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giovedì 8 dicembre 2011

FRAMMENTI DEL CAOS





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"Trattato del Ribelle" Ernst Junger

  • Nei primi anni del dopoguerra, mentre si andava delineando quella integrazione planetaria nel nome della tecnica che oggi è sotto gli occhi di tutti, Ernst Junger elaborò questo testo, apparso nel 1951, oggi più affilato che mai. La figura del ribelle jungeriano corrisponde a quella dell''anarca', del singolo braccato da un ordine che esige innanzitutto un controllo capillare e al quale egli sfugge scegliendo di "passare al bosco" - dissociandosi, una volta per sempre, dalla società. Il Ribelle jungeriano sente di non appartenere più a niente e "varca con le proprie forze il meridiano zero". Tutta l'eredità del nichilismo, del radicalismo romantico e della furia anti-moderna si concentra in questa figura, qui osservata come facendo ruotare un cristallo. Letto oggi, questo testo appare di una impressionante preveggenza, quasi un guanto di sfida gettato in nome di una libertà preziosa: "la libertà di dire no".

"Total Abuse" Peter Sotos

  • Tre elementi; due notevoli (TOOL e PARASITE), uno epocale (PURE). Il primo punto per Sotos è l'avvicinarsi al mondo true crime prima ancora che il true crime, come genere, universo e linguaggio, si manifesti nel variegato panorama editoriale per casalinghe e criminologi d'assalto...In Tool e Parasite la voce diventa sordida e personale, intelligente, acuta e brillante, lasciandosi dietro l'impronta da fan che in una certa misura aveva inficiato la brutalità di Pure. Total Abuse rappresenta una pietra miliare (e tombale) della narrativa e della saggistica, una messa a punto sadica e reificante su omicidio seriale, pornografia, ambiti underground e via dicendo. Una lettura autenticamente dolorosa.

"Cavalcare la Tigre" Julius Evola

  • Il nichilismo, l'idea che l'esistenza dell'uomo non abbia alcun senso e che sia determinata esclusivamnete dalla casualità e da fattori materiali, meccanici e biologici è ormai largamente accettata. Questa convinzione è dovuta a quella ipertrofia della scienza moderna occidentale che è lo scientismo, ovvero l'applicazione del metodo sensistico e quantitativo ad ambiti che non possono essere ridotti a mera quantità materiale. Cosicchè ecco cadere sotto la scure della mentalità square dello scientismo tutti quei valori che in età premoderna davano un senso alla vita ma che non hanno agli occhi del razionalismo moderno un fondamento "scientificamente comprovabile". La morte di Dio, la fine dei valori, la dissoluzione della forma artistica, la mancanza di radici e di senso dell'appartenenza, sono alcuni dei risultati prodotti da questa mentalità. Ecco quindi affermarsi le due facce di quel Giano bifronte che è la civiltà moderna: da un lato il completo abbandono alla razionalità calcolatrice,alla strategia economico-politica, alla burocrazia, alla mentalità caratteristica degli ambienti borghesi e capitalistici; dall'altro lato l'opposizione sbandata e irrazionale del neobarbarismo: l'anarchismo, l'esistenzialismo, le mode underground, il primitivismo sociale, e infine il terrorismo. Morto Dio non resta dunque che cercare rifugio in surrogati di valori: la ricerca del successo, la glorificazione del denaro, l'abbandono ai vari oppiacei fisici (le droghe, l'alcool, il sesso) e psichici come la TV, l'entertainment elettronico, lo spettacolo. Tutto ciò ci dice Evola è con molta probabilità destinato ad estremizzarsi sempre più; e nessun tentativo di agire in senso contrario potrà fermarlo. E' bene dunque che una ristretta cerchia di uomini tenti di rimanere il più possibile in piedi fra le rovine fino al punto zero dei valori. Solo allora forse, nel vuoto totale, gli uomini differenziati potranno riprendere una funzione attiva. Per ora non resta che andare avanti pazientemente senza farsi corrompere dalla degenerazione.
  • la dissoluzione sociale come elemento cardine della dimensione Kaly-Yuga, affrontare e propiziare la spinta verso l'assoluto; uno dei testi più importanti e complessi di Evola

