lunedì 21 aprile 2008

Il Sole Nero - Apologia di Charles Manson


Perdonatemi la mia virtu’, perche’ nella mollezza malata di questo tempo la virtu’ deve implorare il perdono dal vizio, chiedendogli in ginocchio il permesso di fargli del bene “
William Shakespeare, Amleto, Atto III, Scena 4

Nostro Dio può essere quello aristocratico dei Romani, il Dio dei Patrizi, che si prega in piedi e a fronte alta, e che si porta alla testa delle legioni vittoriose – non il patrono dei miserabili e degli afflitti che si implora ai piedi del crocifisso, nella disfatta di tutto il proprio animo
Julius Evola, Imperialismo Pagano
Il Sole Nero esiste, e se ne sta mollemente adagiato tra le dune arse dal caldo delle insenature californiane. I tramonti posticci, resi folgoranti istantanee di illuminazioni violacee e arancioni che fulminano l’occhio fin dove la pupilla riesce a districarsi, sono il frutto piu’ vero di una cappa malsana di elettrosmog, un mantello che se sali sulle colline o sulla Mulholland Drive di lynchiana memoria vedi scendere lentamente sui profili assopiti di Los Angeles.
Triturato nei rifiuti aerei, il povero Astro Solare cessa di essere una palla infuocata e diventa un bulbo tentacolare che irradia timide secrezioni nerastre e rossine e a volte perfino verdognole, come un vecchio tubolare neon che prenda a scorreggiare i suoi ultimi aliti di luce nel ventre di qualche laboratorio anatomopatologico. Quale cornice migliore, tra i Canyon, i deserti, gli insediamenti urbani incastonati tra miglia e miglia di nulla sabbioso e cancri architettonici di megalopoli in metastasi perenne, per una vicenda come quella di Charles Manson ?
Certe volte, pur detestando con tutto il cuore Los Angeles, capitava che ce ne andassimo a meditare proprio tra Canoga Park e Sherman Oaks o, se qualcuno sentiva esigenze di industrializzazione pornografica, a North Hollywood, con tutti quei capannoni da triste fattoria che si snodano tra i binari della ferrovia commerciale e i volti ispanici del cazzo radunati sui marciapiedi in attesa di qualcuno che si interessasse a fornire loro un lavoro giornaliero.
Arrivati dopo un estenuante viaggio in macchina, la cui parte peggiore, per quanto possa suonare paradossale, era proprio il tratto finale di immissione sulla orrenda auostrada-megastrada-Raccordo di LA, ci sfinivamo definitivamente a cercare i luoghi, i topoi del pellegrinaggio. Ognuno con le sue specifiche motivazioni, i suoi pensieri, le sue voglie e la sua chiara consapevolezza di essere piu’ serio di tutti gli altri messi assieme.
Dopo aver attraversato il deserto, o almeno meta’ degli scombiccherati insiemi di pueblos argillosi e baracche da pianura alcalina, con l’unico totalizzante color ocra a perdersi fin lungo la tremolante linea d’ombra, caldo terrificante e radio a far compagnia, avevi gia’ capito che razza di atmosfera avessero potuto respirare allo Spahn Ranch decenni prima.
Il peso di una presenza escatologica in California e’ un destino a cui non ci si puo’ sottrarre; la Fine la trovi dappertutto, nelle silenziose lande desolate cantate dal Kerouac di DESOLATION ANGELS, nelle aree abitative incistate le une sopra e dentro le altre, in quel senso spartano di attesa che separa l’oggi dal giorno in cui la Falda di Sant’Andrea decidera’ di andarsene a fare un viaggio per mare portandosi dietro milioni di cadaveri, nell’idea, metastorica e malinconica, che i Pionieri, i Cowboys, i Pellegrini che duecento anni prima avevano attraversato tutti gli States alla ricerca di una nuova terra Promessa non avessero trovato altro che il punto finale del mondo occidentale, rappresentato degnamente dalle acque dell’oceano, proprio quell’ oceano che ancora oggi si stende cupo e carico di presagi davanti la costa.
I segni, manifesti ed impliciti, se uno sa coglierli, se ha la mente non ancora atrofizzata, li coglie. D’altronde come scrisse il buon Crowley “ Il problema della vita non era in che modo “satanizzare“, come l’avrebbe definito Huysmans; era, semplicemente fuggire gli oppressori e godersi il mondo senza interferenza alcuna da parte di una qualunque sorta di vita spirituale. I miei momenti più felici sono stati quelli in cui ero sulle montagne; ma non vi è prova che tale piacere sia in qualche modo derivato da misticismo. La bellezza delle forme e dei colori, la gioia fisica del moto e lo stimolo mentale di riuscire a trovare la strada su per difficili sentieri campestri sono stati gli unici e soli elementi di quello stato di rapimento “ ( CONFESSIONI).
