venerdì 16 novembre 2007

La Contessa Sanguinaria


Ci rituffiamo nell’eccellenza letteraria francese post-surrealista con LA CONTESSA SANGUINARIA ( ES ) di Valentine Penrose.
Non si puo’ non sottolineare il profondo nesso concettuale e tecnico-stilistico tra questo libro e quello su Gilles scritto da Bataille, non solo per la comune origine francese degli autori e per l’altrettanto comune militanza, a vario livello e a varia intensita’, nei fasti del movimento surrealista, ma anche e soprattutto per la scelta di riprendere a piene mani i documenti dibattimentali e traslarli nel contesto di inchiesta e analisi che, incredibile a dirsi per i nostri moderni parametri moralistici, continua a considerare i protagonisti, ancorche’ responsabili di atroci misfatti, come degli esseri umani.
Esseri umani ricchi di sfumature e di motivazioni, avvolti da una penombra goticheggiante. Gilles de Rais nel caso di Bataille, la Contessa Bathory nel libro della Penrose.
Sulla Bathory, come personaggio storico, si sa abbastanza, se non altro per sentito dire o per avere letto il suo nome in interviste coi Cradle of Filth o in qualche sito di consapevolezza vampirica o per aver acquistato cd dell’omonima band svedese proto-black metal.
La nobildonna ungherese che amava fare il bagno nel sangue delle vergini e’ stata elevata a paradigma vampirico, forse ancora piu’ di Vlad Tepes; l’incalzante orda femminista rivendica un ruolo autonomo e cospicuo per la povera Erzbeth, relegando Vlad a figura marginale e iper-sfruttata che, credo di poterlo dire, ha fatto il suo tempo.
A differenza di Vlad che fu certo un feroce torturatore e impalatore ma la cui fama e’ tutto sommato frutto di mera fantasia tardo-romantica, le gesta della Bathory sono tutte vividamente reali.
LA CONTESSA SANGUINARIA si compone di due sezioni; nella prima si ricostruiscono le vicende e il dato biografico della nobile, comprensiva dei delitti, della fitta schiera di complicita’ e della tragica fine della Bathory stessa ( murata viva in una stanza del suo castello e qui morta di fame ) . La seconda sezione e’ invece una trascrizione accurata delle deposizioni processuali, da cui emerge un quadro infernale di sevizie, torture, uccisioni, rituali satanici e soprattutto l’ossessione che la Bathory nutriva per il sangue delle vergini.
Credendo di poter mantenere inalterata la propria giovinezza ( non altrettanto a dirsi della sua bellezza visto che era piuttosto bruttarella ) , la nobildonna faceva rapire delle giovanette contadine, le faceva portare in castello, qui denudare, tagliuzzare e legare sopra una vasca, dentro cui il sangue colava e dentro cui la Bathory poteva sguazzare in pozze sempre piu’ copiose di liquido color rubino; le vittime rimanevano vive ed agonizzanti per molto tempo, fino a quando gli scagnozzi non recidevano loro la carotide. La scena non doveva differire molto dalle istallazioni dell’artista viennese Nitsch.
Uno dei libri piu’ notevoli ultimamente editi e che definire true crime sarebbe davvero riduttivo.

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