"Orientamenti" Julius Evola

  • ‘Occorre tornare alle origini: attraversando e superando la sostanza erronea della modernità - colonizzata dal razionalismo e dal materialismo -, si deve riscoprire e riassumere la forza essenziale delle verità perenni’. Con il potere di un cantus firmus simile insegnamento è diffuso nelle stesse pagine di Orientamenti, breve ma solenne testo che l’Autore scrisse nel 1950, con l’intento particolare di rivolgersi, nella voragine carsica della sconfitta, alla nobiltà degli sconfitti: quegli ‘scudieri’ che, rispondendo alla chiamata del loro Capo, si erano levati in armi nella milizia della Rsi. Il perno su cui si innestano Orientamenti è l’uomo nella sua qualità spirituale, il vir nelle sue virtù dell’anima, nella sua formazione caratteriale - non il sistema ideologico, il programma politico o l’organizzazione partitica. A quest’uomo, la permanenza della fisionomia legionaria avrebbe richiesto, ora, di proseguire la propria milizia per un ordine considerato come luogo dello spirito, con il proposito di fondere le condizioni normative, interiori ed esteriori, dello Stato giusto, di trasformare l’operato politico: da gestione del potere in esercizio della potenza come pratica dell’idea. Orientamenti richiama condizioni formative di simboli e miti, rimanda a una misteriosa forza generativa, essenziale e immateriale, che dall’alto sgorga e fluisce nello spazio dello Stato vero, rendendolo così corpo mitico e mistico dell’idea di Stato. "Fluido" invisibile ma reale, essa non può non inerire - in un grado germinativo pur elementare - nella religiosità politica dei sodalizi che aspirano al vero regimen della comunità. Nel linguaggio concentrico di Orientamenti, conclusivo di contenuti latenti che ‘si danno’ per manifestazione intuitiva, punto di intersezione è la nozione di "visione del mondo". E’ questa il puro centro di gravità della "forma interna" per un Lettore che avverta in sé, in qualche modo e misura, la vocazione a guardarla e custodirla. Una Weltanschauung fondativa, che non viene mediata dalla dialettica e dalla retorica, né distratta dalle verifiche razionali, ma è - sul piano dell’anima - originaria intuizione-percezione-contemplazione (Anschauung) del mondo (Welt).

"Recidiva" Tony Duvert

  • Qual è l'immaginario erotico di un adolescente omosessuale? Quali sono le fantasie che prendono forma nella sua mente in solitudine? Quali fantasmi sorreggono un desiderio che, soprattutto negli anni della prima giovinezza, non trova facilmente possibilità di essere comunicato e commentato? A simili domande voleva rispondere Tony Duvert con questo suo libro di esordio, apparso nel 1966, poi rivisto e definito nel 1974. Da una pagina all'altra di "Recidiva", quel che emerge è non tanto un resoconto di esperienze sessuali, quanto una serie di situazioni erotiche - frammentarie e talvolta contraddittorie - attraverso cui l'io narrante immagina di proiettarsi. Sempre, al centro, si muove la figura di un quindicenne in fuga dall'ambito familiare, smarrito fra boschi e strade di periferia, fra stazioni e camere d'albergo, ritratto nella sua ansia di incontri che possano placarlo. E, la sua, è la storia di una sorta di Justine al maschile, senza virtù né decenza da difendere, per cui le sventure si siano trasformate in una traiettoria venturosa da percorrere all'insegna dell'impudicizia.

"Fuoco Fatuo" Pierre Drieu La Rochelle

  • “A quel tempo, parlava di suicidarsi. Ma il delitto così vagheggiato era un atto volontario, libero; ora, una forza estranea e idiota aveva riacceso questo proposito violento e privo di qualsiasi pretesto, che forse era stato un’esplosione di vitalità, e lo spingeva a viva forza per il monotono vicolo della malattia verso una morte tardiva. Per questo, avvertendo l’umiliante cambiamento di potere, si era attardato nel suo estremo rifugio. Era rimasto immobile, temendo di fare il minimo gesto, sapendo che a quel gesto avrebbe corrisposto il suo decreto di morte”

"Pan" Knut Hamsun

  • “Sappiate che è tutt’altro che impossibile! dice con impeto. No, è meglio di voi, riesce a stare in una casa senza rompere tazze e bicchieri, e le mie scarpe con lui sono al sicuro. Sì. Lui sa stare in mezzo alla gente, mentre voi siete ridicolo, mi vergogno per voi, siete insopportabile, lo capite? Le sue parole mi colpirono profondamente, chinai il capo e risposi: Avete ragione, non so stare in mezzo alla gente. Abbiate pietà, voi non mi capite, io preferisco vivere nel bosco, quella è la mia gioia. Qui, nella mia solitudine, non fa del male a nessuno che io sia come sono; ma quando mi trovo con altre persone, allora devo mettere tutto il mio impegno per essere come devo.(…)Da voi ci si può aspettare il peggio da un momento all’altro, proseguì lei. Alla lunga, ci si stanca di dovervi accudire”

"Per i sentieri dove cresce l'erba" Knut Hamsun

  • “Uomo, è a te che sto pensando. Di tutto ciò che vive al mondo, solo tu sei nato senza un motivo, o quasi. Non sei né buono né cattivo, sei stato creato senza uno scopo meditato. Vieni dalla nebbia e tornerai nella nebbia, tanto grande è la tua imperfezione. E, uomo, se monti un destriero raro, non c’è niente che lo faccia più raro. Tienti forte perciò, lungo la strada e lungo i giorni, pian piano. (…)Proprio ora dal sottosuolo sta sorgendo in un turbine una generazione nuova e piena di speranze. È così giovane e innocente, posso leggere qualcosa su di essa, ma non conosco alcun nome, e fa lo stesso. Sono tutti come lampade di viandanti: compaiono, brillano un po’ e svaniscono. Vengono e vanno, come me”

"Viaggio al termine della notte" Louis Ferdinand Celine

  • Pubblicato net 1932, questo libro largamente autobiografico - libro dello sradicamento, della rivolta, del sarcasmo, dell'irrisione violenta e acuminata - è ormai considerato un fondamentale "classico" della narrativa europea del Novecento. Il clamore e lo scandalo che lo accolsero, con l'aura di "maledettismo" presto sorta a circonfondere tanto il protagonista quanto l'autore, sono facilmente riconducibili alla disturbante carica di verità che attraversa per intero il Viaggio, e che mette impietosamente a nudo sia le miserie dell'individuo sia quelle ben più gravi e profonde della società in cui si muove.

