lunedì 7 maggio 2007

Ho 12 anni, faccio la cubista




































L'intenzione. Cio' che fa la differenza.

Tra un libro-inchiesta che dipani il bandolo della matassa di una vicenda sordida e un libro che titilli le voglie sessuali di qualche depravato metropolitano.

A norma delle recenti appendici legislative antipedofile, che criminalizzano anche la semplice immagine dipinta o disegnata e quindi di pura fantasia, cio' che rende operativo il discrimine e' l'intenzione sottesa alla realizzazione, ovvero se uno crei o scriva per farsi copiose seghe con immagini di ragazzine o ragazzini minorenni. O se invece sia animato da fini genuinamente divulgativi o artistici.

Leggendo HO 12 ANNI, FACCIO LA CUBISTA MI CHIAMANO PRINCIPESSA (Bompiani) il quesito amletico persiste, e non viene sbrogliato dallo stile cut-up che giustappone frammenti di chat, interviste, vita quotidiana e stralci di giornale il tutto accorpato dall'autrice, cronista de Il Messaggero.

Oggetto della narrazione e' lo scandalo che ha animato tempo fa i pomeriggi romani, ovvero quelle discoteche per minorenni in cui cubiste improvvisate e altrettanto minorenni rispetto agli avventori si esibiscono in movenze puttanesche, pochi vestiti addosso, ancora minori inibizioni se e' vero come e' vero che le si vede (nel nutrito carnet fotografico che accompagna la parola scritta) con reggicalze, stivaloni, perizoma.

Eta' di riferimento, 12, 13 anni. Ballano sui cubi, si dimenano , si fanno concupire e immortalare da scatti piu' o meno rubati.

Il libro non vuole esplorare i perche'. Piu' che altro vorrebbe riprendere e proporre uno squarcio delle esistenze di queste ragazzine."Scopo, da quando avevo 13 anni ma non e' nulla di speciale" recita quasi in un mantra una ragazzina. Non si direbbe. Non si direbbe perche' la loro stessa funzione e' quella di celebrare una carnalita' orgiastica, furiosa, a ritmo di house commerciale, avvinghiandosi sudate e sessualmente consapevoli le une alle altre, stimolando gli ormoni in libera uscita dei loro coetanei, invogliandoli a consumare, a ballare, verosimilmente a tornare nel locale.

Tutto ruota attorno ad una dimensione venduta di sesso.Nei singoli frammenti di conversazioni di chat che l'autrice riporta continua questa ossessione sessuale; ogni parola racchiude una metafora, una allusione, un invito. Vite consumate in accelerazione, nell'indifferenza di genitori assenti, con consigli su come eseguire pompini, trucco pesante, relazioni sentimentali devastate.

Ma alla fine del libro, i dubbi rimangono. Perche' e' stato scritto ? E' davvero una inchiesta oggettiva e disincantata o invece cela una pruderie ben piu' carnale ?

E, soprattutto, voi perche' lo comprerete ?

Regolatevi in base alla risposta.

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