E l’idea in fondo era proprio quella. Esplorazioni mansoniane, con ognuno alla ricerca della sua propria pietra filosofale, approfittando della grandiosa solitudine di quei tramonti. Perfino le ville di Bel Hair e la cancellata di QUELLA villa in particolare diventavano un luogo carico di polarita’ e di tensione, il raggiungimento del nostro Fine, la nostra privata e secreta Mecca in cui rinascere; c’e’ solo una legge, il Piacere. Ed il Piacere e’ Potere.
Nessuno dovrebbe apprezzare Manson solamente per lo scempio di Sharon Tate. La grandezza e l’importanza di Manson vanno ben oltre quel fatto di sangue.
Il vero motivo per cui deve essere apprezzato lo ha capito benissimo James Mason nel suo libro SIEGE; Manson e’ il Fuhrer di un Terzo Reich psichedelico e luciferiano che vive nel profondo di ciascuno di noi. Manson ha raggiunto il massimo del Potere, ha ottenuto la sua propria gratificazione attraverso il dominio, il controllo, la predicazione, il sesso, l’arte. E dovrebbe essere un esempio per chiunque aneli ad una vita veramente libera e indipendente.
Come Hitler, la cui figura assoluta si staglia su un orizzonte di lingue di fuoco e rune argentee, noi ricorderemo Manson, e lo ricorderemo con timore, paura e reverenza. Diceva Machiavelli che se si deve scegliere tra l’essere amati e l’essere temuti, e’ sempre preferibile essere temuti. Almeno si ha la certezza di passare alla Storia, di lasciare una qualche testimonianza del nostro passaggio sulla faccia della terra.
Come Hitler, Manson si e’ messo sotto i piedi la morale conformista borghese, ha radunato pedine per il suo gioco ed ha dato vita ad una partita a scacchi di inaudita potenza. Perche’ si e’ liberi e vivi solo nel raggiungimento della Potenza.
L’essere liberi lo si intuisce e percepisce lentamente, nel maturare della solitudine. “E abbiate uomini intorno a voi che siano come un giardino, - o come musica sulle acque, quando è sera, e già il giorno diventa ricordo; scegliete la buona solitudine, la libera, coraggiosa, lieve solitudine che vi dà anche un diritto di restare ancora, in un certo senso, buoni“, ha scritto Nietzsche (ALDILA’ DEL BENE E DEL MALE).
Il ritiro nel deserto e nello Spahn Ranch e’ stato il suo personale Bunker di Berlino , mentre attorno tutto crolla e non rimane che il ricordo dei fuochi di Norimberga, lo strazio di un mondo perduto e gli ultimi sussulti pre-agonici; ed e’ proprio in quei frangenti che emerge la Volonta’ dell’Uomo, incarnato nella sua ricerca di potere, pochi attimi prima di salire gli scalini del patibolo.
“ Non appagamento, ma più potenza; non pace in assoluto, ma guerra ; non virtù, ma eroismo “, Nietzsche (L’ANTICRISTO). L’accettazione passiva del ruolo che la societa’ sembra averci ritagliato attorno, la calma supina, l’ignavia sono veramente dei peccati tremendi.
Manson e’ assurto a Simbolo. E non e’ cosa di poco conto se si pensa che uno degli aspetti piu’ inquietanti della Nuova Era e’ la necrosi dei simboli, necrosi propiziata dallo svuotamento di energie che il Cristianesimo e i dogmi del politicamente corretto hanno operato; l’intero patrimonio archetipico spirituale e magico-iniziatico rischiava di andare disperso sotto gli attacchi concentrici delle consorterie democratiche e cristiane, preoccupate del mantenimento/reiterazione dello Status Quo. Se non fosse stato per eroici, forti, determinati Individui che hanno preservato la cultura di resistenza ( nel senso schmittiano di “forza frenante” ) e l’ hanno tramandata, arricchendola di spunti e riflessioni loro personali, noi oggi non faremmo altro che benedire la bellezza del mondo in cui viviamo, ritenendolo davvero il migliore possibile.
