venerdì 23 novembre 2007

Pattaya Halogen










L’umidità di Pattaya è direttamente proporzionale ai ventri flaccidi dei turisti occidentali, carogne decomposte nei cui occhi leggete le ultime fiammelle di depravazione concesse dal decoro borghese.
Nugoli di fraterni amici, telecamere in spalla, dollari o bath cacciati a forza nelle tasche, li vedete sostare davante alle vetrine e alle porte-finestre dei club , ragazzine dagli occhi a mandorla, vestite da puttane con abbondanza di trucco a celare l’età , che sorridono, invitandoli ad offrire loro da bere.
Saune omosex. Transessuali il cui inglese abborracciato tradisce una certa internazionalizzazione di questa carne da macello. Bambini dotati di erezioni in grado di soddisfare vecchie troie canadesi, americane o tedesche.
Ristoranti dalle insegne volgari.
L’aria è satura di calore, di fumo, tabacco e marijuana, qualche raro incenso, strade sterrate ed altre con l’’asfalto saltato, poi le comitive di scopatori emergono da downtown e si ritrovano in lussuose camere d’albergo, nella jacuzzi, immersi fino al mento nella schiuma, un sigaro o una pipetta di crack, due ragazzine thay avvinghiate al loro cazzo.
Succhia troia.
Ingoia puttana.
Ingoia la tua stessa vita.
Ogni dollaro ogni goccia di sperma ogni pasto ogni lezione a scuola. Tutto è pagato dal turista occidentale.
Troia selvaggia.
Stupido ratto di fogna il cui unico scopo nella vita è succhiare cazzi, fino allo sfinimento. Fino alla fine dei tuoi giorni. Uccisa da un magnaccia o dall’AIDS o dalla denutrizione.
E’ divertente immaginare che mi abbiate incrociato, i vostri occhi appassiti , le vostre teste ciondolanti. Qui a Pattaya. Ognuno coi suoi affari. Voi con le vostre false e patetiche idee di trasgressione, io con il mio senso di estraneità a tutto ciò che il mondo considera “ umanitario “.
- Ti piacciono i dollari ? – chiedo alla ragazzina, sedici anni portati male, due belle gambe, carnagione olivastra e occhioni a mandorla ombrati di trucco.
Siamo in una pensione a ridosso del mare. Un palmizio di scarsa fortuna come spettacolo fuori dalla finestra, un neon bianchiccio, mobilio scadente . La telecamera, sovrastata dalla luce artificiale , la riprende in primo piano. Tutte le impurità del suo faccino asiatico. Verme asiatico.
- Si- una voce blesa, da cartone animato.
La costringo a spogliarsi. Non ci mette molto, davvero. E’ il suo lavoro. Spogliarsi, farsi ammirare e poi inculare da ciccioni sudati provenienti da ogni angolo del fottuto pianeta terra.
Nuda non è proprio quello che siamo soliti definire una bellezza, per quanto certi concetti siano realmente irritanti vista la loro natura soggettiva. Mi rivolge un cenno, attendendo che mi spogli. Sorrido. A breve avrà una sorpresa.
Vado alla porta, la apro e lascio entrare le quattro figure che attendevano fuori, nel solustro. Quattro negri.
La ragazzina emette un flebile suono di disapprovazione e dice qualcosa in thailandese, perché evidentemente il suo inglese non le permette di ribellarsi in modo razionale e lucido. C’è poco di lucido in quella situazione.
I quattro compari le mostrano gli attrezzi e lei tenta di urlare, ma uno degli attori è abbastanza lesto e le rifila un destro in bocca.
Io riprendo tranquillamente, fumandomi una sigaretta e zoomando di tanto in tanto sulle rapide e brutali penetrazioni.
La bimba thay urla di dolore, di umiliazione ed è veramente perfetta, la vera pornografia non sta nei cazzi negri che la sfondano , che le slabbrano ferocemente ogni orifizio.
La pornografia è nei suoi occhi pieni di lacrime. La pornografia sta nel collo grinzoso e contratto dal dolore. La sua postura da cadavere, coi quattro carnefici sopra e poi sotto ed intorno, a darsi il cambio, a schiaffeggiarla, a sputarle addosso, umiliarla in ogni modo. La degradazione è il più alto grado di pornografia.
Si, so perfettamente che vorreste farmi credere che noleggiate o acquistate video per godervi le evoluzioni di Sylvia Saint o di Jasmine St Claire o dele altre puttane siliconate della sex-industry. Ma quella non è pornografia. Quello è spettacolo. E’ finzione. Potete credere che ogni ohhh emesso dalle loro bocche sia un grugnito di genuino piacere che vogliono condividere con voi, potete credere che i loro volti apparentemente sofferenti durante una scena anale tradiscano una sofferenza profonda , radicale. Ma queste sono cazzate.
Backstages con starlette intente a telefonare al ragazzo o a rifarsi il trucco o attori che zompettano per il set bevendo succhi energetici. Questa è la verità. Un carrozzone di miserie umane. Nulla di eccitante. Nulla di vero.
E quando la troia thailandese rimane sul letto, immobile, strangolata, un filo di bava a colare dalle labbra bluastre e gli occhi inondati di sperma, solo allora potete dire di aver assistito a vera pornografia.
Pornografia è creare.
Pornografia è distruggere.