"Van Gogh- Il Suicidato della Società" Antonin Artaud

  • "Vi sono coscienze che, in certi giorni, si ucciderebbero per essere state semplicemente contraddette, e non c'è bisogno per questo di essere pazzi, riconosciuti e catalogati come pazzi, basta, invece godere di buona salute e avere dalla propria la ragione."

"L'Anticristo" Friedrich W Nietzsche

  • Il cristianesimo contro cui Nietzsche ‘impreca’, dalle pagine di questo straordinario testo del 1888, compendia tutte le caratteristiche del mondo moderno. Il suo insorgere mediante la predicazione evangelica, «la madre di tutte le rivoluzioni», rappresentò il momento storico in cui la regressione cominciò ad accellerare. Lungi, dunque, dall’essere il pamphlet di un risentito, dettato dall’imminenza delle tremenda follia, L’anticristiano è il libro per eccellenza filosofico - composto dall’«ultimo grande filosofo europeo» -, che nasce dall’intima necessità di trovare la definizione per il paesaggio décadent, di comprenderne la natura radicale, la genitura profonda. Tutto ciò, al fine di riuscire ad immaginare, per contrasto, il cosmo che porti il segno opposto. Senza liberare l’atmosfera circostante dalla caligine cristiana, era impossibile, per Nietzsche, pervenire a quall’intreccio di serenità e sobrietà e severità - l’«economia del grande stile» - che, innestato sull’indole dell’uomo di genio, consente il dispiegarsi di una vera liturgia del sapere, e si pone, in questa opera capitale, quale terminus ad quem della pratica filosofica

"L'innocenza del divenire" Alfred Baumler

  • Il titolo di questo volume, L’innocenza del divenire, riprende quello della “Postfazione” al Nachlass di Nietzsche scelto e ordinato dallo stesso Baeumler per i tipi di Kroener. Il criterio seguito nella cura di questo testo ha cercato di raccogliere da un lato le “Postfazioni” che Baeumler ha inserito nella sua edizione delle Opere di Nietzsche; dall’altro i saggi dedicati a Nietzsche - ponendo in testa al volume gli scritti “Nietzsche pensatore esistenziale” e “L’innocenza del divenire”, in considerazione del loro significato cruciale per la rappresentazione baeumleriana. Conclude il corpo dell’opera il fondamentale studio di Baeumler “La solitudine di Nietzsche”, in cui - sgombrando il campo da ogni riduzionismo psicologistico - si pone in risalto il valore storico del pensiero nietzscheano.

"La disintegrazione del Sistema" Franco G Freda

  • La disintegrazione del sistema manifesta una intuizione che è stata sviluppata dall’autore nella pratica politica non meno che nell’opera editoriale: la possibilità di invertire la tendenza del decadimento dell’occidente, di restaurare la Gestalt aria attraverso il disfacimento della civilizzazione del Terzo Stato. Disintegrare il sistema borghese equivale a eliminare ciò che, integrando le sue parti complementari, ne permette il funzionamento: ossia eliminare la proprietà privata dei mezzi di produzione e la funzione di sintesi sociale propria del danaro.

"Primitivo Attuale" John Zerzan

  • Zerzan si pone il problema delle origini dell’alienazione. Inizia un’indagine sulle categorie alla base della nostra percezione e della nostra alienazione: il tempo, il numero, il linguaggio. Scrive anche dell’agricoltura, perché nella nuova ottica, che viene chiamata primitivista, o più precisamente anarco-primitivista, si sottolinea la rivoluzione neolitica (l’emergere della produzione del cibo, vale a dire dell’agricoltura e della domesticazione animale) come spartiacque tra due ere. Da una parte quindi un’età dell’oro che si è estesa lungo tutto il paleocene, con una umanità dotata delle nostre stesse capacità cognitive e priva di autorità, di lavoro, con una relativa assenza di malattie e uno stile di vita egalitario; dall’altra un mondo spaccato da guerre, dove il pane lo si guadagna con la maledizione del sudore, con medici che curano le ferite del corpo e sciamani che invano cercano di risarcire quelle dello spirito. E a proposito di corpo e spirito: un fiorire di dualismi, a seguire il distacco tra l’uomo e la natura. A risarcire le ferite di questo distacco intervengono gli specialisti della medicina, delle religioni, dell’arte, con le loro manipolazioni tecnologiche e simboliche. Inizia la civiltà, finisce la comunità.

