Torno dopo tempo immemore ad aggiornare questo blog e lo faccio dichiarando senza mezzi termini che questa è la settimana del cinema estremo serbo !
Ed era ora perchè finalmente i Balcani iniziano a liberarsi della inquietante sagoma, sempre meno stagliata contro orizzonti "underground", di Kusturica ed iniziano a riappropriarsi di quella curiosa, bizzarra, kitsch e malevola tradizione di filmati aldilà del bene e del male inaugurata a suo tempo dal surreale Sweet Movie di Dusan Makavejev (ma all'epoca nella economia generale della geopolitica delle nefandezze video esisteva ancora la Jugoslavia titoista).
Il primo film è l'interessante e genuinamente disturbante Life and Death of a Porno Gang, del promettente Mladen Djordjevic che già si era fatto notare e conoscere, se non altro dai malati di mente come il sottoscritto, per una pregevole visione (documentaristica) d'insieme sulla "fondamentale" scena porno serba ("Made in Serbia"), quella scena che risulta ancora oggi parecchio lontana dagli Hot d'Or cannesiani o dai Venus berlinesi, una scena porno genuinamente carsica che si porta dietro, come scintillante purulenta sanguinante stimmata l'aura del conflitto serbo-bosniaco-croato con dietro tutte le truculente storie di torture, stupri di massa, nefandezze variamente assortite che titillarono i sogni nerovestitti delle femministe americane della rivista MS e i vari Jim Goad e Peter Sotos femministizzati a festa per l'occasione. Djordjevic condisce un dissoluto trogolo porcilaio fumigante di sterco e truci astmosfere virate al sesso cupibondo vero film nel film creando il personaggio di un giovane regista, una discesa grottesca e molto kitsch nell'universo dei pornazzi underground, con una compagnia frettolosamente assemblata dal giovane regista fresco di laurea per girare il paese e redimere la sessuofobia dei contadini e dei distretti rurali con spettacoli hard dal vivo, messi in scena dalla raccogliticcia e grottesca compagnia composta da pornostarlette con eccessi di peso, ricchioni malati di AIDS, tossici da eroina - il primo problema è che il giovane regista protagonista del film non si è dato al turismo porno itinerante per scelta, ma per necessità, perchè a Belgrado l'aria si era fatta irrespirabile datosi che lui, da vero genio, aveva fregato dei soldi ad alcuni produttori per girarsi un tanto sospirato filmaccio torture porn ma i produttori, in realtà mafiosi ed ex criminali di guerra, non l'avevano presa bene. Secondo problema; gli zotici campagnoli non impazziscono di amore per le metafore (un uomo che si scopa la terra...) esibite tronfiamente ed ingenuamente dalla Porno Gang e così finiscono per addobbarli di mazzate assai spesso.
A questo punto, messi davanti a crepuscolari atmosfere da deliquio barthesiano, i componenti della Porno Gang iniziano ad avvertire il fastidioso senso della sconfitta, ben presto mutato in speranzosa follia quando un tedesco si palesa proponendo loro di girare un porno definitivo. Che però, si scopre assai presto, sarebbe uno snuff movie di rara ferocia...
Il primo film è l'interessante e genuinamente disturbante Life and Death of a Porno Gang, del promettente Mladen Djordjevic che già si era fatto notare e conoscere, se non altro dai malati di mente come il sottoscritto, per una pregevole visione (documentaristica) d'insieme sulla "fondamentale" scena porno serba ("Made in Serbia"), quella scena che risulta ancora oggi parecchio lontana dagli Hot d'Or cannesiani o dai Venus berlinesi, una scena porno genuinamente carsica che si porta dietro, come scintillante purulenta sanguinante stimmata l'aura del conflitto serbo-bosniaco-croato con dietro tutte le truculente storie di torture, stupri di massa, nefandezze variamente assortite che titillarono i sogni nerovestitti delle femministe americane della rivista MS e i vari Jim Goad e Peter Sotos femministizzati a festa per l'occasione. Djordjevic condisce un dissoluto trogolo porcilaio fumigante di sterco e truci astmosfere virate al sesso cupibondo vero film nel film creando il personaggio di un giovane regista, una discesa grottesca e molto kitsch nell'universo dei pornazzi underground, con una compagnia frettolosamente assemblata dal giovane regista fresco di laurea per girare il paese e redimere la sessuofobia dei contadini e dei distretti rurali con spettacoli hard dal vivo, messi in scena dalla raccogliticcia e grottesca compagnia composta da pornostarlette con eccessi di peso, ricchioni malati di AIDS, tossici da eroina - il primo problema è che il giovane regista protagonista del film non si è dato al turismo porno itinerante per scelta, ma per necessità, perchè a Belgrado l'aria si era fatta irrespirabile datosi che lui, da vero genio, aveva fregato dei soldi ad alcuni produttori per girarsi un tanto sospirato filmaccio torture porn ma i produttori, in realtà mafiosi ed ex criminali di guerra, non l'avevano presa bene. Secondo problema; gli zotici campagnoli non impazziscono di amore per le metafore (un uomo che si scopa la terra...) esibite tronfiamente ed ingenuamente dalla Porno Gang e così finiscono per addobbarli di mazzate assai spesso.
A questo punto, messi davanti a crepuscolari atmosfere da deliquio barthesiano, i componenti della Porno Gang iniziano ad avvertire il fastidioso senso della sconfitta, ben presto mutato in speranzosa follia quando un tedesco si palesa proponendo loro di girare un porno definitivo. Che però, si scopre assai presto, sarebbe uno snuff movie di rara ferocia...
E da qui si avvia una estremamente articolata e soprendentemente moderata riflessione sulla valenza del metacinema, argomento questo iper-abusato dai cineasti di tutto il mondo, soprattutto quando si chiama in causa il valore (non assiologico) della violenza esibita- ma la "poetica" di Life and Death è assai poco autoreferenziale e ancor meno compiaciuta, anzi. E' scarna, granulosa, sporca, tipicamente balcanica, bandisce qualunque accento grottescamente festoso che era appunto tipico del cinema di Kusturica e lo sostituisce con una cupio dissolvi che Eli Roth non raggiungerà nemmeno pagando duecento milioni di dollari; il viaggio qui cessa di essere metafora, i personaggi non si arricchiscono dalle esperienze maturate sulla strada, si perdono, si sdilinquiscono, mutano sostanza appiattendosi lungo le sinistre direttrici di una antropologia totalmente negativa.
1 commento:
Esistono dei sottotitoli almeno in inglese da qualche parte? non ne ho mai trovato alcuno.
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