lunedì 21 aprile 2008

Manuela Ruda

Le porte della celebrità si sono aperte dopo che i media hanno avuto accesso al grasso banchetto di chincaglieria satanica, estetica goth e soprattutto ai più morbosi particolari che hanno circondato il delitto perpetrato da Manuela Ruda e da suo marito Daniel.
Entrambi satanisti, o tali autodichiaratisi a giornali radio e tv, entrambi amanti dell’abbigliamento sadomaso e gotico, tendenzialmente gravitanti intorno alla scena underground tedesca (e oscillanti dal black metal fino all’EBM industrial, con annessa frequentazione di club e concerti), i Ruda si sono distinti per un efferato e brutale omicidio reso appetibile al pubblico generico per via proprio di tutto il background alternativo o genericamente controculturale dei due.
Dopo aver macellato artigianalmente un loro collega di lavoro (su ispirazione di Satana stesso...) e dopo aver brindato con il sangue della vittima ed averne usato in abbondanza per esperimenti di body-painting e perfomance art figurativa, Manuela Ruda ha avuto la brillante idea di scrivere su di una parete , in pieno stile Charles Manson, “ Carcass Gate 7 Bunker Exploitation “ ed i media tedeschi, sempre solerti (al pari di quelli statunitensi), quando si tratta di stabilire un nesso di causalità tra musica underground e commissione di efferati delitti, sono risaliti fino al buon Rudy Ratziger, dj e mentore del progetto industrial Wumpscut, da anni famoso nel circuito underground internazionale per ritmi abrasivi e testi che definire misantropici sarebbe eufemistico.
Da tempo attento all’estetica estrema, all’arte più radicale e ai serial killer, Wumpscut si è trovato al centro di una annosa querelle; da bravo provocatore, ha reagito campionando i tg che parlavano del delitto ed ha composto una canzone, titolata sarcasticamente Ruda, che molto appropriatamente è uno sberleffo all’intera impalcatura moralistica edificata attorno a questo delitto.
Le considerazioni che potrebbero essere tratte da una vicenda del genere sono veramente infinite; pervasività dei media, tesi paranoiche che vedono in ciò che non è culturalmente omologato (musica, letteratura, cinematografia, arte) una potenziale minaccia allo Status Quo, moralismo bigotto ed ipocrita. Ma, alla fin fine, sono considerazioni che vengono portate avanti solo da chi si è finalmente svegliato dal torpore, dal grigiore di questi anni, mentre tutti gli altri, tutti gli agnellini che belano di solidarietà, compassione, fratellanza ed amore, continuano a ritenere che sia giusto censurare, vietare, ostracizzare, perché il comportamento deviante, second i loro cervelli fatti in seri, deriva dal coltivare interessi “ oscuri “.
Sarebbe il caso di evitare l’utilizzo di parametri moralistici quando decidiamo di studiare o anlizzare un fenomeno del tutto particolare quale è l’omicidio. Se riteniamo plausibile l’esistenza del libero arbitrio e cominciamo, una volta per tutte, a stabilire senza possibilità di fraintendimenti che ogni indiviuo è responsabile unicamente delle sue azioni, escludendo fattispecie ambigue come il plagio, l’indottrinamento, l’istigazione, l’apologia di reato o di delitto, vediamo come l’intero castello su cui si regge la società moderna frana miseramente.
La nostra è una società di consenso generalizzato , un consenso che viene organizzato e mantenuto dal sovraccarico sensoriale di dati informativi ; siamo quotidianamente bombardati da giornali, tv, pubblicità, circolari, radio, quel flusso carsico ed inesorabile che già Ballard aveva profeticamente definito la nuova letteratura. Non abbiamo possibilità di usare senso critico o raziocinio, assorbiamo dati, continuamente, il cervello smette di distinguere l’utile dall’inutile, il vero dal falso. La coscienza è manipolata.
E’ del tutto evidente che per i reggitori del Sistema ritenere che i “ devianti “ (siano essi artisti o semplici individui che semplicemente deviano dalla norm) siano una categoria da combattere è in fondo pleonastico; da stabilire, però, come essi debbano essere combattuti.
In certi casi, si opta per l’ostracismo. Il silenzio. Nessuna copertura mediatica. La Siberia della non-distribuzione.
Ma in altri casi, quando il nemico riesce a generare un contro-modello, una alternativa mediatica ed il suo nome circola nei sotterranei canali underground, la tecnica di distruzione deve mutare; il discredito!
Quale migliore arma?
Il rock crea scompiglio ? Lo si definisce figlio di Satana !
La musica elettronica estrema tratta argomenti devianti e morbosi ? Le si appiccica addosso un bollino di perversione morale !
Così la brava porzione di gioventù omologata che vuole tanto bene a mamma e papà e al padre confessore schiferà come un cane rognoso chiunque osi ascoltare/suonare certi generi musicali e il discorso vale anche per la pittura, la scittura, il cinema…).
E se poi, la satanicità non basta più, ecco comparire le nuove accuse; pedofilia (può forse essere un caso che negli ultimi anni così tanti musicisti, tra cui Pete Towshend degli Who e 3D dei Massive Attack , siano stati indagati per pedofilia, senza che poi, alla luce di indagini approfondite, emergesse un riscontro oggettivo?), istigazione all’omicidio o al suicidio ( una lunga e ridicola casistica negli Stati Uniti, di cui la vicenda Ruda sembra tardiva appendice...si pensi al massacro di Columbine di cui vennero indicati come "mandanti morali" Marilyn Manson e Boyd Rice).
Quindi, che cosa dovrebbe fare chi vuole lottare questo patetico e tragico status quo ?
La nota massima nietzschana invita a superare in potenza, per emergere dalla massa, tutti i corpi del genere umano messi assieme e quindi ad utilizzare una consapevolezza, una forza, una determinazione assolutamente senza compromessi; in parole povere, e secondo le linee guida già tracciate da Adam Parfrey in Apocalypse Culture e già prima di lui da William S Burroughs e da James G Ballard, è necessario il canto apologetico e totale degli outsider, dei maledetti, di chiunque, per quanto estremo rivoltante radicale pervertito, abbia qualcosa di stimolante o di originale da dire.Manuela Ruda è molo più intelligente di chi la sta criticando. Manuela Ruda ha ottenuto ciò che voleva, piegando i media ai suoi piedi, diventando una celebrità e godendosela in carcere. Una superstar gotica e virata in nero.
Si scrivono libri su di lei. Si dipingono quadri ( il serial killer e pittore francese Nicholas Claux l’ha immortalata in posa satanico-vampiresca, finita ad adornare il libro TRUE VAMPIRES, scritto da Sondra London, edito da Feral House ). La si intervista e le si dedicano articoli e saggi.
Allo stesso modo Wumpscut ha dimostrato sottile intelligenza; ha manipolato i media, prendendoli per il culo e facendosi promozione nel modo ritenuto più sconveniente ed inaccettabile dai guardiani della morale.
Persino gli imbecilli nerovestiti della scena gotica, i loro magazine e i loro gruppi musicali, si sono sentiti oltraggiati da quanto Manuela ha fatto, sentono ora di essere guardati in cagnesco, temono la solitudine e l’odio sociale. Patetici. Insicuri. Individui indegni. Non hanno capito, o fanno finta di non capire, che mentre Manuela ha assecondato le sue pulsioni portandole fino alle estreme conseguenze, autorealizzandosi nell’unico gesto, l’omicidio, che le avrebbe dato gratificazione psichica, loro continuano a seguire una moda, una corrente, si massificano nei loro rituali condivisi, nella lettura in serie di capolavori della scena decadente francese, giocano agli incomprei e ai sensibili perduti in un mondo di superficialità.
La moda è un metodo di controllo sociale. E loro ne fanno parte. Non sono ai margini, non hanno nulla di artistico, nulla di underground o di contro. Sono perfettamente integrati.
Il vero underground, il vero ribelle, è colui il quale segue solo il suo spirito, per raggiungere il massimo grado di gratificazione e di realizzazione, indipndentemente da mode, passioni condivise, rituali di massa ( lo stadio, l discoteca, il concerto rock, il best seller ); un individuo che esegua su stesso un rigido processo di razionalizzazione dei propri impulsi e che viva in coerenza con se stesso.
Che viva come Lupo tra gli agnelli.

