giovedì 25 febbraio 2010

In sangue e solitudine - il processo di Gilles de Rais





Fucking impale me on your prick
Master
Fucking break my back
Gilles de Rais
Fucking make me scream
Fucking need your prick
Burn me
Kill children
Fuck them
Gilles de Rais



WHITEHOUSE, Gilles de Rais

Il lamento di una madre è un insopportabile stridore.
Il lamento di trecento madri diventa sinfonia celestiale per le sue orecchie annoiate, ormai abituate al nulla immoto e adorno di sete del ventre di questo castello.
Gilles de Rais, il più grande mistero della storia criminale; capace di incutere timore anche in questa nostra disgraziata epoca di true crime da edicola, Picozzi, Lucarelli e giochi di ruolo con e per serial killer (in potenza), tra visioni distopiche e cupamente gotiche e tinozze di sangue e masturbazione e atti processuali divorati col candido alibi della specializzazione forense e le case editrici con politica editoriale devoluta all'eccitazione fisica e morale e sessuale di casalinghe ingorde di club privè e teste spaccate.
Gilles, il Santo, il Massacratore, l'ombra lunga e tremendamente gotica che si stende sul Medioevo, con quella cotta di maglia scintillante d'argento tra i bagliori delle candele, sinuosi arabeschi di ragazzini violentati, torturati e fatti diventare macelleria in estasi perenne, trasfigurato Gilles mentre li penetra mentre li viola mentre li nullifica in uno scenario d'inferno. La magia nera, le ossessioni voluttuose, la lussuria di coltello e sangue, tante paranoie e la campagna, di guerra e da coltivare, ultimi tramonti di un mondo che si espande e che proprio per questo muore, chierici, ciarlatani, alchimisti, satanisti, ritrovi sabbatici di streghe e ritorni spermatici di immagini votive prima che Peter Kurten venisse.
Ci disperavamo, andando di bancarella in bancarella, di biblioteca in biblioteca, per reperire qualche residua magari malmessa stropicciata copia del capolavoro di Bataille, Il Processo di Gilles de Rais, le pagine piegate ingiallite dall'odore intenso e pungente di polvere accumulata, nell'inferno degli scaffali a consumarsi a decomporsi come le legioni di corpi massacrati dal Nobile Compagno d'Armi di Giovanna. Qualche timido accademico appunto vergato a penna da tremolante e tremula mano indecisa di studente troppo piccolo per potersi adeguatamente confrontare col piacere assoluto raggiunto da Gilles; infinitesimale particella di curiosità da studioso o voyeurismo aristocratico, malmesso nel fisico, deprimente e depresso, un anno fuori corso due anni fuoricorso i dischi dei Cradle of Filth e la debauche decadente ma senza Verlaine perchè Verlaine è troppo difficile. Il che non fa una piega.
E proprio una piega deleuziana prende questo clamoroso ritorno sulla scena de Il Processo, messo in libera uscita dalla Guanda, dopo un silenzio abissale e troppo lungo; spirito dei tempi, remix di passioni incoffessabili ed esibizioni funeste di nichilismo da salotto televisivo, è giusto pur sempre che una casa editrice faccia felice il palato del pubblico. E che sparga copioso il seme della depravazione qualitativamente eccelsa.
Perchè, di piega in piega, il dispiegarsi degli eventi ci è tradotto da Klossowski e narrato/commentato da Bataille, in un crescendo sadiano, erotico, mortale di depravazione, potere e morte - libro che ebbe influsso ed influenza sul crepuscolare Salò pasoliniano, per espressa menzione del poeta di Casarsa nell'intervista rilasciata al Corriere nel marzo 1975 (Il sesso come metafora del Potere), giusto quindi pochi mesi prima di finire frollato all'Idroscalo di Ostia con lo sperma di Pelosi sulla bocca e le mutande calate, prefigurate junghianamente nel Petrolio.
Ogni vita è un frammento.
Alcune, semplicemente, meritano di essere ricomposte e narrate. Così è stato per Pasolini, così è per Gilles, figura surreale, surrealista e sadiana per eccellenza. Un conglomerato borbottante e luminoso di apocalisse ed eclissi di potere anarchico, abusante, ritorto e contorto, spezzettato, fluttuante, un serpente tentatore con l'unico fine di godere, di tornare a brillare di qualche luce dimenticata nelle terre desolate.
So che questo ritorno non è casuale.
So che questo libro è un capolavoro.
So che questo libro non è per i molti.
Le casalinghe stiano a casa, questa volta.

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