mercoledì 3 ottobre 2007

Aghora - la Via estrema del Tantra

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"Il mondo Ti considera infausto, o Distruttore che giochi nello smashan, cosparso delle ceneri delle pire funerarie, che indossi una collana di teschi umani, con demoni che divorano i cadaveri per compagni. Ma per quelli che Ti ricordano con devozione, o Tu elargitore di doni, sei supremamente auspicioso"

(Shiva Mahimna Stotra, 24)




Nella antica città indiana di Benares arde da millenni un Fuoco Sacro inestinguibile. La lucente città di Shiva è il sempiterno teatro dell'incessante ardore delle pire funebri, perenni, molteplici, costanti, disposte a centinaia, lungo le sponde del divino Gange.
Il Manikarnika Ghat (detto anche Mahasmashan) è il più grande campo di cremazione della città, ed è uno dei luoghi più sacri di tutta l'India; bruciare al Manikarnika il proprio corpo fisico, giunto ormai al termine della sua effimera esistenza, è una delle massime aspirazioni di ogni induista. Da ogni parte dell'India e anche oltre, centinaia e centinaia di persone, anziane e malate, si recano lì ogni giorno ad attendere serenamente la propria dipartita, mentre dai treni vengono scaricati innumerevoli corpi umani, ormai già privi di vita, giunti anch'essi da molto lontano per poter avere accesso al sacro fuoco di Benares.
In quel luogo dove l'aria è satura di morte, dove il denso fumo delle cremazioni compenetra ogni cosa con il suo acre odore, lì dove grossi uccelli neri si contendono voracemente brandelli umani ed ossa, in quel luogo dove uomini e donne d'ogni casta e d'ogni età divengono cenere in egual maniera, è lì che è possibile scorgere l’ Aghori in meditazione accanto alla pira.
In sanscrito il termine "Ghora" significa "tenebra", "oscurità" "ignoranza", quindi con l'aggiunta della A privativa si ottiene "Aghora", ossia mancanza di oscurità, dissipamento delle tenebre dell'ignoranza, luce, verità. L'Aghori è un sadhu, un asceta che ha intrapreso un particolare cammino di purificazione alla ricerca della verità suprema, ma ciò che contraddistingue gli Aghori dai tanti altri sadhu hindù è la loro singolare condotta di vita.
Gli Aghori mangiano qualsiasi tipo di carne, a volte perfino carne umana, in genere pezzi di cervello estratti dai crani con i quali stanno sempre a stretto contatto (i teschi umani sono anche la loro ciotola per il cibo ed il loro bicchiere).
Fanno spesso uso di alcolici, cannabis e hashish, e durante alcuni dei loro rituali assumono atteggiamenti che per la società hindu' sono considerati di estrema impurità, come ad esempio l'avere rapporti sessuali (talvolta incestuosi) con donne durante il loro ciclo mestruale, assumere oralmente feci, mestruo, urina, pezzi di carne in decomposizione.
I corpi senza vita sono una costante nelle loro pratiche, è abitudine per loro meditare adagiati ai cadaveri in putrefazione e sono sempre circondati da simboli di morte, non a caso, come Shiva nel suo aspetto più terrifico, essi amano vagare tra le pire funerarie,cosparsi di cenere e adornati da frammenti umani tra cumuli di ceneri ed ossa calcificate (runda-munda) attorniati da cani scheletrici e sciacalli affamati.
Gli Aghori si propongono di superare la barriera più difficile da abbattere per l'essere umano: quella dell'illusione, ossia ciò che infligge all'uomo la sua visione dualistica dell'esistenza: vita/morte, sacro/profano, bene/male, morale/immorale, ecc. Per fare questo devono distruggere tutte le convenzioni umane, tutte le sovrastrutture psicologiche, tutti i "taboo", devono infrangere ogni singolo "schema", ogni categorizzazione.
Per gli Aghori la differenza che vi è tra "sacro" e "profano", tra "puro" e "impuro", tra "bene" e "male" altro non e' che frutto del MAYA (illusione).
Lo "schifo", l'"orrore", l'"osceno", per gli Aghori sono semplici effetti dell'Ego, che altro non e' che un muro da abbattere. Fondamentale e' il superamento del concetto dualistico "vita/morte", questo è il motivo per cui sono continuamente circondati da scheletri e cadaveri: non esiste alcuna differenza tra la vita e la morte e l'Aghori deve riuscire ad assimilare dentro di se questa suprema realtà e deve riuscirci con ogni mezzo che la materia gli offre, deve superare il muro della dualità. Il Tantra e' per sua natura un percorso di purificazione alchemica, e l'Aghori Baba e' il maestro della via più "estrema" di tale purificazione, nota in Occidente anche come "Vama Marg" o "Via della Mano Sinistra": trascendere la materia grazie alla materia stessa, sperimentando quindi ogni aspetto di essa, anche il più inquietante, il più osceno, il più raccapricciante, il più doloroso; soltanto in questo modo l'asceta potrà essere purificato e libero dall'illusione. Data la sua particolare natura, tale cammino e' assolutamente riservato a pochissimi, proprio per questo motivo gli Aghori sono davvero molto pochi, oltre che poco conosciuti, basti pensare che in tutta l'India se ne conteranno al massimo un centinaio; il nucleo più noto gravita attorno all' ashram Kina-Ram e tra le pire funebri di Benares.
Molte persone del luogo affermano che essi siano capaci di interagire con gli spiriti dei morti nei campi di cremazione e che dialoghino con loro grazie alle arti magiche di cui sarebbero grandi conoscitori. Non pochi affermano addirittura di aver visto degli Aghori riportare in vita alcuni defunti durante le loro sadhana shava (meditazioni sui cadaveri).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Tratto da "Aghora" di David Barra - www.fuocosacro.com