"Futuro Primitivo" John Zerzan

  • "Una vita qualitativamente diversa comporta l'abolizione dello scambio, sotto qualsiasi forma, a favore del dono e dello spirito del gioco. Al posto della coercizione al lavoro l'obiettivo centrale e immediato è un'esistenza priva di imposizioni: il piacere senza impedimenti, l'attività creativa secondo le passioni dell'individuo e in un contesto pienamente egualitariɮ "Siamo chiaramente tenuti in ostaggio dal capitale e dalla sua tecnologia, costretti a sentirci dipendenti, persino impotenti, schiacciati sotto il peso dell'opprimente inerzia di secoli di categorie, modelli e valori alienati. Di che cosa si potrebbe fare immediatamente a meno? Confini, governi, gerarchia... Che altro? Quanto tempo occorre per eliminare le forme più radicate di autorità e separazione, come la divisione del lavoro? Molti affermano che milioni di individui morirebbero se l'attuale sudditanza tecno-globale al lavoro fosse eliminata insieme alla merce: consideriamo però il gran numero di persone che sarebbero libere da occupazioni manipolatorie, parassitarie e distruttive a favore della creatività, della salute e della libertà".

"Ai viventi" Raoul Vaneigem

  • "L' idea e il sentimento di crisi dominano oggi le preoccupazioni di tutti. Benchè il carattere di questa crisi resti confuso, appare in maniera sempre più netta che la crisi non colpisce solo l'economia planetaria, ma che essa modifica anche la struttura tradizionale della società, porta un colpo severo alle ideologie politiche, svalorizza le virtù patriarcali, ridicolizza le diverse forme di autorità. Il mondo rimasto senza fiato per un'usura progressiva aspettava una rivoluzione e invece si annuncia una mutazione. E sulle rovine ingombranti del lavoro, del denaro, del credito politico, dell'autorità, spuntano altri valori che annunciano un'umanizzazione della natura in generale e della natura umana in particolare, lasciando intravedere la fine di un'epoca e le primizie di un nuovo stile di vita. Ai viventi precisa la frontiera sulla quale si affrontano ormai una civiltà moribonda ed una civiltà nascente."

"La Società dello Spettacolo" Guy Debord

  • Nella condizione dell’umanità, nella storia del pensiero era così avvenuto, in epoca moderna, un passaggio determinante: dall’essere si era passati all’avere ed ora si era giunti all’apparire, cioè al non essere. E questo per tutto quanto fa parte dell’uomo, cioè vita, costume, politica, cultura, arte, scienza. Politici sono, infatti, anche uomini corrotti, scrittori, poeti sono anche presentatori televisivi. Non ci sono più ruoli, di scienza si dicono esperti anche "i fornai". E’ questo "lo spettacolare integrato" di cui Debord dice nei "Commentari". Qui le sue analisi sono più vicine ai nostri tempi, più aggiornate, e l’autore perviene a gravi, allarmanti constatazioni: la vittoria della finzione sulla realtà, della copia sull’originale, della forma sul contenuto è ormai totale. Per Debord non c’è più niente di autentico giacché tutto è concepito, prodotto, vissuto, tutto esiste, si muove in funzione dell’immagine che deve suscitare all’esterno presso chi guarda o sente o segue, il quale, a sua volta, lo fa obbedendo ad altri bisogni o richieste di apparenza. E’ questa "la società dello spettacolo" ed in essa anche le più elementari, le primarie espressioni della vita dell’uomo quali la famiglia, l’istruzione, il lavoro, i sentimenti, i pensieri, le aspirazioni, seguono tutte una direzione unica, quella di conformarsi all’ambiente, al costume, alla moda, alla tendenza del momento sopprimendo qualunque bisogno o richiamo interiore, qualunque autenticità e verità. L’esterno vale più dell’interno, la forma più del contenuto: tutto deve apparire quasi si trattasse solo di oggetti, di merce, come se si fosse in una mostra permanente ed infinitamente estesa. La società, il mondo sono ormai completamente materializzati, un’immensa costruzione è sorta sulle rovine di ogni valore dello spirito, della morale. Un infinito, sterminato presente ha annullato ogni passato, ogni storia e fatto dell’esistenza una scena senza confini poiché tutto, ovunque e sempre si modifica secondo quanto richiesto dalla circostanza, si adegua a come è necessario apparire. Una realtà privata di ogni riferimento stabile o valore obiettivo perché perennemente cangiante, modificantesi e, quindi, impossibile da cogliere, fissare, definire, è una realtà inesistente, una realtà cancellata dal suo spettacolo.

"Le 120 Giornate di Sodoma" Sade

  • Quattro personaggi, il duca di Blangis, un suo fratello vescovo, il giudice Curval e il finanziere Durcet si isolano in un inaccessibile castello insieme a 42 persone di ambo i sessi, destinate a essere utilizzate come strumenti di piacere. La vita della piccola "comunità" è meticolosamente ordinata per consentire ai quattro protagonisti di realizzare ogni sorta di libidine violenta, in un crescendo di orrori che provocano la morte di trenta vittime. Dopo quattro mesi di efferatezze, delle quali il libro è il dettagliato resoconto, i superstiti torneranno a casa. Le 120 giornate di Sodoma fu scritto nel 1785, mentre Sade si trovava imprigionato alla Bastiglia. E' la sua opera più celebre, una sorta di "enciclopedia" che descrive tutti quegli atti di crudeltà che, proprio dal nome dell'autore di questo libro, hanno preso il nome di "sadismo".

