sabato 13 dicembre 2008

La Pornografia e i suoi Nemici


Pochi probabilmente sanno che il termine "pornografia" nasce da un esperimento sociale, il censimento delle prostitute parigine alla fine degli anni sessanta del 1700; incaricato, un romanziere dissoluto e libertino, Restif de la Bretonne, il quale nel corso della sua vita pubblicò un consistente numero di romanzi di taglio erotico, arrivando ad essere considerato un anti-Sade, almeno nei lineamenti nodali del suo modo di concepire il Libertino, nel famoso L'anti-Justine.
Il povero de la Bretonne però fece subito una scoperta in grado di far tremare i polsi al più scaltro dei sociologi contemporanei; le giovanette inurbatesi a Parigi per svolgere il mestiere di cortigiana erano più di 20.000, un numero tale che impediva una catalogazione meticolosa. Allora, senza perdersi d'animo, l'autore optò per altra soluzione; selezionare un campione indicativo delle varie categorie di prostitute ed intervistarle con dovizia di particolari, per farsi una idea di cosa le avesse spinte a prostituirsi, quali fossero le loro aspirazioni e speranze, come trascorressero la loro esistenza parigina.
Dovendo trovare un titolo a questa curiosa indagine, de la Bretonne pensò al verbo greco "pernanai", scrivere di prostitute, uno dei verbi più controversi di ogni tempo visto che può al tempo stesso indicare una para-letteratura di pronto consumo e anche una narrativa erotica volta a sublimare i piaceri sessuali, nascondendoli tra le righe di inesauste descrizioni di amplessi; l'aspetto più divertente, e paradossale, di questa vicenda è che ad oggi la pornografia è considerata una forma esplicita di reificazione, di riduzione in schiavitù, un mondo laido, cinico ed abietto, spinto e governato da abominevoli disvalori più legati al mondo rovesciato e luciferino di Sade che del povero, criptohippie Restiffe. Infatti per l'autore de "Il Pornografo" (1769, oggi pubblicato da ES) l'atto sessuale e il libertino dovevano essere considerati dei gaudenti propugnatori di una rivoluzione sessuale ante-litteram, una sessualità positiva con tanto di parità tra i sessi nel godimento, capovolgendo l'assunto della mitologia greca fatto proprio da Tiresia secondo cui la donna godrebbe di più (e da cui originerebbe lo sfruttamento simbolico dell'uomo, invidioso di questa rendita di posizione).
La pornografia oggi è una industria, non più un genere; i tempi del povero de la Bretonne sono lontani, dispersi tra le nebbie del mutamento sociale. Non esiste una letteratura pornografica, al massimo pessimi romanzi erotici scritti in fretta, stilisticamente sciatti, frutto di una fretta compositiva che non lascia intendere nulla di buono; probabilmente l'ingresso della immagine, come segno, nel novero del godimento sessuale ha amplificato ed accelerato l'immagine di costruire pornografia per immagini. Senza mediazioni, senza forma alcuna di comunicazione indiretta, quale quella sussunta nel dato narrativo.
"La pornografia e i suoi nemici" (Il Saggiatore), titolo di questo articolo, non è una mia creazione; è un libro dello storico Pietro Adamo, un prezioso volume che ripercorre la fenomenologia della censura anti-porno. In vari articolati capitoli, Adamo ripropone e analizza i preconcetti anti-porno più diffusi, da quelli strettamente moralisti a quelli femministi (anche se il discorso del femminismo sul porno è estremamente complesso, visto che negli ultimi decenni è emerso un fronte femminista pro-porno, vedasi le opere di Nadine Strossen), i quali possono genericamente essere accorpati sotto la radice comune della isteria; il porno è accusato di produrre le più rilevanti distonie sociali, di mercificare la donna, di produrre in serie potenziali stupratori, di essere un mondo laido, popolato di magnaccia in potenza, di creare una visione distorta della sessualità.
Premesso che da questo punto di vista sono assai probabilmente il peggior difensore del porno che si possa trovare in circolazione visto che io trovo davvero eccitante l'idea che la pornografia distrugga la dignità e reifichi, devo dire che qui il discorso è diverso; il mio personale concetto di pornografia, sotosiano e sadiano fino allo stremo, si nutre di altre suggestioni, è una forma di varco percettivo nell'insostenibile peso della realtà, qualcosa di molto diverso rispetto alla pornografia comune che siamo soliti fruire. Come dice Jim Goad, "mostratemi pornografia davvero disgustosa e che umili le donne ed io la comprerò"; esatto, un avvocato non mi chiamerebbe in aula a testimoniare a favore del porno.
