martedì 2 settembre 2008

Locus Solus



Noia urbana a tappezzare la scenografia, pile intere di bottiglie impolverate, vecchie riviste di caccia e di tassidermia storioni mummificati scheletriti bottiglie di whisky formaldeide insopportabile tanfo di chiuso di polvere di muffa di solitudine, lungo la parete settentrionale corrono i cavi della corrente elettrica una presa da muro non particolarmente funzionale manda scintille azzurre un tripudio di fuochi d’artificio, nessun rumore, il battito di un cuore forse.
Impagabile atmosfera crepuscolare nella penombra artificiale, confortevole utero di isolazionismo e deprivazione, sensi sconfitti galleggiano tra gli anfratti e i chiaroscuri di questo labirinto.
Un corpo. Disteso su di una branda. Le mani legate, un collare al collo.Donna. Florido seno nudo esposto alle gioie della vita. Anche se per paradosso di vita ormai non ne rimane.
Lingua a penzoloni, bluastra, bavetta incrostata sul mento, occhi vitrei proprio come lo schermo piatto di un vecchio televisore adagiato ai piedi della branda.
Fai fatica ad immaginare i suoi ultimi attimi, la sua lenta prolungata agonia, il sacchetto della spazzatura ficcato sulla testa per impedirle di urlare e di respirare, alternanza sadica di aria e di mancanza di aria paradosso di una ontologia criminale sodomizzata nel culmine del parossismo, stuprata senza pietà senza dignità senza traccia di trasporto emotivo o morale, respirare assaporare i pochi istanti in cui il sacchetto viene tolto gustare l’aria viziata dello scantinato come fosse salubre aria di montagna pura ed incontaminata mancano i ruscelli ma ci sono filature di rame e alcuni poster porno che si conficcano nella iride disperata della donna vorrebbe clemenza pietà ma ciò che le esce dalla bocca è solo un confuso e patetico borborigma una richiesta di misericordia non particolarmente convinta boccheggia come lo storione essiccato boccheggia e piange perché il pianto non tramonta mai, violentata negli spasmi dell’agonia, è stata torturata, i capezzoli seviziati con morsetti un coltello dalla lama non particolarmente appuntita mollette sulle labbra della vagina un segno sul collo una corda tesa e poi rilasciata nella tragica parodia del gioco col sacchetto, violentata a ripetizione senza sosta senza forma alcuna di umana compassione, il dolore che aumentava che si faceva esponenziale torrenziale prolungava l’orgasmo del maniaco omicida, insulti offese scherno feroce e crudele, prendersi gioco della vittima come atto di dominio supremo.
Spilloni. Conficcati. Nel. Collo.
Aiuto, aiutatemi.
La voce. Non ti chiedi come fosse. Civettuola, stridula, strozzata dal terrore e dal pianto oppure fiera, altera, bella piena. Una voce graziosa ed aggraziata. Non ha importanza. Il volto. Il trucco sfatto. Fiumi di lacrime e di mascara. Rossetto. Le ha scritto puttana sulla fronte, proprio col suo rossetto, come nella migliore tradizione del porno misogino. E’ un labirinto di solitudini, quando si incontrano nascono misteri; la televisione sarà lieta di parlarne, non ometteranno i particolari più brutali, più lascivi, più squallidi.
Ripercorreranno la vita del cadavere, pardon della donna; rinvenuta in una discarica, in una fogna, a testimoniare l’universale considerazione di cui godono le donne. Sacchi della spazzatura, liquame sub-umano. Reclamare la parità dei sessi e l’amore universale le battaglie in aula di tribunale e poi finire qui, mangiata dai topi dai vermi e dai gabbiani, nel fetore immondo della decomposizione industriale.
Barboni che pisciano che collassano che si sbronzano barcollando alticci e sudici puzzano quasi quanto l’intero complesso come tutta questa mondezza accumulata uno poi vede la mano femminile spuntare da un cumulo di sacchi neri e urla perché per quanto sia sbronzo ed in rotta con la lucidità capisce che cosa significa quella scena.
