mercoledì 16 aprile 2008

Slob


Ogni sette anni, quasi fosse una ciclica maledizione culturale, l’industria editoriale “scopre” la narrativa di genere, dando il via ad una massiccia campagna di pubblicazione di testi horror, fantascientici e fantasy; si rovista tra i forniti cataloghi stranieri, in prevalenza angloamericani, alla ricerca di qualche bestseller nascosto e assai più spesso preferendo importare interi filoni contro-culturali che abbiano già dato buona prova (in termini commerciali, ovvio…) nei loro paesi di origine. Non è un caso che cyberpunk e splatterpunk e dark new wave siano approdati a pizzaland quando in America erano già defunti e decomposti, archiviati sotto la voce “reperti del passato” nell’immaginario Museo delle tendenze letterarie.
La nostra endemica capacità di arrivare sempre secondi, azzimata e celebrata dai capitalisti della editoria generalista, ha affondato ogni possibililità di una via tutta italiana alla narrativa di genere, confinando e relegando l’Italia a mera provincia dell’Impero; nulla di nuovo sotto il sole, non fosse altro che queste ondate di import furioso determinano il tracollo delle piccole e medie case editrici specializzate da anni in narrativa fantastica o horror, e che si vedono scavalcate dalla potenza mediatica e di invasione delle librerie tipicamente ascrivibili ai colossi dell’editoria. Le elementari leggi della economia insegnano che una saturazione del mercato determina, sul lungo o sul breve periodo, un riflusso organico, con una decadenza assoluta della richiesta; e quindi mentre le grandi case editrici, una volta smesso di trarre profitto, abbandoneranno il giocattolo nuovo passando a qualche altro sollazzo, le piccole specializzate rimarranno a raccogliere i cadaveri e i feriti dal terreno.
Altro problema è che mentre una piccola casa editrice specializzata può contare su serietà, passione e notevole conoscenza del settore, le grandi multinazionali del libro, puntando solo alla vendita e ben poco alla qualità del testo importato, finiscono per immettere in circolazione delle autentiche porcate a fianco di capolavori; questa alternanza caotica finisce per diseducare il lettore medio, e soprattutto per dargli una immagine plastica e artefatta della narrativa di genere.
Fu proprio durante l’ultima di queste crisi settennali, ricorrente tra la fine degli anni novanta e i primi del duemila, che l’Einaudi (lungi fino a qualche tempo prima dal proporre libri horror, noir o di fantascienza) decise di dare alle stampe, insieme ad un mucchio di autentica spazzatura, uno dei testi più interessanti e brutali del Nuovo Horror americano; mi riferisco a SLOB di Rex Miller.
Slob è un libro del 1987. Ho già detto del ritardo congenito con cui da noi arriva tutto , ma sottolineo quella data perché negli USA corrisponde al periodo di massima espansione della cultura splatterpunk, l’horror ultraviolento e sessualizzato, in cui si evitano accuratamente gli stilemi classici della narrativa della paura e si va dritti per una strada di sesso bollente, serial killer e frattaglie.
Slob non è un libro facile. Il suo autore, Rex Miller, dj radiofonico, arriva dalla ventosa Chicago, che negli anni si è fatta conoscere come Mecca della cultura deviante statunitense, ospitando la Mike Hunt Publishing, la Fiera dell’Estremo, il cineasta Mark Hejnar, Peter Sotos, Steve Albini, e altre decine di pazzoidi ben assortiti, tra cui le superstar del delitto seriale Jack Eyler e John Wayne Gacy. Nel libro, finiscono sparate più che suggestioni underground tutte le pillole schizoidi che compongono la spina dorsale della cultura popolare americana; un incubo gotico urbano, incentrato sulle gesta assassine di un mostruoso serial killer, Chaingang Bunkovski, ex specialista dell’esercito, assassino prezzolato, psicopatico, gigantesco ammasso di muscoli e lardo sparato fuori direttamente dalle viscere infernali della guerra del Vietnam.
Bunkovski esercita la pratica della guerra totale su suolo americano, seleziona le sue vittime, ragazze sole, intere famiglie, casalinghe, le violenta, le tortura, le brutalizza e poi le ammazza in modo orribile, lasciandosi dietro nella desolazione metropolitana dei sobborghi di Chicago una lunga scia di sangue. Le descrizioni dei crimini sono vivide, dettagliate, Miller non risparmia in crudeltà ed efferatezza, passando di pagina in pagina attraverso una versione demoniaca di Moby Dick, in cui la Balena Bianca-serial killer finisce per incarnare la Nemesi di un Achab molto particolare, il detective alcolista e iper-frustrato Jack Eichord. Riprendendo un topos caro alla letteratura noir americana, quello del protagonista anti-eroe in cerca di riscatto e redenzione, Miller lo ricontestualizza in questo affresco di morte e carnalità omicida; così Eichord, alle cui investigazioni si interseca il punto di vista del serial killer, passa le sue giornate alla ricerca del segreto della felicità, con un alcolismo imperante, una famiglia distrutta alle spalle, una vita alla deriva senza apparente soluzione, eppure questo fallito chiamato a sconfiggere l’incubo abbattutosi su Chicago finisce con l’essere meno interessante del suo alter-ego criminale.
Non c’è dubbio, il vero protagonista, la star assoluta, è proprio l’orrendo Chaingang; serial killer spietato e incredibilmente brutale, ma non ritagliato nel cartone come potrebbero essere un Jason o un Michael Myers. Miller spende diverse pagine a delineare una credibile psicologia di questo gigante, e anche quando lo immerge nelle sue azioni omicidiarie non abdica all’intento di proseguire nel delineare una personalità credibile e tutto sommato affascinante.
Per 252 pagine si finisce con la testa sotto il fango, in apnea. Si seguono le investigazioni, gli omicidi (tutti descritti nel minimo particolare), la vita di Eichord e il passato di Chaingang; un calderone ribollente, e purulento, di morte, necrosi delle passioni, misoginia assassina, tortura, periferie metropolitane in cui germina l’isolazionismo compulsivo della società moderna (ma nel libro non ci sono tentazioni di becera bassa sociologia), umorismo cinico ed ultravioletto.
Un libro decisamente da avere.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

...che sicuramente oggi risulterà introvabile,o sbaglio?
G

AV ha detto...

No no, si trova tranquillamente, costa 8 euro, edito da Einaudi