Se noi stiamo ancora in piedi, lo dobbiamo ad Uomini come Charles Manson. Al suo calvario di Crocifisso in aula di tribunale e reso oggetto di attenzione mass mediatica, al suo marcire in schifose celle. In un certo senso il suo quotidiano sacrificio e’ la nostra salvezza. Fino a che Manson vivra’, almeno a livello simbolico, ci sara’ una prospettiva concreta per una alternativa esistenziale.
La produzione di simboli è un infatti un lungo procedimento ininterrotto che scorre parallelo alla civiltà umana e che con essa si interseca, a volte influenzandola a volte venendone influenzata.
Ma perché un simbolo possa dirsi effettivamente efficace esso necessita di un potere, di una energia intrinsecamente connaturata che lo svolga e lo dispieghi nella sua molteplicità di sensi e funzioni. E questo Potere è la Volontà dell’Uomo.
Si potrebbe dire che l’intera architettura delle pratiche magiche è una costruzione labirintica in cui si immettono elementi di pura volizione, di libidine, di pulsioni, di passioni che ora si fanno incandescenti ed ora invece tendono a raffreddarsi, generando la morte del simbolo stesso.
Un simbolo è un frammento della Volontà umana. Unendo più simboli tra loro abbiamo una catena simbolica, che diventa una chiave di appropriazione della Natura , di Dominio, di Elevazione, a patto che si sappia padroneggiarne l’intero significato, perche’ come avvertiva severamente Goethe “Con Dio non puo’ misurarsi un uomo qualunque” (I CONFINI DELL’UMANITA’).
Il mio pellegrinaggio nei luoghi percorsi da Manson e’ stato un tentativo.
So perfettamente che centinaia di imbecilli sono attratti dal delirio di sangue, dai particolari splatter e true crime, dal quoziente di violenza quasi pornografica che trasudava dai dettagli ( poi in molti casi rivelatisi falsi) dello scempio di Sharon Tate e dei suoi ospiti, ma per me c’era un senso differente e pieno.
Io credo che Manson abbia agito nel suo pieno diritto di Uomo libero. Autodeterminazione e autonomia postulano la responsabilizzazione del singolo, la sua piena crescita, il suo trionfo nell’ordine naturale. Ritenere invece che si sia tutti legati, incatenati ad un grottesco patto sociale di fratellanza cosmica, solidarieta’ e rispetto reciproco e’ un abominio ben peggiore della morte di Sharon Tate. Rispetto e compassione sono davvero dei valori ?
E a cosa porterebbero questi sedicenti valori se non a chinare perennemente la testa e ad ingoiare il fango che ci si spaccia per verita’ ?
La vita va conquistata dopo una estenuante prassi di purificazione interiore, non è un dato acquisito e pacifico; solo i codardi e i preti credono che la vita ci sia data, quasi fosse un omaggio di un dio buono e generoso che ci guarda ed assiste dall’alto dei cieli . E non si rendono conto, o fa loro comodo non rendersi conto, che la vita noi ce la prendiamo, ce la conquistiamo in tragici e sanguinosi combattimenti all’arma bianca contro i demoni della nostra psiche, contro la mediocrità, contro il consumismo e la mentalità borghese, contro ogni difficoltà che ci si para davanti.
La Natura non e’ amica ne’ nemica in tutto questo.
“La Natura è realmente posseduta da uno Spirito, ma questo spirito è lo spirito dell’uomo, la sua fantasia, il suo animo che, introducendosi volontariamente nella Natura, fa di essa un simbolo e uno specchio del suo essere”, Feuerbach ( L’ESSENZA DELLA RELIGIONE).
La vita e’ una guerra. Che volge, necessariamente, ad una sconfitta a causa delle soverchianti forze nemiche. Sai gia’ che il giorno in cui sarai piegato, dannato e deriso arrivera’, ma devi tenere duro per renderlo sempre un po’ piu’ lontano. Ogni giorno contendere un metro di terreno al conformismo.Immagina la steppa russa, le isbe, la neve, i primi steli di erba e gli arbusti che spuntano dalla coltre di ghiaccio, la solitudine di chi deve marciare per miglia e miglia sapendo di poter essere attaccato in ogni istante, avanzare nel freddo, col fiato che si condensa in nuvole di vapore, l’ostilità degli abitanti rinchiusi nelle loro case, i loro villaggi e le foreste che piano piano diventano covi di partigiani, tutto attorno cadaveri congelati, resti di Tiger e T34, città in fiamme, il sapore dolciastro del sangue che cola dalle ferite aperte e la desolazione della sconfitta che , per la prima volta , vedi materializzarsi, nel cuore di una ritirata disordinata, scomposta, fatta di agguati, offensive abortite sul nascere, divise un tempo orgoglio del Reich e adesso lacere e rattoppate, senza più neanche i gradi e le croci di ferro conquistate dopo assalti all’arma bianca contro i Cosacchi sul Don, l’eco di Stalingrado che rimbomba nelle orecchie e che fa più male di tutte le katjushe messe assieme.