"Petrolio" Pier Paolo Pasolini

  • Iniziato durante i primi anni Settanta, durante le crisi petrolifera mondiale, e portato avanti fino alla morte, nel novembre 1975, "Petrolio" è un gigantesco frammento di quello che avrebbe dovuto essere un romanzo-monstruum di circa duemila pagine. Un'enciclopedia del racconto, che comprende tutti i registri, bassi e alti, della scrittura. Appunti, annotazioni, una lettera a Alberto Moravia, schizzi e specchietti che compongono un libro 'nero', pubblicato, con fedeltà all'autografo, solo nel 1992. Risulta da questi frammenti una disperata archeologia umana, un'esplorazione dei misteri della sessualità e insieme uno spaccato dell'Italia del boom tra oscuri complotti di potere e stragi di stato rimaste impunite.

"Le Vie dei Canti" Bruce Chatwin

  • Già molto tempo prima che uscisse il suo primo libro - "In Patagonia", del 1977 - Bruce Chatwin (1940-1989) aveva cominciato a lavorare a un "libro nomade", di cui rimane traccia nei cinquanta taccuini ai quali egli ha affidato impressioni e pensieri, attingendovi poi per tutte le sue opere. Destinato a scandagliare una "personale inquietudine" cui si univa una "morbosa preoccupazione per le radici", il "libro nomade" non vide mai la luce, ma molte delle scoperte e delle argomentazioni confluirono in "Le Vie dei Canti".

"Diario del ladro" Jean Genet

  • Jean Genet si è proposto la ricerca del Male, come altri si propongono quella del Bene. È una esperienza la cui assurdità si coglie a prima vista. Sartre l'ha ben sottolineato: noi cerchiamo il Male nella misura in cui lo prendiamo per il Bene. Una simile ricerca è fatalmente destinata alla delusione, o diventa farsa. Ma anche se destinata all'insuccesso, non presenta per questo un interesse minore.

"Canti Orfici" Dino Campana

  • Una vita errabonda, chiusa a trentatre anni con il ricovero in manicomio, ha fatto di Dino Campana (1885-1932) un maudit, il Rimbaud italiano, un caso clinico da affidare all'aneddotica. Autore di un solo libro, i Canti Orfici (1914), pur affondando le proprie radici nella cultura europea, quella simbolista in particolare, il "poeta pazzo" ha in realtà caratteri propri che lo rendono difficilmente collocabile in una linea o in una tradizione. Quella del "visionario", forse la figura più inquietante del nostro Novecento letterario, è una scrittura orfica (cioè misteriosa, oscura, per iniziati) scaturita da una vena ben consapevole della "purità di accento" che la percorre.

"Tutto il Teatro" Sarah Kane

  • Sarah Krane è una voce senza compromessi del teatro di oggi. Nei cinque testi che costituiscono il suo breve arco creativo, crea immagini di grande forza che ricostruiscono fino al minimo dettaglio gli estremi di un paesaggio con rovine, in cui le persone si sopraffanno ed esercitano senza pietà ogni tipo di violenza l'uno sull'altro, come risposta a un generale disagio esistenziale. Accusata all'inizio della sua attività di puntare solo allo scandalo e alla provocazione, ha dimostrato invece di saper giocare su varie corde, mettendo in campo capacità notevoli di scrittura ed elaborazione stilistica. Erede autorevole di una linea rosso sangue della drammaturgia inglese, che affonda le proprie origini negli elisabettiani e nei giacobini e che nel '900 ha avuto tra i propri fautori un altro autore controverso come Edward Bond, Sarah Kane ha indagato gli abissi del dolore e del desiderio, della speranza e della disperazione, creando un universo teatrale compatto eppure aperto a variazioni e cambiamenti, in cui la cupezza delle relazioni sociali vissute come incubo lascia spazio anche alla lingua delle vittime e concede loro, in tanto strazio, l'opportunità di affermare se stessi. La sua ricerca espressiva utilizza un linguaggio allo stesso tempo minuzioso e visionario, con violente liriche impennate, che sigilla la sua statura di classico della contemporaneità.

"La religione romana arcaica" Georges Dumezil

  • Questo libro non è solo un manuale esauriente, ma anche una prova assai originale di metodo. I dati e i problemi della religione etrusca e della religione romana dalle origini alla fine della repubblica sono inseriti nel vivo degli studi e delle polemiche sui rapporti dialettici fra religione e mitologia, fra storia e mito, fra istituzioni sociali e funzioni e strutture delle immagini mitologiche. L'audacia di Dumézil consiste spesso nella sua capacità di recuperare, con gli strumenti di una metodologia raffinata e spregiudicata, le testimonianze antiche, e di cogliere in una costellazione di dati appartentemente marginali gli indizi di situazioni culturali che, sulla base dei materiali comparativi, vengono a comporsi in un disegno organico e nuovo.

"L'erotismo" Georges Bataille

  • Personalità difficile da inquadrare, avanguardista, surrealista, Bataille è saggista e letterato che non arretra nell'affrontare quelle pieghe del nostro animo oscure, disagevoli, luciferine, non sempre facili da accettare e integrare nella propria personalità. In questo libro, Bataille lega il sesso in maniera sfumata e complessa, alla violenza, alla trasgressione, alla malavita, costruendo un testo letterario ricco di incanto.