I lampeggianti della polizia. Analisi patologiche, scena del crimine, investigazione di elevato profilo qualitativo parolone criminologiche imparate pagando tasse universitarie ed insultando qualche grassa segretaria, frustrazione non per l’assassino in libertà ma per le scarpe nuove macchiate di fango e guano, che odore, che odore del cazzo si dicono i poliziotti mentre scorrazzano attorno al cadavere isolando la scena e facendo rilevazioni alcune impartite dai loro superiori altre di puro buonsenso, la spersonalizzazione della vittima non è fenomeno che riguardi solo gli assassini provate voi a dover raccogliere carne maciullata provate voi a far finta di dover essere straziati e allora si prendono questi morti come fossero quarti di vacca avariati, senza grossa premura se non quella imposta dalle indagini e dalla conservazione delle prove ma nessuna premura in senso di compassione e trasporto emotivo ecco cosa intendevo.
Domande di rito, i flash dei giornalisti, domande ancora più di rito, un’ulteriore violenza sessuale sarà consumata dal medico legale, dal lucore smorto della sala autopsie dalla freddezza ieratica dei bisturi e dei seghetti dalla carne aperta dallo sterno fino al collo, bargigli di pelle e di intestino festoni srotolati grondano fin sul pavimento domani ci sarà da pulire registra passo passo l’intervento e le scoperte, i danni sessuali di cui il maniaco è stato buon esecutore, se ti piace il dolore troia hai avuto quel che faceva per te pensa una voce e non sai non capisci se sia la voce del medico o del maniaco o di qualche poliziotto, sadomaso all’ennesima potenza altro che club altro che fetish altro che cataloghi del piccolo torturatore, avere il santino di Lawrence Bittaker nel portafogli e la maglietta con il volto di Ian Brady sopra, il dominio il dolore la malata frustrazione eretta a sistema di godimento, il piacere da raggiungere ad ogni costo.
Solitudine. Di. Una. Brughiera. Solitudine.
Di.
Una.
Cantina.
Come la casa dei coniugi West, il porno bondage omicida e gli incesti altro che pornografia tedesca e circuiti clandestini ex-sovietici, scheletri cadaveri violenza sessuale di rara crudeltà, coppia devoluta unicamente alla soddisfazione egotica, oh che spettacolo da Inferno dantesco le urla le luci rosse le corde niente Shibari niente nodi finemente elaborati solo tanta lussuria nessuna body art per rallegrare l’aria della festa del party nessuna musica elettronica goticheggiante, non c’è migliore musica dello strepitare delle vittime in agonia.
Brady, il suo pugno minaccioso rivolto al cielo contro Dio. Sadiano, nel suo disprezzo e magnificamente contraddittorio; la brughiera, la nebbia, l’atmosfera da pub inglese, non proprio una cornice per glorificarsi nel migliore dei modi, ma i suoi gusti. Quelli si. I diari. Le foto di Hitler, i suoi pensieri. Articolate visioni sadiane, di quella mantrica consistenza da libro sacro, ripetitivo fino allo sfinimento, noioso ma liberatorio ed ascetico, un Erotismo post-batailliano.
L’assassino ha una missione, si dice. Lo dice lui stesso rivolto a se stesso, mentre il medico legale continua ad inscatolare parti del cadavere e pensa a cosa regalare alla moglie per natale e i barboni hanno ripreso a vagolare come sagome di disperazione tra le vallate di spazzatura ed i poliziotti sono alle prese con qualche furto o rapina ed hanno dimenticato lo strazio dell’omicidio, timbri il cartellino per una giornata sempre nuova sempre diversa nel luna park lombrosiano.
