mercoledì 21 novembre 2007

Helter Skelter





Il Procuratore Distrettuale Vince Bugliosi sa quel che scrive.
E’ stato lui infatti ad incastrare e tenere sotto scacco, durante il lungo processo, Charles Manson e tutta la sua debosciata Family , raccogliendo prove, testimonianze, indagando nel sordido background dell’Orco d’America, ricostruendo i fatti in tutto il loro carnicino e purpureo scintillare di morte e gettandoli in pasto ad una opinione pubblica che scopriva nel vetero-hippie Manson una icona significativa, totalmente proiettata nel trascendere gli opposti e divenire simbolo palese della malvagita’ delle contro-culture californiane.
Esercizi di cannibalismo mediatico, giornalisti appollaiati come i corvi neri di artaudiana memoria, le copertine di LIFE ben presto diventate oggetto di culto, le frasi di Manson estrapolate ad arte e ricontestualizzate appositamente per farlo sembrare un guru misticheggiante e strampalato, quella svastica in fronte, le ragazze della Family a piedi nudi, piangenti, gementi, fuori dall’aula di Tribunale ad invocare il perdono per Charlie e ad evocare la collera dell’Apocalisse e della santa guerra razziale.
HELTER SKELTER, il libro che ha fruttato a Bugliosi celebrita’ e sonanti banconote ( stimate approssimatamente in un milione di dollari degli anni settanta, fatevi i conti voi…), approda in Italia nella collana Mondadoriana delle Scie, con tutto l’apparato iconografico-fotografico che rende il testo in questione appetibile.
Per quel che riguarda invece la ricostruzione dei fatti, Bugliosi potrebbe essere indicato come il precursore di quel filone true crime mistificante in cui l’autoapologia si mischia artatamente alla demonizzazione dell’avversario in una stordente dicotomia manichea che, per quanto paradossale ed assurdo possa apparire , rappresenta l’unica vera esemplificazione dell’Helter Skelter.
Bugliosi, crociato senza macchia e senza paura, affronta l’abisso ma, non curandosi dell’ammonimento nietzschano, è impermeabile a qualunque caduta simpatetica e l’intera fenomenologia della Family viene dosata ben bene con il disprezzo che il puritano e iper-moralista Magistrato accusatore prova per tutta la spazzatura hippie.
Non ho dubbi sul fatto che sia stato proprio il suo libro ad aprire la strada alle piu’ o meno fantasiose ricostruzioni sul delitto, comprensive di truculenti ( ma inesistenti ) particolari tra cui l’asportazione del feto dal grembo della Tate e un quoziente splatter che dagli anni sessanta si sarebbe traslato poi magicamente fino all’epopea industrial rock dei Nine Inch Nails che registrano un loro cd nella casa di Sharon Tate e nelle magliette di Axl Rose e in Marylin Manson in persona ( che vuole incarnare il dualismo di cultura popolare tra la solare Monroe e l’oscuro Manson ).
Se Manson è diventato cio’ che è diventato, simbolo di un Male tout court, oggetto di devozione da parte di personalita’ borderline, Bugliosi si porta la croce della maggiore responsabilita’.
Manson è un personaggio affascinante, controverso, contraddittorio e tipicamente americano, perfettamente integrato ( nella sua disintegrazione psico-sociale ) nello schizofrenico tessuto americano dell’epoca ( e non solo dell’epoca ). L’esoterismo beat di Bobby Beausoleil, le visioni filmiche di Kenneth Anger, il crepuscolo del Beat letterario , Haight Ashbury, i Rolling Stones ad Altamont e la furia omicida degli Hell’s Angels ( che non a caso finisce per unirsi simbioticamente nell’immaginario colletivo agli omicidi Tate/LaBianca, nonostante non vi sia assolutamente nessun trait d’union; vedasi il film SATAN’s SADISTS, in cui una banda di sadici motociclisti, raccolti attorno ad un folle e carismatico guru in stile Manson, seminano morte in un piccolo paesino disperso nel deserto ), i viaggi in LSD di Leary, l’escatologica psichedelia di Mel Lyman ma anche gli abusi familiari, il riformatorio, la poverta’, lo spettro della Contestazione e del Vietnam .
E su tutto cio’ troneggia infernale e gotica l’icona mansoniana, assorbendo contenuti, messaggi, realta’ e finzione. Manson diventa Capo Spirituale dei serial killer, diventa carne per film e libri, e tante altre cosette non proprio in linea con il Manson essere umano.
