"Nulla di così spaventoso ed oscuro; mi sono divertito parecchio. Uccidere è un'esperienza divertente"
Albert De Salvo
"Più guardavo la gente, più ero spinto ad odiarla"
Charles Starkweather
"Non ho perso il sonno per quel che ho fatto"
Dennis Nilsen
Una sovrapposizione di frammenti - di esistenze e di dolore.
Un caleidoscopico arcobaleno di personalità infrante, emozioni, epifanie sofferenti, carni straziate e la baluginante immagine di una madre piangente, la madre universale che si trascina stanca ed affamata tra i palazzi di edilizia popolare trascinando un carrello di Walmarts, tra aliti di vento putrido e i neon dei locali porno, il RAM un tesoro della cultura gay pompini da un quarto di dollaro e libri di Samuel Delaney, pornografia straziante elevata a trionfo catodico Geraldo Rivera Oprah Maurizio Costanzo Barbara d'Urso Jerry Springer.
Che cosa provi ?
Chiesto ad una madre che piange la morte della figlioletta.
Che cosa provi?
Dimmelo mentre balli. Ma prima, per favore, aspetta che siano andati in onda i consigli per gli acquisti.
L'untuosa ingorda consistenza dell'ipocrisia televisiva, casalinghe smutandate annoiate dai club privè i conti di fine mese per ragionieri e direttori editoriali problemi di share e di battuage a Valle Giulia, non c'è più la redenzione di un Pasolini per i cazzi balcanici, scandali ecclesiastici pedofilia di provincia e genitori che vendono i figli per degradanti parties di nonni poco caritatevoli.
L'untuosa ingorda consistenza dell'ipocrisia televisiva, casalinghe smutandate annoiate dai club privè i conti di fine mese per ragionieri e direttori editoriali problemi di share e di battuage a Valle Giulia, non c'è più la redenzione di un Pasolini per i cazzi balcanici, scandali ecclesiastici pedofilia di provincia e genitori che vendono i figli per degradanti parties di nonni poco caritatevoli.
Ogni frammento incastonato delicatamente nel quadro generale, come petali di una rosa coperta di merda di cane; ogni residua speranza evaporata, ogni illusione defunta, frollata, deturpata. Madri che piangono, madri che impazziscono, madri che si illudono, madri che cercano conforto tra psicofarmaci e televisione, gossip e cronaca nera. Un ordine necessario per arrestare il declino, per tamponare la spugnosa consistenza dell'ossessione maniacale; Peter Sotos ha visto giusto, e ben prima delle tardive ed ipocrite flatulenze verbali di Andrew Vacchs o di Carlo Lucarelli.
Dimmi che cosa stai provando.
Ora.
In questo preciso momento.
Ora che il tuo pargoletto giace sotto tre metri di terra. Dove sono i libri di Moccia, le inchieste televisive, le Veline e la campagna acquisti della tua squadra del cuore, quel sistema organico di autoinganno, la via di fuga da una realtà priva di sostanza e di...realtà.
Ora che il tuo pargoletto giace sotto tre metri di terra. Dove sono i libri di Moccia, le inchieste televisive, le Veline e la campagna acquisti della tua squadra del cuore, quel sistema organico di autoinganno, la via di fuga da una realtà priva di sostanza e di...realtà.
Peter Sotos scrive di realtà.
La realtà, poco piacevole, di un delitto eterno, assoluto, eretto a paradigma sadiano di una trasvalutazione dei Valori, la realtà che come un fiume di letame ci scorre sotto il naso per strada mentre noi, convenientemente, voltiamo lo sguardo dall'altra parte, cercando miseramente di confondere gli odori della morte con profumi dozzinali e lo spirito vaga nomade per una Disneyland dello spirito.
Va tutto bene, ci dicono.
Ma no - lo sappiamo, o meglio dovremmo sapere che non va tutto bene, che questo cazzo non è il migliore dei mondi possibili. Basta saper accettare la triste e tetra verità, per potersi gratificare; l'opera di Sotos è una glorificazione della personalità, un'enfasi addolorata per le emozioni estreme di parenti e vittime, la messa a punto sistematica della verità, il coltello che sventra la coltre di convenienti menzogne. La menzogna che ci rifriggiamo quando abbiamo paura di certi nostri impulsi.
