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Il quotidiano Il Messaggero (di oggi 20 Febbraio 2008) riporta la seguente notizia :
PALERMO (20 febbraio) - Per oltre sei mesi una bambina di 12 anni avrebbe subito in silenzio le violenze sessuali del padrino di battesimo: alla fine, però, ha raccontato tutto, facendo scattare l'arresto dell'uomo e dei genitori che avrebbero acconsentito alle violenze sessuali. L'ennesima vicenda di pedofilia è accaduta a Palermo. I carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno arrestato i genitori naturali e il padrino di battesimo della piccola. Le indagini hanno portato alla luce situazioni drammatiche di degrado familiare e ambientali e il timore di eventuali ritorsioni nei confronti della minore. Le violenze accertate dagli investigatori si sono protratte per circa sei mesi fino a quando la bimba, pur tra mille ritrosie, ha raccontato lo schock subìto.
Di pochissimi giorni fa invece la vicenda che ha visto un pedofilo siciliano recidivo violentare una bambina di 4 anni, che le era stata affidata dalla quantomeno incauta madre della bambina stessa, vicenda che come prevedibile ha sollevato un putiferio coinvolgendo ogni possibile livello logico ed argomentativo (i cavilli burocratici e legali che permettono ad un tizio che ha già violentato tre ragazzine di essere a piede libero per decorrenza dei termini e per aver impugnato la sentenza di primo grado, visto che come noto nelle more del gravame si è liberi; una certa liberalità della magistratura di sorveglianza che nel caso specifico ora sta gettando la croce della responsabilità sul ritardo di un rapporto dei sempre presenti RIS; la mancata informazione che avrebbe potuto rendere più accorta la madre).
La madre della bambina, mentre i politici si accapigliavano per promettere sanzioni draconiane contro la pedofilia (come se già non ci fossero...) e nel solito turbinante coro di strazio e dolore retroattivo, ha ammesso a vari telegiornali di sapere quali accuse gravavano sull'uomo, che tra l'altro si è pure rivelato essere un suo mezzo parente. L'uomo comune si domanda spesso, dopo aver compreso tremante e sudato che alla madre non rimane l'alibi dell'ignoranza, come sia possibile che un genitore affidi ad un pedofilo conclamato la propria figlioletta; eppure bisognerebbe dire che quello di Agrigento non è stato un unicum.
Nonostante Veltroni vada chiedendo da tempo l'istituzione di un registro nazionale dei Criminali Sessuali, in cui siano schedati stupratori, molestatori, pedofili, con tanto di dati sensibili, anagrafici, luogo di residenza, il problema dell'informazione è un problema decisamente relativo; quello del Registro sarebbe un provvedimento demagogico, e grave. Su quali siano i nefasti effetti raggiunti da leggi di gogna pubblica nel mondo angloamericano, mi sono diffusamente interrogato in un post dell'anno scorso ma sinceramente non credo farete fatica ad immaginarli. Ma aldilà di questo, va detto e va detto con forza che la sensibilizzazione delle famiglie è un conto, altro a dirsi invece questo provvedimento da lettera scarlatta capace solo di ingenerare clima di sospetto, paranoia, con conseguenze anche sulla psiche dei minori.
Molte associazioni di lotta alla pedofilia di questa lotta hanno fatto innegabile business; tra richieste di sostegno finanziario, fondi, libri pubblicati, convegni a pagamento, consulenze in aula di tribunale, la mole di denaro che muovono è abbastanza impressionante. L'aspetto più paradossale però è che per vivere e proliferare devono continuamente dare l'idea che i bambini siano circondati da Mostri in agguato, da cacciatori (o predatori, come amano dire loro...) che seguono l'immagine stereotipata classica di Orchi in impermeabili che attendono le sfortunate vittime all'uscita di scuola o che addirittura si insinuano nelle scuole stesse.
Vi ricordate la traumatica vicenda di Rignano Flaminio?