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Pensi comunque che qualsiasi apologia
del genere umano sia sempre frutto di un cedimento esistenziale?
Vi sono diverse persone che apprezzano in maniera non compromissoria anche le frange controculturali più estreme,senza che ciò li porti a proclami misantropici nella loro vita.
Certo questo atteggiamento può andar bene per la controcultura nel senso dei TG,dove lo shock aveva in fondo un obbiettivo sociale,e diventa inevitabilmente contradditorio quando si parla invece di apprezzare un Sotos,che più volte ha rimarcato di intendere esattamente ciò che scrive.
Eppure,dall'altro lato,osservando le schiere di coloro che invece inneggiano alla più profonda misantropia,allo stupro,alla pedofilia,ci si chiede perchè poi passino le proprie vite a mitizzare
serial killer e gerarchi nazisti.Si ha come l'impressione di trovarsi di fronte a un carrozzone dove molti ammirano pochi,dove questi molti non hanno il coraggio di traslare il proprio carico di fantasie in pratica.
Quindi determinare che cosa sia un vero ribelle,alla luce del fatto che ci sono molti attivisti dei diritti umani che ,magari contradditoriamente apprezzano le robe più assurde,e che ci sono invece tanti "veri" libertini che in fondo fanno una vita normalissima,salvo dichiarare che sono i propri interessi a renderli diversi,è parecchio difficile.
non credi?
G

