Tappezzeria mondana per gallerie sedicenti intellettuali in cui teorici dell'epifania sadomaso e della nuova sessualità, epigoni del mai troppo biasimato W. Reich, saranno lieti di farmi perdere il sonno, intessendo un peana che parte inevitabilmente dalla gioia del sesso e finisce dritto dritto nella vasta zona di intersezione tra Crowley e Terence Sellers - il mio interesse per i loro logorroici esercizi di stile, per le loro affabulatorie secrezioni verbali, è pari allo zero, e mentre parlano mi domando per quale motivo non esista una tacita, invisibile, pena di morte per gli stupidi.
Beviamo tutti, ed ascoltiamo musica, c'è chi azzarda esegesi profane davanti ai dipinti, chi bivacca in strada, e c'è chi si perde dietro ad ogni capannello di festosa socializzazione, convinto che l'esserci heideggeriano si palesi nella comunicazione imposta, nel farsi vedere, notare, perfino additare; il bisogno che il mondo ha di novelli Marilyn Manson, di pagliacci assisi su troni di plastica, di black metallers e frustatori da dopo-lavoro si misura nella intensità delle menzogne che possiamo leggere nei saggi, presentati in librerie di cultura "alternativa", di sessualità libera, liberata, positiva.
L'eterna lotta tra Restiffe de la Bretonne e Sade, un abbraccio laocoontico, mortale, pedante, incistato sul ventre saturo della semiotica; chiudo le mie prospettive, non per difesa ma per focalizzare meglio la consistenza del mio essere.
Amiamo tutti il corpo di una donna, ma spesso molti di noi lo amano per i motivi sbagliati - dietro quel corpo c'è una personalità, una storia, una illusione cocente che dovremmo essere pronti a violare nel modo più brutale possibile: immagino il giornalista Andy Bodle (dapprima firma del prestigioso The Guardian e poi rifluito sul Daily Mail) non farsi grossi scrupoli nel vendere al pubblico la sua storia di fallito e frustrato ossessionato dal sesso, e dalla ricerca intensa allucinante patetica di una relazione sentimentale o solo umana - me lo vedo prendere la decisione di narrare, con dovizia di particolari e usando ogni genere di trucchetto lessicale, la sua storia di feccia umana, di rifiuto sociale impegnato a costruirsi illusioni di povertà emotiva.
Il suo lungo articolo (pubblicato nel Giugno del 2009 sul Daily Mail) è un piccolo capolavoro di ipocrisia sociale - roba da far invidia a Restiffe; ce lo vediamo ripercorrere a ritroso le sue vicende esistenziali e relazionali, dal trauma subito a scuola quando venne brutalmente rifiutato da una compagna (il classico crudele "non uscirei con te nemmeno se fossi l'ultimo uomo rimasto sulla terra") passando per tante inutili vuote storie di sesso, avventure destituite di profondità o di realtà durate lo spazio di una sera e consumate in camere di albergo.
Bodle, come me, vuole qualcosa di ulteriore rispetto alla carne, non si accontenta dello scaricarsi le palle ogni volta con una donna diversa, e porta dentro di sè una ferita che non smette di sanguinare.
Ma Bodle, a differenza mia, sbaglia il presupposto di partenza; quando si approccia alle prostitute, prima con lo stesso catartico ed ecumenico spirito di riscossa e revanche sociale che ha animato i lavori e le opere di W. T. Volmann e di Dennis O'Rourke, con quel disgustoso acume sociologico da britannico moralisteggiante e saccente, e poi con l'autoinganno, l'autoillusione di sentirsi fuori posto, rifiutato, alla deriva, diventa un patetico burattino preda della sua angoscia e delle sue manie, urgenze viscerali che lo controllano e lo comandano a bacchetta.
Bodle passa in rassegna lucrosi incontri con escort, la tristezza di un compleanno passato in completa solitudine, monadico isolazionismo da deprivazione urbana, la scena inestimabile di una prostituta che mossa a compassione gli compra un regalo - Bodle reifica se stesso, espone la sua disillusione, la sua caotica disarticolata miseria umana, diventa prostituta per gli sguardi voraci e morbosi del pubblico.
Vende un prodotto che è la sua esistenza; la limitatezza della sua prospettiva indulge in un borioso determinismo socioantropologico, inevitabile quindi che nella fauna esplorata, tastata e scopata di puttane di più o meno alto bordo, salti fuori il lacrimevole caso umano, per un Canto di Natale in salsa porno.
