venerdì 7 dicembre 2007

Aftermath - di Nacho Cerda










"Quelli che sono tornati vivi e possono raccontarlo dicono di aver visto un tunnel bianco, molti fantasmi e un vortice di immagini dimenticate. Quelli che sono morti dovrebbero chiedersi se veramente sono morti. Se quello che li aspetta sembra veramente un’altra vita dopo la morte o, al contrario rappresenta il peggior inferno che mai avrebbero immaginato"




Queste sono le uniche parole che si sentono pronunciare nel film, tutto il resto è scandito da musica classica o da rumori di fondo. La frase ci fa capire subito quale sarà il tema trattato: la morte. Le parole sopra citate appaiono su una schermata nera durante i primissimi istanti, sparite le parole in sovrimpressione e la voce che le scandisce, iniziano a sentirsi dei rumori facilmente identificabili: una persona apre lo sportello di un’automobile, avvia il motore ed inizia a guidare, poco dopo c’è un incidente, si sente una brusca frenata e un rumore molto forte di collisione, qualcuno grida, è un urlo di una giovane donna, poi il silenzio. La telecamera comincia ad inquadrare delle frattaglie, le segue con dei movimenti di camera che compiono una "esse" risalendo verso la fonte delle viscere, poi la camera fa una panoramica e inquadra un cane martoriato, con gli intestini e molto sangue sparsi intorno ad esso. Intuiamo che il cane è stato ucciso dall’automobile che abbiamo sentito schiantarsi ed è la causa dell’incidente. Iniziano i titoli di apertura, interrotti di tanto in tanto da immagini che mostrano la sala di un obitorio: le inquadrature illustrano meticolosamente ogni angolo e ogni arnese utile a quello che si compie nella sala, finiti i titoli di apertura si vede un apparecchio che misura i battiti cardiaci, segnare un tracciato piatto e si capisce che la ragazza dell’incidente è morta. Un crocefisso d’argento, che portava quest'ultima, viene consegnato ai disperati genitori da un dottore; è l’unica cosa che rimane loro della figlia.


Terminata l'introduzione "Aftermath" inizia e da qui in poi tutto si svolgerà in una sala adibita alle autopsie, in cui vedremo quello che vi accade quotidianamente, spiegato e mostrato nei dettagli, oltre che ad assistere alle pratiche sessuali di stampo necrofilo di uno dei medici sulla ragazza morta nell’incidente. Questo è "Aftermath", nè più nè meno, è un quadretto molto ben confezionato della durata di mezz’ora che ci catapulta in un mondo che quasi tutti noi non vedremo mai coi nostri occhi, quello dell’obitorio. Ci mostrerà come un corpo, dopo morto, non trovi necessariamente la pace. La pellicola è un mediometraggio della durata di 30 minuti, nei progetti del regista la durata sarebbe stata maggiore, ma i problemi di budget lo hanno obbligato a tempi più brevi. Il creatore di quest’opera è Nacho Cerdà, un regista Catalano di Barcellona, classe 1969, il quale studia regia fuori patria alla prestigiosa "Film School of Cinema and Television" del sud della California. In patria è professore e coordinatore presso la "ESCAC" (Escuela de cinema y audiovisuales de Catalunya). Il suo impegno come regista, sceneggiatore e spesso produttore, inizia nel 1990 con "The Awekening", girato mentre soggiornava in California: con "Aftermath" del 1994 e "Genesis" del 1998 formerà la sua personale trilogia sul tema della morte. Il regista analizza da vicino le tematiche del decesso, dell’anima e del corpo, lui stesso nelle interviste dice di essere molto interessato e affascinato dall’argomento. Più recentemente, nel 2001, gira "Ataudes de luz". Con "Aftermath" vince anche un premio: il miglior corto, questo durante la settimana del cinema di terrore di Sevilla, città al sud della Spagna. La pellicola, a detta del regista, non vuole assolutamente essere un film violento o che istighi alla violenza e nemmeno uno spettacolo gore di sangue e frattaglie: queste ultime sono necessarie per rendere fortemente reale l’ambiente forense, la cruda realtà è proprio quello a cui Cerdà mira e questa realtà applicata all’ambiente in cui si svolgono i fatti ha come conseguenza un campionario di scene ed effetti speciali al limite della sopportazione. Aftermath è veramente molto forte, senz’altro non è adatto ad un pubblico impressionabile. Gli effetti speciali sono ottimamente realizzati dalla casa DDT e sono realissimi, quasi ci si confonde tra realtà e finzione. Cerdà racconta, sempre in un'intervista, di aver ideato "Aftermath" mentre soggiornava a Los Angeles, e di aver iniziato a scrivere la sceneggiatura due mesi dopo. Il regista racconta di essere entrato in contatto con una dottoressa che praticava autopsie proprio per arricchire le sue conoscenze a riguardo (assistette a tre autopsie per una durata di circa due ore).


