sabato 13 febbraio 2010

Un giorno che non finisce


Nel bagno pubblico tra graffiti spruzzi di merda liquami di piscio e muco, e scritte coi pennarelli tentacolari conformazioni alla ricerca di cazzi enormi e pompini da autogrill notturno, le direttrici del desiderio per Roma e attraverso Roma sul Raccordo coi lampioni dalla luminescenza arancione, cespugli pinete laghetti con risacca riverberata ed echeggiata dal vento e il palazzo delle Esposizioni ed il Fungo ed il Palalottomatica e le macchine che si scivolano addosso coi fari puntati in faccia, la solitudine metropolitana di chi non ha nulla di meglio da fare, peep show isolati fuori dal centro cittadino club privè per disperati filosofi dello scambismo e sadomaso timido occhieggiante silenzioso e gentile, delicato come un petalo di rosa, raffinato e politicamente corretto - annunci su annunci, scritti senza soluzione di continuità, millantando incredibili abilità amatorie, appuntamenti ad orari improbabili, cazzo taurino, nessuna complicazione sentimentale, ma è così difficile trovare una donna, una donna sintonizzata sulla stessa frequenza delle voglie proibite dell'uomo, una donna che al diavolo il frainteso senso di sciovinismo sessuale si faccia scopare come nei migliori film porno.
Migliori per questi imbecilli, ovviamente.
Migliori per chi non ha di meglio da fare e da guardare.
Migliori per chi crede che Tawana Brawley sia stata stuprata davvero, e la compatisce e la riverisce e la blandisce con delicate pacche sulle spalle e amorevoli menzogne di amore universale; rifriggetevi pure le vostre balle, le illusioni di una calda notte d'estate quando stavate sbracati sulla sabbia a fumarvi una canna intonando canzoni reggae davanti ad un falò, con la fiamma a rischiarare il nero tutto attorno.
Il vostro sesso è nulla. Come le vostre relazioni precipitosamente imbastite.
San Valentino, e Ian Brady.
Un film porno con Milly D'Abbraccio, ed il passamontagna di Ted Bundy.
Complessi edipici, sbronze con alcolici da poco prezzo, le lacrime disperate da camerino di strip club ed i pompini di camionisti e tra camionisti. La confusione miserabile che si esaurisce nel fragore di una eiaculazione mutila, quando lui è aggrappato alle sue natiche alle sue tette di stupida vacca e pensa intensamente non all'oggetto della sua scopata da poco, non al suo estemporaneo qui ed ora, ma al braccio di Arthur Shawcross, a quel genere di strangolamento senza bacino finale e senza safeword, pensa al corpo della puttana stramazzato a terra, gonfio, bluastro, con la bava alla bocca, pensa al rantolo disperato, alla presa di coscienza, al dolore, alla ricerca di un pò d'aria ma quel braccio è d'acciaio fortissimo e la prende cementificando le dita e la mano e il solido avambraccio, continua a pompare con foga il cazzo nel suo culo e prosegue la fantasia, pensa adesso al cadavere rinvenuto tra canne lacustri e ai lampeggianti della polizia e alle indagini e al supremo grado di godimento.
Ogni vero film porno dovrebbe cominciare con un omicidio.
Invece il senso estetico e sessuale di questi camionisti della trasgressione, di queste casalinghe di cui leggi gli annunci in serie, di queste obese casalinghe disperate rinate dopo estenuanti ma incomprensibili epifanie come Domine, non va oltre la mascherata e patetica ricerca di un amore, di una relazione di coppia nascosta sotto il tappeto delle pretenziose formule come "slave & master", "sottomissione" e persino Bondage.
Ogni film porno, ogni buon film porno dovrebbe contenere un grado talmente elevato di violenza da lasciarci a boccheggiare, fermi, immobili, col respiro mozzo, a chiederci "o mio dio o santo dio cosa abbiamo mai fatto? Cosa abbiamo mai visto?", quel genere di domanda profonda, abissale, incredibilmente focalizzata sul desiderio, e sulle nostre pulsioni. La classica domanda su cui masturbarsi tutta la notte.
Hanno bisogno, da veri umanisti filantropi, di credere che Tawana la piccola docile matta negretta sia stata stuprata da un branco di osceni e nerboruti poliziotti razzisti, hanno bisogno di vedere dietro questa storia di tipica idiozia americana un esempio di cattiva sociologia e di "società dello spettacolo", non vedono e non capiscono che il vero godimento sta nell'idea del trauma, della pazzia, della sconvolta lucidità con cui la ragazza ha messo in atto la sua sceneggiata, il sangue, lo sperma, i lividi, gli escrementi, le scritte razziste, le giurie popolari, i suicidi di poliziotti, le cause di risarcimento, la morbosità dei mass media, la conversione religiosa.