Il rumore del karaoke mi infastidisce. Un curioso effetto larsen innestato da un jack probabilmente difettoso si spande tra le volte ammuffite del locale, dove una luce stroboscopica blu ghiaccio rende i volti degli avventori simili a demoni di qualche mitologia orientale.
L’aria è pregna di fumo e di odori miscelati, alcool, tabacco, ganja, profumi e dopobarba egualmente dozzinali.
Posso guardare la pancia sferica del tedesco che canta, avvinghiato ad una lap-dancer thay in guepiere bianche e vertiginosi tacchi a spillo, mentre le cameriere, metà puttane metà bariste, vengono a servirti ed occhieggiano facendoti capire che può esserci un gradito extra dopo l’ora di chiusura.
E’ piacevole notare come questi miserabili falliti, questi mezzi uomini che in Europa o in America non verrebbero toccati da una donna nemmeno con un bastone qui in Thailandia si divertano a reiventarsi latin-lover. Molti di loro non vogliono semplicemente scopare. O meglio; vogliono scopare, ma non subito, vogliono prima costruirsi l’illusione di avere adescato e rimorchiato la puttana, di averle conquistato il cuore con una cena romantica. Alcuni, ne sono sicuro, si illudono di aver fatto breccia nella Thay per via dei discorsi romantici, delle promesse. L’aspetto migliore della Thailandia è che, con il denaro, puoi comprare tutto. Qualsiasi cosa. Droga. Alcool. Ragazze,. Puoi comprarti le autorità. Perfino ragazzini da scoparti. Li prendi direttamente dalle famiglie, nell’entroterra.
Un certo Karl, un regista di Amburgo, mi viene vicino. Si siede senza aver ricevuto il permesso. Offre una sigaretta. Io rifiuto cortesemente. Emana una sgradevole puzza di sudore e di urina. E’ paonazzo. Probabilmente ci ha dato dentro con troppa enfasi con il crack o con qualche trans. So che sta girando un film. Non ricordo più neanche dove l’ho conosciuto, forse un due anni prima a Pukhet. Chissenefrega.
I Tedeschi godono molto più nel vedersi strisciare davanti una ragazzina piuttoso che nello scoparsela. E’ una questione di indole. E Karl è molto diligente nell’assecondare i gusti dei suoi connazionali. Per questo usa bambine , animali, frustini, chiodi, cera fusa. Tutto l’armamentario vetero-sadomaso che piace tanto a questi bavosi mangiacrauti. Mi invita a presenziare alle scene finali del suo capolavoro. Ho del tempo libero. Posso andare.
La ragazza avrà diciotto anni. Piuttosto carina. Snella. Bel seno. Tipico volto asiatico. Sulla pancia le hanno scritto, con un penarello nero “ puttana “. E sul culo, proprio sopra le natiche “ troia “.
Scherzetti da tedeschi. Sarebbe stato divertente se le avessero marchiato a fuoco “ arbeit macht frei “ sul seno. Immagino abbiano preso in considerazione l’ipotesi.
Ha il collo imprigionato in un collare borchiato da cane ed è tenuta al guinzaglio da un ciccione roscio, con fenomenale riporto. Il ciccione è nudo, avrà sessant’anni. Fa schifo. Costringe la ragazzina a leccargli i piedi nudi. Poi la penetra analmente. Stantuffa. La ragazzina strilla e scuote la testa. Rimango qualche altro minuto , poi vado via. Annoiato.
Non credevo che la pelle di una Thailandese potesse avere questo strano colorito ceruleo. La tenue luce lunare che penetra dalle veneziane conferisce a questa ragazza un’apparenza spettrale. Questa ragazza che mi sono appena scopato. Lei è stata gentile, premurosa, ha fatto veramente tutto quello che le ho detto. E forse anche di più.
L’albergo in cui dormo è squallido ma economico. E i proprietari non creano problemi.
Dolce, dolce e anonima ragazza thay. Hai fatto tutto. Sei stata brava. Ma c’è qualcosa che devi ancora fare per me. E credo tu lo capisca nel momento stesso in cui, dopo aver acceso la telecamera, estraggo un coltello da caccia ficcato sotto il letto e ti colpisco dritta alla carotide.

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