bigotti, moralisti e persone da moral majority che amavano i parchi solo per portarci i cani a passeggiare ed i cessi per pisciare.
Poi arrivò internet. E lo spettro globale della pedofilia. Fu necessaria una riqualificazione professionale e tecnica delle squadre di poliziotti intrappolatori. E se per i pedofili si continuò per un certo periodo di tempo ad inviare cataloghi cartacei a mezzo posta, aspettando di vedere chi avrebbe risposto, c'è da dire che per tutta una restante congerie di depravati (non si dimentichi che negli USA la bestialità, la necrofilia e certe forme di SadoMaso sono reati trattati al pari della pedofilia) ci si organizzò mettendo su una vasta rete di BBS, siti clandestini specializzati in porno extreme; chi ci si collegava e magari pagava tramite carta di credito si sarebbe trovato poi una smpatica irruzione della polizia dentro casa, gratis per giunta !
Non passa molto tempo, e la pedofilia monopolizza attenzione ed energia dell'opinione pubblica, dei solerti politicanti e della polizia che viene chiamata a rendere più sofisticate le sue metodologie operative di "entrapment"; vengono creati ex novo dei Club digitali per pedofili, i cui iscritti sono monitorati costantemente e i cui membri più attivi vengono arrestati. Il problema è che questi club non solo vengono creati, ma vengono pure foraggiati grazie ad una fornitura continua di immagini pedopornografiche che le autorità immettono nelle sezioni download (generalmente si tratta di immagini che vengono precedentemente sequestrate e poi utilizzate per questi scopi) ; ed è questa cosa molto curiosa perchè il presupposto alla radice di molte legislazioni antipedofile è che le immagini riproducano, cristallizzino ed eternino il peso dell'abuso subito dal minore e che quindi la loro circolazione sia una riproduzione dell'abuso ed una aggravante da contestare all'imputato.
Lo trovo meravigliosamente ridicolo. E contraddittorio.
Adesso poi arrivano tonnellate di email contenenti links a siti che promettono le "delizie" del sesso teen e under-age, inutile specificare che se uno ci clicca sopra e viene rediretto su effettivi siti pedofili poco tempo dopo si troverà pedinato online e con la casa perquisita.
Ciò che lascia interdetti in questa metodica è che essa non ha una logica nè un piano razionale, somiglia ad una rete da pesca che gettata a caso abbia il mero compito di incastrare l'incastrabile. Tonni e squali. Pedofili e cittadini curiosi o semplicemente sbadati.
E' per fortuna ancora limitata agli Stati Uniti, dato che la nostra polizia può limitarsi a chattare o a seguire una traccia pratica sensibile in ambiti che tradiscano una certa connotazione pedofila ma non può spedire delle immagini pedofile dando poi la colpa a chi dall'altro capo del computer le abbia, consapevolmente o per mera curiosità, aperte. Ma quanto durerà?
Vari segnali sembrano indicare una inversione di rotta, segnali culturali e di linee evolutive della politica legislativa (vedasi le appendici normative alla legge 269 che criminalizzano arte e disegni fittizi di taglio erotico con soggetti minori), e non passerà molto tempo e ci vedremo pure noi italiani sommersi da email contenenti "allettanti" offerte sessuali.
E' legittimo tutto ciò?
Io credo proprio di no.