Immagina che una voce, lontana ed irreale, ti dica di fermarti, di arrenderti, di lasciare che le tue ginocchia stremate cedano, ti implori di smetterla con quella follia e che ti dica quanto sia orribile uccidere. Se darai ascolto a quella voce, non otterrai che la sconfitta immediata. E niente altro.
Non credere alle loro menzogne.
C’e’ sempre un buon motivo per ammazzare.
E farlo per legittima difesa, perche’ si e’ in guerra e’ un qualcosa di prettamente naturale.
Hitler ed i suoi Soldati erano in guerra contro il Mondo Moderno nella stessa misura in cui Manson e Noi siamo in guerra contro il Mondo Post-moderno.
Immagina che un Comandante, un tuo superiore gerarchico ti riceva dentro un castello in Polonia o dentro una Villa di Bel Hair. Un tempo siete stati amici, ma adesso le esigenze della guerra, per quanto non facciano venire meno cordialità e cameratismo, impongono scelte dolorose, dure, difficili. Questo Comandante ha un compito ingrato, ordini cui non si può obbedire a cuor leggero, eppure tu sai, e lo sai perché sei un soldato e sei sempre stato un soldato, ancor prima di indossare l’uniforme grigia con le rune del Tuono sopra, che non obietterai nulla. Non scuoterai la testa, qualunque cosa ti dica. Ed è per questo che , mentre i tuoi uomini si trascinano stanchi e assiderati per la steppa, tu ascolti con apparente noncuranza l’ordine di FARE IL VUOTO.
Questo e’ stato l’ordine che hanno ricevuto Tex Watson e Sadie e tutti gli altri che in quella notte di Agosto decisero che Sharon Tate avrebbe dovuto salutare il mondo.Questo e’ stato l’ordine ricevuto dagli Einsatzkommando Dirlewanger e Reinefarth.
Un Ordine a cui si deve adempiere non perche’ costretti, ma perche’ e’ l’unica cosa che si possa e si debba fare.
Immagina che tu , una volta tornato al fronte, scopra che la ritirata è sempre più confusa, le azioni dei partigiani sempre più nocive e temerarie, il morale dei tuoi soldati a terra. Ma a te non importa. Hai capito che hai avuto la fortuna di dover eseguire l’unico ordine che veramente ti interessava ti fosse impartito, e se l’accozzaglia cenciosa di soldati e sottoufficiali non dimostra un particolare trasporto per ciò che tu dici loro, ebbene questa è solo la dimostrazione che tu hai ragione. Se costretto spari ai tuoi stessi uomini. Li costringi a rinchiudere gli abitanti dei villaggi nelle loro case di legno, fai sbarrare infissi e porte e poi la soldataglia appicca il fuoco. Tu te ne stai là, a scattare foto o a bere acquavite o a passeggiare per i sentieri innevati, ammirando il crepitio del fuoco, le volute nere di fumo che si innalzano verso il cielo, guardi i tuoi uomini, alcuni esaltati e feroci, altri palesemente scossi, le urla delle vittime e le implorazioni si susseguono senza soluzione di continuità. Ogni volta che un gruppuscolo partigiano uccide un commilitone, hai la giustificazione per deportare tutti i cittadini, uomini, donne, anziani, bambini e farli camminare sui campi minati. E ai superstiti fai sguinzagliare i cani contro o sparare addosso con le Mauser. Tu cerchi giustificazioni. Non ti interessa la condotta di guerra o la promozione che ricevi per aver stroncato l’attività resistenziale, non ti importa nulla del buon andamento della guerra, della ritirata, della vita o della morte dei tuoi soldati . Tu vuoi soltanto che quel vuoto, quel vuoto che hai dentro di te, possa prendere il sopravvento.
E allo stesso modo, nell’asprezza macellaia della Notte di Bel Hair, si e’ palesata la nascita di una Nuova Epoca. La torcia che si credeva spenta ha ripreso a brillare.
Che non si estingua ancora.

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