"Trattato di Storia delle Religioni" Mircea Eliade

  • "Il fine che ci siamo proposto - scrive Eliade - è quello di mostrare che cosa sono i fatti religiosi e che cosa rivelano". Nel complesso labirinto dei fatti religiosi il lettore penetra a poco a poco, acquista familiarità con le diversità culturali da cui essi dipendono, prende contatto con le manifestazioni del sacro che si palesano a vari livelli cosmici (il Cielo, le Acque, la Terra, le Pietre), nei fenomeni biologici (i cicli vegetativi, i ritmi lunari, la sessualità), nei miti e nei simboli (il famoso mito dell'eterno ritorno). Il "Trattato", che a distanza di mezzo secolo dalla stesura originale conferma sempre più il suo valore e la sua permanente attualità, può leggersi da un duplice punto di vista: come interpretazione fenomenologico-religiosa, spesso suggestiva e stimolante, e come documento del travaglio della cultura moderna, impegnata nella ricerca di un più ampio e sensibile Umanesimo.

"Il mistero delle Cattedrali" Fulcanelli

  • Fulcanelli non è più. Eppure il suo pensiero è rimasto, ardente e vivo, chiuso per sempre in queste pagine come in un santuario, e questa è la nostra unica consolazione. Grazie a lui, la Cattedrale gotica ci confida il suo segreto. E non senza sorpresa né emozione apprendiamo in che modo fu tagliata, dai nostri antenati, la prima pietra delle fondazioni, gemma abbagliante, più preziosa dello stesso oro, e sulla quale Gesù fondò la sua Chiesa"

"Dr Adder" Kevin W Jeter

  • "Questo romanzo è un pugno nello stomaco che una volta per tutte distruggerà tutte le concezioni sui limiti della letteratura fantastica": così scrisse il grande scrittore P.K. Dick di quest'opera unica e originalissima di K.W. Jeter, autore che si inserisce, sia pure in una nicchia molto peculiare, in quel genere di cyberpunk che oggi si propone come forza espressiva della fantascienza moderna. Ambientato in una Los Angeles del vicino futuro vagamente simile a quella di Bladerunner, una città degradata, patria di freak e di puttane, venditori di droga e di assassini, Dr. Adder propone una serie di personaggi odiosi e aberranti, a partire dal protagonista da cui prende il titolo. Dr. Adder regna supremo in questo mondo. È lui l'uomo che può soddisfare le più strane voglie sessuali, le più bizzarre alterazioni chirurgiche delle parti genitali. In contrapposizione a Dr. Adder si erge John Mox, capo della Video Chiesa delle Forze Morali, che controlla Orange County, all'opposto culturale di Los Angeles. Ma Max non è un personaggio migliore del Dr. Adder: anche lui va in cerca dei servizi del mostruoso chirurgo, e la battaglia che alla fine scaturirà tra le forze del male non induce a preferire nessuna delle due possibili soluzioni. Scrittore forse poco apprezzato e sicuramente poco noto, K.W. Jeter, nato nel 1950, è invece una delle voci piú originali e interessanti della letteratura fantastica moderna.

"Neuromante" William Gibson

  • Un mondo di cupa delinquenza e di elevata tecnologia, di droghe e computer, di traffico nero di organi umani, di popolosi quartieri dove si aggira il più squallido sottobosco umano. In questo mondo si muove Case, un tempo il miglior 'cowboy' d'interfaccia, che, con la mente, riusciva a entrare e a muoversi nel 'cyberspazio', dove la sua essenza disincarnata frugava nelle banche dati di ricchissime multinazionali per rubare le informazioni richieste dai suoi mandanti. Dopo aver cercato di ingannare alcuni di loro, il suo sistema nervoso è stato danneggiato in maniera tale da non poter più entrare nel 'cyberspazio'. Ma adesso gli viene offerta una nuova possibilità e sta soltanto a lui sfruttarla a dovere

"Idoli" Dennis Cooper

  • Dennis, la voce narrante, è un romanziere ossessionato dai ragazzi più giovani di lui, perché niente lo emoziona come leggere un lampo di desiderio perverso negli occhi di chi ancora sembra innocente. A volte crede di amare uno dei suoi compagni di dissolutezze, ma la passione gli scatta solo sull'onda di crudeli fantasie di violenza.

"Confessioni di una Maschera" Yukio Mishima

  • Un giovane cui "difetta in via assoluta qualsiasi forma di voglia carnale per l'altro sesso" deve imparare a vivere celando la propria autentica identità. In pagine in cui risultano indissolubilmente commisti sessualità e candore, esultanza e disperazione, il protagonista di questo romanzo, un classico della letteratura giapponese moderna, confessa le esperienze cruciali attraverso le quali è giunto a conoscere se stesso: dalla "adorazione indicibile" per un paio di calzoni all'elaborazione di fantasie sadomasochistiche, dall'identificazione con personaggi femminili celebri alle sconcertanti interpretazioni di fiabe e motivi iconografici occidentali... L'accettazione di se stesso come uomo diverso dagli altri uomini non si attua senza una lotta, tanto strenua quanto vana, per conquistare la normalità: simula vizi immaginari per far passare inosservate le proprie vere inclinazioni, si costringe a corteggiare giovinette per chiarire sino a qual punto la donna possa offrire piaceri reali, corregge con zelo manifestazioni di rischiosa passionalità...

