giovedì 11 settembre 2008

LHC



Non posso nascondere il mio fastidio per l'inutile e pretenzioso esperimento realizzato a Ginevra, quella sterile girandola di particelle e protoni frantumati tra loro in un caleidoscopio fluorescente per ripercorrere la fenomenologia in formula fisica dell'origine della vita; bosone di Higgs, energia, cocktail di atomi, volti celebranti e festosi, brindisi, addirittura intellettuali che non saprebbero spiegare la differenza intercorrente tra i quattro esperimenti tentati messi lì a far tappezzeria per rendere la Fisica meno asettica meno algida e più "poetica".
Un bel quadro di marcescente pretenziosità.
Avevano minacciato conseguenze nefaste, la putrefazione del mondo nell'arco temporale di 4 anni, la fine di tutto in corrispondenza con la fine del calendario Maya tanto per colorare di esotismo esoterico l'intera faccenda, una sorta di vorace buco nero a fauci spalancate intento a inghiottire e digerire l'inutile mondo; sputare verosimilmente no, con buona pace del severo aforisma cioraniano. Devo dire che non mi sarebbe dispiaciuto, non l'idea della morte in sè, visto che difficilmente avrei potuto gustarmi il collasso della società umana essendone io vittima al pari di tutti gli altri (a meno di non ritenere plausibile la possibilità di una apocalisse cronologicamente differenziata), ma avrei gradito che l'inesorabile mannaia del tempo ci costringesse tutti a vivere davvero, almeno per 4 anni, lasciandoci alle spalle tutte le becere e trite convenzioni, le maschere sociali, la frustrazione anomica, la depressione, la paura di urtare la suscettibilità altrui, le sovrastrutture faticosamente erette nel corso dei millenni.
Una Apocalisse ricostituente, e degnamente salvifica; in 4 anni avremmo potuto assaporare il senso profondo della esistenza, dedicarci ai nostri piaceri, a coltivare le passioni e gli interessi per troppo tempo castrati nel nome della perfetta integrazione sociale. La certezza di non avere futuro ci avrebbe riscattati dall'illusione di averne uno; il ricatto morale della schiavitù moderna si basa infatti sulla reiterazione sistematica e disumanizzata di un fallace, e plastico, "amore per la vita". Ma guardiamolo in faccia questo sedicente amore per la vita, questa promessa di un futuro migliore; disperdiamo tutte le nostre migliori energie, tutto il nostro tempo, dietro i simulacri di una posizione sociale, siamo costretti a ingoiare non uno ma cento rospi, scolarizzazione coattiva, buone maniere, educazione, ricerca ossessiva di uno status, modelli posticci messi a bella posta come una carota per attizzare le brame interiori dei cittadini, famiglia pavloviana, disintegrazione della propria specifica individualità. E quando siamo vicini al raggiungimento dell'agognato status, se ci voltiamo indietro non possiamo che essere assaliti dalla bile nera della malinconia, perchè capiremo che abbiamo buttato via tutta la nostra esistenza...
Questo buco nero sarebbe stata la stella cometa di un nuovo inizio, di una resurrezione spirituale e dinamica e poco importa che il nuovo mondo avrebbe avuto tempo determinato.
Certo, si potrebbe dire; trarre insegnamento dall'episodio e vivere ogni giorno come fosse l'ultimo. Lo diceva pure Moana Pozzi. Filosofia spicciola, mi vien da dire. Perchè già Nietzsche avvertiva che l'individuo per realizzarsi davvero, circondato come è dal liquame umano, deve superare in potenza il frastuono dei milioni di uomini che lo imprigionano; e quindi sarebbe inutile, sommamente inutile, coltivarsi le proprie autonome passioni, quando poi ogni giorno ci grondano addosso le peggiori deiezioni prodotte dalla società. Deiezioni che ci riconducono ad una dimensione socializzata, collettivizzante e massificata, e che smettono di farci essere individui.
Solo la tabula rasa, la promessa di una fine immane, potrebbe davvero liberarci.
E allo stesso tempo è conferma e monito la morte per suicidio di una sedicenne indiana, Chhaya, preda del sensazionalismo escatologico più che di una effettiva percezione della apocalisse ventura; martellante, la plastica mediatica le si era conficcata nella mente e le aveva fatto credere che fosse un dato fattuale quel buco nero vorticante pronto a porre la parola fine all'epopea umana.
Non si deve amare la morte. Solo i preti amano la morte. Si deve amare la vita. La vera vita; e se questa vita avrà come prezzo l'estinzione del genere umano, tanto meglio.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho pensato spesso in questi giorni alle possibili conseguenze del buco nero, anche se improbabile.
Ammetto che, da brava persona integrata nella società, assieme alla maggioranza, ho avuto per un secondo paura.
Tu, seguendo Cioran, la chiameresti "paura di vivere".
Disastroso, me ne vergogno molto personalmente.
Obbiettivamente, invece, ne colgo l'orrore.


Icaro

Anonimo ha detto...

PS: perdona gli errori grammaticali :D

Anonimo ha detto...

cavolo è successo anche a me di pensarci in questi giorni e i miei pensieri sono stati molto simili ai tuoi...pensa che delirio che succederebbe!! Rachele

AV ha detto...

@ Icaro

Io, seriamente, non ho avuto nessuna paura perchè aldilà di tutto era evidente che non sarebbe successo nulla, se non qualche suicidio propiziato dal sensazionalismo escatologico; ma lì entriamo nelle delicate dinamiche della psiche umana, e non certo tra le maglie della Fisica e dei paradossi spaziali.
Tuttavia, quando parlo della "benedizione" di un futuro a tempo determinato, sono serissimo; più mi guardo attorno più mi chiedo se la vita condotta nella società moderna sia definibile "vita" a tutti gli effetti o suo simulacro, roba da dar ragione a Virilio e Baudrillard su tutta la linea.
A proposito di paura di vivere, stavo rileggendo in questi giorni Il Mestiere di Vivere, di Pavese. Contiene delle verità che si attagliano perfettamente alla presente situazione.
come questa
"Passavo la sera seduto davanti allo specchio per tenermi compagnia"

@ Rachele

non mi stupisce, stiamo sulla stessa lunghezza d'onda, esaltati monomaniaci semi-depressivi e nietzschani.
Come diceva Cioran "All'interno di ogni desiderio lottano un monaco e un macellaio", mi sembra perfetto per te :)

Anonimo ha detto...

E' vero,

la prima reazione è stato uno strano entusiasmo.
Rispetto alle altre ipotesi catastrofiste,questa presentava la caratteristica di non essere nè troppo breve(Meteora?),nè troppo lenta(effeto serra?).Quattro anni,il mondo divorato da un tarlo microscopico.Sarà per la prossima volta
G

Anonimo ha detto...

Niente apocalisse per questa volta...
Sarà uno spegnimento lento, un ultimo respiro che avrà l'eternità come polmone...
Madonna che palle.
Ciao, gran pezzo ancora una volta.

-Mejnour-