Essere orrendo. Essere atroce. Dimenticato da Dio, anche se un esperto strapagato dovrà spiegare al pubblico gaudente come faccia Dio a dimenticarsi di qualcuno o di qualcosa, Dio che tutto può, che tutto vede e che verosimilmente tutto ricorda, però dimentica per magia (nera) un qualche suo figlio. Bizzarri giochi del caso, destini che si incrociano e perdono velocità sul lungo periodo, morte, più morte, sempre più morte, un genocidio sessuale ecco cosa ci vorrebbe scala industriale della concupiscenza e della lussuria, non basta una volta due volte la reiterazione purtroppo ha dei limiti fisiologici imposti dal tempo e dalle capacità individuali ma pensate quale suprema estasi la messa in piedi di un progetto totalizzante di orgia sadica, un sadomaso da cui non uscire vivi o meglio con la possibilità di non uscire vivi, qualcosa che irrida strutturalmente la pochezza dei moderni piaceri del “sesso alternativo”.
Scavare alle fondamenta di una casa e rinvenire crani umani e tibie e peroni e grovigli di carne putrefatta e vermi e pensare che un tempo, anni prima, quello sfacelo quei sacchi pieni di spazzatura umana non era altro che una florida ragazza piena di vita e di aspirazioni, la malattia mentale non deve essere frenata perché, semplicemente, non esiste, ma esiste la moralità dell’omicidio che è sempre moralitàm del piacere assoluto e l’assassino se ne frega delle vostre convenzioni del chiedere permesso e mi scusi potrei il condizionale è abolito per sempre.
Per.
Sempre.
E’ inutile vivere se non si ha uno scopo, uno scopo dignitoso. E il piacere è il più alto degli scopi.
Andare. Partire. Cosa ho perso? Cosa abbiamo perso? E dove siamo?
In fondo ad un abisso in cui ogni attimo è una eternità, il ghiaccio cioraniano non si scioglie nemmeno davanti alle calamità sismiche e al riscaldamento globale, emozioni confuse e caotiche alla deriva come iceberg atlantici, cuore profondo, sangue ma non di morte, sangue interno alla vene, la vita scorre frenetica cittadine abbandonate e dimenticate ti vorticano addosso le luci la sanità mentale può portarci lontano ma non abbastanza per questo il Lucifero della scienza moderna ha inventato la malattia mentale e le colonne d’ercole della farmacologia e una psichedelia della sessualità orgasmo e morte eros e thanatos decrepita fisionomia marmorea di una statua mai realizzata cippo funebre del più grande serial killer, strade intitolate a Peter Kurten e Ted Bundy, che ci importa delle loro vittime? Cosa rimane se non la gloria di questi uomini perfettamente autorealizzati ?
Hai.
La.
Testa.
Piena.
Di.
Merda.
Così scrisse un affezionato, effluvi di consunzione nelle sue accorate parole esperto sedicente tale di sadomaso di sottomissione me lo immagino a pontificare di scat e filmografia germanica DinoProduktion e viaggi ad Amsterdam tra canne, acidi, vetrine puttane spettacoli fetish feste alternative e ricerca di una posizone di una qualche posizione sociale e sessuale, master padrone ragazza schiava troia chiamami padrone tuo signore già chattando su msn mentre lei stira i panni e fa finta di compiacere dicendo oh si mio padrone sono a terra nuda mentre invece sta impilando le tshirt e cambia l’acqua ai termosifoni e lui il genio del sadismo di plastica si compiace della sua potenza poi però trova qualcosa di brutto di osceno di cattivo e allora scrive quelle parole, le butta in faccia all’oggetto della sua esecrazione, e quando incontra le sue slave le mette in guardia dalle bestie della Rete dai maniaci dai debosciati che potrebbero spingersi troppo oltre, che potrebbero varcare le colonne d’ercole del poco piacere spingendosi ad affrontare la navigazione nell’oceano della lussuria, oh no, stai attenta perché io so cosa fare e cosa voglio fare ma il sadomaso non è malattia mentale non è crudele frustrazione, e piange in metafora e la sua slave cercava l’amore confortevole tra le sue braccia e così padrone e schiava vissero felici e contenti mentre l’orco si aggira per il web e allora lo si esorcizza con qualche epiteto insultante, risibile va detto e non molto preoccupante.
Povero mondo.
Povero mondo del cazzo.
Quando moriremo tutti, sarai finalmente libero.
Per il momento, continua a coltivare i tuoi figli migliori.

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