Ma la questione è altra; il porno produce serial killer ? Quando Ted Bundy, in una delle sue ultime deposizioni poco prima di essere fritto sulla sedia elettrica, arrivò ad incolpare di tutte le sue nefandezze il consumo di pornografia estrema, qualcuno davvero potrebbe credere che a spingere il buon Ted a fracassare qualche cranio di universitaria siano state immagini di scopate su carta o in video ? Come hanno ammesso tutti i criminologi che si sono occupati del caso, si è trattato solo di un patetico tentativo di rendersi amici i potentati cristiani in attesa di una (improbabile) grazia elargita dal Governatore.
Quanti stupratori sono prodotti dalla pornografia? Virtualmente nessuno, anzi è probabile ritenere che il porno, come surrogato di una sessualità anche bizzarra, prevenga, esattamente come la prostituzione, dalla commissione di comportamenti patologici. Non a caso, i più feroci crociati anti-porno vengono spesso beccati con le mani nella marmellata; ma potremmo anche rilevare come le battaglie anti-porno, ad esempio il caso paradigmatico della commissione Meese voluta da Reagan negli USA nei primi anni ottanta, non siano state altro che una gigantesca contraddizione in termini, ovvero un processo enorme di produzione di porno su scala istituzionale. Il rapporto che la Commissione produsse alla fine delle sue estenuanti audizioni (pubblicato dalla Rutledge Hill Press) illustra con dovizia di particolari pompini, doppie penetrazioni, sborrate in faccia, ovvero è diventato un volume intriso di pornografia; difficile dire se i fruitori del Rapporto lo usino per farsi una idea generale sul mondo del porno o per farsi una sega...
Sempre Pietro Adamo, questa volta in "Il Porno di Massa" (Raffaello Cortina Editore), segue le linee direttrici di questo processo di rimozione collettiva; il porno finisce sotto il metaforico tappeto della non-visibilità, censurato, ostracizzato, bandito ma consumato praticamente da TUTTI. Non a caso, si tratta di un genere capace di fungere da rilevatore perfezionato dell'ipocrisia sociale.
Il porno produce un modello sballato di società? Innanzitutto dovremmo pensare che la società contemporanea è sballata di suo, senza necessità di gettare colpe su un comodo capro espiatorio come la pornografia; il porno semplicemente non produce modelli. Qualcuno dopo aver visto un numero rilevante di filmati porno esce per strada convinto che tutte le donne siano facili ? Evidentemente questa persona potrebbe pensarlo anche senza mai aver visto un solo film porno in vita sua. Basterebbe leggere le illuminate pagine di J.M. Coetzee "La pornografia e la censura"(Donzelli); pur partendo da posizioni anti-porno, Coetzee arriva logicamente alla conclusione che i censori ed in genere i nemici del porno sono ancora più pericolosi dei pornografi stessi. Il che è abbastanza ovvio se consideriamo chi sono i nemici più accaniti del porno; fanatici cristiani, femministe radicali, cinici politicanti in cerca di capri espiatori di comodo, un fronte eterogeneo e bizzarro, che virtualmente litigherebbe su tutto ma non su questo.
Basta leggere i deliri di Andrea Dworkin o di Catharine MacKinnon per capire che chi nega il porno nega in primo luogo la sessualità. Non sono un grande amante del concetto di "liberazione sessuale", detesto W. Reich ed i suoi epigoni italici, ma c'è da dire che seguendo il percorso tracciato dagli anti-porno finiremmo per vivere in una società totalmente isterica e asessuata; nelle società sessuofobiche, di matrice magari cristiana, si annidano situazioni ancora più pericolose rispetto al consumo della pornografia, come ad esempio le sistematiche violenze contro i bambini perpetrate da pretame vario. E certamente dire che queste violenze possano essere conciliate ai preti dal consumo di porno sarebbe una idiozia madornale.
La pornografia è una industria capitalistica; certo, ma non solo. Esistono anche esempi di porno socialmente alternativo, in cui gli attori e le attrici socializzano i profitti, come avviene per la PROFANE PIRATE, casa di produzione alternativa composta da rocker, punk e ragazze gotiche; innanzitutto parlare di una sola pornografia ha poco senso, esistono MOLTE pornografie. Per quanto molti non lo riescano ad ammettere ci sono anche donne che amano la pornografia, sia farla che vederla, e non è detto che tutte siano coartate da maschi lerci e prepotenti.
Nemica dell'intelligenza è ogni ipotesi di generalizzazione.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi hai appena riassunto il libro di Adamo, maledetto :D