"Avevo 12 anni" Sabine Dardenne

  • "Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola..." Comincia così, con semplicità sconvolgente, il racconto di Sabine Dardenne, sopravvissuta a ottanta giorni di prigionia nel covo sotterraneo di Marc Dutroux, il "mostro di Marcinelle". Rapita il 28 maggio del 1996, condotta nel soffocante cunicolo della cantina della "casa degli orrori", Sabine ha ancora con sé la cartella di scuola, l'unico, fragile legame con il mondo esterno e la sua infanzia rubata. Ed è nei fogli dei suoi quaderni che Sabine trova la forza per non impazzire, scrivendo lettere disperatamente lucide alla madre e annotando l'incubo delle violenze, delle sevizie, delle minacce subite.

"Breviario del Caos" Albert Caraco

  • Questo libro racconta il nostro mondo quale appare se osservato da uno sguardo di rapinosa, disperata lucidità, e lo fissa in brevi blocchi di prosa dal nitore classico, dove le frasi si allineano con naturalezza, simili alle pietre dei muri antichi. C'è in Caraco una violenza compressa, una furia che fa pensare a Céline e Cioran - e insieme la capacità di dare una forma perentoria, martellante, ultimativa alle visioni più azzardate, come già sa la tribù dei lettori di quel cupo gioiello che è "Post mortem". Rare volte la peculiare convergenza di orrori e parodia che contraddisitingue quanto ci sta intorno ha trovato un cronista altrettanto percettivo e tagliente.

"I Poemi di Fresnes" Robert Brasillach

  • " Sento il dolore del mio paese con le sue città in fiamme - le sofferenze infertegli dai suoi nemici e dai suoi alleati - sento l’angoscia del mio paese lacerato nel suo corpo e nella sua anima - chiuso sotto le trappole di ferro della sofferenza ".

"Underworld" Don DeLillo

  • Il 3 ottobre 1951 al Polo Grounds di New York si gioca una leggendaria partita di baseball tra i Giants e i Dodgers. Della palla con cui viene battuto l'altrettanto leggendario fuoricampo che assicura la vittoria del campionato ai Giants si impadronisce un ragazzino nero di Harlem Cotter, Martin. Ritroveremo la palla cinquant'anni dopo in possesso di Nick Shay Costanza un dirigente dell'industria dello smaltimento dei rifiuti che nel 1951 era a sua volta ragazzino un passo più in là, nel Bronx. Nel romanzo di DeLillo i passaggi di mano della mitica palla servono da pretesto per la costruzione di un gigantesco quadro dell'America dalla guerra fredda fino alla crisi di Cuba e al crollo dell'Unione Sovietica.

"The United Nations of Times Square" Bruce Benderson

  • What I suppose I "abandoned", to a certain extent, are the protective barriers that middle class life, understandably, sets up against underclass contamination. In many cases such self-protection leads, unfortunately, to a certain sterility, a lack of energy. So I’ve played the adventurer, or should I say, flaneur, by sampling this forbidden terrain - that of other social classes. On the other hand, talking about it this way sounds terribly arid and deliberate. And it isn’t how it happened. Let’s just say that I started going to bed with junkies, prostitutes and street criminals because I felt bored and lonely, and because my encounters with others had stopped feeling visceral or urgent. I’m not a methodical person, especially when it comes to amorous, intellectual or aesthetic issues, so I didn’t one day decide that I was going to "abandon" what I’d learned. I was just attracted to a certain male energy, at a certain moment in my life and in the culture, which seemed to promise pleasure, excitement and insight about others. As for my writing, it followed a parallel course. Like most writers of today, I was faced with a dismal lack of subject matter. There seemed to be nothing very interesting left to explore, no more channels for the imagination. I wanted to imagine abandoning my body and mind to a certain extent and living in an exotic entity that would perhaps also teach me something. Obviously, I was getting a real charge out of this intimate experience. It brought me closer to people whom I desired. Finally, I wanted to experiment with voices, narratives and points of view that took me far away from my actual life. What better way than to choose a subject that gave me a hard-on, that put me in up-till-then unfamiliar situations and taught me to identify with people who were different than me ? Finally, sex with macho, criminal young men was all I was thinking about. So what else could I have written about ? There was no other choice for material. The challenge was to make it meaningful to others who weren’t indulging in the same activity.

"The Gates of Janus" Ian Brady

  • The infamous "Moors Murderer," writing from his U.K. jail cell, Brady provides a rambling account of the socio-philosophical and psychological genesis of the modern day serial killer, but it's emphatically "not an apologia." The child pornographer and convicted killer (of 10-year-old Lesley Ann Downey, 12-year-old John Kilbride and others) spends the first half of the book contending that killers such as himself, who are free from societal, religious and moral chains, are able to provide greater insight into the criminal mind than psychiatrists, crime reporters or police. But this argument, in and of itself, is unsurprising, and any logical authority Brady might have been able to build up is undermined by page after page of his nihilistic ranting. Pointing to myriad problems present in overpopulated, self-satisfied, privileged societies, Brady imagines contemporary culture as a breeding ground for serial killers. To prove his point, he attempts psychological profiles of Henry Lee Lucas, John Wayne Gacy, Ted Bundy and other notorious killers. But these chapters are not profiles so much as they are detailed accounts of the gruesome crimes committed. While revisiting such felonies might be enjoyable for the hardcore true crime fan, for most readers the depictions will feel as gratuitous as the heinous crimes they describe. The relentlessly abrasive and controversial social critic Sotos (Pure), an aficionado of murders recorded on audio tape, adds a provocative afterword.