Una Domina appassionata di Paulo Coelho incontra uno slave fan di Ammaniti - la violenza è in ogni cosa, ma non in questo mondo purtroppo. Hanno bisogno di credere che una videocamera accesa sia pornografia, che uno sputo diventi dominazione, che una parolaccia sia umiliazione.
Dovrebbero, semplicemente, comprarsi un dizionario e dare una rapida scorsa alla parola "sadismo" - dovrebbero smettere di mandare lettere a Massimo Picozzi, di appassionarsi agli stupri di Luca Bianchini e cominciare a diventare coerenti.
Milly D'Abbraccio ha una parola di conforto per i suoi fan, la vediamo bella e statuaria e altera mentre al Mi-Sex firma autografi bacia pingui occhialuti e regala copiose dosi di "trasgressione", è circondata da poster che la immortalano inculata da mufloni di provincia e in esotiche gang bang con qualche pretesa di artistica ricostruzione storica, Milly sorride con quel sorriso vuoto ed inconsistente di ogni pornostar, poi compare il negro, non è un fan e lo capisci subito, è un pornoattore spacciato per fan con lo stesso successo con cui si potrebbe spacciare Chikatilo per il professore dell'anno, si apre un varco tra i veri fan tra quelle nullità che fanno a gara a farsi spennare il portafogli pur di avere una foto accanto alla loro pornostarlette preferita da esibire poi al bar quando le chiacchiere sulla campagna acquisti del Milan o della Juventus, o altri argomenti di simile spessore, sono esaurite e si paventa l'orrida prospettiva di dover dire qualcosa di persino intelligente - la scopata tra Milly ed il fan posticcio, il negro dal cazzo lunghissimo ma fino all'inverosimile, sottile come una lisca di pesce, avviene convenientemente in un motel giusto fuori la sagra del sesso, lontano dai palati buoni dei fan.
Questa sarebbe pornografia?
Cosa c'è di pornografico in una sequenza risibile, stereotipata di cliche e luoghi comuni.
Ho bisogno di altro. Penso ad altro. Voglio, disperatamente, altro.
La testa frantumata di Kimberly Leach, il suo corpo violato torturato fottuto in ogni orifizio da Ted Bundy; i legacci, le corde, le pinze, il martello, le riviste porno come surrogato di un'azione più grande. Il nesso di causa ed effetto che solo le femministe ed i veri pornografi comprendono fino in fondo. Non c'è alcuna speranza di cambiare le cose, adesso; è troppo tardi.
Per troppo tempo siamo stati dietro alle umanistiche panzane, al determinismo hippie di chi ha voluto dipingere la pornografia come un paradiso di coccole e baci in bocca.
Ma dove sono lo sperma, gli stupri promessi e raramente mantenuti, le ferite senza speranza di guarigione, le vere lacrime, i visini brutalizzati, la droga nei backstage, i problemi mentali, le carenze emotive, i colloqui con gli psichiatri, la perdita di un figlio e ,auspicabilmente, un suicidio ?
La funzione politica trasgressiva del porno - chi ha davvero bisogno di queste cazzate?
Un camionista non sa, acquista vende e permuta esistenze devastate, la sua confusione di fallito esistenziale di poca complessità, i video di stupri, i rough castings di Vince Banderos il porno proletario delle banlieu, le epopee spermatiche in pubblico di Rodney Moore, e la merda fatta ingoiare a qualche balorda starlette da Jamie Gillis. Segue i suoi impulsi primari, fatti di sordide richieste, ricatti monetari e confusione totale.
I sedicenti esperti di porno dovrebbero guardare On the Prowl, ascoltandone i dialoghi e le articolate richieste, invece di catalogare il tutto sotto l'avvilente scontata e sconcertante etichetta "gonzo" - Gillis Debord e McLuhan, certo, da dietro la videocamera a guidare pompini celebrati nell'anfratto cavo di un sex shop californiano, ventri cadenti privi di fascino e una pornostar con le ombre del trucco a celare l'uso smodato e paranoide di cocaina, rivelando la sordida consistenza della vita al giorno d'oggi, laddove basta la promessa di una scopata squallida veloce e poco gratificante per far perdere dignità.
Jamie è un genio. Raramente celebrato, messo da parte, criticato, ostracizzato.
Proprio come Ted Bundy.
Bundy e le confessioni sul porno.
Sugli alcolici.
Sulla necrofilia.
I praticanti intellettuali del porno hanno così poca intelligenza da doverci annoiare con rivoltanti balle tutte a base di schemi infranti, catarsi, demoni interiori e figure ellittiche, quando invece basterebbe stilare la classifica delle vittime di Ted Bundy e rimanere sul letto a masturbarsi pensando ai colpi di martello con cui quelle teste sono state spaccate, in un tripudio di sangue e materia grigia poltiglia spugnosa da mollusco.
Il porno, in fondo, è tutto qui.
Basta scegliere da che parte del martello stare.

Nessun commento: