venerdì 30 novembre 2007

La Morte non attende in silenzio III





D: Quante persone hai ammazzato ?
R : Non ne ho idea, sul serio. Non stai lì a contare quando decidi di stendere delle persone.
D : Uccidevi per godimento oppure sentivi delle voci imperiose che ti comandavano di farlo ?
R : Uccidere è un divertimento, un godimento di natura sessuale. Come ha scritto il Marchese De Sade, l’omicidio da solo basta ad accendere tutte le passioni. Nessuna voce, quelle sono stronzate.
D : Preferivi i bambini o gli adulti ?
R : i bambini. La gente pensa che siano esserini puri ed indifesi e mi piaceva davvero molto violentarli, rompere questo cazzo di alone di purezza.
D : Hai lavorato nel porno, non è vero ?
R : Si.
D : Producevi Film ? Che tipo ?
R : Film con ragazzini. Molte volte ho realizzato film con le mie vittime. Roba molto underground, non il genere che compare sulla vostra rivista.
D : Stai corrispondendo con altri killer ?
R : Esatto. Trovo molto interessante scambiare opinioni e gusti con persone che, bene o male, la pensano come me.
D : Da semplice fruitore, quale è la pornografia che più ti eccita ?
R : l’omicidio. E’ pornografia allo stadio più perfezionato. Molto sensuale, molto eccitante. Non mi interessano le solite noiose evoluzioni della tettoruta e siliconata pornostar del giorno.
D : Che cosa vorresti dire ai genitori delle tue vittime ?
R : che me la sono spassata con i loro figlioli del cazzo. Tutto qui.
D: Come trascorri la vita in carcere ?
R : Dato che ho parecchio tempo libero è una questione di organizzazione e di autodisciplina. Generalmente se mi sento ispirato scrivo dei raccontini sadici da rivendere a qualche fanzine underground, ho scoperto di essere parecchio stimato da quella gente e così cerco di ricambiare l’interesse. Altrimenti dipingo; come penso sappiate i miei quadri vengono acquistati per circa tremila dollari, quotazioni eccellenti che mi pongono in buona compagnia con John Wayne Gacy e Charles Manson. Faccio esercizi fisici, mangio. Non parlo con gli altri detenuti perché li trovo poco stimolanti.
D : Qualche rimpianto ? Se tornassi indietro rifaresti tutto nello stesso modo ?
R : Rifarei tutto. Senza eccezioni. In quanto ai rimpianti, credo di averne. Chi non ne ha?

giovedì 29 novembre 2007

La Morte non attende in silenzio II




D : Può parlarci dei suoi progetti ?
R : tre miei racconti sono stati pubblicati di recente su una rivista underground, Seraphic Shit e da quel che so hanno avuto un buon responso. Inoltre sto lavorando al mio libro sui serial killer, commissinatomi da un editore abbastanza famoso di cui per ora devo tacere il nome per obblighi contrattuali. I miei dipinti hanno mercato prevalentemente tra gli annoiati e viziati rampolli californiani e so che alcuni attori sono intenzionati a fare un’offerta per un pacchetto comprendente due quadretti a pastello. Una band death metal svedese mi ha commissionato il testo di una canzone da inserire nel loro prossimo cd; questi tizi vanno in tournee e si fanno fotografare indossando magliette con la mia faccia stampata sopra.
D : Lei si considera un artista ?
R : No. Odio l’arte. E’ solo un vuoto esercizio per teste di cazzo.
D : C’è qualche artista di cui ha stima ?
R : Come ho detto sopra, non ho una grande opinione dell'arte. Ad ogni modo non considero le persone per cui nutro stima degli artisti, sarebbe un modo per sminuirli. Amo molto le opere di Slocombe, le sue giapponesi fasciate e riprese in ambienti ospedalieri hanno un fascino sexy che supera di molto la più fantasiosa delle stronzate porno propinateci qui in occidente. Ho visto inoltre le foto di Slocombe per quel suo reportage sui bordelli di Tokyo e le ho trovate intense e vitali. Un mio fan giapponese mi ha spedito un esempio abbastanza divertente di mail art, dei collage con foto porno ed incidenti di auto. Io sono un amante di Ballard ed ho apprezzato. L’opera di Trevor Brown è geniale, alcune sue illustrazioni rappresentano il punto più elevato della trasposizione grafica della violenza sessuale.
D : Lei ha espresso dei giudizi poco lusinghieri su Issei Sagawa. Potrebbe chiarire da cosa nasce questa antipatia ?
R : Non è un’antipatia, è solo la constatazione che Sagawa è schiavo degli eventi. Ha ammazzato una misera troietta e si atteggia a personaggio maledetto per eccellenza. E’ un comportamento offensivo.
D : Può dire ai nostri lettori cosa si prova realmente nell’ammazzare un essere umano ?
R : Dipende. E’ tutto molto soggettivo. Personalmente ne ricavavo un forte senso di appagamento. Magari per altre persone è meno esaltante. Non saprei dire con esattezza.
D : C’è qualcosa che persino lei reputa eccessivo e troppo estremo ?
R : Ancora una volta mi trovo costretto a rispondere in maniera del tutto personale. Eccessivo. Un sacco di cose sono eccessive, stupide, insignificanti, prive di bellezza. Il vostro bel mondo di bontà e gentilezza è schifoso, e risulta eccessivo, insopportabile per me. Credete che rintanandovi nei vostri bozzoli perbenistici il Male non possa venire a farvi visita e su questo vi sbagliate di grosso, perché il Male è ovunque. Potete censurare e condannare e criminalizzare ma non potrete impedire alla mia mano, e alla mano di quelli che sono come me, di ammazzarvi e di ammazzare i vostri preziosi pargoli.

lunedì 26 novembre 2007

Federazione Social Darwinista





L'FSD è costituito come gruppo di studio e di lavoro culturale per celebrare, determinare, propiziare l'implosione del Sistema valoriale quotidiano.
Legato a chiare parole d'ordine e al pensiero di Nietzsche, Spencer, Spengler, Schopenauer, Zerzan, Linkola, Junger, Evola, Caraco, Kropotkin, la FSD opera come struttura de-istituzionale, vero think tank attorno a cui raccogliere le migliori energie teoriche e militanti nel nome del "trionfo del piu' adattabile".
Superamento dello "sciroppo dell'etica", del preteso valore assoluto della vita umana, dello schematismo dogmatico monoteista.
Annichilimento della povertà qualitativa del momento esistenziale.
Lotta contro il grigiore istituzionale.
Nichilismo della Notte.
Libertà attraverso l'instaurazione della paura come stato di tensione permanente (lo spirito barbaro costruttore).
Federazione proprio per la sua intrinseca natura di raggruppamento senza vincoli plasticamente gerarchica.
Paidika in armi.
L'FSD conta su una sua sede per la discussione dei materiali raccolti.
Alcuni passi da me redatti ed inseriti nel testo FRAMMENTI DEL CAOS rappresentano la mia idea di social-darwinismo militante.Potete sottoporre vostri testi, elaborazioni, dati, possibilmente non sproloqui (tutto sia motivato; il radicalismo non è un gioco).
Eventualmente si potrà aprire un blog a firma collettiva o con più autori.


Per una generica idea si consultino in questo blog:


FRAMMENTI DEL CAOS



SELEZIONE NATURALE



IL GIORNO DELLA LOCUSTA

domenica 25 novembre 2007

Un Fuoco che non smette di ardere



Uguali al cavaliere che sul destriero si slancia ansante in avanti noi lasciamo cadere le briglie davanti all’infinito , noi uomini moderni, noi semi barbari – e troviamo la nostra felicità solo là dove siamo maggiormente in pericolo.
( F W Nietzsche, Aldilà del bene e del male )
Il severo amonimento di Nietzsche ti sovviene mentre le prime fiamme, crepitanti lingue di fuoco, cominciano a sollevarsi nel vicolo, tra i sacchi della spazzatura e gli ultimi rivoli di benzina non ancora lambiti dal tuo accendino.
La squallida sala porno arderà nella notte, trascinando all’inferno, in questo rogo che illuminerà meglio di tutti i neon e le insegne, i derelitti che vivono pietendo erotismo e pornografia, simulacri di socializzazione concessi loro dall’industria dell’intrattenimento.
Questi vermi, soli, disperati, abbandonati e lontani da qualunque forma di redenzione e di amore. Credono basti una sega nel tepore di un cinema, ansimando, gemendo, godendo delle stupide evoluzioni sessuali di una starlette dal seno finto, per dirsi esseri umani.
Tu li stai aiutando. Loro parassiti, odiati e scherniti da tutti i cittadini rispettabili, domani saranno pianti e compianti da ogni giornale, da ogni crocicchio di persone disposte a versare una lacrima per questi sfortunati arsi da un pazzo.
E diranno pazzo. Ne sei sicuro. Perché i loro cervelli fatti in serie, così rigidamente predisposti a giudicare e a condannare chiunque tenti sia pure solo lontanamente di elevarsi dal gregge, non possono comprendere la grandezza del tuo gesto, del meccanismo aristocratico che muove la tua mano ed i tuoi passi furtivi.
Perché un pazzo è anche un uomo che la società non ha voluto ascoltare, e a cui ha voluto impedire di pronunciare delle insopportabili verità.
( Antonin Artaud, Lettere ai Potenti )
Rimani a contemplare i guizzi, il crepitio di questo inatteso falò, vedi la porta di servizio che prende fuoco, dapprima lambita poi divorata da una bocca di fiamme, stai fermo, il respiro mozzato dall’emozione, non puoi far altro che pensare alla distruzione, alla morte, a quanto sarà bello, il giorno seguente , leggere sui giornali le patetiche esistenze delle merde che hai ucciso.Li incenseranno in ogni modo, li trasformeranno in vittime sacrificali, in padri modello o in rispettabili impiegati, irreprensibili, moralmente incorruttibili e nonostante l’evidenza della loro fine, lo squallore della cornice che ha segnato la loro dipartita, ci saranno commenti grondanti indignazione contro questa violenza metropolitana, contro questo vuoto di valori, contro questi giovani che, privi di ideali e della rigida guida di parenti ed educatori, si lasciano andare a brutale delinquenza.
Oh, si certo; proveranno a tirare fuori la pista del racket o della mafia, ma è davvero poco conveniente. Poco conveniente perché c’è molto più da guadagnare imbastendo il solito carrozzone dell’avanspettacolo psico-sociologico, con giornalisti, opinionisti, psicologi e psichiatri la cui unica funzione sociale è pontificare e scrivere inutili libri colmi di banalità, sociologi, giuristi e politici in vena di forca estesa a tutti, invocheranno l’ordine e salteranno fuori le recriminazioni, le frasi del tipo ai miei tempi ciò non sarebbe mai accaduto e stronzate simili.
Ora il fumo, una nuvola acre e densa, invade anche il vicolo, dopo aver probabilmente saturato l’intera sala.
Quei maiali, presi dal panico, immersi nel buio della loro così tanto ricercata privacy, annaspano e soffocano e strepitano e vomitano. Senti le grida disperate. Una musica celestiale per le tue orecchie.
Rimani fin che le fiamme non iniziano a scottarti. Senti l’abisso aprirsi davanti al tuo corpo esangue.
Adesso non rideranno più di te.
Ti allontani con calma, immettendoti sulla strada principale e la tua testa è un continuo ronzio di aspirazioni e inconfessabili piaceri.
Il suono delle sirene, prima lontano poi sempre più minaccioso e vicino, non ti distoglie dai tuoi pensieri, non ti fa accelerare il passo, diventa una meccanica colonna sonora per il più completo orgasmo nichilistico.
Vorresti che tra quei corpi abbrustoliti che presto saranno rinvenuti tra le macerie del cinema porno, in quella devastazione, potessero aver trovato la loro giusta fine tutti quei miserabili ( uomini e idee ) che hanno ridotto il mondo ciò che adesso è.
Moralisti. Preti. Ipocriti. La gente dello spettacolo, calciatori e veline, puttane che si eternano solo nel gesto rituale di un calendario, il Maurizio Costanzo Show , le troie discinte e compiaciute di essere umiliate di Uomini e Donne, le soap opera al completo, Marilyn Manson e le sue cazzate fintamente sataniche, le boy band, Eminem e tutti i negri che cantano musica di merda, spazzatura da scimmie, i politici e tutti i reggitori del sacrosanto ordine democratico, giovin scrittori esistenzialisti e pulp e fogne letterarie assortite che hanno come unica ragion d’essere accurate indagini di mercato , giudici e giurie, l’autorità come concetto, il senso di patria, il buon costume, il decoro, il Grande Fratello, Saranno Famosi, Survivor, i VIP e gli aristocratici debosciati che trascorrono vite al rallentatore, feste perenni e bagordi mondani, tutti i parvenu , le mignotte della vita notturna.
Tutti all’inferno.
Le loro vite, i loro ideali, i loro costrutti teorici arsi dal più vero dei fuochi, annichiliti dall’unica forza in grado di ridare dignità all’idea stessa di essere un uomo.
E quando gli ultimi bagliori, in lontananza, vengono domati dal getto degli idranti ed una folla scomposta già tesse il necrologio dei cadaveri carbonizzati, tu sei solo un puntolino di carne che sta per scomparire tra i palazzi, sovrastato da questo infinito cielo.



sabato 24 novembre 2007

Lo Svastica di Bernand Marillier


Lo swastika è uno dei simboli più antichi.
Presente ovunque, è stato utilizzato da numerosi popoli, dall'Asia Estrema all'America passando per la Cina, la Mongolia, l'India e l'Europa.Simbolo per eccellenza di buon augurio è anche simbolo di benedizione e saluto.
Immagine del perpetuo movimento rotatorio intorno al Sole, è simbolo della vita, del ruolo vivificatore del Principio in rapporto all'ordione cosmico.Simbolo del fuoco, della manifestazione ciclica e della rigenerazione universale, lo swastika è anche un'immagine del tempo e dell'energia divina perennemente presente e attiva nel cosmo. A torto conosciuto in Occidente principalmente per il suo utilizzo durante il Terzo Reich, per questo motivo viene erroneamente considerato simbolo del Male Assoluto.
Il libro riproduce tutti i tipi di svastica conosciuti e li commenta.
- Ritter Edizioni -

Tutti Voi




Tutti voi avete visto favelas cadenti, invase dal fango dall’acqua piovana dai topi e dagli escrementi, cubi di cartapesta spacciati per abitazioni lungo gli argini di torrenti che troppe volte , in inverno, straripano.
Tutti voi avete visto gli occhi sgranati di bambini morenti, tenacemente attaccati al seno raggrinzito di uno scheletro che solo le convenzioni morali possono definire madre.
Tutti voi avete visto i bar e i club splendenti di neon opachi che a Pukhet o a Pattaya o nei sobborghi pulciosi di Bangkok espongono ragazzine minorenni pronte a sbocchinare il primo obeso tedesco o americano che passi da quelle parti.
Tutti voi avete visto lo scempio, i cadaveri falciati dai proiettili, i ventri aperti e le budella srotolate come festoni colorati, i ragazzini spazzati via dai bombardamenti in Palestina o in Iraq.
Tutti voi avete visto il corpicino di James Bulger riverso in una discarica , con la testa spaccata e come unico ricordo un fotogramma sgranato di una telecamera a circuito chiuso.
Tutti voi avete contemplato l’orrore di bambine sodomizzate dalla furia dei soldati governativi indonesiani, durante i moti per l’indipendenza di Timor Est.
Ve ne siete preoccupati tra un bicchiere di acqua minerale, un discorso sul telemarketing, un’occhiata distratta alle notizie di borsa o all’ultimo acquisto dei New York Yankees. Il vostro attimo di contrizione è durato lo spazio di un battito di ciglia, giusto il tempo per sentirvi fortunati a vivere qui, nel cuore pulsante del Demone capitalista.
Certo, la vostra coscienza ne guadagnerebbe in pulizia se poteste dirvi del tutto estranei alla logica che ha prodotto quegli orrori disseminati tra meridiani, paralleli, longitudini e latitudini.
Un orrore continuo, ininterrotto , un vortice di disgusto, parole, commenti retorici, quegli stessi commenti retorici che state formulando nel vostro bel grattacielo di vetro. Gesù, quanta sofferenza ! Gesù, quanto meschina e ingiusta è la vita! Non è forse così ?
Ma, poi, dopo aver distolto lo sguardo dallo schermo, guardate i vostri colleghi, le loro espressioni solari, allegre, i loro bei menti sbarbati, gli occhiali da settecento dollari ed i completi italiani d’alta moda ed allora un dubbio, un’atroce pulce vi si insinua nel profondo del cervello.
La sofferenza non deve avere necessariamente il volto straziato di una madre afghana o di un rachitico verme eritreo. La sofferenza è multiforme. Ha tanti volti. E’ uno spettro danzante che , di notte, vi tiene svegli a guardare film porno via cavo e di giorno, quando potete inventarvi qualche stronzata, vi trascina come una mano invisibile lungo i locali porno dei sobborghi , a succhiare cazzi anonimi nei buchi di gloria, a inculare transessuali cambogiani i cui ormoni sono ancora in subbuglio e il cui culo viola e tumefatto è un invito silenzioso ad entrare nel tunnel dell’AIDS.
Quante puttane avete rimorchiato, pagato e scopato solo perché la vostra sofferenza vi schiacciava le palle, costringendovi ad urlare ogni volta che vi era concesso dalla solitudine?
Quante puttane avete visto spogliarsi nella penombra delle veneziane, nei motel cenciosi di Canoga Park, mentre il cielo irrorava di languori rossastri la linea d’orizzonte e voi, sudati, eccitati, consci della sporcizia fisica e morale di ciò che stavate facendo avete provato il brivido dell’erezione dopo anni di inutili tormenti etici ?
C’è un momento nella vita di ognuno di voi rispettabili cittadini integrati, un preciso momento in cui capite di essere scesi davvero molto in basso nella scala di valutazione della rispettabilità sociale ed è proprio in quegli attimi di pentimento e di riflessione che giurerete di non farlo più. Che non vi fatere spompinare da una ragazzina messicana. Che non scaricherete fiotti rabbiosi di sperma sulle palle di un negro andato di crack. Che non pagherete venti dollari per vedervi davanti una troia di strada che potrebbe sembrare vostra nonna.
E lo giurate sulla foto di vostra moglie.
Vostra moglie, già .
Ci pensate mai? Voi negate, e non potete fare altrimenti, che i tradimenti, le scopate clandestine siano un sintomo del vostro amore giunto al capolinea , eppure sono sicuro che tutte le immagini del TG, questa decadenza, questa morte, questo disfacimento, non fa altro che ficcarvi nel cervello una istantanea del suo culo flaccido, dei suoi fianchi pieni di cellulite, il suo alito cattivo, un impasto merdoso di tabacco, alimentazione ipocalorica, bibite gassate a svegliarvi ogni mattina.
Si, lo so.
Vedete una ragazzina arsa da una folla di esaltati musulmani, linciaggi e lapidazioni e gente appesa per le palle in oscure prigioni cinesi e tutto questo non vi smuove dal vostro grigio mondo, dalla vostra routine, vi considerate il motore immobile del’esistenza e che cazzo volete possa essere mai una quindicenne thailandese incatenata ad un palo e costretta a bere ed inghiottire fino all’ultima goccia sperma da cinque sessantenni tedeschi ? Non è nulla. Nulla se confrontato al disfacimento inesorabile di vostra mogliettina, le sue pretese, il vostro conto in banca dissanguato da spese sempre più inutili sempre più bizzarre che la troia utilizza per passare il tempo, mentre voi vi fate il culo al quindicesimo piano di un grattacielo.
E i vostri figli? Vi rompono le palle con la solidarietà, il commercio equo-solidale, le boutique etniche che spacciano cus cus e merda asiatica, poi eccoveli servire il conto dell’ultima notte trascorsa al club o la cena di lusso per rimorchiare una puttanella collegiale o un ganzo palestrato, beccato all’amo sul paseo o a santa Barbara.
Un giorno verranno da voi, mentre state leggendo il giornale in soggiorno,dopo una dura giornata di lavoro e reclameranno l’istruzione a Yale o ad Harvard o alla University of South California. Migliaia di dollari in fumo. Quelle migliaia di dollari che non avete mai usato per farvi un vero viaggio, per concedervi un lusso o un extra, per dare un senso al concetto borghese di piacere. Ed eccovi servito sul piatto d’argento l’annichilimento totale delle vostre illusioni future, un giretto per le strade di Rio, una spiaggia caraibica non troppo affollata a godersi il sole, i palmizi, il suono della risacca.
No.
Potrete sempre comprare cartoline di quei posti o star sicuri che ci penseranno i vostri figli a mandarvene, dopo essersela spassata coi vostri bigliettoni, turismo in Europa, parties nei campus e merda del genere, mente voi cagate sangue, avete una fottuta paura di morire di tumore e vi vedete invecchiare ( decomporsi? ) vostra moglia accanto.
Fino a che morte non vi separi.
Fino a che il suo fetido alito non vi abbia fatto capire quale cazzo di errore avete commesso. Fino a che le scappatelle nei motel e nei pueblos di periferia non saranno che parte integrante della routine.
Era così bella. La reginetta del college. Cheerleader, gambe sode, abbronzate, lunghi capelli biondi che le ricadevano dolcemente sulle spalle. Com’è possibile che questo cesso adiposo, questo spot ambulante sui rischi del troppo colesterolo sia la versione presente di quello splendore che i compagni di corso vi invidiavano?
Dove sono i proclami sull’amore eterno, le chiacchiere sul ti vorrò bene per sempre e le altre stronzate che gli innamorati si cinguettano nelle orecchie durante il ballo di fine anno?
Siete fottuti . E vi siete fottuti da soli. Un clamoroso fist-fucking nel vostro bel culetto .
Credete che i vostri problemi siano l’ombelico del mondo, dimenticate gli orrori appena trasmessi dalla tv , vi piangete addosso come smidollati.
Siete prigionieri della società che avete contribuito ad edificare, una società che vi digerirà dopo avervi ingoiati in un solo boccone .
Una società di merda. La vostra società.
Non certo la mia.

venerdì 23 novembre 2007

Invisibili direttrici che si perdono all'Orizzonte





Camminando per le strade deserte di una grande città, insegne sbilenche e neon opachi ad ogni segmento, ogni incrocio. Crocicchi invasi dalla spazzatura. Un odore nauseante di alcool da poco prezzo.
Puttane semi-nude che avanzano ad ondate sotto la luce arancione dei lampioni, mentre macchine di ogni colore, modello e cilindrata sfilano in rigorosa processione, i clienti che adocchiano la carne a disposizione, rapide trattative, amplessi veloci consumati sui sedili anteriori.
Ed è proprio camminando che puoi notare tutte le imperfezioni, la sporcizia, la devastazione, lo schifo che invade il cuore pulsante della metropoli.
Ritagliato tra i palazzi, tra i grattacieli e gli alveari di cemento un cielo trapuntato di stelle. Lo riesci a vedere solo in alcune occasioni perchè non puoi sollevare la testa, devi fare attenzione a questa feccia immigrata che spaccia coca o fumo, a questi barboni che ti intralciano il cammino, a queste puttane, queste donne che non meritano compassione.
Segui la scia immaginaria del degrado. Ti apri un varco tra le forme di vita umanoidi che popolano i sobborghi. Dovrebbero morire tutti. Spazzati via da un terremoto o da un’epidemia. Senza distinzione alcuna, uomini e donne e bambini e vecchi. Tutti inutili. Tutti deboli e malriusciti.
Entri in un bar. L’aria è fumosa. Il barista ti sorride, ma a te non importa. La cortesia di facciata è merda secca.
Paghi e prendi un cappuccino. Accanto a te un muscoloso trans sorseggia un whisky. Puzza di sesso malato. Il suo seno rigoglioso e finto. Il suo volto volgare, così fuori luogo.
Fuori dal bar, non puoi far altro che riprendere il tuo giro. Macinare chilometri su chilometri, il fuoco che ti arde in petto.
Le mani in tasca, la testa ciondolante, gli occhi dispersi lungo invisibili direttrici che si perdono all’orizzonte, tra la foschia ed i gas di scarico delle macchine. La tua solitudine, acuita dal rumore della città che riprende a vivere dopo la consueta notte di peccato.
Hai visto ciò che dovevi vedere.
Le file interminabili davanti alle discoteche, i pr intenti a compilare liste, i buttafuori immobili e a braccia sul petto, irosi, cattivi, decine di ragazzi e di ragazze profumati fin nel midollo,decisi a conquistarsi un posto. Decisi a vivere e a godere fino in fondo la notte. In ogni suo aspetto.
Droghe sintetiche e superalcolici. Baci languidi, sesso nei bagni, appuntamenti, innocenti flirt. C’è chi si scambia il numero di cellulare.
E poi.
Hai visto coppie che festeggiavano anniversari dentro ristoranti di lusso, a lume di candela, su tavoli le cui tovaglie somigliavano a tappeti arabescati, oro e porpora, palmizi ai lati ed un maitre solerte pronto a esaudire ogni richiesta.
Hai visto il loro amore. Le loro languide e tenere effusioni, quanto erano dolci, sensibili, sembravano un unico organismo fuso nell’abbraccio immortale della speranza.
Speranza di una vita comune. I sogni. Lo svegliarsi tutti i giorni in un letto condiviso con chi si ama, l’uscire in strada o andare al lavoro sapendo che per quanto orribile sia il giorno, quanto insensate siano le richieste del capo-ufficio o lo starnazzare di merda dei genitori, ci sarà sempre qualcuno pronto a tendere una mano, a dare un bacio colmo di passione, un bacio che riscalderà il cuore ed infonderà nuove speranze.
Certe volte il dolore è così intenso che il semplice autolesionismo non basta. Vorresti vedere tutto il genere umano, queste carogne questi parassiti questi vermi, annegare nel suo stesso sangue.
Vorrei essere lì’ vicino a te, in questo giorno così speciale, assieme a tutti i tuoi amici.
Diceva così la puttana. Ti prometteva il caldo bacio dell’amore eterno e di un futuro condiviso e ci pensi su mentre guardi queste coppie intente a cenare.
Il tuo inutile volto riflesso dal vetro. Sovrastato dai bagliori neon.
Amarti per sempre è l’unico scopo della mia vita.
Puttana. Si è rivelata come tutte le altre. E sai benissimo, per quanto vorresti segretamente negarlo e lasciarti illudere da ciò che ti circonda, che sarai costretto a vivere ogni istante della tua vita solo come un cane, nel silenzio della tua casa.
Solo.
Puoi immaginare qualcosa di più crudele ?
E per cercare di lenire questa solitudine, questo cancro terribile che non ti lascia mai solo e che ti rode intestino cuore cervello polmoni e che ti costringe ad alzarti urlante e madido di sudore e lacrime in piena notte, uscirai per le strade della città, assaporando una vita che a te è stata negata. Donne pronte ad umiliarti in ogni angolo.
Donne inutili.
Tu per loro non sei che un ostacolo da evitare quando camminano. Loro devono essere inutili per te. Nessuna pietà.
Loro ne hanno forse avuta?
Il concetto che questa troia in lacrime vorrebbe insinuare nella tua mente è stupido e privo di senso e dettato solo dal fatto che tu l’hai trascinata sanguinante in questo parco di periferia, dopo averla stordita stuprata e malmenata con un tubo di ferro.
Vorrebbe dirti, oltre alle consuete poco fantasiose ed immature richieste di pietà e solidarietà umana, che nel suo cuoricino di puttana adolescente c’è posto per un infinito amore nei tuoi confronti. Lei sì che potrebbe essere la donna che, tutti i giorni del radioso futuro, sarà disposta a dormirti accanto. A comprenderti, A compatirti. Ad amarti in ogni circostanza ed eventualità.
Spaccare il suo cranio gonfio di merda è il miglior servizio che tu possa fare al mondo.
E’ per questo che meni colpi su colpi e le riduci la fronte ad una poltiglia rossastra, un sanguinolento polpettone di materia cerebrale, ossa e merda, tutta quella merda di cui le donne abbondano.
E’ per questo che tutte le donne seviziate stuprate picchiate dai mariti nel chiuso delle loro case devono solo tacere e continuare a servire i loro padroni. Madri, figlie, sante, ma soprattutto puttane per soddisfare i capricci di chi le domina.
E’ così gratificante, una sensazione che ti inebria, sapere che queste donne e queste ragazze, molto spesso solo delle acerbe bambine, vengono umiliate maltrattate violentate e che tutte le loro esistenze sono segnate inesorabilmente dalla pruderie moralistica della società.
La logica del se la sono voluta loro.
Tu l’hai voluto, puttana. Ed è giusto che ne abbia pagato le conseguenze. Non hai forza di reagire, sei una vittima indifesa, ma forse dovresti dire, e dirlo a tutti, quante volte sei andata in giro per le strade a mostrare la tua mercanzia, a sbatterla in faccia al primo di passaggio tanto per fargli venire cattivi pensieri in testa.
Ogni secondo della tua vita ormai rovinata sarà un’agonia, una lenta ed inesorabile discesa verso l’abisso della tua psiche. Rimpiangerai i giorni della tua infanzia, quando mammina e papino vegliavano su di te come dolci angeli custodi, impedendo che il male potesse anche solo lontanamente sfiorarti. Ed ora invece il male ti ha umiliata, lo vedi fuori nel corridoio ridere di te, a vantarsi con i suoi amici. Lui è forte, sicuro, mentre tu ti chiuderai in un triste mutismo, i tuoi voti crolleranno miseramente, non avrai più neanche il coraggio di andare in discoteca, al cinema o ad un concerto. Gli uomini ti faranno schifo, li odierai tutti, non è vero? Non sarà più tanto bello indossare la minigonna o gli stivaloni di cuoio e sculettare per via.
Non è vero, troia?
Una paura che crescerà nel tuo animo. Una paura che sarà , da ora in poi, la tua unica amica, la tua unica consigliera e che deciderà per te le tappe più importanti del tuo futuro.
Dovresti ringraziare di essere ancora viva, donna. Nonostante la tua colpa, sei ancora qui per raccontarlo. Nonostante tutto, ce l’hai fatta. E importa poco che perderai sonno e probabilmente cadrai in depressione e la tua vita sarà segnata inesorabilmente.
L’unica spernza è che per te il peso di ciò che hai subito divenga la pena maggiore, una pena così lacerante da toglierti il fiato e a costringerti, in un grigio giorno d’inverno, a gettarti dal balcone di casa tua.
Solo così potrai dire di aver espiato la colpa d’essere nata.

Pattaya Halogen










L’umidità di Pattaya è direttamente proporzionale ai ventri flaccidi dei turisti occidentali, carogne decomposte nei cui occhi leggete le ultime fiammelle di depravazione concesse dal decoro borghese.
Nugoli di fraterni amici, telecamere in spalla, dollari o bath cacciati a forza nelle tasche, li vedete sostare davante alle vetrine e alle porte-finestre dei club , ragazzine dagli occhi a mandorla, vestite da puttane con abbondanza di trucco a celare l’età , che sorridono, invitandoli ad offrire loro da bere.
Saune omosex. Transessuali il cui inglese abborracciato tradisce una certa internazionalizzazione di questa carne da macello. Bambini dotati di erezioni in grado di soddisfare vecchie troie canadesi, americane o tedesche.
Ristoranti dalle insegne volgari.
L’aria è satura di calore, di fumo, tabacco e marijuana, qualche raro incenso, strade sterrate ed altre con l’’asfalto saltato, poi le comitive di scopatori emergono da downtown e si ritrovano in lussuose camere d’albergo, nella jacuzzi, immersi fino al mento nella schiuma, un sigaro o una pipetta di crack, due ragazzine thay avvinghiate al loro cazzo.
Succhia troia.
Ingoia puttana.
Ingoia la tua stessa vita.
Ogni dollaro ogni goccia di sperma ogni pasto ogni lezione a scuola. Tutto è pagato dal turista occidentale.
Troia selvaggia.
Stupido ratto di fogna il cui unico scopo nella vita è succhiare cazzi, fino allo sfinimento. Fino alla fine dei tuoi giorni. Uccisa da un magnaccia o dall’AIDS o dalla denutrizione.
E’ divertente immaginare che mi abbiate incrociato, i vostri occhi appassiti , le vostre teste ciondolanti. Qui a Pattaya. Ognuno coi suoi affari. Voi con le vostre false e patetiche idee di trasgressione, io con il mio senso di estraneità a tutto ciò che il mondo considera “ umanitario “.
- Ti piacciono i dollari ? – chiedo alla ragazzina, sedici anni portati male, due belle gambe, carnagione olivastra e occhioni a mandorla ombrati di trucco.
Siamo in una pensione a ridosso del mare. Un palmizio di scarsa fortuna come spettacolo fuori dalla finestra, un neon bianchiccio, mobilio scadente . La telecamera, sovrastata dalla luce artificiale , la riprende in primo piano. Tutte le impurità del suo faccino asiatico. Verme asiatico.
- Si- una voce blesa, da cartone animato.
La costringo a spogliarsi. Non ci mette molto, davvero. E’ il suo lavoro. Spogliarsi, farsi ammirare e poi inculare da ciccioni sudati provenienti da ogni angolo del fottuto pianeta terra.
Nuda non è proprio quello che siamo soliti definire una bellezza, per quanto certi concetti siano realmente irritanti vista la loro natura soggettiva. Mi rivolge un cenno, attendendo che mi spogli. Sorrido. A breve avrà una sorpresa.
Vado alla porta, la apro e lascio entrare le quattro figure che attendevano fuori, nel solustro. Quattro negri.
La ragazzina emette un flebile suono di disapprovazione e dice qualcosa in thailandese, perché evidentemente il suo inglese non le permette di ribellarsi in modo razionale e lucido. C’è poco di lucido in quella situazione.
I quattro compari le mostrano gli attrezzi e lei tenta di urlare, ma uno degli attori è abbastanza lesto e le rifila un destro in bocca.
Io riprendo tranquillamente, fumandomi una sigaretta e zoomando di tanto in tanto sulle rapide e brutali penetrazioni.
La bimba thay urla di dolore, di umiliazione ed è veramente perfetta, la vera pornografia non sta nei cazzi negri che la sfondano , che le slabbrano ferocemente ogni orifizio.
La pornografia è nei suoi occhi pieni di lacrime. La pornografia sta nel collo grinzoso e contratto dal dolore. La sua postura da cadavere, coi quattro carnefici sopra e poi sotto ed intorno, a darsi il cambio, a schiaffeggiarla, a sputarle addosso, umiliarla in ogni modo. La degradazione è il più alto grado di pornografia.
Si, so perfettamente che vorreste farmi credere che noleggiate o acquistate video per godervi le evoluzioni di Sylvia Saint o di Jasmine St Claire o dele altre puttane siliconate della sex-industry. Ma quella non è pornografia. Quello è spettacolo. E’ finzione. Potete credere che ogni ohhh emesso dalle loro bocche sia un grugnito di genuino piacere che vogliono condividere con voi, potete credere che i loro volti apparentemente sofferenti durante una scena anale tradiscano una sofferenza profonda , radicale. Ma queste sono cazzate.
Backstages con starlette intente a telefonare al ragazzo o a rifarsi il trucco o attori che zompettano per il set bevendo succhi energetici. Questa è la verità. Un carrozzone di miserie umane. Nulla di eccitante. Nulla di vero.
E quando la troia thailandese rimane sul letto, immobile, strangolata, un filo di bava a colare dalle labbra bluastre e gli occhi inondati di sperma, solo allora potete dire di aver assistito a vera pornografia.
Pornografia è creare.
Pornografia è distruggere.


Il rumore del karaoke mi infastidisce. Un curioso effetto larsen innestato da un jack probabilmente difettoso si spande tra le volte ammuffite del locale, dove una luce stroboscopica blu ghiaccio rende i volti degli avventori simili a demoni di qualche mitologia orientale.
L’aria è pregna di fumo e di odori miscelati, alcool, tabacco, ganja, profumi e dopobarba egualmente dozzinali.
Posso guardare la pancia sferica del tedesco che canta, avvinghiato ad una lap-dancer thay in guepiere bianche e vertiginosi tacchi a spillo, mentre le cameriere, metà puttane metà bariste, vengono a servirti ed occhieggiano facendoti capire che può esserci un gradito extra dopo l’ora di chiusura.
E’ piacevole notare come questi miserabili falliti, questi mezzi uomini che in Europa o in America non verrebbero toccati da una donna nemmeno con un bastone qui in Thailandia si divertano a reiventarsi latin-lover. Molti di loro non vogliono semplicemente scopare. O meglio; vogliono scopare, ma non subito, vogliono prima costruirsi l’illusione di avere adescato e rimorchiato la puttana, di averle conquistato il cuore con una cena romantica. Alcuni, ne sono sicuro, si illudono di aver fatto breccia nella Thay per via dei discorsi romantici, delle promesse. L’aspetto migliore della Thailandia è che, con il denaro, puoi comprare tutto. Qualsiasi cosa. Droga. Alcool. Ragazze,. Puoi comprarti le autorità. Perfino ragazzini da scoparti. Li prendi direttamente dalle famiglie, nell’entroterra.
Un certo Karl, un regista di Amburgo, mi viene vicino. Si siede senza aver ricevuto il permesso. Offre una sigaretta. Io rifiuto cortesemente. Emana una sgradevole puzza di sudore e di urina. E’ paonazzo. Probabilmente ci ha dato dentro con troppa enfasi con il crack o con qualche trans. So che sta girando un film. Non ricordo più neanche dove l’ho conosciuto, forse un due anni prima a Pukhet. Chissenefrega.
I Tedeschi godono molto più nel vedersi strisciare davanti una ragazzina piuttoso che nello scoparsela. E’ una questione di indole. E Karl è molto diligente nell’assecondare i gusti dei suoi connazionali. Per questo usa bambine , animali, frustini, chiodi, cera fusa. Tutto l’armamentario vetero-sadomaso che piace tanto a questi bavosi mangiacrauti. Mi invita a presenziare alle scene finali del suo capolavoro. Ho del tempo libero. Posso andare.
La ragazza avrà diciotto anni. Piuttosto carina. Snella. Bel seno. Tipico volto asiatico. Sulla pancia le hanno scritto, con un penarello nero “ puttana “. E sul culo, proprio sopra le natiche “ troia “.
Scherzetti da tedeschi. Sarebbe stato divertente se le avessero marchiato a fuoco “ arbeit macht frei “ sul seno. Immagino abbiano preso in considerazione l’ipotesi.
Ha il collo imprigionato in un collare borchiato da cane ed è tenuta al guinzaglio da un ciccione roscio, con fenomenale riporto. Il ciccione è nudo, avrà sessant’anni. Fa schifo. Costringe la ragazzina a leccargli i piedi nudi. Poi la penetra analmente. Stantuffa. La ragazzina strilla e scuote la testa. Rimango qualche altro minuto , poi vado via. Annoiato.
Non credevo che la pelle di una Thailandese potesse avere questo strano colorito ceruleo. La tenue luce lunare che penetra dalle veneziane conferisce a questa ragazza un’apparenza spettrale. Questa ragazza che mi sono appena scopato. Lei è stata gentile, premurosa, ha fatto veramente tutto quello che le ho detto. E forse anche di più.
L’albergo in cui dormo è squallido ma economico. E i proprietari non creano problemi.
Dolce, dolce e anonima ragazza thay. Hai fatto tutto. Sei stata brava. Ma c’è qualcosa che devi ancora fare per me. E credo tu lo capisca nel momento stesso in cui, dopo aver acceso la telecamera, estraggo un coltello da caccia ficcato sotto il letto e ti colpisco dritta alla carotide.

giovedì 22 novembre 2007

La Morte non attende in silenzio - Parte I




D : Chi ti ha ispirato in questo viaggio di morte e di sangue ?
R : La mia prima passione è per Sade. Le pagine lussuriose delle 120 giornate o di Justine mi sono rimaste impresse nel profondo della mente ed ho sempre desidrato crearmi un harem personale di troie da umiliare a piacimento. Ciò che è inaccettabile in Sade, aldilà della violenza ( che da sola comunque sarebbe un esercizio di stile ), è la filosofia sottesa ai romanzi, la prima formulazione del nichilismo totale. Un’altra ispirazione mi è venuta da alcuni geniali killer come Ed Kemper, Richard Ramirez anche se credo che i miei lavori siano soggettivi e personali. Mi sento molto ispirato dalla pornografia estrema, dalla violenza sessuale, dall’abuso sulle donne e dal concetto stesso di omicidio.
D : Come sceglievi le tue vittime ?
R : A volte per l’opportunità presentata, campo libero, nessun testimone. Il mio target, se alludete a questo, è costituito più da bambine che altro. Mi piaceva deflorare i loro culetti, farle urlare di dolore e di vergogna. Comunque ammazzavo soprattutto donne. Odio le donne. Non la smettono mai di frignare, di dire stronzate, ti incastrano con il loro amore da quattro soldi e ti relegano ad una vita d’inferno.Arthur Shawcross ha detto che le donne non avrebbero avuto nulla da temere da lui perché ammazzava solo puttane, ma per me la questione è leggermente differente ; tutte le donne sono puttane.
D : Che cosa provi nel sapere che là fuori ci sono diverse centinaia di tuoi ammiratori ?
R : ricevo costantemente lettere. E’ il potere dell’omicidio. Certo, gran parte di questa roba è solo spazzatura sensazionalistica scritta da chi non ha idea di cosa realmente significhi ammazzare, letterine di bambocci privi di gusto, puttanelle in cerca dell’avventura proibita. Sono veramente poche le persone serie con cui mantengo in pianta stabile un rapporto di corrispondenza
D : E’ vero che hai ammazzato tuo padre ? Ti molestava ?
R : L’ho ammazzato quando avevo quindici anni. E’ stato appagante. S, mi molestava, qualunque cosa vogliate intendere con il verbo molestare.
D : Che ne pensi, aldilà dei tuoi ammiratori, di tutta quella gente che è coinvolta nell’underground più estremo e che lavora con roba attinente alla pornografia estrema, musica elettronica e serial killer ?
R : Ho una sincera ammirazione per antiche istituzioni dell’underground come gli Whitehouse, credo che riescano ad esprimere molta della lussuria che è possibile riscontrare nei miei gesti. Uccidere non è un atto insensato e casuale allo stesso modo in cui non sono casuali i feedback del gruppo inglese , c’è un significato sotterraneo a cui un individuo intelligente potrà dare spiegazione. Generalmente il mondo delle fanzine è interessante, lontano dalle logiche di mercato, da una rincorsa cieca al successo, all’accettabilità. Le mie preferite sono o sono state Parasite, Fuck, Boiled Angel, The Necroerotic. Purtroppo ero troppo piccolo per potermi gustare gli sproloqui di Pure. Comunque, si le fanzine rappresentano un’utentica voce di libertà a patto che ci sia onestà intellettuale; voglio dire, se uno passa tutta la propria vita ad interessarsi di argomenti macabri e taboo non è detto che diventi un pluriomicida, può anche farlo perché ha individuato in questa attività un surrogato più o meno valido alla costruzione di una specifica idendità.
D : A differenza di tanti killer che hanno svolto un’opera di razionalizzazione dei loro delitti solo dopo essere stati presi, ho idea che tu sia sempre stato piuttosto consapevole. E’ vero o mi sbaglio ?
R : Ho capito i miei impulsi per tempo ed ho potuto assecondarli senza troppe difficoltà. Immagino tu ti riferisca a quei tizi che trascinati dagli eventi cercano di cavalcare la popolarità e assegnano un valore simbolico e concettuale ai loro delitti, bè non potrei essere più distante da loro ! Non cito Sade per abbellire quello che ho fatto, per coprirmi le spalle con un ridicolo velo intellettuale, lo cito perché lo ammiro. Le mie vittime sono state un passaggio obbligato verso il raggiungimento di una totale accettazione sessuale. A questo mondo esistono eterosessuali, finocchi, pedofili ed esiste anche la gente come me che sublima l’omicidio in sesso.
D : C’è stato qualche commento, emerso durante il processo, che ti ha dato fastidio ?
R : Più che i commenti a darmi fastidio sono stati i soliti paragoni con l’operato di altri killer. Rispetto Bundy, Ramirez, Kemper e Lucas, cui sono stato più volte confrontato ma penso in onestà di avere sviluppato un mio stile del tutto personale. Le dichiarazioni scandalizzate delle associazioni che lottano per la tutela e la salvaguardia dei minori mi hanno veramente divertito.

Filosofia dell'Assassinio






Capisci che oltre al mero atto sessuale ad eccitarti è il dolore. Lo imponi come supremo atto iniziatico .
Passo dopo passo comprendi il valore della tua missione. Pianifichi. Temporeggi. Assegni una simbolica precisa a luoghi e gesti. Studi. Scegli con cura. Poi.
Poi non puoi più fermarti né riesci a trovare forza e voglia di assecondare la logica.
Inizia un’escalation di violenza che porta dritto al cancello dell’inferno. Devi solo annientare. Lasciarti trasportare dal flusso. Uccidere e disintegrare.
Un meccanico moto di nichilismo fatto di ingranaggi alimentati dal sangue.

La prima ragazzina.
Vulnerabile. Tenera. Indifesa. Un vestito di pizzi bianchi per esorcizzare le brutture del mondo.
Un rapimento fortuito e casuale, improvvisato nello spiazzo di un supermercato, dopo aver guidato in stato di trance per due ore, col cazzo dritto e le viscere contorte dall’ansia e dal pensiero di ciò che avrei fatto alla puttanella.
Caricata a viva forza nel vano del furgone, dopo averla strappata alla piazzola di parcheggio col rischio di essere notato da un centinaio di persone e di stupide famiglie.
Me l’ero studiata benino, assaporando il momento in cui l’avrei fatta urlare di dolore, e più mi avvicinavo, scalando le marce e spingendo il freno più sentivo nitida la frenesia dentro di me. Un battito accelerato. Come i vecchi che vanno a puttane, i loro cosi raggrinziti scossi dal tremito dell’eccitazione, le file di donne scosciate e semi-nude vicine ai falò, una strana sensazione lungo l’esofago.
Per me non c’era differenza di età, razza, ceto sociale. L’importante era annientare una esistenza.
Però di tutte le idee che mi erano frullate per la testa non ero riuscito ad attuarne neanche una.
Non conoscevo i trucchi, i piccoli segreti che scardinano magicamente la reticenza delle vittime , il modo in cui conquistare la loro fiducia, non sapevo minacciare o blandire o dare speranza in modo credibile, e così dopo averla portata lungo l’argine del fiume, in un boschetto adibito a discarica di carcasse d’auto, mi ero dovuto accontentare di un offensivo e rapido palpeggiamento. Poi irritato dal suo pianto del cazzo, dal fracasso, dalla trasformazione che la ragazzina aveva messo in atto ( da emblema di fatua e rassegnata purezza a furia scarmigliata con vocina tagliente ), le avevo fracassato il cranio con un tubo di ferro.
Molto semplice.
Molto veloce.
Nella mia superficialità di novizio non avevo potuto godere di quegli aspetti che solo l’esperienza mi avrebbe fatto scoprire. L’eccitazione era scemata come il down di una fumata di crack.
Ero rimasto deluso. Tutto lì. Catturare una puttanella e trascinarsela dietro per decine di miglia e non riuscire a farle assaggiare nemmeno un po’ di cazzo ?
Dove era il sublime piacere decantato da Russell Odom, da Jeffrey Brudos, da Lawrence Bittaker o da Ted Bundy ?
Il fuoco mi ardeva ancora dentro e sapevo che ci sarebbe stato un secondo tentativo, ma stava solo a me e alle mie capacità renderlo un’esperienza appagante. Altrimenti sarei rimasto solo un casinista frustrato, lontano da qualunque forma di autorealizzazione, di godimento. Dovevo soggiogare l’istinto, capire cosa volevo, cosa andavo cercando, non affrettare i tempi né copiare il lavoro degli altri.
La seconda troia fu una spogliarellista. Carne facile rimorchiata in un peep-show con la promessa di un guadagno extra. Le avevo fracassato la testaccia senza nenche tentare di violentarla, e ogni colpo ogni ferita ogni grido soffocato ogni implorazione rappresentavano un passo in avanti verso il mio orgasmo mentale.
Avevo finalmente capito che sesso ed omicidio sono la stessa identica cosa. Stessa energia. Stesso potere.
Più quella schifosa cagna aveva vomitato sangue e pietose richieste di misericordia più il mio cazzo s’era drizzato. Senza bisogno di nessuna penetrazione. L’unica penetrazione era il potere distruttivo del martello che le frantumava il cranio.
Avevo metabolizzato l’immagine di un Me dominante simile a dio che infieriva a piacimento su una cagna stesa a terra, il cui destino era legato alla mia volontà.
Da quel giorno, ogni omicidio è stato una nuova scoperta.
Prostitute, autostoppiste, troiette strappate all'affetto dei genitori. Per queste ultime ho un vero debole, perché il grado di piacere ricavato non si limita al gesto in sé ma anche al pensiero dei genitori che si struggono per la scomparsa della figliola. Immagini i loro volti distrutti dall’angoscia, gli appelli televisivi, le visite serali alla stanza da letto rimasta vuota, le lacrime di mamma, i gesti impotenti e rabbiosi di papà, l’inutile conforto di parenti ed amici e semplici conoscenti, la consapevolezza lenta ma inesorabile che qualcosa è stato smarrito per sempre. Pregano dio perché li ascolti e li aiuti e dia loro una parola di solidarietà.
E il volto della loro bambolina tenero cucciolo amore infinito finisce su un cartone del latte tra mille figurine di bambocci scomparsi, in quella foresta di ragazzini sorridenti immortalati da papini gonfi d’orgoglio che adesso si sciolgono nella sofferenza.
Morti. Non scomparsi. Lo sanno perfettamente, ma vogliono credere che una telefonata del distretto di polizia ricomponga l’idillio.
Oh, ma ci sarà una telefonata !
E voi genitori da quattro soldi andrete a raccogliere le frattaglie dei vostri figlioli, a riconoscere le facce maciullate dal mio furore erotico e su tutto, troneggiante infernale gotica, l’immagine del mio cazzo che buca e che fa male e che dopo minuti di orrore eiacula.
L’equilibrio mentale si sfalda, eh ? Piangere non basta a lenire il disgusto la nausea l’odio la follia che invocate come tragica liberazione.
In casa tutto è impregnato del fantasma e dell’odore di ciccina, la vostra puttana che mi sono scopato a morte.
Il silenzio è gravido di ricordi di sorrisi di litigi di ammiccamenti di oggetti lasciati inutilizzati e dietro cui si nasconde un universo intero di storie. Rimorsi per le sgridate. Oh, se solo non l’aveste sgridata quel giorno per aver fatto tardi a casa ! Forse non avrebbe trasgredito dando confidenza all’uomo col furgone.
Comunque sia sappiate questo; la vostra troia è morta per il mio piacere.

La bellezza della vittima è una luce talmente bianca che non solo rischiara ma annulla la mediocrità della vita quotidiana.
Vaghi nel Labirinto alla ricerca di un’uscita e per caso t’imbatti in questi esserini gentili docili remissivi. Diventi il loro padrone, il loro dio, la loro ragion d’essere.
Stanno in un angolo le vittime. Attendono. Cosa? Che tu abbia preso una decisione.
Non osano fiatare supplicare pensare, possono solo guardarti con dolci occhi sbarrati e mutamente malinconici predestinati al massacro finale. A volte sperano, ma non sempre e dura poco in ogni caso.
Le illusioni non appartengono al Labirinto.
La vittima è pura. Non fraintende. Non usa metafore o giri di parole. Vuole libertà, sicurezza. Te lo dice brutalmente in faccia. Le importa solo la sopravvivenza, è disposta a degradarsi e ad umiliarsi pur di ottenerla. Ed è in quel caso che la posta si fa sempre più alta.
La vittima offre il suo cuore quando soffre la potenza di chi l’ha sottomessa, e i suoi rantoli cacofonici diventano una magistrale sinfonia da assaporare goccia dopo goccia nota dopo nota.
La vittima si concede in modo totalizzante, corpo ed anima. Distruggi i suoi sogni bambini distruggi la speranza distruggi l’esistenza.
E nella vittima ti realizzi.

Annie, amore di casa, Annie così innocente così timorosa tiri su col naso e lucciconi brillano nel profondo dei tuoi occhi sotto le ciglia folte ed imbellettate da una mammina premurosa.
Sei così simpatica. Così grassottella.
Così vittima.
Quante cose avresti da dire in questo istante, quante emozioni ti fanno battere il cuore impazzito, e immagino ti stiano tornando in mente gli ammonimenti di mamma, non dare confidenza agli sconosciuti e cose del genere no ? Purtroppo, purtroppo per te intendo, hai scelto la persona sbagliata con cui trasgredire.
Non puoi sapere come e perché sono entrato nella tua vita, tesoro, e forse non è poi così importante. Magari sarà sufficiente accennarti quello che ti aspetta, mostrarti le polaroid delle ragazzine che sono venute prima di te, le loro ferite il loro sangue le loro mutilazioni i loro volti trasfigurati dal dolore un dolore così intenso da rasentare l’estasi dei santi cristiani.
E tu, piccolo fiore, sarai un nuovo tassello da aggiungere alla collezione. Scelta a caso, troia, vedi di non montarti la testa. Questione di campo libero, di opportunità, di mancanza di passanti e di curiosi del cazzo, Annie.
Il tuo mondo è lontano, un mondo di prati ordinati, villette a schiera, innaffiatori meccanici, tetti a v capovolta, famiglie pulite, linde ed ossessivamente felici, quasi fossero sbucate fuori da un qualche cazzo di serial televisivo, la strada che taglia in due il quartiere ed io in caccia col furgone gli occhi aguzzati e le mani fisse sul volante.
La tua bicicletta, la ricordi? Era il tramonto, s’era fatto tardi e la catena non voleva saperne di tornare al suo posto, sei stata contenta del mio aiuto, che buono il signore sceso dal furgone avrai pensato.
Un angelo.
Si, l’angelo della morte.
In fondo ti ho evitato una sgridata.
Non ci saranno più sgridate, puoi starne certa.
E quando ti ho legata, stordita e riposta tra le coperte arruffate che tengo nel vano, ammassandoti come un polveroso peluche, l’odore acre di birra sudore rancido sperma ha invaso le tue delicate narici di puttana vergine. Non avresti mai immaginato che un simile odore potesse esistere, ci scommetto, e dopotutto sarebbe per te assai difficile accettare anche la semplice esistenza di uno come me e sarà un grande piacere cambiare la tua convinzione.
Casa mia, la vedi ? Le vhs impilate, il frigo, la tv, i divani e gli armadi scortecciati, la branda, non è tanto male per essere l’inferno. Il faretto alogeno che scorreggia una luminescenza biancastra sulle pareti della cantina.
Tra breve inizierai ad apprezzare il mio tocco.
Annie, Annie, Annie, quanti bei pensieri mi fai venire. Puttanella ingenua, ti aprirò le cosce pallide e ti farò provare in quel triangolino inesplorato una furia devastante mentre prenderò a pugni e schiaffi il tuo visino da bambola di porcellana, tanto per ricordarti che godimento e dolore sono strettamente connessi.
Scatterò foto indimenticabili che terrò per la mia collezione privata, e se ce ne sarà la possibilità le spedirò ai tuoi. Loro figlia ridotta a carne da porno amatoriale.
Mi eccita.
Registrerò le tue stupide invocazioni d’aiuto, le tue grida da troia prossima alla morte e le darò ai miei amici perché possano farcisi qualche sega sopra.
Ti renderò fantastica donna sensazionale lasciva incarnazione degli istinti più perversi dell’animo umano, e prenderò quanto di meglio hai da offrire allo sguardo sadico del mio cervello. Pagherai la sfrontatezza di essere così carina.
Sarai una bomba sexy.
Sgusciando fuori dal bozzolo acerbo della pubertà, diventerai simbolo di dirompente sensualità. In pochi minuti, bambina adolescente donna vecchia.
Infine, bellezza nel suo stadio supremo.
Vittima.

I Cancelli di Giano




FURIA OMICIDA ( discutibile davvero il titolo, che richiama piu’ un film con Rutger Hauer che non un saggio true crime…l’originale e’ un ben piu’ prosaico e aderente al vero THE SERIAL KILLER FILES) di quell’Harold Schechter che in America e’ diventato sommo sacerdote , assieme ad Ann Rule e all’inglese Brian Masters , della religione true crime e che invece da noi e’ ancora relativamente sconosciuto ( ad ogni modo, memorabile la sua partecipazione al documentario COLLECTORS ) .
Un libro di Schechter e’ sempre un buon libro ( ricostruzione dei fatti mai scevra dei particolari piu’ morbosi e sanguinolenti, una quota-parte di dichiarazioni dei killer medesimi, un po’ di sano scandalismo pornografico, accenni alle contro-culture cinematografiche, pittoriche e musicali che si nutrono al capezzolo del delitto seriale ) , soprattutto se poi assomiglia piu’ a DEPRAVED che non a DEVIANT, ma qui siamo nel campo dei gusti personali e se qualcuno ha una passione per Ed Gein ( magari perche’ ha visto un paio di volte di troppo IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI ) invece che per il simpatico nonno cannibale Albert Fish sono fatti suoi . Pubblicato dalla Sonzogno .

Trascurabile IL LIBRO NERO DEI SERIAL KILLER, curato da Colin Wilson ( che ricordiamo per lo studio sul tandem porno-killer Fred & Rose West THE CORPSE GARDEN, oltre che per l’eccelso LA FILOSOFIA DEGLI ASSASSINI, edito secoli fa da Longanesi, finito pure questo nel dimenticatoio, e per una altra valanga di saggi e articoli su delitto seriale, occultismo, cospirazionismo), e’ la traduzione italica di uno di quei compendi inglesi THE MAMMOTH BOOK, che costituiscono florilegi cartacei mono-tematici e che nel caso di specie riguardano assassini e devianti sessuali di varia risma. Il titolo italiano echeggia invece un altro filone, quello dei LIBRI NERI, uno spettro ad ampio raggio di propaganda politica che non ha risparmiato i crimini del comunismo, del capitalismo, del cristianesimo e che e’ del tutto fuori luogo visto che l’omicidio seriale non e’ legato a religioni o idee politiche o sovrastrutture collettivistiche ed e’ invece dettato da pulsioni individuali altamente anti-sociali e sessualmente orientate.
Questa edizione presenta una integrazione che acclude, frettolosamente direi, alcune figure italiche piu’ o meno accostabili al delitto seriale, tra cui Donato Bilancia, il Gruppo Ludwig. In realta’, se l’effetto che questa inclusione avrebbe dovuto suscitare e’ una comparazione tra crimine sessuale italiano e internazionale non posso che constatare il nostro becero provincialismo anche in questo ambito; tentare sua pure solo lontanamente di comparare i delitti di Ian Brady e quelli di Bilancia e’ operazione patetica.
Si tratta ad ogni modo di una carrellata di pervertiti serial killer da Bilancia a Brady, passando per Hansen, Nilsen, Kemper, Ramirez e compagnia bella, magari non originalissima ma alla fin fine i killer degni di nota sono sempre gli stessi e di questo non possiamo certo incolpare il curatore ( anche se poi si puo’ dire che il testo sorvola sui peccatucci piu’ intriganti dei maniaci ) . Un libro che puo’ essere consigliato ai neofiti del genere o alle casalinghe che si sono bagnate per l’inane SERIAL KILLER di Lucarelli-Picozzi ( Mondadori ). IL LIBRO NERO DEI SERIAL KILLER è pubblicato da Newton Compton.

THE GATES OF JANUS ( Feral House ) suscito’ alla sua uscita diverse infuocate polemiche su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Si tratta del libro di analisi del crimine seriale scritto niente meno che dal Killer delle Brughiere Ian Brady . Consta di due parti, la prima delle quali e’ una discussione di tono generale che studia la sublimazione delle pulsioni omicide mentre la seconda e’ una decostruzione delle gesta di colleghi noti e meno noti di Brady, analiticamente soddisfacente e condita con un minimo quoziente di sano umorismo nero.
Brady ha uno stile pomposo ma scorrevole, infarcito di citazioni letterarie, spunti, osservazioni, riflessioni.
Il libro e’ impreziosito da una introduzione di Colin Wilson in cui si dipinge la fenomenologia del testo, dei carteggi intercorsi tra Wilson e Brady, delle inevitabili ritrosie di alcune case editrici nell’affrontare questa materia trattata da un sadico e perverso killer ( in Inghilterra, nonostante i suoi crimini risalgano agli anni sessanta, Brady e’ ancora unanimente considerato il piu’ feroce e perverso killer vivente ) , di altri libri riguardanti i delitti delle Brughiere, e la preoccupazione moralmente motivata di Brady stesso che inizialmente avrebbe voluto vedere il libro pubblicato sotto lo pseudonimo di Francois Villon.
Se c’è qualcosa di piu’ divertente di un serial killer che scrive un libro, e’ proprio un serial killer che nutre preoccupazioni di ordine morale.
Il testo e’ chiuso da una brillante postfazione di Peter Sotos, indispensabile per chiunque voglia avere un punto di vista lucidamente partecipe della brutalita’ dei delitti di Brady, e della valenza pornografica che i mass media hanno assegnato a questi e ad altri crimini concernenti bambini.

mercoledì 21 novembre 2007

Helter Skelter





Il Procuratore Distrettuale Vince Bugliosi sa quel che scrive.
E’ stato lui infatti ad incastrare e tenere sotto scacco, durante il lungo processo, Charles Manson e tutta la sua debosciata Family , raccogliendo prove, testimonianze, indagando nel sordido background dell’Orco d’America, ricostruendo i fatti in tutto il loro carnicino e purpureo scintillare di morte e gettandoli in pasto ad una opinione pubblica che scopriva nel vetero-hippie Manson una icona significativa, totalmente proiettata nel trascendere gli opposti e divenire simbolo palese della malvagita’ delle contro-culture californiane.
Esercizi di cannibalismo mediatico, giornalisti appollaiati come i corvi neri di artaudiana memoria, le copertine di LIFE ben presto diventate oggetto di culto, le frasi di Manson estrapolate ad arte e ricontestualizzate appositamente per farlo sembrare un guru misticheggiante e strampalato, quella svastica in fronte, le ragazze della Family a piedi nudi, piangenti, gementi, fuori dall’aula di Tribunale ad invocare il perdono per Charlie e ad evocare la collera dell’Apocalisse e della santa guerra razziale.
HELTER SKELTER, il libro che ha fruttato a Bugliosi celebrita’ e sonanti banconote ( stimate approssimatamente in un milione di dollari degli anni settanta, fatevi i conti voi…), approda in Italia nella collana Mondadoriana delle Scie, con tutto l’apparato iconografico-fotografico che rende il testo in questione appetibile.
Per quel che riguarda invece la ricostruzione dei fatti, Bugliosi potrebbe essere indicato come il precursore di quel filone true crime mistificante in cui l’autoapologia si mischia artatamente alla demonizzazione dell’avversario in una stordente dicotomia manichea che, per quanto paradossale ed assurdo possa apparire , rappresenta l’unica vera esemplificazione dell’Helter Skelter.
Bugliosi, crociato senza macchia e senza paura, affronta l’abisso ma, non curandosi dell’ammonimento nietzschano, è impermeabile a qualunque caduta simpatetica e l’intera fenomenologia della Family viene dosata ben bene con il disprezzo che il puritano e iper-moralista Magistrato accusatore prova per tutta la spazzatura hippie.
Non ho dubbi sul fatto che sia stato proprio il suo libro ad aprire la strada alle piu’ o meno fantasiose ricostruzioni sul delitto, comprensive di truculenti ( ma inesistenti ) particolari tra cui l’asportazione del feto dal grembo della Tate e un quoziente splatter che dagli anni sessanta si sarebbe traslato poi magicamente fino all’epopea industrial rock dei Nine Inch Nails che registrano un loro cd nella casa di Sharon Tate e nelle magliette di Axl Rose e in Marylin Manson in persona ( che vuole incarnare il dualismo di cultura popolare tra la solare Monroe e l’oscuro Manson ).
Se Manson è diventato cio’ che è diventato, simbolo di un Male tout court, oggetto di devozione da parte di personalita’ borderline, Bugliosi si porta la croce della maggiore responsabilita’.
Manson è un personaggio affascinante, controverso, contraddittorio e tipicamente americano, perfettamente integrato ( nella sua disintegrazione psico-sociale ) nello schizofrenico tessuto americano dell’epoca ( e non solo dell’epoca ). L’esoterismo beat di Bobby Beausoleil, le visioni filmiche di Kenneth Anger, il crepuscolo del Beat letterario , Haight Ashbury, i Rolling Stones ad Altamont e la furia omicida degli Hell’s Angels ( che non a caso finisce per unirsi simbioticamente nell’immaginario colletivo agli omicidi Tate/LaBianca, nonostante non vi sia assolutamente nessun trait d’union; vedasi il film SATAN’s SADISTS, in cui una banda di sadici motociclisti, raccolti attorno ad un folle e carismatico guru in stile Manson, seminano morte in un piccolo paesino disperso nel deserto ), i viaggi in LSD di Leary, l’escatologica psichedelia di Mel Lyman ma anche gli abusi familiari, il riformatorio, la poverta’, lo spettro della Contestazione e del Vietnam .
E su tutto cio’ troneggia infernale e gotica l’icona mansoniana, assorbendo contenuti, messaggi, realta’ e finzione. Manson diventa Capo Spirituale dei serial killer, diventa carne per film e libri, e tante altre cosette non proprio in linea con il Manson essere umano.
Nell’ottica di Bugliosi, e in quella di migliaia di altri americani di sentimenti patriottici, Manson non è solo lo spietato e manipolatore mandante di atroci delitti ( i quattro cadaveri nella villa di Polanski, i due in casa LaBianca, piu’ altre morti di cui viene accusato ma che non troveranno univoci riscontri ); è la prospettiva in fieri di un intero stile di vita, quello hippie, che sembra adesso essere circondato da una inquietante aura satanica ( Rosemary’s Baby ).
Diciamoci chiaramente un paio di cosette; senza la smania di protagonismo di Bugliosi, senza l’isteria collettiva dell’epoca ( il terrore rosso-anarchico che aleggiava negli States ) e senza soprattutto l’innegabile carisma di Charlie , Manson non sarebbe stato altro che un caso locale. Certamente, il coinvolgimento nel massacro dell’attrice Sharon Tate fece da cassa di risonanza all’omicidio ( ma venne presentato come inaudito massacro, con tanto di gia’ citate asportazioni di feti, mutilazioni profanazioni che in realta’ non avvennero ) e lo getto’ oltre i confini della California in pasto ai network nazionali ed internazionali ( non si dimentichi che il clamore suscitato porto’ Feltrinelli a pubblicare LA FAMIGLIA di Sanders gia’ negli anni settanta qui da noi in Italia ) ma da solo non sarebbe bastato a fornire fama imperitura alla vicenda. Ogni giornalista a caccia di scoop si immerse avidamente negli atti processuali e nei resoconti che il solerte Bugliosi assemblava pro domo sua; cosi’ si scopri’ che la figliola allora minorenne di Angela Lansbury ( la popolare attrice protagonista di LA SIGNORA IN GIALLO ) aveva aderito alla Family, che Tex Watson, il prototipo ideal-tipico del bravo ragazzo americano, aveva tentato di porre in essere una scalata al potere di Charlie, che il Signor Spahn ( ottuagenario proprietario del Ranch in cui la Family si era insediata piu’ o meno stabilmente ) era stato convinto a far rimanere li’ tutta la congrega grazie a favori sessuali ( del tutto inventati ), che l’intera sovrastruttura ideologica di Manson derivava dall’album Helter Skelter dei Beatles e che Manson stesso era stato un folk singer alla corte dei Beach Boys ( dando cosi’ la stura a tutte quelle minchiate del fondamentalismo cristiano sui messaggi satanici subliminali in musica che ancora non ci siamo scrollati di dosso). Roba che Vespa è un dilettante nella sua trattazione del Caso di Cogne…
Leggendo il libro di Bugliosi, ci si rende conto che l’immagine di Manson viene plasticamente deformata fino a fare di lui un Satana scaltro, cinico e brutale nella piena determinazione di scatenare la guerra razziale; difficile condividere le tesi del Procuratore, soprattutto perche’ noi, a 30 anni di distanza, possiamo vedere quali benefici effetti questa tesi abbia determinato ( soprattutto alle tasche di Bugliosi, di decine di produttori hollywoodiani e discografici assortiti ) , alla luce anche di risultanze emerse posteriormente ( l’autonomia decisionale di Watson nel pianificare e porre in essere l’omicidio di casa Polanski ) e che all’epoca non vennero debitamente considerate. L’idea che Manson sia davvero l’Orco d’America si è cosi’ profondamente radicata nella coscienza collettiva statunitense ( NATURAL BORN KILLERS di Stone in cui Manson vien defininito “ Re dei serial killer “, il libro THE FAMILY di Ed Sanders, i dipinti di Kozik, Petros, Coleman piu’ circa altre settecento miliardi di cosette liberamente ispirate ai fatti ) che persino una versione libraria a parole “ revisionista “ del caso e della figura umana del God of Fuck come “ CHARLES MANSON SUPERSTAR “ di Nicholas Schrek non è altro che spazzatura sensazionalistica.
Per i completisti e per i fanatici di Manson HELTER SKELTER è un libro comunque da avere ( se non altro perche’ tutto è cominciato da qui e per le foto ), gli altri, anche in considerazione del prezzo non proprio popolare, operino la scelta cum grano salis.

Total Porno





Domanda ; Come è strutturata l’industria porno underground statunitense ? Quali sono le differenze più eclatanti con quella nipponica ?
Risposta ; Più che di una struttura, parlerei di compartimenti separati che finiscono col confinare e con l’influenzarsi. Aree di specifico interesse vengono coperte da troupe isolate che molto spesso realizzano un film e poi scompaiono nel nulla, senza traccia di progetto, soggetto, idee. Il problema principale è che il mainstream tende ad ingoiare anche i settori più estremi e le grandi case di produzione dispongono di una libertà imprenditoriale che finisce inevitabilmente per condizionare anche l’underground; serve a ben poco arretrare sulla linea difensiva e produrre roba estrema, perché puoi star sicuro che arriveranno a fregarti anche le zone più oscure. Col sadomaso ormai hanno eliminato qualsiasi ipotesi di creatività; produzioni tutte uguali, patinate, secondo me insignificanti in cui la violenza è un elemento del tutto sottoposto ad una idea commerciale, violenza pudica e fine a se stessa. Se ci fai caso difficilmente sentirai parlare di film sadomaso americani che hanno destato l’interesse dell’underground, questo perché anche i pezzenti del giro vogliono vincere gli oscar del settore e riciclarsi in produzioni con budget più consistenti. Le cose non migliorano se prendi in considerazione altre zone come la necrofilia o la bestialità, anche qui vale il discorso di prima. Forse rimane la pedofilia, ma puoi intuire certi elementi sconvenienti del tutto negativi che implica il girare un simile film; altro che underground, lì finisci nel sottobosco della perversione a guardarti il culo dalla polizia. E detta in tutta sincerità non è che io abbia tutta questa stima dell’ambiente, sai i pedofili sono in genere delle teste di cazzo gorgoglianti prive di qualsiasi attrattiva, non hanno senso estetico men che meno pulsioni artistiche, agiscono senza uno scopo preciso e scommetto che non hanno nemmeno una idea precisa del perché si comportino in un determinato modo. A me piacciono certi snuff, situazioni limite in cui può accadere di tutto o al contrario può non succedere niente, ma il gusto del cliente esige cliches su cliches e direi che non rimane grande agibilità. Mi chiedi delle differenze coll’underground nipponico e posso dirti che innanzitutto da noi non esiste proprio il concetto di trasgressione, tutto finisce con il divenire parte organica di un piattume scoraggiante generato dal mercato. Qui in Giappone avete delle ottime serie come Death Women, e è sicuramente un prodotto superiore a faces of death, che secondo me è una stronzata lo dico in tutta franchezza; apprezzo la cura dei particolari di Death Women, le colonne sonore, le immagini, i primi piani di donne massacrate, l’artisticità delle riprese, è un prodotto underground e professionale al tempo stesso. Inoltre qui in Giappone avete le produzioni rorikon, un immaginario che in Occidente sarebbe classificato come pedofilo e bandito con le solite grida scandalizzate. Se uno si eccita con immagini di ragazzine in età scolastica ha il diritto di andare a comprarsi un video o una rivista in un negozio porno senza troppi problemi. Mi piacciono i film di Sato, sono estremi, visionari ma hanno classe. In Occidente film porno come i suoi non avrebbero mercato e probabilmente verrebbero censurati del tutto. La sua scelta ad esempio di far apparire Issei Sagawa nel suo The Bedroom non avrebbe eguali in America, nessun regista prenderebbe un serial killer come attore. Ho apprezzato le produzioni della Kinbiken, i film di harakiri con ragazze e certe produzioni della serie sangue-vomito-vermi. La differenza più palese è la mancanza di criteri morali che regola il vostro cinema, a parte certi accorgimenti marginali come il non inquadrare i genitali da voi è possibile praticamente mostrare qualsiasi cosa.
Domanda ; Quindi credi che la sensibilità radicalmente diversa sia frutto di una diversa impostazione morale ?
Risposta ; Certo. In Occidente è in atto una paranoica caccia alle streghe contro la pedofilia. Si può essere accusati ed arrestati con estrema facilità, a volte solo a causa di un sospetto. Non mi importa molto della morale comune. Io sono un ammiratore del sesso estremo, della violenza e queste sono cose di cui in Occidente dovresti vergognarti. Manca la giusta sensibilità per accettare il lato oscuro dell’animo umano.
Domanda ; Generalmente che cosa ti spinge a produrre un filmato estremo, nonostante, come hai detto, il rischio della repressione sia forte ?
Risposta ; La soddisfazione dei miei impulsi primari. Se faccio certe cose le faccio in primo luogo per me stesso, non bado al gusto dell’ipotetico cliente. Secondo me questo è il significato dell’essere underground e non certo produrre pellicole astruse ed intellettuali destinate ad un pubblico di nerd frustrati, proiettate solitamente in festival di serie b. La produzione dei miei film è una parte inscindibile del mio essere, della mia vita.
Domanda ; Hai detto che non ti importa il responso ed il giudizio del pubblico e lo trovo giusto, ma credi che le tue produzioni siano apprezzate ?
Risposta ; Non mi interessa l’accettabilità o l’inaccettabilità. Dipende molto da chi sta guardando i miei film e con quale spirito li sta guardando. Sai, molte volte dei falliti vogliono darsi arie da maledetti ed allora cercano disperatamente di procurarsi dei film estremi da mostrare come trofei agli amici e a me di queste persone non importa un cazzo, anzi voglio che si tengano lontani da ciò che faccio. Lo ripeto; ho dei gusti da assecondare e se esiste qualcuno che li condivide sul serio ben venga, altrimenti che vada a fare in culo.
Domanda ; Ti sei mai chiesto chi potrebbe essere l’acquirente tipo dei tuoi prodotti ?
Risposta ; Io spero persone che come me stimano la violenza sessuale, il sadismo, l’odio, la violenza. Naturalmente non ho il potere di impedire alla gente di comprarli, anche se non è proprio facile reperirli e soprattutto non costano poco.
Domanda ; A proposito della reperibilità. Come funziona la distribuzione ?
Risposta ; E’ il problema più grande. Come puoi ben immaginare certe cose non possono circolare allegramente, alla luce del sole. I sexy shop non vogliono avere nulla a che fare con noi, le riviste rifiutano sistematicamente materiale del genere anche se non sono così stupido da farmi pubblicità per poi essere beccato ed arrestato. Solitamente ricorriamo ad un collaudato sistema di passa parola. Comunque è un’impresa comprare la nostra roba.
Domanda ; Realizzate soltanto video ?
Risposta; I Video sono pratici e relativamente economici. Comunque abbiamo anche dei nastri e polaroid.
Domanda ; Nastri ?
Risposta ; Registro grida, implorazioni. La sofferenza eccita, a volte più dell’immagine.
Domanda ; Se potessi unire le tue forze ad un qualche regista giapponese chi sceglieresti ?
Risposta ; Come ho detto prima, ho grande stima di Hisayasu Sato. Altrimenti mi piacerebbe lavorare con i tipi della Guinea Pig. O Kaneko. C’è parecchia scelta.
Domanda ; I tuoi film hanno una colonna sonora ?
Risposta ; no. Voglio che la crudezza delle immagini si esprima al naturale. So bene che in certe condizioni una colonna sonora ideale potrebbe aumentare il potere espressivo del filmato ma devi considerare che io lavoro con sofferenza reale e non simulata e quindi reputo che le urla di dolore siano la migliore sonorizzazione possibile.
Domanda ; Quali sono le tue principali fonti di ispirazione ?
Risposta ; Per quel che riguarda il cinema, Terence McKenna ed i suoi Snuff, Heny Lee Lucas. In generale, De Sade. Mi piacciono i lavori di Peter Sotos . Le illustrazioni di Slocombe e di Brown. Ian Brady, Peter Kurten e Peter Sutcliffe.
Domanda ; C’è qualcosa che non riesci proprio a sopportare, sia da un punto di vista artistico che umano ?
Risposta ; Non mi piacciono gli ipocriti, quei tipi che parlano e scrivono di violenza e che poi sono sempre pronti a prendere le distanze dalla violenza. Naturalmente non sopporto i moralisti, anche se non è che mi curi poi tanto di loro.
Domanda ; Ti reputi soddisfatto della tua vita ?
Risposta ; non è malaccio. Al contrario di tanti imbecilli rispettosi del decoro pubblico, castrati da regole e codici di comportamento, io ho scelto di vivere in coerenza coi miei desideri e coi miei interessi. E questo mi aiuta a superare le difficoltà.

martedì 20 novembre 2007

Tra i fuochi dei vagabondi





Dico; una puttana viene trovata nei pressi della vecchia stazione abbandonata, un luogo di ritrovo per barboni, drogati e donne di strada che smerciano i loro corpi, ha la testa fracassata, il cervello che le sporge fuori come un bitorzolo grigio inondato dal sangue e la polizia fotografa la sua posa plastica, fa i rilevamenti, le stende pietosamente un telo sulla faccia del cazzo prima che il coroner arrivi e la impacchetti come un sandwich.
Le puttane con la testa spaccata sono un classico. Un classico classico, meglio dei vecchi film bianco e nero sui cow boys con la sparatoria finale o quelle insulse compilation evergreen di jazz o blues o le canzoni di Elvis Presley. Le puttane con la testa spaccata stabiliscono la relazione tra donna e martello e so che uno strizzacervelli ci imbastirebbe sopra un’intera conferenza , parlerebbe di rappresentazione di una sessualità deviata che si trasforma e si connette simbolicamente alla devianza e voi provate a chiederlo a Peter Sutcliffe il cui genio introverso ha terrorrizzato l’Inghilterra e le sue docili troie assiepate lungo strade sterrate che fendono la brughiera nebbiosa e lui vi risponderebbe che è stato niente meno che Dio a dargli il compito di nettare la società da quelle peccatrici schifose e che il martello è un’estensione del volere divino.
Io ammazzo puttane a martellate semplicemente perché voglio che le loro teste schizzino in una poltiglia che ricorda il ketchup sulle patatine e che le mie mani ed il mio volto si impregnino di filamenti rossastri; in questi casi non me ne frega un cazzo dei preliminari o delle torture o dell’eccitazione, è solo una faccenda privata. Un colpo un morto.
Sutcliffe ne ha seccate tredici. Questa era la sua unica preoccupazione. Probabilmente avrebbe trovato sconveniente il mio commercio porno.
Rimorchio puttane lungo l’argine del fiume.
Donna. Negra. Un po’ in sovrappeso, e poi mantenersi belle tirate con tutto lo speed e l’alimentazione ipocalorica di terz’ordine e la famiglia i figli rompicoglioni che vogliono mangiare e lei che tutte le sere si fa bella per quanto ciò sia solo un eufemismo si mette le calze a rete stivaloni di latex trucco cipria ed esce come uno zombie dal palazzo di merda dove vive, non deve essere niente facile.
E’ fuori dal giro grosso, le puttane da sauna, le accompagnatrici che ricevono a casa loro o tramite agenzie selezionate e deve vendere il suo sesso a buon mercato liquefacendosi in un’esistenza di puro degrado.
Annuisco alle sue insensate richieste di denaro.
Oggi ho il furgone nero con targa rubata ad una dodge, ho un’intera collezione di targhe rubate. Nel caso le sue amiche si facessero venire strani propositi.
Generalmente nessuno vede nessuno quando si tratta di questi traffici, i clienti si scivolano accanto senza notarsi, cercando di rimanere il più anonimi possibile e le troie stanno là e non creano problemi e con tutte le preoccupazioni che hanno in testa figuratevi se vanno a ficcare il naso in questioni così pericolose.
Si, è probabile che una di loro legga il giornale e ci trovi un trafiletto sulla morte di una collega e sapete il panico e la prossima potrei essere io e cazzate del tipo, poi la sera stessa esce e va a mercanteggiare perché guadagnare è più importante della paura e dimenticherà ogni cosa. La polizia archivierà il caso perché la vita di una troia è sempre appesa al filo e non avendo prove o indizi di nessun tipo, perché io sono abbastanza esperto nel cancellare prove, si stringeranno nelle spalle e penseranno che in fondo se l’è cercata lei con quel mestiere del cavolo.
Le puttane del fiume non hanno protettori, sono battitrici libere e questo infastidisce tanta gente. Racket, gang giovanili. Gli eventuali sospettati sono centinaia.
Magari, lo immagino, un investigatore prossimo alla pensione con un matrimonio fallito alle spalle , è vicino alla verità e dice ai suoi superiori guardate che queste puttane con le teste scassate sono vittime di un serial killer e non certo di un regolamento tra gang ma il capitano non vuole l’FBI tra i piedi e soprattutto crede che il solo nome serial killer sarebbe destinato a scuotere i sogni tranquilli della brava gente e risponde grazie della dritta la terrò in seria considerazione e poi col cazzo che lo fa. Non vuole compromettere l’equilibrio cittadino, c’è sempre una scadenza importante, un’elezione o qualcosa che gli impedisce di prendere il coraggio a due mani e di proclamare a viso aperto che un cacciatore notturno ha iniziato la sua danza di morte.
Avranno fascicoli di omicidi irrisolti ma difficilmente possono collegarli tra di loro. Bambine rapite e poi rinvenute morte non legano bene con puttane con la testa rotta, troppo diverso il modus operandi direbbero i cervelloni dell’FBI.
Non voglio sfidare la polizia, quelli sono solo giochetti da sfigati che cercano disperatamente essere presi. Non torno sul luogo del delitto. Non ho una linea guida precisa, semplicemente perché posso strangolare o pugnalare o sparare indifferentemente e tutto va bene per il fine che mi sono proposto.
La negra parla. Non la finisce più. Mi infastidisce perché dice cose stupide, dozzinali, il discorso dell’odioso vicino di posto sulla metro ed io intanto guido e la porto alla stazione abbandonata del treno.
Un flebile chiarore di lampioni disegna una scacchiera tra i fuochi dei vagabondi.
Puttana.
Sarà bello aprirti il cranio e pisciarci dentro.
Dirigo il furgone verso una piazzola antistante i binari morti, riparati dal tunnel. Sento le sospensioni che scricchiolano.
La puttana continua a tempestarmi di parole e questa volta fa domande, forse trova inconsueto il luogo o ha paura perché lei è una di quelle che hanno letto delle altre troie morte e ha segretamente paura e cerca di non darlo a vedere. Vorrebbe essere rassicurata, sapere che la scoperò e basta e che lei poi potrà tornarsene a battere sul fiume ed invece non sa che non batterà più perché il suo cadavere sarà rinvenuto il giorno dopo da un tossico.
Come sono prevedibili queste donne, prevedibili e stupide.
Quelle di loro che hanno un protettore sono spinte a lavorare sempre e comunque dalla paura di non portare i soldi, e sanno che la conseguenza è un bagno nell’acqua gelida o tagli o acido o un pestaggio scientifico che demolirà i loro corpi senza intaccare le parti di cui si innamorano i clienti. Quelle che invece non hanno protettori sono costrette comunque da altre esigenze, la fame e l’indigenza, a lasciare ogni dubbio e a tuffarsi nel ventre scuro della notte.
Scendiamo, raggiungiamo una cavità nel muro della stazione. So come comportarmi.
- In ginocchio – le ordino.
Esegue. Si passa il rossetto sulle grosse labbra. Pregusta l’ordinario pompino che farà da preludio alla scopata e ai suoi venti dollari facili facili.
La sua testa. Una matassa di capelli crespi grossolonamente infiocchettati.
Le sputo addosso nello stesso istante in cui estraggo la mazzetta spaccapietre dalla cinta, veloce come uno sceriffo alle prese con un’orda di banditi e le infliggo un colpo secco e violento in piena scatola cranica.
Sento l’estremità del martello seppellirsi nel teschio sfondato, il sangue gronda a terra formando una pozza viscida.
La lascio stesa nel cumulo di rifiuti, col cervello mezzo in fuori. Mi fa schifo. E’ solo una troia priva di qualsiasi fascino.
Posso tornare a casa. Molta gente inganna la noia guardando la tv o andando al cinema o fottendo la mogliettina. Io invece ammazzo.
Torno al furgone, avvolgo il martello in un panno mimetico, accendo il motore, ingrano la prima e parto.
Ho il cuore pieno di euforia, sono eccitato e felice. Guido per le strade buie come un ragazzino al suo primo appuntamento.
Non durerà molto, e quando avrò bisogno di nuove emozioni potete stare sicuri che il mio martello sarà là ad attendermi.
Pronto e letale.

Henry Lee



L’underground del Porno riserva tante deliziose sorprese a chi si dedichi ad una attenta e coerente ricerca del piacere in modo da soddisfare ogni capriccio, ogni impulso. Un underground che ha ottimizzato i costi di produzione, i canali di circolazione del materiale e che tutto sommato si è modernizzato senza perdere un briciolo del suo primitivo spirito di trasgressione.
Di acqua sotto i ponti ne è passata, e Linda Lovelace ha avuto tempo e voglia di succhiare palle di cane sotto l’egida del maritino Chuck Trainor e anche se Linda adesso è un cadavere decomposto fracassato da un incidente stradale uscito fuori dal genio di Ballard rimane pur sempre la memoria di quei super-otto sgranati davanti cui spippettarsi e sono anche passate certe situazioni di pornografia hippy e di cazzate che nessuno vuole sentire veramente e anche la moda del porno femminista e la donna non è un oggetto e bla bla bla. E’ persino passato il tempo degli snuff di McKenna e perdio ricordo come fosse oggi le parole dei vecchi del giro la muta ammirazione che nutrivano per quelle fogne su bobina riprese nei settanta. Ragazze sfracellate a mazzate. Fatte a pezzi e date in pasto ad un’anaconda. Una puttanella di dieci anni sodomizzata da un mastino. Un’altra decapitata da una ghigliottina, col sangue che spruzzava simile a marmellata grumosa sull’obiettivo. Roba sopraffina per veri conoisseurs.
E come dimenticare, nonostante siano coperte dalla nebbia del moralismo ed annacquate dallo stupido giudizio di benpensanti e cazzimosci, le perverse scorribande di Ottis Toole e di Henry Lucas, la vera Mano della Morte abbattutasi sul genere umano ? Le loro squisite avventure necrocannibali, abbondantemente condite da stupro, sadismo estremo e nessun rispetto per la vita umana, costituiscono uno dei più forti esempi di pornografia clandestina, un qualcosa sussurrato di bocca in bocca con rispetto o forse più che rispetto devozione la stessa devozione che provano i fedeli quando entrano in chiesa la domenica mattina. Anche se Lucas probabilmente è andato un po’ in là con la fantasia e si è attribuito delitti mai commessi, resta il genio assoluto e brillante di chi compresa la vera natura dell’uomo non ha perso tempo a gingillarsi con progetti che somigliassero a compromessi ed ha preteso tutto e subito, una collezione di massacri registrati su nastro o su polaroid. Questi due hanno capito la naturale inclinazione dell’uomo alla brutalità e l’hanno assecondata invece di sentirsene offesi ed impauriti e lo hanno fatto con gusto, buonsenso e personalità, perché ogni coglione può prendere in mano un pennello e dei colori ed imbrattare una tela ma ci vuole un individuo preparato sensibile e dotato per ricavare un quadro di valore.
Il 23 Agosto del 1936 Satana ha scatenato la sua lascivia violenta, inondando di sperma rosso sangue il ventre desolato del nostro paese.
La furia di Henry. L’odio di chi sin dalla nascita immagina quale missione sarà tenuto ad adempiere.
Percorre le strade polverose degli States ed incontra Ottis ed Ottis ha già svariati matrimoni falliti alle spalle è solo un frocio d’altronde frocio e semianalfabeta, farfuglia, mastica tabacco, non ha idea di dove si trovi. Gira a casaccio ed ammazza, violenta impiegate di saune e di locali di massaggi e non crede sia possibile uscire da quel tunnel di nichilismo, ma ecco Henry, la luce nera di Henry, le candele che sfarfallano deboli chiarori gotici sulle pareti delle mense, l’esercito della salvezza, ed Ottis è soggiogato dal magnetismo animale di Henry, non può e non vuole opporre resistenza.
Henry è un capo. La sua amante bambina Frieda deve stare zitta e Ottis comincia ad amare la rissosa brutalità del compagno e le cenciose macchine rubate su cui viaggiano visitando i remoti paesi dell’entroterra e lasciandosi dietro una sadica scia di piacere, troie autostoppiste ragazzine maschietti meccanici, fatti a pezzi sminuzzati cucinati mangiati violentati perchè la loro unica cazzo di funzione al mondo era questa, e sì era proprio destino che capitassero a tiro di Henry e del suo amichetto Ottis e anche se fossero nati a duemila miglia di distanza ed avessero scelto nomi e vite e fisionomie d’altro tipo producendosi in ogni sorta di giochetto mimetico sarebbero comunque finiti qui, a dare in pasto i loro culi alla follia bisessuale dei due compari.
Rosolano e masticano fiche adesso, altro che tabacco. Il buon Ottis per quanto stupido e ritardato ed incapace di abbozzare ragionamenti sa farsene una ragione e riprendere le vittime strangolate smembrate stuprate è molto pù divertente di infliggere semplice sofferenza alla prima puttana raccolta per strada.
Insieme fanno parecchie cose brutte, i due amiconi.
Fermano un’auto, fanno scendere i due fidanzatini teneri teneri e sparano a lui e poi Ottis sventra lei e poi violenta il culo terrorizzato del ragazzo agonizzante e dice che il terrore e le lacrime ed il sangue che non la smette di cadere sull’asfalto tremolante del giorno lo eccitano ed Heny ha preso a lavorarsi il cadavere maciullato della puttana.
Poi donne sole. Le rapiscono o le sorprendono in casa e rifilano loro il meglio del repertorio.
Uomini. Bambocci. Nessuno può dirsi sicuro.
Questi due imbecilli camminano su una strada di sangue e di ossa umane e cercano un bel trono rivestito in pelle e lasciano sotto i loro piedi un centinaio di carcasse divorate dai vermi e pure Frieda l’amante bambina si ritrova un coltello nelle viscere ed è un peccato perché a lei Henry piaceva, e piaceva molto e la gente terrorizzata inizia a chiedersi come sia possibile che due dementi nullità, e si dicono proprio dementi nullità, siano in grado di scatenare una violenza che mai nessuno avrebbe creduto possibile.
Che cos’hanno nell’anima questi due animali scatenati ? Quale demone d’inferno ha partorito assassini che non si inteneriscono davanti al volto di una ragazzina di cinque anni, ma che anzi traggono piacere dal bucare il suo culetto e nel piantarle un rompighiaccio nella trachea ?
E disseminate lungo le piazzole di terra e le case coloniche e le fattorie e i bordelli e le solitudini neon delle città trovano le carni da immortalare su camera.
Registrano le urla.
Come sono eccitanti.
Quelle urla da maiale sgozzato con il sangue che ottunde la pienezza del grido e le inutili suppliche che faranno godere vecchi bavosi del giro della Mano della Morte, quelle urla che ti fanno accaponare la pelle se sei un essere umano ma Henry non è un essere umano, è un demone chiamato a spazzar via il maggior numero possibile di merde.
E’ insostenibile cercar di star dietro alla sua mente perversa perché lui, nella sua brutalità e nella sua ricchezza interiore, rimarrà sempre Henry Lee Lucas.