Per il resto, sai che condivido, anche se a volte mi fai porre un interrogativo sulla tua visione del sesso: se non sei sessuofobico, e nemmeno favorevole alla liberazione sessuale alla hippie, mi dai l'impressione di avere una "via di mezzo", ma abbastanza statica ed utopica. Dal mondo in cui un piede è trasgressione, ad uno in cui la trasgressione non esiste, che cosa cerchi?

Icaro

AV ha detto...

Una volta un intervistatore disse a Peter Sotos "dopo aver letto i tuoi libri, ho perso ogni genere di interesse nella mera fisiologia dell'atto sessuale", direi che tutto sommato è un buon punto di partenza; la sessuofobia è altro, mentre io qui parlo di sublimazione...la sessuofobia è non-accettazione del sesso in tutte le sue varie forme, compresa quella mentale. E' ovvio che non parlo (o pratico) di un sesso soltanto mentale, ma la componente di sublimazione riveste un peso enorme per me; pianificazione, fantasticazione, appropriazione del piano della realtà sono atti sequenziali quasi alla serial killer, senza ovviamente la componente omicidiaria che trovo sarebbe uno svilimento. Non mi interesso, in un certo modo, di serial killer tanto per gioco, ma proprio perchè ritengo che queste sequenze siano anche le mie (ma qui parliamo più della prospettiva di Sade che non di quella criminologica).
Non è nè statica nè utopica come posizione, anche se vista dall'esterno comprendo appaia abbastanza inestricabile ed astrusa; ma dall'interno è perfettamente soddisfacente.
Tutto sta nel bilanciare la componente maggioritaria di sublimazione e quella pratica

Anonimo ha detto...

Ma la pornografia andava inventata esclusivamente per produrre la dworkin,sinceramente,è meglio di tutti!
Sul discorso della produzione obliqua di serial killer,con la diffusione di internet e del porno in streaming,a quest'ora non si potrebbe uscire di casa senza essere fatti a pezzi.
per quanto riguarda il disinteresse per la normale pornografia,son d'accordo,purtroppo spesso i registi si muovono nella direzione opposta,con primi piani spersonalizzanti che durano anche decine di minuti.
G

AV ha detto...

La pornografia mainstream è strutturalmente noiosa; da questo (scontato) dato di fatto si sfugge solo a prezzo di elaborazioni mentali e realizzative molto molto articolate.
La condanna del porno è quella di dover mostrare l'amplesso, quindi tu sai perfettamente, ancor prima di iniziare a guardare, cosa stai per guardare. Non c'è spazio per inventiva, nè per creazioni brillanti; al massimo devi inventarti mentalmente dei particolari che attutiscano il tedio del silicone e delle evoluzioni scopereccio-atletiche mandate in loop.
Aggiungiamoci come aggravante la tendenza aziendalistica del dover seguire il gusto del pubblico medio (che è sempre molto banale e povero) e la frittata è fatta.
Questo per il mainstream.
Per quanto riguarda l'underground il discorso cambia e parecchio.
A breve apposito post, dal significativo titolo L'INACCETTABILE...