venerdì 11 gennaio 2008

Lo Stupro della Cultura





Benigni che legge Dante.
Potete immaginare uno schifo piu' assoluto e corrotto di quella faccia finto-emaciata che tenta di lambiccarsi in borborigmi intellettualoidi, senza pero' partecipazione, senza comprensione, senza nulla che renda Dante degno di essere letto ? Il flusso costante dell'amorevole balla, parole che si fondono le une con le altre deprivate del significato sotteso, e tutto diventa elogio dell'inutile, del grigio, inferno, paradiso, purgatorio, tutto frullato e centrifugato e lavato con l'ammorbidente anestetico del politicamente corretto.
Metrica, zero.
Studio del linguaggio e dei fenomeni, via.
Ogni asperita', ogni significante esoterico o criptico come le fauci di Lucifero piallato con i residui del mastro Geppetto del suo mediocre Pinocchio.
Non dico Carmelo Bene, perche' li' stiamo in un Altrove magico ed impenetrabile come una Muraglia dipinta dall'aurora boreale, ma nemmeno Sermonti o Gassmann si erano mai cimentati nella volgarizzazione da Armata Brancaleone del verbo dantesco. Perche', diciamolo, Dante non e' Zelig, non e' una poesiola da leggio in mogano da appendere sul crinale delle buone intenzioni.
C'e' un mondo la' dietro.
Un cosmo di idee e frammenti e gelidi carsici fiumi delle possibilita' interrotte, come l'Ulisse di fiamma che non arresta il suo cammino davanti alla prospettiva di una dannazione che non conosce e non riconosce.
Ma Benigni...Benigni legge Dante come se Paola e Francesca fossero gli Amici di Maria De Filippi o in subordine i personaggi di Moccia; li senti quei versi, "recitati" in quel modo e ad un certo punto attendi con fiducia che s'avanzi un qualche lucchetto da Ponte Milvio.
La cultura non e' per le masse. E la televisione rende volgare tutto. E Benigni rende volgare e plebea persino la televisione.
Una donna sulla metro, in mano stretto l'ultimo libro di Fabio Volo, conversa amabilmente con la sua vicina di posto e le dice che Benigni l'ha fatta andare in fissa (letterale) con Dante.
Eccoli i frutti...Meglio la buona ignoranza, il coerente analfabetismo piuttosto che questa rincorsa verso la plastica totale.
Anni fa, subito dopo il successo della prima edizione de Il Grande Fratello, la Mondadori che stampava e stampa 1984 di Orwell, con trovata degna di miglior causa, fece apporre al libro in questione una fascetta gialla con su scritto "da questo libro e' tratto Il Grande Fratello".
Come resistere alla tentazione di iniziare a bruciarli i libri?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grande.