AV ha detto...

Tendo a non mescolare il Nazionalsocialismo, che è cosa più alta e luminosa rispetto alla feccia hippie che cincischia e giochicchia con le iconografie "controverse", con altri materiali; non è una provocazione, la provocazione, lo shock sono elementi puramente ancillari e/o incidentali.
La misantropia non è un proclama, nè un atteggiamento, nè un gioco, ma una mera semplice necessità, che non passa attraverso la celebrazione di qualunque cazzone uccida o violenti (tanto per citare Sotos). Manuela Ruda non è un modello nè un mito; tuttavia la costruzione mitopoietica di cultura popolare che le è stata cucita addosso è frutto proprio di quei media che la condannano a priori e che ne hanno paura (pubblicamente; poi privatamente la vezzeggiano e coccolano perchè sanno che grazie a lei venderanno più copie).
In quanto all'umanesimo, l'uguaglianza non esiste, non esistono diritti umani (ti invito alla lettura degli ottimi testi di Stefano Vaj e Giorgio Locchi sul tema), non esiste compassione; questo non significa che l'uomo debba comportarsi sempre a piacimento, significa solo che le sovrastrutture morali e sociali che ci tengono avvinti sono ipocrite e nascondono spesso i veri mostri. Sul carrozzone sono parzialmente d'accordo, dipende dalle singole persone.
Sul rapporto teoria/pratica credo di averne parlato circa 200 mila volte, visto che la preoccupazione di molte persone che leggono sembra essere quella di capire per quale motivo non abbia mai avuto la tentazione di ammazzare qualcuno...mi sembra evidente che stiamo parlando di cose diverse, non si parla per invidia o per frustrazione o per voler imitare qualcuno, ho detto più volte che il "pedofilo persona" o il serial killer nel 99% dei casi è una nullità insignificante (eccetto Kurten direi, uno dei pochi che potrei dire di ammirare), non mi interessa un rapporto empatico-paritario con lui, mi interessa la ricontestualizzazione per fini miei personali delle loro azioni, il che prescinde del tutto da una dicotomia del tipo "teoria/pratica"

Anonimo ha detto...

Quindi mi sembra di capire che rispondi positivamente alla prima domanda posta.
Mi sorprendi invece quando dici"questo non significa che l'uomo debba comportarsi sempre a piacimento, significa solo che le sovrastrutture morali e sociali che ci tengono avvinti sono ipocrite e nascondono spesso i veri mostri".
Viste le premesse viene da chiedersi che cosa debba frenare l'uomo dal fare ciò che vuole,salvo la paura di un'eventuale punizione.
Riguardo alle insistenti domanda in merito al rapporto teoria/pratica:mi rendo conto che ti risulterà tediosa,però penso che l'insistenza di molti sia dovuta al fatto che la virulenza di un determinato fenomeno culturale si misuri proprio in virtù delle sue potenzialità di passare dal primo piano al secondo.
Colgo i suggerimenti per i testi
G

AV ha detto...