Sempre il Messaggero, questa volta del 19 febbraio ci informa che :
ROMA (19 febbraio) - La testimonianza della sesta bambina, ascoltata in sede d'incidente probatorio, identificata come una delle 19 presunte vittime di abusi della scuola materna Olga Rovere di Rignano Flaminio, ha segnato un duro colpo per gli inquirenti. La bambina di cinque anni, ha infatti parlato di «maestre cattive che dicevano cose brutte ai bambini», ma ha aggiunto anche che queste cose gliele ha dette la mamma, che a sua volta l'aveva saputo dalla madre di un altro bambino. La bambina inoltre ha ammesso di non ha mai partecipato a nessuna di quella famose gite, che prevedevano il trasporto dei bambini a casa di una delle maestre e i relativi abusi di cui queste sono accusate insieme all'autore televisivo Gianfranco Scancarello, una bidella e il benzinaio cingalese Khelum Weramuni Da Silva. Delle gite ne aveva però sentito parlare dai suoi compagni di scuola.L'avvocato del cingalese, Domenico Naccari ha così commentato la testimonianza della bambina interrogata stamattina dalla neuropsichiatra infantile Angela Gigante, l'esperta che funge da tramite con il gip di Tivoli, Elvira Tamburelli: «La testimonianza della bambina conferma l'inconsistenza del quadro accusatorio, ossia quello che sosteniamo noi da tempo». Piero Cardamone, uno dei legali di parte civile ha invece interpretato diversamente la testimonianza della piccola, facendola apparire come «un'ulteriore conferma della genuità e della spontaneità dei racconti fatti dai bambini a proposito di quanto accaduto E' la riprova che non ci sono mai stati tentativi di indurre i piccoli a dire il falso». La piccola ha riferito che a scuola si trovava bene e che giocava con gli altri bambini e con le maestre nel cortile. Per lei dunque le maestre erano buone e si sono trasformate in cattive in seguito alle parole della mamma. Nonostante questo l'avvocato che assiste la bambina, Mirko Mariani, sostiene che non vi sia alcuna svolta nella vicenda: «La bimba ha detto di aver appreso tutto dalla madre per un meccanismo di difesa, voleva evitare altre domande, altri approfondimenti. Insomma escludiamo che sia stata sottoposta a meccanismi di induzione. Anche in passato la piccola ha messo in atto questo comportamento di difesa. Inoltre non dimentichiamo che la bimba è risultata positiva alle benzodiazepine dopo l'analisi tossicologica effettuata su un capello». Dopo di lei un'altro bambina di cinque anni è stata ascoltata nella stanza del tribunale di Tivoli appositamente allestita per i bambini della scuola. La bimba ha parlato di tre maestre, Patrizia, Silvana e Luciana, ha accennato a «medicine e punture» e ha parlato di giochi fatti in un'altra scuola definita «bella», ma essendo la bambina più piccola fra quelle interrogate, l'esito dell'esame risulta piuttosto complesso.
Mesi e mesi fa paragonai la Scuola di Rignano alla tragica vicenda di paranoia statunitense che va sotto il nome di McMartin; troppe discrepanze, troppi elementi stereotipici che sembrano uscire da qualche libraccio sensazionalistico a base di abusi satanici e leggende metropolitane, troppo pochi riscontri oggettivi, e troppa solerzia investigativa nel dare addosso agli indagati fatti passare da subito come colpevoli.
In questo nostro paese, le associazioni antipedofilia (non tutte ci mancherebbe) si distinguono per le loro tattiche shock, per i toni sparati e crudi, per l'uso disinvolto di immagini brutali che dovrebbero far comprendere ai genitori l'abisso di orrore della pedofilia ma che solo contribuiscono ad accrescere il clima di insicurezza e di sospetto. Richieste di gogna, di pena di morte, occhiate in cagnesco per il maestro, l'insegnante di ginnastica (tutte professioni da pedofili...), l'odio che erompe dal cuore, scenari d'inferno, si spinge sulle emozioni e ben poco su dati scientifici, psichiatrici e statistici. Ma allora cosa vendono alcune di queste associazioni ? Quale servizio offrono ?
La paura. Ecco cosa.
Dire che gran parte degli abusi sono consumati e perpetrati in contesto familiare, da conoscenti o comunque da persone che hanno libero accesso ai bambini proprio perchè in contatto con il contesto familiare, rende poco in termini di emozione e di fobia; ed allora è meglio spezzare il vincolo di fiducia, bypassando il sospetto che magari le famiglie potrebbero non essere tanto amorevoli, e costruire storie di Internazionali Pedofile potentissime e disposte a tutto, delineando vividi quadri di messe nere, espiantii d'organi, snuff movies, e chi più ne ha più ne metta.
Che esistano pedofili più o meno organizzati è un dato di fatto, ma che il numero degli stessi sia quantificabile in migliaia di unità è opinabile soprattutto perchè le statistiche fornite dalle associazioni antipedofilia a sostegno di queste loro tesi non vedono mai l'indicazione univoca e precisa delle fonti. Una metodologia fortemente criticabile.
Il Tgcom del 16 febbraio ci dice :
Per problemi economici due ragazze di 14 e 16 anni, di cui una con un lieve ritardo mentale, erano costrette a prostituirsi. Gli agenti della Squadra mobile di Enna, coordinati dal vice questore Tito Cicero, hanno arrestato i genitori delle adolescenti con l'accusa di abbandono aggravato di minore e un anziano per violenza sessuale aggravata. Le due ragazze si sarebbero concesse ad anziani per 10 euro.
I due coniugi G.C., 49 anni, e di G.L., di 39, raggiunti dall'ordinanza eseguita dalla Squadra Mobile, su ordine del gip del Tribunale di Enna, sono indagati per abbandono di persone minori o incapaci aggravato. Le ragazze non frequentavano le scuole ed erano lasciate libere di girare fino a sera per le vie cittadine senza controllarne in alcun modo i movimenti e le frequentazioni, e senza contribuire alle loro esigenze economiche, al punto da determinare le due minorenni, spiegano gli investigatori, a compiere atti sessuali a pagamento con adulti. Il terzo arrestato è un commerciante di 68 anni, incensurato, accusato di violenza sessuale continuata, consumata e tentata. L'uomo, secondo quanto accertato, pagava 10 euro per ogni rapporto e induceva le sorelle a compiere atti sessuali facendo leva sullo stato di indigenza della famiglia e abusando della loro inferiorità fisica e del loro evidente ritardo psichico. I tre destinatari della misura cautelare sono stati accompagnati presso le proprie abitazioni, a disposizione dell'autorità giudiziaria. Mentre personale dell'Ufficio minori della Divisione anticrimine della questura, ha proceduto al trasferimento delle ragazze presso una struttura di sostegno.