Nell’ottica di Bugliosi, e in quella di migliaia di altri americani di sentimenti patriottici, Manson non è solo lo spietato e manipolatore mandante di atroci delitti ( i quattro cadaveri nella villa di Polanski, i due in casa LaBianca, piu’ altre morti di cui viene accusato ma che non troveranno univoci riscontri ); è la prospettiva in fieri di un intero stile di vita, quello hippie, che sembra adesso essere circondato da una inquietante aura satanica ( Rosemary’s Baby ).
Diciamoci chiaramente un paio di cosette; senza la smania di protagonismo di Bugliosi, senza l’isteria collettiva dell’epoca ( il terrore rosso-anarchico che aleggiava negli States ) e senza soprattutto l’innegabile carisma di Charlie , Manson non sarebbe stato altro che un caso locale. Certamente, il coinvolgimento nel massacro dell’attrice Sharon Tate fece da cassa di risonanza all’omicidio ( ma venne presentato come inaudito massacro, con tanto di gia’ citate asportazioni di feti, mutilazioni profanazioni che in realta’ non avvennero ) e lo getto’ oltre i confini della California in pasto ai network nazionali ed internazionali ( non si dimentichi che il clamore suscitato porto’ Feltrinelli a pubblicare LA FAMIGLIA di Sanders gia’ negli anni settanta qui da noi in Italia ) ma da solo non sarebbe bastato a fornire fama imperitura alla vicenda. Ogni giornalista a caccia di scoop si immerse avidamente negli atti processuali e nei resoconti che il solerte Bugliosi assemblava pro domo sua; cosi’ si scopri’ che la figliola allora minorenne di Angela Lansbury ( la popolare attrice protagonista di LA SIGNORA IN GIALLO ) aveva aderito alla Family, che Tex Watson, il prototipo ideal-tipico del bravo ragazzo americano, aveva tentato di porre in essere una scalata al potere di Charlie, che il Signor Spahn ( ottuagenario proprietario del Ranch in cui la Family si era insediata piu’ o meno stabilmente ) era stato convinto a far rimanere li’ tutta la congrega grazie a favori sessuali ( del tutto inventati ), che l’intera sovrastruttura ideologica di Manson derivava dall’album Helter Skelter dei Beatles e che Manson stesso era stato un folk singer alla corte dei Beach Boys ( dando cosi’ la stura a tutte quelle minchiate del fondamentalismo cristiano sui messaggi satanici subliminali in musica che ancora non ci siamo scrollati di dosso). Roba che Vespa è un dilettante nella sua trattazione del Caso di Cogne…
Leggendo il libro di Bugliosi, ci si rende conto che l’immagine di Manson viene plasticamente deformata fino a fare di lui un Satana scaltro, cinico e brutale nella piena determinazione di scatenare la guerra razziale; difficile condividere le tesi del Procuratore, soprattutto perche’ noi, a 30 anni di distanza, possiamo vedere quali benefici effetti questa tesi abbia determinato ( soprattutto alle tasche di Bugliosi, di decine di produttori hollywoodiani e discografici assortiti ) , alla luce anche di risultanze emerse posteriormente ( l’autonomia decisionale di Watson nel pianificare e porre in essere l’omicidio di casa Polanski ) e che all’epoca non vennero debitamente considerate. L’idea che Manson sia davvero l’Orco d’America si è cosi’ profondamente radicata nella coscienza collettiva statunitense ( NATURAL BORN KILLERS di Stone in cui Manson vien defininito “ Re dei serial killer “, il libro THE FAMILY di Ed Sanders, i dipinti di Kozik, Petros, Coleman piu’ circa altre settecento miliardi di cosette liberamente ispirate ai fatti ) che persino una versione libraria a parole “ revisionista “ del caso e della figura umana del God of Fuck come “ CHARLES MANSON SUPERSTAR “ di Nicholas Schrek non è altro che spazzatura sensazionalistica.
Per i completisti e per i fanatici di Manson HELTER SKELTER è un libro comunque da avere ( se non altro perche’ tutto è cominciato da qui e per le foto ), gli altri, anche in considerazione del prezzo non proprio popolare, operino la scelta cum grano salis.

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