avevo scritto una risposta lunghissima ma il blog se l'è misteriosamente inghiottita, e trovo frustrante doverla riscrivere; andrò necessariamente per sommi capi.
Che cosa frena una persona? Noi tendiamo a ragionare in termini di morale codificata, tipologicamente ascrivibile alle religioni desertiche; una punizione, giuridica o religiosa, che grava sulla testa del subiectus e che gli impedisce di violare il patto sociale. Io ho un punto di vista diverso; innanzitutto, la societas pagana, o genericamente precristiana, aveva una sua intrinseca stabilità devoluta ad un ordine naturale senza bisogno della promessa di una punizione cosmica. In secondo luogo, io credo che il freno migliore di un singolo sia la razionalizzazione dei gusti e degli interessi del singolo stesso; il serial killer non è un uomo liberato, non necessariamente, ma per quanto caotico è un uomo che segue i suoi gusti e le sue passioni fino alle estreme conseguenze. Questo non significa che la passione di tutti sia uccidere o violentare. Io molto semplicemente non trovo "giusto" che un SK uccida o violenti, ma lo trovo preferibile nella gerarchia della coerenza rispetto al timorato borghese segretamente attratto da video di stupri o animal sex. L'onestà intellettuale è ciò che conta.
Poi questa è una costruzione semi-politica, diciamo che il mio scrivere è anche dettato da urgenze metasessuali di una mia personale sublimazione che prescinde del tutto da qualunque ipotesi di messa in pratica, sono due piani distinti, si nutrono di impulsi e suggestioni di matrice diversa.
Di Vaj ti consiglio "Indagine sui diritti dell'Uomo", lo trovi anche online

Anonimo ha detto...

Che poi più del rapporto teoria/pratica sarebbe da analizzare quellotra intento/opera.
Penso che ciò che determini la reale portata di un fenomeno underground sia proprio la capacità di non essere manomesso della cultura dominante in questo senso.
Faccio un esempio:tempo fa avevi scritto un brano in cui descrivevi una tua trasferta in un paese del sud-est asiatico.
Il brano era veramente ben fatto,sopratutto nel suo ricordare un reportage,quindi una descrizione di situazioni vere,e penso fosse ciò che ne alimentasse la tensione interna.
La frase finale però,ocncludeva il brno con un omicidio.
Paradossalmente quello risulta essere un anticlimax;il brano che precedeva la frase rimaneva intatto,ma qualcosa era perso.
Infatti,sebbene inalterato nella forma,l'intento e il contenuto dello scritto erano cambiati.
Visto che è inverosimile pensarti assassino in terre straniere,ciò che avevi scritto veniva trasposto sul piano "letterario",della finzione narrativa,un filtro che rendeva improvvisamente tutto il cinismo che conteneva più accettabile.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Prendo ad esempio quel brano per parlare di un qualcosa più ampio:oltre che la diffamazione,e la censura,un'altra tattica molto più sottile e subdola usata dal pensiero dominante è quella decostruzione.
Che si tratti di decostruzione sociologica,filosofico o letteraria poco importa:ci si trova sempre di fronte a un dirottamento delle reali intenzioni che stanno dietro un'opera.
Quando questo dirottamento è impossibile?
In realtà in casi molto rari.
E' tutto sommato facile ricondurre l'opera sadiana all'hortus conclusus dell'escogitazione letteraria,facendo leva su una vita abbastanza tranquilla del marchese(prima recluso,ora tranquillamente editato da mondadori).
Più difficile è piegare ai propri schemi interpretativi gli scritti di un Ian Brady o di un Kurten.
Tu che ne pensi?
G

Anonimo ha detto...

di Kurten,mi riferisco alle dichiarazioni,ho dovuto riscrivere il post perchè me lo aveva cancellato.
G.

AV ha detto...