"Le storie di Arturo Bandini" John Fante

  • Immigrato, attaccabrighe, ribelle, megalomane, sprezzante e perennemente in lite con tutti. E Arturo Gabriel Bandini, alter ego di John Fante, antieroe per eccellenza che cattura il lettore fin dalle prime pagine di "Aspetta primavera, Bandini" dove in un inverno desolante il lettore fa la conoscenza di questo quattordicenne italo-americano ancora ignaro delle proprie potenzialità e impegnato ad adorare il padre Svevo. Negli altri tre atti della saga "La strada per Los Angeles", "Chiedi alla polvere", "Sogni di Bunker Hill", l'aspirante scrittore vive i suoi quotidiani fallimenti senza mai riuscire a coronare i suoi sogni di gloria.

"Times Square Red, Times Square Blue" Samuel Delany

  • New York's 42nd Street was once known for its peep shows, street-corner hustlers and cinemas. Since the 1980s it has been overcome by the notion of safety - from safe sex and safe neighbourhoods to safe cities and safe relationships - and given rise to a Disney store, a children's theatre and large neon-lit cafes. It has, in effect, become a family tourist attraction for visitors from Berlin, Tokyo, Westchester and New Jersey's suburbs. Samuel R. Delany sees a disappearance not only of the old Times Square, but of the complex social relationships that developed there: the points of contact between people of different classes and races in a public place. In this book he argues that public rest rooms, peep shows and tree-filled parks are necessary to a city's physical and psychological landscape. He contends that, starting in 1985, New York City criminalized peep shows and sex cinemas to clear the way for the rebuilding of Times Square, and paints a portrait of a society dismantling the institutions that promote communication between classes, and disguising its fears of cross-class contact as "family values".

"Frammenti di un discorso amoroso" Roland Barthes

  • Un vocabolario che comincia con un "abbraccio" e prosegue con "cuore", "dedica", "incontro", "notte", e "piangere" in cui Barthes interviene con il suo sottile ingegno di linguista a collezionare tutti questi discorsi spuri in un unico soliloquio. Per il grande pensatore francese l'amore è un discorso sconvolgente ed egli lo ripercorre attraverso un glossario dove recupera i momenti della "sentimentalità", opposta alla "sessualità", traendoli dalla letteratura occidentale, da Platone a Goethe, dai mistici a Stendhal. Si realizza così un repertorio suffragato da calzanti riferimenti letterari e da obbligati riferimenti psicanalitici sul lessico in uso nell'iniziazione amorosa

"Storia della follia nell'età classica" Michel Foucault

  • Foucault costruisce la fenomenologia storica e strutturale della follia nella fase cruciale di trapasso dal tardo Medioevo ai prodromi della rivoluzione industriale. Nell'età medievale, infatti, il folle, pur incarnando con la sua patologia devianza e trasgressione, era nondimeno ammesso ai margini della comunità. Ma al declino del Medioevo i pazzi cominciano a essere rimossi dalla comunicazione sociale con la comunità dei savi che producono, obbediscono o comandano. Da questo momento si costituisce la 'criminalizzazione' della follia, la sua segregazione e repressione nel manicomio.

"Il Signore degli Anelli" John Ronald Reuel Tolkien

  • "Il Signore degli anelli" è un romanzo d'eccezione, al di fuori del tempo. E' un libro d'avventure in luoghi remoti e terribili, episodi di inesauribile allegria, segreti paurosi che si svelano a poco a poco, draghi crudeli e alberi che camminano, città d'argento e di diamante poco lontane da necropoli tenebrose in cui dimorano esseri che spaventano solo al nominarli, urti giganteschi di eserciti luminosi e oscuri; e tutto questo in un mondo immaginario ma ricostruito con cura meticolosa, e in effetti assolutamente verosimile, perché dietro i suoi simboli si nasconde una realtà che dura oltre e malgrado la storia: la lotta, senza tregua, fra il bene e il male.

"Fight Club" Chuck Palahniuk

  • Nel mondo di Fight Club, dei giovani pieni di salute frequentano gruppi di sostegno per i malati di cancro perché solo lì possono trovare calore umano e compassione. E' un mondo dove ci si raduna nelle cantine dei bar per combattere a mani nude contro degli estranei. Ed è soprattutto un mondo dove a nessuno importa se vivi o muori. Tyler Durden è il Messia nichilista che ha inventato il Fight Club e grazie a lui quotidianamente migliaia di giovani si presentano ai loro posti di lavoro con i nasi rotti, gli occhi neri e i denti spezzati. Lo scopo del misteriosissimo Tyler è di spingere all'estremo il senso di disperazione, violenza e alienazione in cui sono immersi molti dei suoi coetanei sino a farlo sfociare nell'anarchia totale. E' destino che ogni generazione finisca per terrorizzare e disorientare i propri parenti e Fight Club rappresenta per molti versi il manifesto di una nuova Apocalisse

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