La puttana giovane e dimessa prima tenta un approccio aggressivo, forzatamente sexy, tradisce una intima interiore gioia che poi si rivela essere una costruzione psichica per lenire la disperazione economica - si prostituisce per pagare le bollette, ci dice Bodle.
E lui ovviamente, umano troppo umano, si sente asfissiare, apre la finestra metaforica, e si getta fuori, correndo a perdifiato per riallargare il sano orizzonte delle sue relazioni sociali; non posso dire quanto di vero ci sia in questo micragnoso e risibile pezzo, quanto di fallace egotica decostruzione di manie e quanto invece di mirata ponderata scientifica epopea maudit con uno scopo di redenzione (sua, delle ragazze e dei lettori, ovviamente).
Le prospettive non dovrebbero essere mai allargate - Sade ha fondato un mondo ricorrendo all'ossessività mantrica del suo linguaggio, come ci dice Barthes, ed ecco invece un povero giornalista inglese, verosimilmente annoiato, alle prese con eccessiva lettura di Burroughs e di qualche trattato sociologico sulla situazione della prostituzione nel mondo britannico, me lo vedo intento a calcolare i pro ed i contro della sua eventuale narrazione, chiedendosi in quale modo ottenere un sensibile allargamento dei suoi orizzonti.
Shock sensazionalistico da monetizzare versus risentimento dei lettori più moralisti; poi, son sicuro, avrà pensato alle legioni di madri affrante, sofferenti, disperate, immortalate per sempre, e pornografizzate, dai reportage giornalistici nei casi più allucinanti di delitto sessuale e di scomparsa di minori, avrà riflettuto davvero su quanto il pubblico si titilli con lo strazio di una madre, con certe candide lettere aperte, con certi programmi di approfondimento.
Peccato Bodle sia caduto sul più bello; la ragazza "costretta" a prostituirsi dalla deficitaria situazione economica ha rappresentato il rovesciamento della sua prospettiva, l'elemento di risalita, di redenzione che in fondo lui cercava.
Assieme ai lettori - perchè il lettore vuole piangere, vuole strillare di rabbia, vuole intimamente soffrire ma vuol pure costruirsi l'illusione che tutto quel panico e tutta quella marmellata di dolore servano a redimerlo dai suoi quotidiani peccati.
Si può essere così stupidi da attribuire una relazione di causalità alla ricerca del piacere? "non uscirei con te nemmeno se fossi l'ultimo uomo rimasto sulla terra".
Si può pensare che Ted Bundy uccidesse perchè scosso dall'abbandono della sua ragazza ai tempi del liceo?
Si può pensare che Lawrence Bittaker abbia pianificato, acutamente messo in pratica, torturato, videoripreso, registrato, fottuto a morte delle ragazzine per via di un background lombrosiano di incapacità relazionale?
Si può pensare che Ian Brady avesse un deficit comportamentale?
E Kurten delle frustrazioni sessuali?
Si può, soprattutto, assegnare un qualche intrinseco valore a questi fenomeni?
Osservando le loro azioni, non dovremmo nemmeno porci il problema.
Le lettere del BTK Killer, le confessioni del Green River Killer, la rigorosa introspezione masturbatoria di Fred West, i video accurati e meticolosi di Paul Bernardo - il processo di costruzione di una pornografia spirituale passa attraverso l'appropriazione della vittima, renderla pornografia eterna.
Per questo, nessuno più del killer ha cura di chi uccide; una forma di metabolizzazione, di cannibalismo metafisico, di fagocitazione, e per quanto Douglas Ressler Hazelwood si sforzino di stare dietro a queste menti brillanti sono e saranno per sempre destinati a non capirci niente.
Boudle è un John Douglas della prostituzione, destinato a mancare il punto focale per quanti sforzi faccia o dica di fare - si capisce da come scrive, e da quello che scrive, che davvero non ha idea del materiale di cui si serve, non sa cosa farsene, lo assembla in maniera casuale e povera. Spreca tante occasioni, le lascia cadere prive di mordente e purtroppo prive di realtà, di peso specifico.
Bodle è uno dei noiosi e stupidi teorici dell'epifania sadomaso, un parvenu da cocktail artistico, un attento osservatore del suo ombelico, un ammasso fatiscente di giornalismo socialmente consapevole.
Dubito abbia mai sofferto la benchè minima parvenza di solitudine, di isolamento, dubito abbia mai sperimentato la gioiosa estatica consistenza della reclusione, dubito abbia mai potuto contare su una sua personale Bastiglia da rendere centro di un universo rovesciato.
Bodle, semplicemente, non sa nulla.
domenica 17 gennaio 2010
SEX
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