Il brano a cui ti riferisci risale ad un mio romanzo, proprio "romanzo", quindi con struttura narrativa finzionale; la scelta della prima persona singolare non sempre sottende il vissuto. E' evidente che in alcuni casi parlo di esperienze vere, reali, biografiche, in altri casi si tratta di finzione o di fantasie o di una miscellanea di questi elementi; il motivo per cui uso il linguaggio in soggettiva anche quando non riferisco l'azione al mio vissuto è perchè concordo con Norman Mailer quando dice che la prima persona singolare determina nel lettore spesso un senso di claustrofobia, mi piace l'ossessività, e che un ipotetico lettore la possa percepire ingabbiato nella prospettiva del narratore. Tra l'altro alcune di queste ultime cose (pure il pezzo sui Ruda) non sono proprio ultime ma hanno almeno 5 anni sulle spalle, quello sulla Tailandia di più. Lì ho mescolato suggestioni, vissuto, finzione, ci sono brani in cui invece parlo esclusivamente di vissuto (Barcellona Halogen, Luce rossa ti rendo grazie), altri come 49 sono mie personali (de)costruzioni di eventi criminosi e di personalità criminali. Confondere le acque è un esercizio tutto sommato divertente, perchè è torniamo al punto dell'altra domanda, la gente si dimostra principalmente interessata non ai contenuti, non ai soggetti, non alle suggestioni ma al sapere quanto di reale e biografico ci sia in quello che scrivo...in poche parole vorrebbero psicanalizzarmi, sapere se sono un frustrato,"uno che si diverte", un pervertito, un abile e fantasioso funambolo del linguaggio.
Il discorso sulla decostruzione è interessante, e in fondo legato a quanto dico sulla gente che vorrebbe "capirmi"; la decostruzione non è solo comprensione ma reductio di un fenomeno ad una griglia precisa attraverso cui procedere alla stabilizzazione-normalizzazione del deviante. Come scrive Parfrey in Culture dell'Apocalisse, Sotos non è inaccettabile per il suo parteggiare per il crimine; Sotos diventa inaccettabile perchè eccede il limite plastico di violenza consentito dal Sistema a fini di controllo sociale. L'outsider psicotico, come Brady, rappresenta una spina nel fianco nel processo normalizzativo; siamo costantemente bombardati da serial tv, da show che elevano un certo grado di violenza fittizia, ma quando la violenza è brutale e reale essa diventa "inaccettabile", non genera più profitto ma diventa implicitamente sovversione

Anonimo ha detto...

Si,e quelprocesso normalizzante è difficile da bloccare quando viene messo in atto.
Perfino Sotos è stato ricondotto alla fiction,da parte sopratutto di certi think-tank liberal e radical-chic(mi è capitato di leggerne elogi nei posti più sorprendenti).
Sembra che il sistema dominante sia talmente rodato nella digestione/deiezione di qualsiasi contenuto,da fermarsi solo di fronte a una reale e consapevole infrazione dell'ordine morale vigente,come le torture,vere,di Brady,e la sua apologia delle stesse(il che riconduce il discorso al rapporto teoria/pratica alla fine).
Inoltre mi domandavo come reagiresti se,dopo la pubblicazione di un tuo lavoro,invece che essere diffamato o ignorato,ti trovassi "digerito" da tali schemi intellettuali.
G

AV ha detto...

ne parlavo poco tempo fa con un amico; ormai sono già stato digerito, per quanto paradossale. E quando uscirà il pluririmandato libro, non sarà che una mera testimonianza di un passato in cui la mia scrittura era "altro"...l'evoluzione del gusto comune, l'emersione prepotente pure in Italia del true crime, i Porta a Porta e Matrix, e il pasturare nel luogo oscuro del desiderio divenuto esercizio pure di ragionieri e casalinghe rende ciò che scrivo "commentario sociale" e lo ammanta di una aura di accettabilità che invece prima nessuno gli avrebbe accordato. Però, in linea di massima non mi dispiace, non mi interessa, non ci perdo il sonno; non è un discorso snobistico di non considerazione del lettore o dell'ipotetico pubblico, ma è evidente che se mi fossi curato dei pensieri e dei gusti degli altri avrei scritto altre cose. Poi ovvio, uno cambia, si evolve, presumibilmente matura; adesso scrivo cose e di cose che magari una volta mi avrebbero interessato poco. E poi subentra pure noia nell'affrontare sempre le stesse tematiche

Anonimo ha detto...

Comunque,pensavo che Wumpscut fosse un act ebm,con tutto ciòche questo comporta.
Mi sono perso qualcosa?
G

AV ha detto...

Wumpscut è harsh-ebm, a tratti industrial per come viene concepito oggi l'industrial...per me ormai l'unico vero industrial è la Power Electronics

Anonimo ha detto...

La controcultura è altra.
La mafia la si può definire controcultura. In questo caso dobbiamo parlare di altro, di qualcosa che in qualche modo ha a che vedere con una grave infermità mentale del soggetto che compie queste azioni feroci ed insensate.
cosi come dice il trasgressivo e molto discusso M. Manson, " Satana non esiste, il male è insito dentro l' uomo , nella stessa quantità del bene". se dovrei attenermi a queste parole, senz' altro confermerei un' autentica colpevolezza che non deriva da esseri superiori che guidano le nostre azioni, ma dal soggetto che le compie che sarà senza dubbio una persona con qualche abilità differente o che per qualche motivo risente di una psiche fragile e condizionata dalle paure latenti nell' essere umano

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vero

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si