Barcellona gira il mediometraggio in un vero obitorio, in cui arrivano sei o sette cadaveri al giorno, il ridotto budget gli preclude fin dall’inizio la possibilità di ricreare artificialmente una sala di obitorio. Uno dei corpi deceduti, che compaiono nel film, è un uomo che sembra un cadavere senza quasi bisogno di trucco dato il suo aspetto da tossicodipendente: Cerdà racconta di averlo tenuto circa venti ore per le riprese e di averlo pagato con una cifra irrisoria (intorno ai cento euro), una specie di mancia. Questo per dare l’idea dell’economicità di realizzazione dell’opera, la quale non compromette minimamente la qualità visiva, che è pari a una grande produzione. Alle accuse di pornografia più volte rivolta al regista, a causa dei corpi straziati e dei genitali di questi in vista, egli risponde che il suo è l’unico modo di far vedere cosa accade realmente in una sala di quel tipo, questo al di là dei fatti necrofili descritti nel film. Pep Tosar è l’attore che interpreta il medico forense con evidenti deviazioni sessuali, non è la prima volta che lavora con Cerdà ed è molto apprezzato da quest’ultimo. In effetti Tosar lavora molto bene, e considerando che recita praticamente tutta la parte con la mascherina da chirurgo sul volto, riesce a dare un’ottima espressività al suo personaggio, Cerdà spiega che è un attore di quelli che amano calarsi anima e corpo nella parte per interpretare al meglio un personaggio. La musica e i suoni, non essendoci dialoghi, sono molto importanti e curati, ci sono momenti in cui non vi è musica e si possono ascoltare i rumori provenienti dalle autopsie: bisturi che recidono le carni, una calotta cranica mentre viene segata ecc. Quando è presente invece la colonna sonora questa è sempre di genere classico e particolarmente rilassante, molto soave e malinconica, da l’idea di pace e quiete, addolcendo la crudezza delle immagini. Durante l’amplesso tra il medico e il cadavere della ragazza, la scena viene immortalata dalla macchina fotografica di questo, il quale mette l’autoscatto per conservare ogni istante. Il medico, nelle sue gesta, che sono molto rituali, ci fa capire che non è la prima volta che amoreggia con un cadavere, egli aspetta impazientemente, ma con diligenza, di essere solo, estrae il cadavere dal refrigeratore e prima di penetrarlo lo tocca, lo accarezza, lo taglia, lo abbruttisce iniziando quella che è una vera e propria autopsia, lui vuole "amare" un cadavere e più lo è nell’apparenza meglio è. Si vede più volte la targhetta col nome della ragazza, forse per ricordare che è un corpo e non un oggetto, perché l’abitudine che si crea nell’ambiente obituario è sconvolgente, i corpi vengono trattati come se fossero degli oggetti ed è proprio questo che vuole comunicare Cerdà, il quale giunge all’estremo mostrando un controverso rapporto sessuale, ma anche le sole autopsie mostrate nel film sono scioccanti, spiegano come il nostro corpo viene trattato dopo la morte, è di enorme contrasto la reverenza con cui viene consegnato nelle mani dei genitori della ragazza il crocifisso, e dopo pochi minuti il corpo di questa viene martoriato e stuprato. La ragazza non può che far pena anche se è già morta, Cerdà ci spinge a riflettere sul fatto che lei non esiste più, la sua anima, per chi ci crede, non si sa dove sia, ma il suo corpo è lì ed è vittima di un atrocità a cui non si può opporre, solo noi possiamo opporci ed è proprio quello che il regista vuole suscitare: pena per la ragazza e per la sua salma violata. Cerdà sostiene che il suo film vuole essere contro la manipolazione del corpo e contro la violenza.

1 commento:

Anonimo ha detto...

bellissimo brivido. it shivered down my spine.
i absolutely got to link this to a friend. a very special one :-)
we are a hell of a lot of useess but enjoying monsters in this world, aren't we, darling?