Una grossa mamma rassicurante, una piovra, le cui prede potenziali sono culture, regioni, tutti i raggruppamenti umani forgiati dalla storia. Questo è ciò che Guillaume Faye intende con il sistema per distruggere i popoli, un silenzioso e invisibile killer che utilizza armi come la tecnica e l’economia, il diritto e l’atto umanitario, l’uccisione della storia e la spoetizzazione del territorio, a volte anche la cultura stessa; esso sta distruggendo la vita rigogliosa dei popoli ridotti a spazio di investimento del marketing e privati di qualsiasi ordine simbolico.
Non solo: la grossa mamma accudente sta distruggendo qualsiasi riferimento per l’identità dell’essere umano; la famiglia, grazie allo smantellamento della figura del padre e l’esonero di responsabilità della coppia genitoriale, è ridotta ad unità di consumo. La grossa mamma isola l’uomo nelle piccole preoccupazioni della moda, del reddito, dell’acquisto dell’ultimo cellulare, della contestazione di massa o della scalata sociale per distrarlo da ciò che vi è di più specifico nel genere umano: il bisogno di agire al servizio di un progetto comunitario e storico che è il mondo in cui gli uomini nascono, vivono e muoiono: il mondo delle gioie e delle sofferenze.
Eppure il libro di Faye non è affatto una profezia apocalittica o una resa incondizionata. L’autore segnala i punti deboli del sistema, ne scova le contraddizioni, e pianifica una strategia non solo di sopravvivenza bensì anche di resistenza ed attacco da un lato per salvaguardare la libertà ed autenticità umana, dall’altro per invocare il ritorno di una vera cultura europea (ben diversa dal way of life occidentale) nel rispetto delle differenze dei popoli .
Un tale volere comincia con la guerra della parola e dello spirito – queste armi temibili – contro l’Occidente, il suo ordine planetario carcerario, la sua cultura stordente, la sua società disincantata, la sua parola menzognera. Affinché un giorno, che noi non vedremo, tra le future generazioni europee, fra il tuono dei motori e il fulmine dei reattori che ossessionano i nostri sogni di una modernità assassinata, nell’oblio delle false tradizioni ed il ritorno trasfigurato di un passato immemore, sorga ciò che per noi è ancora un enigma e che Nietzsche ha chiamato AURORA.
(Claudio Risè)
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