sabato 15 dicembre 2007

L'etica dell'Underground




Anche questa storia, come tutte le storie, ha un significativo antefatto; qualche mese fa dopo aver diligentemente acquistato una nota rivista italiana di musica oscura, scorrendone velocemente le pagine in bianco/nero trovo verso la fine un articolo di due pagine su Trevor Brown. Stupore misto a sospetto mi percorre la spina dorsale, il trattamento infausto di violazione del copyright operato fin lì dai flyer dei locali gotici nel confronti proprio del TB citato e una certa superficialità di approccio del gotico, inteso come ontologia in do minore, a tutti i fenomeni artistici ridotti a grossolana deiezione di una moda ammuffita mi convincono ad inoltrarmi nella lettura con cautela estrema.
Ma cautela estrema, lo si dica con voce sonante, non significa certo pregiudizio; il fatto che il 90% della musica recensita sia spazzatura non è un segno negativo che vada o possa andare a detrimento della rivista, al massimo è solo indice manifesto e doloroso di quanto ripugnante sia quella scena musicale che da anni si intorta e ricicla e sussume tra scrosci di tuonante mestizia e lampi ciechi multiformi e catacombali. Conosco alcune delle persone che lavorano e scrivono per quella rivista e le stimo, incidentalmente è pure edita dal mio stesso editore, e fin che pazienza e e voglia mi hanno sorretto ho mosso loro delle critiche costruttive, tutte sensate, motivate, articolate e riconosciute da loro stessi come ponderate e di buon senso. Succede però che l'articolo su Trevor Brown faccia schifo; banale, scontato, derivativo, fuori tempo massimo, sequela caotica e non pienamente compresa di decostruzioni che abbassano il livello dell'artista inglese. Tra l'altro nessuna indicazione del sito ufficiale, nè richiesta di permesso per usare le immagini.
Letto e metabolizzato, mando una mail a Brown; non è la prima volta che lo informo, tanto in senso positivo quanto negativo, di cose che avvengono in Italia e che lo riguardano. Paradossalmente un'altra volta gli avevo parlato sempre della stessa rivista ma in termini positivi, visto che aveva fatto un ottimo scan di una immagine brownesca di Bondage, usata per pubblicizzare le attività di Mondo Bizzarro. E questo a dire di eventuali scorie di pregiudizio.
La reazione dell'artista è comprensibilmente non entusiasta, un pò perchè tra locali gotici, editori lunatici e fanzinari del sabato sera le sue opere vagolano e si riproducono all'infinito senza che il copyright sia mai minimamente rispettato, un pò pure perchè sulla copertina del numero in questione della rivista svetta un Marylin Manson che effettivamente non può disporre bene uno che ha illustrato copertine di Whitehouse e Coil...
Di questa delusione, il TB fa un piccolo blog con tanto di mio scan del servizio giornalistico; mal gliene incolga, devono aver pensato alcuni al giornale, tanto che "uno degli scrittori più importanti" della rivista (presentazione letterale) gli scrive una mail rancorosa, piena di astio e davvero contraddittoria visto che alla fin fine dietro tutta quella pompa magna di acredine lo scrittore importante finisce per dare ragione al TB su tutte le contestazioni mosse.
Uno spaccato desolato e desolante di cosa sia l'underground oggi, di quali miserie lo popolino; persone che sfuggono la tetra cappa della noia quotidiana e si ricilano nel ruolo di scrittori gotici da rivista, ritenendo che le regole della buona creanza nell'underground non esistano, perchè si è tutti solidali, fratelli, incompresi, in rotta con una società grigia ed insensibile. Persone che non avrebbero i mezzi artistici o intellettuali per andare avanti nel mainstream e che allora riproducono i loro sogni di gloria infranti al livello più basso dell'underground; non libera scelta di dignitosa separazione e non-compromesso, ma solo via obbligata per tirare a campare con lo status di guru in nero.
Cose tristi, davvero.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Abbastanza triste.
L'atteggiamento è quello del "l'underground non vive di pane, ma io si".
E da certe persone che potrebbero, se non pagare - ma da quel che deduco della rivista potrebbero anche farlo senza problemi - almeno chiere un "per favore".
Mestizia.

AV ha detto...

l'aspetto veramente patetico e che maggiormente mi sconcerta è che la parola stessa Underground è divenuta, in Italia soprattutto ma non esclusivamente, una sorta di rifugio di tutti quei falliti che non avendo la chance o le capacità tecniche e intellettive di competere con il mainstream si riciclano in un piccolo sotto-mondo di plastica incomprensione; e qui trascorrono la loro esistenza contemplando beatamente il loro presunto essere incompresi e crogiolandosi nell'acquisizione di un miserabile cult status