Ma no - lo sappiamo, o meglio dovremmo sapere che non va tutto bene, che questo cazzo non è il migliore dei mondi possibili. Basta saper accettare la triste e tetra verità, per potersi gratificare; l'opera di Sotos è una glorificazione della personalità, un'enfasi addolorata per le emozioni estreme di parenti e vittime, la messa a punto sistematica della verità, il coltello che sventra la coltre di convenienti menzogne. La menzogna che ci rifriggiamo quando abbiamo paura di certi nostri impulsi.
La collezione in unica soluzione di tutte le opere di Sotos ha senso proprio per mettere in riga l'evoluzione, o l'involuzione, della sua visuale spietata sul mondo moderno; non una metafora ma uno schizzo di sperma sul faccino candido di un morto ammazzato, eternato sulla carta scolorita bianco/nera di un quotidiano popolare, tra titoli enfatici e un dolore azzimato buono per qualche carosello pubblicitario intrinsecamente metapornografico.
Dai roboanti esordi di Pure fino alle opere più recenti, come Lordotics, Show Adult e Kept, la totale chiusura verso l'esterno, l'ossessione che si fa assoluta, la masturbazione ossessiva, la creazione di un grado di pornografia purissima, un afflato circolare che spinge alla tentazione di dipartita dalla condizione umana; osservatore, partecipe, commentatore, masturbatore, sadico ormai socialmente consapevole, ironico, beffardo, cinico e crudele, Sotos è ciò che Dennis Cooper vorrebbe essere ma senza poesia, scrive ciò che oltraggia e soddisfa Vacchs, la conferma di carne e inchiostro delle fobie del mondo moderno, uno squarcio longitudinale nelle prigioni di asfalto e luci notturni tra pompini nei gloryholes e stralci di giornale, collezioni maniacali di storie sordide. Ritagli e foto di ragazzini massacrati, una fanzine idealmente elaborata come punto di congiunzione tra scrittura, processo creativo e orgasmo, progetti abbandonati e occultati nei cassetti metaforici e meno metaforici del piacere individuale, la pubblicazione come esperienza collaterale e incidentale.
Ogni parola è cesellata, pur senza organico editing; la reiterazione è costante, mantrica, eppure efficace. Comfort & Critique il miglior libro true crime senza enfasi sul crimine, voragine aperta interamente a mostrarci l'appropriazione la reificazione del quotidiano da parte di Sotos la giustapposizione di episodi di cronaca nera l'ipocrisia dei media l'allontanamento da Whitehouse idiosincrasie e ironia cupamente nera. Divertimento a spese dei creduloni.
In Kept, il libro moralmente più simile a Comfort, troviamo la stessa struttura di narrazione per immagini, un simbolismo sessuale chiaro solo all'autore mentre noi non possiamo che procedere a tentoni ed elaborare teorie ben chiare solo a Barbara d'Urso e alle sue interviste strazianti. Meccanismi di pornografia catodica e mediatica. Lacrime e schizzi di sperma, sangue e prostitute di strada.
Il declino è la costante della nostra civiltà. Sotos scrive di occasioni perse e orgasmi faticosamente raggiunti. Una umanità costantemente impegnata a perdere dignità, esibizione di emozioni intime a beneficio di segaioli rispettabili. Ogni casalinga è una pervertita, tanto amore richiesto e invocato per finire poi ad eccitarsi con le ricerche spasmodiche per l'ennesimo ragazzino scomparso. Una discesa in accelerazione, verso il magico punto di non ritorno in cui dignità è concetto privo di qualunque sostanza. Epifenomeno di una masturbazione collettiva, gang bang di morte e strazio.
Che cosa provi?
Adesso.
Dimmelo.
Ora che tua figlia è scomparsa.
Nutri l'irrazionale speranza di riabbracciarla, di rivederla viva. E preghi il signore affinchè non le sia capitato nulla di terribile, non puoi nemmeno razionalizzare l'ipotesi che sia finita nelle mani di qualche sadico bruto. Costruisci fantasie di inusitato candore, per evitare di dover impazzire. Spazi e interstizi bui, da cui la consistenza scintillante del dolore (e della consapevolezza che arreca dolore) sia bandita.
Peter Sotos getta luce. Su quegli interstizi. Spezza illusioni.
E facendolo, gode.
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